Concordato fallimentare omologato: limite ai poteri del curatore

La Redazione
08 Novembre 2016

La legittimazione ad agire in giudizio, per far valere la garanzia prestata da un terzo per l'esecuzione di un concordato fallimentare poi risolto, non spetta al curatore del fallimento, bensì ai singoli creditori ammessi al passivo prima del concordato. Questo è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22284 del 3 novembre scorso.

La legittimazione ad agire in giudizio, per far valere la garanzia prestata da un terzo per l'esecuzione di un concordato fallimentare poi risolto, non spetta al curatore del fallimento, bensì ai singoli creditori ammessi al passivo prima del concordato. Questo è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22284 del 3 novembre scorso.

Il caso. Il curatore del fallimento di una società per azioni, in concordato fallimentare, impugnava il decreto del Tribunale che respingeva l'opposizione allo stato passivo del fallimento di una S.r.l., dal quale era stato escluso il credito vantato per l'inadempimento della detta società agli obblighi di assuntore del concordato fallimentare della S.p.a. Secondo il tribunale, una volta omologato il concordato fallimentare, la legittimazione ad agire per l'adempimento delle obbligazioni assunte da terzi in sede concordataria spetta esclusivamente ai creditori già ammessi al passivo, difettando un potere di iniziativa del curatore. Il ricorrente denuncia la violazione dell'art. 136 l. fall.

La Cassazione dichiara il motivo infondato. Com'è noto, sottolineano i Giudici di Piazza Cavour, ai sensi dell'art. 136 l. fall., una volta omologato il concordato fallimentare, al curatore spetta esclusivamente, di concerto con gli altri organi della procedura di sorvegliarne l'adempimento, essendo peraltro prevista espressamente oggi, con la novella introdotta dal D.Lgs. n. 5/ 2006, anche la necessità, dopo l'approvazione del rendiconto finale del curatore, di un formale provvedimento di chiusura del fallimento, con conseguente "decadenza" degli organi del fallimento.

La legittimazione ad agire in giudizio spetta ai singoli creditori ammessi al passivo prima del concordato. Secondo l'orientamento della Cassazione, espresso con riguardo al fallimento riaperto in seguito alla risoluzione di un concordato fallimentare per inadempimento degli obblighi assunti con la proposta di concordato, la legittimazione ad agire in giudizio, per far valere la garanzia prestata da un terzo per l'esecuzione del concordato poi risolto, non spetta al curatore, bensì ai singoli creditori ammessi al passivo prima del concordato, atteso che sono questi ultimi a conservare, nel caso di riapertura del fallimento, ai sensi dell'art. 140, comma 3, l. fall., il diritto di garanzia verso il terzo, nonostante la risoluzione del concordato; e che non ricorre, in mancanza di una espressa previsione normativa, una ipotesi di sostituzione processuale ai sensi dell'art. 81 c.p.c.

La garanzia prestata dal terzo assuntore del concordato è prestata a beneficio esclusivo dei creditori. La Suprema Corte ha inoltre osservato che la garanzia prestata dal terzo assuntore del concordato, benché corrisponda anche all'interesse del debitore che formula la proposta di concordato cui essa serve da supporto, è ovviamente prestata a beneficio esclusivo dei creditori.

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