Modifica alla ripartizione delle spese prededucibili

13 Ottobre 2016

Il debitore ammesso ad un concordato preventivo liquidatorio può, dopo il decreto di omologa, proporre una modifica alla ripartizione delle spese prededucibili? Nella specie, se non ha adeguatamente stimato le spese per la manutenzione dell'opificio industriale?

Il debitore ammesso ad un concordato preventivo liquidatorio può, dopo il decreto di omologa, proporre una modifica alla ripartizione delle spese prededucibili? Nella specie, se non ha adeguatamente stimato le spese per la manutenzione dell'opificio industriale?

Il regime della prededuzione. In merito alla prededuzione nel concordato preventivo è pacifica la suddivisione tra:

i) crediti per attività compiute successivamente all'ammissione al concordato, che devono essere immediatamente soddisfatti perché sorti dopo l'avvio della procedura ed aventi ad oggetto attività compiute nell'interesse della messa in regime vigilato ex art. 167 l. fall.;

ii) crediti per attività compiute successivamente alla omologazione del concordato, che devono essere immediatamente soddisfatti perché sorti dopo la chiusura della procedura ed in esecuzione al piano omologato, nell'interesse della massa ed in regime vigilato, ai sensi dell'art. 185 l. fall., oltre che derivanti da obbligazioni posteriori all'avvio della procedura medesima;

iii) crediti per attività compiute antecedentemente all'avvio del concordato, che devono essere considerati concorsuali, ferma restando l'eventuale prelazione;

iv) crediti per attività compiute antecedentemente all'avvio del concordato, che devono essere immediatamente soddisfatti perché esclusi dal concorso per effetto della previsione di cui all'art. 182-quater l. fall.;

v) crediti per attività compiute antecedentemente all'avvio del concordato preventivo ma in funzione di esso (art. 111 l. fall.) che devono essere immediatamente pagati in quanto altrimenti otterrebbero un trattamento peggiore di quello loro riconosciuto nel successivo fallimento.

Piani di riparto nel concordato. Giova premettere che, nel concordato preventivo, il liquidatore può procedere alla distribuzione del ricavato tra i creditori nel modo che ritiene più opportuno, posto che nessuna norma gli prescrive di procedere - come invece previsto per la procedura fallimentare - alla redazione di piani di riparto. Tuttavia, la redazione dei piani di riparto può essere utile per stimolare, prima di procedere alla distribuzione delle somme disponibili ed a scanso di responsabilità per il liquidatore, eventuali rilievi che rendano necessaria una modifica dei piani stessi.

Diversamente da quanto accade per il fallimento, le norme che disciplinano il concordato preventivo non prevedono una procedura di verificazione dei crediti concorsuali. Pertanto, è sempre possibile per il liquidatore modificare le proprie valutazioni in ordine all'esistenza, alla consistenza e al rango chirografario o privilegiato dei singoli crediti.

Ciò vale anche successivamente al decreto di omologa, atteso che la sentenza di omologazione del concordato preventivo, per le particolari caratteristiche della procedura che ad essa conduce, pur determinando un vincolo definitivo sulla riduzione quantitativa dei crediti, non comporta la formazione di un giudicato sull'esistenza, entità e rango dei crediti e sugli altri diritti implicati nella procedura (cfr. in tal senso Cass. n. 6859/1995). Per analoghe ragioni deve escludersi che o la predisposizione del piano da parte del debitore o la redazione di un piano di riparto conferiscano ai creditori un diritto irrevocabile ad ottenere le somme in essi iscritte.

Conclusioni. Dato che l'art. 182 l. fall. in materia di esecuzione del concordato con cessione dei beni tace sulla modalità di pagamento, occorre seguire le disposizioni poste nel decreto di omologa che potrebbe dare delle indicazioni a proposito dei riparti, eventualmente stabilendo che questi debbano essere eseguiti con le modalità di cui all'art. 110 l. fall.

Qualora tuttavia anche nel decreto di omologa non sia possibile rintracciare alcuna indicazione, sarebbe tuttavia consigliabile, per il liquidatore, in via prudenziale, seguire comunque le modalità disposte dall'art. 110 l. fall.

Di conseguenza, il liquidatore può modificare la ripartizione delle spese prededucibili, all'occorrenza, depositando un nuovo piano di riparto e dunque dandone comunicazione ai creditori mediante l'invio di copia a mezzo PEC.

Il creditore che non concordi con le valutazioni del liquidatore può rivolgersi nelle forme ordinarie all'autorità giudiziaria per far accertare il proprio credito (non può invece formulare reclamo ai sensi dell'art. 36 l. fall.). Infatti l'art. 36 l. fall. non è richiamato dall'art. 182 l. fall. e del resto l'applicabilità del reclamo avverso gli atti di amministrazione del liquidatore giudiziale finirebbe per negare in radice uno degli obiettivi perseguiti dalla riforma, ovvero la drastica riduzione del tasso di giurisdizionalizzazione della procedura concordataria (cfr. App. Torino, 15 dicembre 1986; Trib. Vicenza, 10 maggio 2012).

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