Accordo di ristrutturazione: modifica del piano e dell’attestazione
23 Maggio 2017
Accordo di ristrutturazione non omologato: poiché il totale debito da pagare ai creditori estranei nei 120 giorni è nel frattempo notevolmente diminuito è possibile modificare il piano e la relativa attestazione in sede di reclamo?
La modifica dell'accordo di ristrutturazione - Giova premettere che, in assenza di espressa disciplina nell'art. 182-bis l.fall., occorre applicare le regole che presidiano il diritto comune dei contratti. Attesa la natura essenzialmente privatistica, l'accordo di ristrutturazione può essere modificato in qualunque momento dalle parti, nel rispetto tuttavia - al fine di poter beneficiare degli effetti legali previsti dalla norma fallimentare - della procedura prevista dall'art. 182-bis l.fall. Il problema della modifica del piano su cui si fonda l'accordo di ristrutturazione rileva per lo più qualora tale necessità si presenti successivamente all'omologa giudiziale (cfr. Trib. Padova, 24 febbraio 2011). Data la sua natura essenzialmente negoziale, si possono contemplare clausole che permettano di anticipare le eventuali situazioni capaci di pregiudicare l'adempimento dell'accordo nei termini previsti, implementando il monitoraggio sull'esecuzione al fine di appurare eventuali scostamenti rispetto a quanto originariamente stabilito e consentendo “aggiustamenti” in itinere (basti pensare all'ipotesi in cui la vendita del patrimonio immobiliare subisca rallentamenti). In particolare, lo stesso piano potrebbe prevedere clausole di informativa e di allarme, nonché essere dotato di un certo grado di flessibilità individuando a priori più scenari alternativi considerati nell'attestazione del professionista e conseguenti meccanismi di adeguamento automatico del piano (c.d. clausole di self-adjusting). Qualora invece si verifichino circostanze e scenari che non ipotizzati dall'attestazione o nel caso in cui non possano operare le clausole di adeguamento automatico si pone il problema se sottoporre il “nuovo” accordo ad una nuova asseverazione e ad una nuova omologa. A tal proposito occorre effettuare una distinzione. Se si ravvisa un significativo scostamento in termini di modalità, condizioni economiche e/o tempi di esecuzione incompatibili rispetto all'accordo omologato, con la necessità di inserire - per evitare l'inadempimento - di nuove parti o di diverse prestazioni economiche, o comunque tale da incidere sull'attuabilità dell'accordo originario e sulla sua idoneità ad assicurare il pagamento integrale dei creditori non aderenti o dei creditori sorti successivamente nel corso dell'esecuzione, si tratterà di un nuovo accordo che dovrà ottenere un nuovo controllo giudiziario, e quindi una nuova attestazione del professionista. Nell'ipotesi in cui, invece, sia possibile reagire ai disallineamenti tramite meccanismi di aggiustamento o la previsione già “a monte” di ipotesi alternative, ovvero apportando delle modifiche ai singoli rapporti con gli originari creditori aderenti che, sulla base di una relazione integrativa dell'attestatore, non incidono né sull'attuabilità dell'accordo omologato, né – soprattutto – sull'integrale pagamento dei creditori estranei, non sarà necessario un ulteriore giudizio omologatorio e una nuova asseverazione.
Conclusione - Nella fattispecie oggetto di quesito, pertanto, non essendo ancora intervenuta l'omologa dell'accordo di ristrutturazione, è certamente possibile modificare il piano e, nel caso, la relativa attestazione sulla veridicità dei dati aziendali e sull'attuabilità dell'accordo stesso con particolare riferimento alla sua idoneità ad assicurare l'integrale pagamento dei creditori estranei. |