Interpello sui nuovi investimenti: aperture fiscali ai piani di risanamento

04 Luglio 2016

L'art. 2 del D.Lgs. n. 147/2015 (contenente misure per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese) ha introdotto una particolare forma di interpello cui possono (hanno facoltà di) ricorrere tutti gli imprenditori nazionali e esteri che hanno in programma di effettuare nel territorio nazionale un investimento di ammontare non inferiore a 30 milioni di euro cui conseguano “ricadute occupazionali significative […] e durature”.

L'art. 2 del D.Lgs. n. 147/2015 (contenente misure per la crescita e l'internazionalizzazione delle imprese) ha introdotto una particolare forma di interpello cui possono (hanno facoltà di) ricorrere tutti gli imprenditori nazionali e esteri che hanno in programma di effettuare nel territorio nazionale un investimento di ammontare non inferiore a 30 milioni di euro cui conseguano “ricadute occupazionali significative […] e durature”.

Il comma 6 della citata norma prevede che un D.M. del Ministero dell'Economia e delle Finanze individui le modalità applicative di detto interpello (il D.M. 29/04/2016 e il provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 20/05/2016 hanno assolto a tali previsioni).

La Circolare n. 25/E del 1° giugno 2016 dell'Agenzia delle Entrate sviluppa tutta la materia con un approfondito esame sul nuovo interpello analizzando l'aspetto soggettivo, quello oggettivo, le modalità di presentazione dell'istanza, l'attività istruttoria dell'Agenzia, l'efficacia della risposta e il coordinamento con l'attività di accertamento e contenzioso ecc.

Finalità della norma

Finalità della norma (interpello sui nuovi investimenti) è quello di “… conoscere preventivamente il parere (dell'Agenzia delle Entrate) in merito al corretto trattamento fiscale del piano di investimenti e delle operazioni straordinarie pianificate per la conseguente realizzazione dello stesso” (Circolare 25/E/2016 – premessa).

Possono formare oggetto di istanza anche la preventiva valutazione circa l'assenza di abuso del diritto fiscale o dell'elusione, la sussistenza delle condizioni per la disapplicazione di disposizioni antielusive e l'accesso ad eventuali regimi o istituti previsti dall'ordinamento tributario. L'interpello copre anche i tributi non di competenza dell'Agenzia, posto che quest'ultima provvederà ad inoltrare specifica richiesta agli enti di competenza (art. 2 D.Lgs. n. 147/2015).

Va sottolineato, quanto all'efficacia della risposta dell'Agenzia all'istanza di interpello, che la stessa “vincola l‘Agenzia delle Entrate in relazione al piano di investimento come descritto nell'istanza ed è valida finché restano invariate le circostanze di fatto e di diritto sulla base delle quali essa è stata resa” (Circolare 25/E).

I piani di risanamento concorsuali e preconcorsuali

La circolare 25/E, quanto alla tipologia di investimento, espressamente prevede che la ristrutturazione di un'attività economica esistente, finalizzata al superamento o alla prevenzione della crisi, possa essere attuata anche attraverso:

- il piano attestato ex art. 67, comma 3, lett. d) l.fall.;

- l'accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis l.fall.;

- il concordato preventivo ex artt. 160 e segg. l.fall.

Si ricorda come l'art. 160, comma 1, lett. a) prevede che la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti possa essere attuata con qualsiasi forma, anche mediante operazioni straordinarie.

Il tema è di grande interesse e di grande delicatezza posto, come è noto, che l'art. 10-bis L. n. 212/2000 (statuto dei diritti del contribuente) disciplina l'abuso del diritto o l'elusione fiscale configurando tali situazioni quando “… una o più operazioni prive di sostanza economica, pur nel rispetto delle norme fiscali, realizzano vantaggi fiscali indebiti”.

La norma in esame, nonché la circolare citata, prevedono espressamente che l'istanza di interpello, deve essere presentata “… prima di porre in essere il comportamento tributario rilevante ai fini tributari” (Circolare 25/E), con ciò consentendo al redattore del piano di risanamento di prevedere una diversa ipotesi attuativa in caso di risposta sfavorevole o contraria.

Con riferimento ai piani di risanamento previsti nelle procedure di gestione preconcorsuale e concorsuale delle crisi, la circolare espressamente prevede che devono essere rispettate le condizioni generali richieste dalla normativa “con riferimento alle rilevanti e durature ricadute occupazionali”, precisando, peraltro, su quest'ultimo punto, che “l'impatto positivo sul piano dell'occupazione va inteso, in particolare per le imprese in crisi, non solo come incremento dei livelli occupazionali, ma anche come mantenimento di quelli già esistenti, laddove il piano di risanamento eviti licenziamenti, mobilità, cassa integrazione o altri simili istituti che producono effetti negativi”.

Aspetto da indagare riguarda la quantificazione richiesta per l'investimento: 30 milioni di euro.

Giova precisare che la relazione illustrativa al D.Lgs. n. 147/2015 non considera necessario che l'ammontare dell'investimento si realizzi in un solo periodo di imposta, consentendo che il piano possa avere un'esecuzione articolata in più anni.

Quanto ai criteri previsti per determinare il valore dell'investimento, sempre la circolare citata offre importanti indicazioni, stabilendo che a tal fine debba farsi riferimento a “tutte le risorse finanziarie, anche di terzi, necessarie all'impresa per l'attuazione del piano di investimento”.

Tra gli elementi da considerare per la quantificazione dell'investimento, il citato documento include:

- i costi di acquisto e/o costruzione delle immobilizzazioni materiali come definite dall'art. 2424 c.c., voce BII attivo, compresi tutti gli altri oneri necessari per rendere funzionanti dette immobilizzazioni;

- i costi di acquisto e/o realizzazione delle immobilizzazioni immateriali come definite dall'art. 2424 c.c., voce BI dell'attivo;

- i costi di acquisto delle immobilizzazioni finanziarie come definite dall'articolo 2424 c.c., voce BIII dell'attivo;

- i fabbisogni derivanti da incrementi del capitale circolante operativo (incremento degli impieghi nei crediti commerciali e scorte).

Il piano di risanamento nelle procedure di gestione concorsuale e preconcorsuale delle crisi/la preventività dell'interpello

E' statuito che l'istanza deve essere presentata prima di porre in essere il comportamento rilevante ai fini tributari.

Il decreto attuativo ha previsto che “… il discrimine utile a delimitare le istanze ammissibili sotto il profilo temporale non è rappresentato dall'inizio della esecuzione del piano di investimento o dal compimento di atti necessari a tal fine, bensì dalla realizzazione della condotta rilevante sul piano fiscale e, quindi, dall'applicazione della specifica norma tributaria oggetto dell'istanza, entro i termini di scadenza ordinari previsti dalla legge”.

L'Agenzia rilascia la risposta entro 120 giorni dalla presentazione dell'istanza, salvo l'operare il silenzio assenso nel caso in cui, entro il detto termine, non pervenga risposta. Il termine di 120 giorni può slittare in caso di richiesta di integrazioni.

Nel caso delle procedure di gestione delle crisi, in particolare per il concordato preventivo, la difficoltà sarà quella di prevedere una modulazione del piano ad assetto per così dire variabile; di fatto il piano dovrà prevedere un'ipotesi di non poco conto, ossia quale conseguenza possa avere una negativa risposta all'interpello in chiave finanziaria sulla realizzazione del piano; senza considerare poi le difficili conseguenze da valutare quando l'interpello verta sui temi di abuso o elusione.

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