Codice Penale art. 280 ter - Atti di terrorismo nucleare 1

Angelo Valerio Lanna

Atti di terrorismo nucleare  1

[I]. E' punito con la reclusione non inferiore ad anni quindici chiunque, con le finalità di terrorismo di cui all'articolo 270-sexies:

1) procura a sé o ad altri materia radioattiva;

2) crea un ordigno nucleare o ne viene altrimenti in possesso.

[II]. E' punito con la reclusione non inferiore ad anni venti chiunque, con le finalità di terrorismo di cui all'articolo 270-sexies:

1) utilizza materia radioattiva o un ordigno nucleare;

2) utilizza o danneggia un impianto nucleare in modo tale da rilasciare o con il concreto pericolo che rilasci materia radioattiva.

[III]. Le pene di cui al primo e al secondo comma si applicano altresì quando la condotta ivi descritta abbia ad oggetto materiali o aggressivi chimici o batteriologici.

competenza: Corte d’Assise  

arresto: obbligatorio 

fermo: consentito 

custodia cautelare in carcere: consentita 

altre misure cautelari personali: consentite 

procedibilità: d’ufficio

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo secondo del titolo primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i delitti contro la personalità interna dello Stato. È una nuova fattispecie, recentemente inserita nel codice penale, dopo l’art. 280 bis, ad opera dell’art. 4 comma 1) lett. c) l. 28 luglio 2016, n. 153, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 185 del 9 agosto 2016 ed entrata in vigore il 24 agosto 2016 (Norme per il contrasto al terrorismo, nonché' ratifica ed esecuzione: a) della Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; b) della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005; c) del Protocollo di Emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003; d) della Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; e) del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Riga il 22 ottobre 2015.). La norma costituisce in particolare attuazione degli obblighi nascenti dall’art. 2 della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005.

La disposizione codicistica in esame si colloca nella vasta scia della legislazione ispirata alla lotta al terrorismo, in tutte le complesse e variabili modalità di esternazione del fenomeno criminale. L’intera normazione in materia è improntata anzitutto all’azione mirata di prevenzione; si fonda cioè su un’attività basata principalmente sull’acquisizione e condivisione di informazioni, dunque sulla anticipazione della repressione ad un momento antecedente al materiale compimento degli atti.

Il bene giuridico tutelato dalla disposizione in esame risiede – sembra di poter dire, in maniera piuttosto pacifica – nella salvaguardia dell’interesse alla sicurezza pubblica, al mantenimento dell’ordine, alla conservazione dell’integrità strutturale e funzionale delle istituzioni.

Per ciò che attiene alla struttura della norma in commento, segnaliamo il realizzarsi di una progressione di offesa, fra i fatti puniti dal primo e dal secondo comma, con una successiva estensione dell’ambito applicativo della fattispecie, in ordine al disposto dell’ultimo comma.

Le previsioni di cui al primo comma, infatti, apprestano una tutela prodromica ed anticipata al bene protetto, tipizzando condotte di carattere e valenza puramente strumentale e preparatoria; le fattispecie cristallizzate nel secondo comma, al contrario, puniscono il concreto utilizzo della materia radioattiva o dell’ordigno nucleare, ovvero fatti tipici di danneggiamento, accompagnati dal rilascio – ovvero dal concreto pericolo di rilascio – di materia radioattiva.

I soggetti

 

Soggetto attivo

La nuova fattispecie – inserita nell’ordinamento dall’art. 4 comma 1, lett. c) l. 28 luglio 2016, n. 153 - si delinea alla stregua di un reato comune, come si desume dalla terminologia adoperata dal legislatore, secondo il quale si può rendere autore del fatto chiunque. Ossia, tanto il cittadino italiano, quanto lo straniero.

Soggetto passivo

Questo è sicuramente lo Stato italiano, quale soggetto titolare dei beni giuridici protetti dal genere di condotte offensive previste dalla norma in esame. Non sfuggirà poi il richiamo all’art. 270-sexies, norma che a sua volta fornisce la descrizione normativa del concetto di “finalità di terrorismo”. E siccome l’art. 270-sexies contempla anche condotte che vengano perpetrate in danno di un Paese straniero, ovvero che prendano di mira un’organizzazione internazionale, se ne deve dedurre che anche tali istituzioni possano divenire soggetto passivo della norma in argomento.

Materialità

 

La condotta tipica

La condotta cristallizzata dalla norma è indicata in maniera molto particolareggiata e approfondita; si tratta di una classica fattispecie costruita secondo lo schema del reato a condotta vincolata (lo “stampo esteriore del comportamento illecito – secondo la definizione corrente - è infatti già in astratto interamente tipizzato nell’archetipo normativo); sono poi previste modalità tra loro del tutto alternative di concretizzazione del fatto tipico.

