I contratti autoliquidanti in pendenza di concordato

La Redazione
21 Dicembre 2016

I contratti autoliquidanti, muniti di patto di compensazione e mandato all'incasso, possono essere soggetti alla disciplina ex art. 169-bis l. fall, qualora sia già stata eseguita l'anticipazione in favore dell'imprenditore ma residui l'esecuzione da parte della banca del mandato all'incasso e del patto di compensazione.

I contratti autoliquidanti, muniti di patto di compensazione e mandato all'incasso, possono essere soggetti alla disciplina ex art. 169-bis l. fall, qualora sia già stata eseguita l'anticipazione in favore dell'imprenditore ma residui l'esecuzione da parte della banca del mandato all'incasso e del patto di compensazione, dato che, ai sensi di tale norma, s'intendono per “pendenti” sia i contratti non ancora eseguiti che quelli non compiutamente eseguiti. Infatti, i “negozi complessi” come quelli in esame non si possono ritenere esauriti unilateralmente con la mera messa a disposizione del denaro e, conseguentemente, rientrano nel novero dell'art. 169-bis l. fall. sia il contratto principale di servizio sia i patti accessori, quali il mandato in rem propriam ed il patto di compensazione.

Il “patto di compensazione”, accessorio di un contratto autoliquidante, non può ritenersi efficace in pendenza di concordato perché viola sia il principio della par condicio creditorum, sia il divieto imposto dall'art. 56 l. fall. (non potendo la banca invocare la compensazione tra il credito derivante dall'anticipazione del credito e il debito restitutorio conseguente all'incasso, in quanto il primo viene ad esistenza prima dell'apertura della procedura di concordato ed il secondo dopo), sicché si ritiene assoggettabile alla disciplina di cui l'art. 169-bis l. fall. anche detto patto accessorio.

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