Integra dunque la condotta tipizzata dal primo comma della norma il fatto di chi – in via alternativa - procuri a sé o ad altri materia radioattiva, oppure crei un ordigno nucleare, ovvero infine venga altrimenti in possesso di un ordigno nucleare. Sembrano previsioni anticipatorie di una condotta materialmente attuativa di fatti terroristici; pare quindi attagliarsi a tale disposizione normativa la definizione di reato di pericolo.

Il fatto punito al secondo comma è invece integrato mediante l’utilizzo di materia radioattiva o di un ordigno nucleare, ovvero mediante l’utilizzo o il danneggiamento di un impianto nucleare. In questo ultimo caso, è anche richiesto che effettivamente si rilasci – o che almeno si crei il concreto pericolo di rilascio – di materia radioattiva. Qui dunque - con la sola eccezione inerente al pericolo di rilascio di materia radioattiva - pare invece delinearsi una fattispecie di offesa.

L’oggetto della condotta tipica

Le cose sulle quali deve svolgersi l’azione tipizzata dalla norma sono dettagliatamente descritte nella sezione definitoria della legge istitutiva delle nuove figure criminose. E infatti, l’art. 3 comma 1 lett. a) l. n. 153/2016 descrive il concetto di «materia radioattiva» come «… le materie nucleari e altre sostanze radioattive contenenti nuclidi che sono caratterizzati da disintegrazione spontanea, con contestuale emissione di uno o più tipi di radiazione ionizzante come particelle alfa, beta, neutroni o raggi gamma, e che, per le loro proprietà radiologiche o fissili, possono causare la morte, gravi lesioni alle persone o danni rilevanti a beni o all'ambiente». Il medesimo art. 3 l. n. 153/2016, alla lett. e) nn. 1) e 2), descrive invece il concetto di «ordigno nucleare» nel modo seguente: «1) ogni congegno esplosivo nucleare; 2) ogni dispositivo a dispersione di materia radioattiva od ogni ordigno a emissione di radiazioni che, in ragione delle sue proprietà radiologiche, causa la morte, gravi lesioni personali o danni sostanziali a beni o all'ambiente».

Si tratta insomma di materiale di enorme potenzialità lesiva, il cui semplice possesso costituisce una minaccia di incommensurabile gravità, da fronteggiare con la massima tempestività ed efficacia.

La definizione di impianto nucleare, infine, si trova all’art. 3 comma 1 lett. d), nn. 1) e 2) l. n. 153/2016, laddove tale concetto è così scolpito: «1) ogni reattore nucleare, inclusi i reattori installati in natanti, veicoli, aeromobili od oggetti spaziali da utilizzare come fonte di energia per la propulsione di tali natanti, veicoli, aeromobili od oggetti spaziali ovvero per ogni altro scopo; 2) ogni impianto o mezzo di trasporto utilizzato per la produzione, l'immagazzinamento, il trattamento o il trasporto di materia radioattiva».

La previsione del primo comma

 

L’acquisizione di materia radioattiva

Viene qui punito, tout court, il fatto di chi procuri a sé o ad altri materia radioattiva, ossia il fatto di colui che autonomamente acquisisca la disponibilità – diretta o indiretta – del materiale descritto dalla norma stessa (si veda supra, laddove è riportata la definizione normativa di materia radioattiva). Non è richiesta la successiva adozione di comportamenti univocamente finalizzati alla commissione di condotte sussumibili entro l’alveo normativo dell’art. 270 sexies. Il legislatore, infatti, ha inteso qui punire in re ipsa l’acquisizione della materia radioattiva, in assenza dell’effettivo compimento di atti materialmente ricadenti sotto il sistema senso-percettivo; ha infatti preteso non il materiale impiego della materia radioattiva acquisita, in attività di inequivocabile significazione (come invece ad esempio postulato dall’art. 270-quinquies, in tema di autoaddestramento). Interessa allora unicamente che l’acquisizione – personale o a beneficio di altri – della materia radioattiva, sia connotata dalle finalità di terrorismo di cui all’art. 270-sexies.

L’esistenza del dolo specifico – ossia il fatto che l’acquisizione di materia radioattiva debba essere caratterizzata da una finalità terroristica – servirà ovviamente a delimitare l’ambito applicativo della norma e ad impedire ogni forma di sconfinamento in una sorta di cultura del sospetto.

La creazione o acquisizione di ordigno nucleare

In questa seconda ipotesi, viene sanzionato il fatto di creare un ordigno nucleare, ma anche il fatto di venirne comunque in possesso. La definizione di ordigno nucleare fornita dal legislatore è stata sopra riportata; essa richiama alla mente marchingegni dotati di devastante potenzialità distruttiva. Qui in realtà la previsione normativa del dolo specifico potrebbe addirittura finire per essere neutralizzata – in sede applicativa – dalla enorme gravità intrinseca, del fatto in sé considerato.

           Non risultando infatti impieghi leciti ipotizzabili - in relazione ad un ordigno nucleare conforme alla suddetta definizione legislativa - sarà ben arduo, nella pratica, escludere la finalità terroristica. Con l’evidente rischio di una sovrapposizione concettuale fra i due distinti piani dell’oggettività e della direzione finalistica.

La previsione del secondo comma

Si rammenta che la condotta deve sempre essere sostenuta dalla finalità terroristica conforme alla definizione ex art. 270 sexies. La condotta tipica si scompone anche qui in due distinte previsioni, fra loro alternative, che si andranno ora ad esaminare.

Utilizzazione di materia radioattiva o di ordigno nucleare

Le definizioni normative di materia radioattiva e di ordigno nucleare sono state sopra già riportate. Il termine utilizzare deve essere adoperato in una accezione molto ampia, comprensiva di qualsivoglia forma di impiego non consentito dalla rigorosa normativa in materia. Si dovrà dunque prescindere da ogni valutazione di tipo quantitativo o attinente alla effettiva attitudine distruttiva dell’oggetto, così come non potranno evidentemente porsi questioni attinenti eventualmente alla funzionalità ed efficacia dell’ordigno stesso. La spaventosa potenzialità aggressiva della materia radioattiva in sé considerata, così come del dispositivo che sia definibile ordigno, infatti, qualificano in termini di assoluta pericolosità la condotta e valgono a delinearne l’intrinseca offensività.

                 Al n. 2) è poi previsto il fatto di chi alternativamente utilizzi (ossia, compia qualsiasi forma di impiego al quale non sia legittimato), oppure danneggi un impianto (quindi lo distrugga, disperda, deteriori, renda in tutto o in parte inservibile, richiedendosi evidentemente una forma di incisiva  e materialmente apprezzabile trasformazione della cosa). La norma postula però anche – ancora una volta, in via alternativa - che si produca un effettivo rilascio di materia radioattiva, ovvero che vi sia almeno un concreto pericolo che ciò avvenga.

L’ultimo comma

Si tratta della norma che stabilisce una estensione della punibilità, allorquando le condotte descritte nei precedenti commi abbiano ad oggetto non più della materia radioattiva, ovvero un ordigno nucleare, o infine un impianto nucleare, bensì «materiali o aggressivi chimici o batteriologici». Trattasi di sostanze chimiche o batteriologiche che siano nocive o pericolose (e pertanto aggressivi chimici di ogni tipologia, ma anche gas tossici, batteri, o anche germi che diffondano malattie ed altro).

Elemento psicologico

Il coefficiente psicologico richiesto dalla norma è il dolo specifico: occorre quindi la consapevolezza e volontà di porre in essere le condotte tipizzate dalla lettera della legge, con il fine ultimo che vengano poi poste in essere – non necessariamente dal medesimo soggetto agente – condotte connotate da una finalità terroristica conforme alla previsione di cui all’art. 270 septies.

Evidenziamo infine come la sussistenza di una specifica finalità terroristica valga a delineare nettamente i confini ontologici del fatto in esame, differenziandolo in particolare dalla nuova fattispecie di reato ex art. 433 bis, introdotta dall’art. 8 comma 1 l. 28 aprile 2015, n. 58. Un paradigma normativo che, pur se costruito secondo lo schema del delitto di attentato, presenta caratteristiche oggettive in effetti molto similari, rispetto al delitto ora in commento; rispetto al quale, comunque, vi è la demarcazione costituita dal dolo specifico, qui rappresentato dalla <<finalità di terrorismo di cui all’articolo 270 sexies>> (si vedano, sul punto, le osservazioni formulate al disegno di legge ad opera della I Commissione permanente Affari Costituzionali della Camera).

Consumazione e tentativo

La condotta tipica si consuma – in maniera alternativa, secondo le diverse modalità realizzative che sono indicate nella norma – allorquando il soggetto agente entri in possesso (sarebbe a dire, instauri una signoria materiale o acquisisca comunque la disponibilità) di materia radioattiva; quando crei un ordigno nucleare, oppure acquisisca nella sua sfera di disponibilità fisica o virtuale un congegno fabbricato da altri. Oppure il reato si consumerà – stando alla dizione del secondo comma -  quando venga adoperata materia radioattiva, ovvero un ordigno nucleare; infine, quando sia utilizzato o danneggiato un impianto nucleare. Stando a tale ultima previsione incriminatrice, la condotta di utilizzazione o danneggiamento di impianto nucleare deve alternativamente comportare:

  • il rilascio di materia radioattiva (e qui, il delitto giungerà a consumazione – in ossequio al principio di offensività del reato – in presenza del rilascio di una quantità almeno apprezzabile di materia);
  • il pericolo concreto di rilascio di materia radioattiva (in tal caso – trattandosi per espressa dizione legislativa, di un reato di pericolo – ciò che è punito è l’insorgere di un pericolo connotato dai tratti della concretezza; il reato si dunque consumerà nel momento e nel luogo in cui si verifichi la possibilità di rilascio di materia radioattiva).

 

Non sembrano residuare perplessità circa la configurabilità del tentativo, in relazione a tutte le fattispecie incriminatrici sopra enucleate; con la sola eccezione forse dell’ultima previsione, laddove vi è come detto la costruzione di un reato di pericolo.

Profili processuali

Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio e di competenza della Corte d'Assise [art. 5 comma 1 lett. d), secondo periodo c.p.p.]; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare.

Per esso: è possibile disporre intercettazioni; l'arresto in flagranza è previsto come obbligatorio [art. 380 comma 2 lett. a) c.p.p.]; il fermo è consentito; è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali

L'art. 6 comma 2 l. n. 153/2016prevede che il p.m., allorquando proceda in ordine ad una delle fattispecie tipizzate dall'art. 280 ter, debba fornire immediata informazione al Ministro della Giustizia, circa l'avvenuto esercizio dell'azione penale; il terzo comma della medesima disposizione normativa, inoltre, pone a carico del p.m. anche l'obbligo di dare informazione al Ministro della Giustizia dell'avvenuta esecuzione di un provvedimento restrittivo della libertà personale di tipo comunque detentivo (applicativo quindi della custodia in carcere o agli arresti domiciliari), in relazione ad una delle ipotesi di cui all'art. 280 ter.

  1. Il testo della l. 28 luglio 2016, n. 153 indica all'art. 6 il Ministero della giustizia, quale «punto di contatto responsabile della trasmissione e della ricezione delle informazioni» di cui alla Convenzione di New York per la soppressione di atti di terrorismo del 2005. All'art. 7 della medesima disposizione normativa è poi dettata la regolamentazione della gestione e messa in sicurezza dei materiali radioattivi, degli ordigni nucleari e degli impianti nucleari assoggettati a sequestro nell'ambito dei procedimenti penali concernente uno dei delitti indicati nel delitto in esame. Secondo l'art. 8 l. 153/2016 il Ministro dello sviluppo economico dovrà emanare — entro il termine di centottanta giorni decorrenti dalla data di entrata in vigore della medesima legge — un decreto che enumeri, sulla base delle raccomandazioni dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, le sostanze radioattive e indichi le «opportune misure di protezione delle stesse». Infine, ai sensi dell'art. 9 l. 153/2016, l'UlF (Unità di informazione finanziaria sul riciclaggio), istituita dall'art. 6 d.lg. 21 novembre 2007, n. 231 è individuata quale Autorità di intelligence finanziaria in base alla Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005). L'Autorità Centrale prevista dall'art. 33 della medesima Convenzione è invece individuata nel Ministero dell'economia e delle finanze; il punto di contatto previsto dal Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo (Riga, 22 ottobre 2015) è infine individuato dall'art. 9 comma 3 l. n. 153/2016 nel Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno

Responsabilità degli enti

L’art. 25-quater d.lgs. n. 231/2001 prevede la responsabilità degli enti, allorquando vengano perpetrati fatti delittuosi caratterizzati da un fine di terrorismo o di eversione. Laddove l’ente stesso, ovvero anche solo una sua struttura parziale, vengano utilizzati in via principale – oppure almeno in via prevalente – con la finalità di consentire o agevolare la commissione di fatti terroristici o eversivi, si potrà irrogare la sanzione interdittiva dall’esercizio dell’attività, in via definitiva, ai sensi dell’art. 16 comma 3 d.lgs. n. 231/2001.

Confisca

Per quanto attiene alla confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e di quanto ne costituisca il prezzo, il prodotto o il profitto, nel caso in cui si proceda per reati commessi con la finalità di terrorismo indicata dall'art. 270 sexies, si rinvia al commento al nuovo art. 270-septies, inserito dall'art. 4 comma 1 lett. b) della l. n. 153/2016.

L'art. 7 della l. n. 153/2016 (Provvedimenti conseguenti nel caso di sequestro e confisca ai sensi dell'articolo 18 della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005), pone a carico dell'autorità giudiziaria che disponga il sequestro di materia radioattiva o di un impianto nucleare — nell'ambito di un procedimento instaurato per uno dei delitti cristallizzati nel nuovo art. 280 ter — l'obbligo di darne immediata comunicazione al prefetto territorialmente competente.

Bibliografia

Centonze e Giovedì, Terrorismo, ultimo atto: blanchiment d’argent e terrorismo nucleare,in ilpenalista.it, 29 agosto 2016.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario