Insolvenza, ristrutturazione e sgravio dei debiti: la proposta di DirettivaFonte: Racc. 12 marzo 2014 n. 135
30 Maggio 2017
Premessa
L'Autrice prosegue con l'analisi della Proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, la seconda opportunità e misure volte ad aumentare l'efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza e liberazione dai debiti. Adozione del piano di ristrutturazione
In merito al testo della Proposta: La votazione può assumere la forma di: a) procedura di voto formale:
- è fissata dal diritto nazionale entro il limite della soglia massima stabilita; - si basa sull'importo dei crediti dei creditori o delle quote dei detentori di strumenti di capitale di ciascuna classe (considerando n. 26); b) consultazione con accordo della maggioranza richiesta delle parti interessate di ciascuna classe è si desume che:
- è fissata dal diritto nazionale; - si riferisce al numero di parti interessate. Con riguardo alla procedura di voto formale, ai fini dell'adozione del piano di ristrutturazione è necessario il raggiungimento: - di una soglia di maggioranza (fissata dal diritto nazionale e riferita all'ammontare dei crediti) all'interno delle singole classi; e - del consenso di tutte le classi; o - del consenso di tutte le classi di creditori, quand'anche manchi il consenso della classe dei detentori di strumenti di capitale, purché:
Con riguardo all'adozione del piano di ristrutturazione e alla tutela dei detentori di strumenti di capitale, il considerando n. 29 si limita a precisare che: - gli Stati membri possono non concedere diritto di voto ai detentori di strumenti di capitale; - se gli Stati membri concedono diritto di voto ai detentori di strumenti di capitale:
- poiché i detentori di strumenti di capitale delle piccole e medie imprese che non sono meri investitori, ma proprietari dell'impresa, potrebbero non essere incentivati a ristrutturare alle condizioni previste dal meccanismo di ristrutturazione trasversale dei debiti, quest'ultimo dovrebbe rimanere facoltativo per il proponente il piano.
In relazione alla disciplina nazionale vigente: Con riguardo: a) all'accordo di ristrutturazione dei debiti; b) all'accordo di composizione della crisi - è previsto che: l'accordo è raggiunto con il consenso dei creditori rappresentanti almeno il 60% dei crediti. Con riguardo: a) all'accordo di ristrutturazione dei debiti con banche o intermediari finanziari; b) alla convenzione di moratoria con banche o intermediari finanziari - è previsto che: l'accordo o la convenzione possa estendersi anche ai creditori non aderenti appartenenti alla medesima categoria di quelli aderenti rappresentanti il 75% dei crediti della categoria. Con riguardo al concordato preventivo è previsto che il concordato è approvato: - dai creditori rappresentanti la maggioranza dei crediti ammessi al voto; - e se tale maggioranza si raggiunge nel maggior numero di classi, ove sia prevista la suddivisione dei creditori in classi. Con riguardo: a) al concordato preventivo; b) all'accordo di composizione della crisi - è previsto che non hanno diritto di voto: 1) i creditori muniti di titolo di prelazione (salvo rinuncino in tutto o in parte alla garanzia); 2) il coniuge del debitore, i suoi parenti e affini entro il quarto grado; 3) i cessionari o aggiudicatari dei crediti verso il debitore da parte dei soggetti privi di diritto di voto da meno di un anno prima della proposta. Con riguardo al concordato preventivo è previsto che non hanno diritto di voto (anche) la società che controlla la società debitrice, le società da questa controllate e quelle sottoposte a comune controllo.
- non prevede alcun tipo di limitazione in ordine al diritto di voto per tutti i soggetti comunque interessati dal piano è si noti peraltro a riguardo come non sia previsto un vaglio in ordine alla effettiva sussistenza dei crediti, qualora eventualmente contestati dal debitore, ai fini dell'espressione del voto; - disciplina espressamente la posizione, ai fini dell'adozione del piano, di specifiche categorie di creditori, quali lavoratori e detentori di strumenti di capitale; - in caso di suddivisione in classi, richiede il raggiungimento delle maggioranze prescritte in ciascuna classe è salva comunque la possibilità di procedere ad omologazione attraverso il meccanismo di ristrutturazione trasversale dei debiti (v. anche infra quanto scritto sull'omologazione).
In relazione al d.d.l. per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: Con riguardo alla disciplina dell'accordo di ristrutturazione dei debiti e delle convenzioni di moratoria, si prevede di: - eliminare o ridurre la soglia del 60% dei crediti, qualora il debitore, concludendo un accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 5, lett. b):
- estendere la procedura di cui all'art. 182-septies l.fall., all'accordo di ristrutturazione non liquidatorio o alla convenzione di moratoria conclusi con creditori, anche diversi da banche e intermediari finanziari, rappresentanti almeno il 75 per cento dei crediti di una o più categorie giuridicamente ed economicamente omogenee (art. 5, lett. a), con possibilità quindi di rendere l'accordo o la convenzione vincolante pure per i soggetti non aderenti. Con riguardo alla disciplina del concordato preventivo, si prevede: - la soppressione dell'adunanza dei creditori è previa regolamentazione delle modalità telematiche di esercizio del voto e di formazione del contraddittorio sulle richieste delle parti (art. 6, co. 1, lett. g); - l'adozione di un sistema di calcolo delle maggioranze anche “per teste” è nell'ipotesi in cui un solo creditore sia titolare di crediti pari o superiori alla maggioranza di quelli ammessi al voto, con apposita disciplina delle situazioni di conflitto d'interesse (art. 6, co. 1, lett. g); - la regolazione del diritto di voto dei creditori:
Omologazione del piano di ristrutturazione
In merito al testo della Proposta: Nonostante si parli espressamente di “domanda di omologazione”, non vengono esplicitati i soggetti legittimati alla relativa presentazione. Sembra comunque pacifico che la richiesta di omologazione debba provenire dai soggetti proponenti il piano di ristrutturazione, individuati nel debitore o nei creditori con l'accordo del debitore. Alla luce dei presupposti per i quali si ritiene necessaria l'omologazione, guardando anche la testo della precedente Raccomandazione 2014/135/UE, pare potersi desumere che, ai fini della vincolatività del piano di ristrutturazione, non occorre l'omologazione se il piano di ristrutturazione: - è stato adottato all'unanimità delle parti interessate; e - non prevede nuovi finanziamenti. Deve inoltre ritenersi che il meccanismo di ristrutturazione trasversale dei debiti operi solo nel caso di formazione delle classi (in quanto espressamente finalizzato ad accertare che le classi dissenzienti non siano ingiustamente pregiudicate dal piano proposto, v. considerando n. 28); diversamente in assenza di classi, in caso di dissenso della minoranza dei creditori, ai fini dell'omologazione, sarà sufficiente il rispetto delle condizioni minime prescritte (e non anche quelle ulteriori del predetto meccanismo). I motivi di contestazione del piano di ristrutturazione: - devono essere fatti valere in sede di omologazione o al più anche solo nell'ambito dell'impugnazione della decisione di omologazione, senza quindi preclusioni per l'istante, ove ammesso dal diritto nazionale (in tal senso si ritiene infatti di interpretare la previsione di cui all'art. 13, § 4); - si crede non siano esaustivamente previsti (tanto da mancare una norma ad hoc a riguardo) e, pertanto, possano investire tanto i profili formali del procedimento di adozione, quanto quelli sostanziali del contenuto del piano. Risulta sicuramente sempre incluso nel giudizio di omologa un sindacato di merito, riguardante: - la convenienza del piano, posto che, proprio ai fini della verifica delle condizioni minime per l'omologazione, deve essere:
- la funzione del piano, posto che deve accertarsi che lo stesso abbia prospettive ragionevoli di impedire l'insolvenza del debitore e di garantire la sostenibilità economica dell'impresa.
Quanto infine alle possibili conseguenze previste in caso di accoglimento dell'impugnazione della decisione di omologazione, si evidenzia che: - l'alternativa tra annullamento del piano e omologazione con risarcimento sembra lasciata alla discrezionalità dell'autorità decidente, salvo, si ritiene, possibili indicazioni a tale riguardo fornite dal diritto nazionale, eventualmente anche nell'ambito della “chiara specificazione” sulle condizioni di omologazione; - l'unico criterio direttivo esplicitato dal considerando n. 32 per orientare la scelta a favore di un risarcimento pecuniario fa riferimento al riscontro di un ingiustificato pregiudizio subito dai creditori di minoranza in conseguenza del piano.
In relazione alla disciplina nazionale vigente: Rispetto a quanto previsto dalla direttiva, con riguardo alla disciplina del concordato preventivo: - manca una vera e propria domanda di omologazione, posto che il giudizio di omologazione si apre dopo che il giudice delegato ha riferito al tribunale l'approvazione del concordato; - in assenza di opposizioni, il tribunale si limita a verificare (quali uniche condizioni minime per l'omologazione):
- non è previsto alcun meccanismo rafforzato di verifica, come quello di “ristrutturazione trasversale dei debiti”, quando il concordato non sia stato approvato da tutte le classi, posto che, ai fini dell'adozione, è sufficiente che la maggioranza dei crediti ammessi al voto sia raggiunta nel maggior numero di classi (senza peraltro alcun distinguo) e non in tutte le classi; - eventuali contestazioni possono essere proposte, tramite opposizione all'omologazione, da qualunque interessato; - la “prova dell'interesse superiore del creditore” è sostanzialmente testata solo nel caso in cui con l'opposizione sia contestata la convenienza della proposta; - la convenienza della proposta può essere contestata solo dai:
- il decreto motivato di omologazione è soggetto a gravame solo qualora siano state proposte opposizioni non accolte; - l'omologazione produce l'effetto di rendere il concordato obbligatorio per tutti i creditori anteriori alla pubblicazione nel registro delle imprese della domanda di ammissione a concordato preventivo, fatti salvi i diritti contro i coobbligati, i fideiussori del debitori e gli obbligati in via di regresso; - l'accoglimento dell'opposizione o dell'impugnazione avverso il decreto di omologa:
Rispetto a quanto previsto dalla direttiva, con riguardo alla disciplina dell'accordo di ristrutturazione dei debiti: - la domanda di omologazione deve essere presentata dal debitore; - eventuali contestazioni possono essere proposte, tramite opposizione all'omologazione, da qualunque interessato; - il decreto motivato di omologazione è soggetto a gravame solo qualora siano state proposte opposizioni non accolte; - non è fornita alcun altra prescrizione normativa sul giudizio di omologazione; - l'omologazione produce l'effetto di:
- in caso di accordo concluso con banche o intermediari finanziari rappresentanti il 75% dei crediti della categoria, gli effetti dell'accordo possono essere estesi anche ai creditori non aderenti, ma appartenenti alla medesima categoria, se in sede di omologazione il tribunale, ferma la possibilità di opposizione, accerti che:
Rispetto a quanto previsto dalla direttiva, con riguardo alla disciplina delle convenzioni di moratoria stipulate con banche o intermediari finanziari: - non è prevista alcuna omologazione; - è però possibile, qualora la convenzione sia stipulata con la maggioranza del 75% dei crediti della categoria, estenderne gli effetti anche nei confronti dei creditori non aderenti, a condizione che:
- i creditori non aderenti possono proporre opposizione davanti al tribunale, chiedendo che la convenzione non produca effetti nei loro confronti; - il provvedimento del tribunale che decide sulle opposizioni è soggetto a reclamo. Rispetto a quanto previsto dalla direttiva, con riguardo alla disciplina dell'accordo di composizione della crisi: - manca una vera e propria domanda di omologazione, posto che il giudizio di omologazione si apre dopo che l'organismo di composizione della crisi ha trasmesso al giudice:
- i presupposti condizionanti affinché il giudice possa procedere ad omologa sono:
- non è previsto alcun meccanismo rafforzato di verifica, come quello di “ristrutturazione trasversale dei debiti”, posto anche che la suddivisione in classi è contemplata come eventualità, ma senza essere disciplinata in sede di voto; - eventuali contestazioni possono essere proposte da qualunque interessato; - la “prova dell'interesse superiore del creditore” è sostanzialmente testata solo nel caso in cui sia contestata la convenienza dell'accordo; - la convenienza dell'accordo può essere contestata solo dal creditore non aderente o che risulti escluso; - il provvedimento di omologazione è soggetto a reclamo; - l'omologazione produce l'effetto di:
Rispetto a quanto previsto dalla direttiva, con riguardo alla disciplina dei piani di risanamento:
In relazione al d.d.l. per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: Con riguardo alla disciplina degli accordi di ristrutturazione dei debiti e delle convenzioni di moratoria, si intende: - consentire al debitore, concludente un accordo o una convenzione, con creditori, anche diversi da banche e intermediari finanziari, rappresentanti almeno il settantacinque per cento dei crediti di una o più categorie giuridicamente ed economicamente omogenee, di estenderne gli effetti ai creditori della medesima categoria non aderenti, purché coinvolti nelle trattative, fatto salvo il loro diritto di opporsi all'omologazione in caso di frode, non veridicità dei dati aziendali, inattuabilità dell'accordo ovvero praticabilità di soluzioni alternative più soddisfacenti (art. 5, lett. a); - estendere gli effetti dell'accordo ai soci illimitatamente responsabili, alle medesime condizioni previste nella disciplina del concordato preventivo (art. 5, lett. d). Con riguardo alla disciplina del concordato preventivo, si richiede l'esplicitazione dei poteri del tribunale, con particolare riguardo alla valutazione della fattibilità del piano, attribuendo in particolare poteri di verifica in ordine alla fattibilità anche economica dello stesso, tenendo conto dei rilievi del commissario giudiziale (art. 6, co. 1, lett. f).
Si richiede inoltre al Governo di riordinare la disciplina della revoca, dell'annullamento e della risoluzione del concordato preventivo, prevedendo la legittimazione del commissario giudiziale a richiedere, su istanza di un creditore, la risoluzione del concordato per inadempimento (art. 6, co. 1, lett. n). In generale sembra che le norme sull'omologazione debbano essere attentamente riviste, in quanto comprese tra quelle previsioni maggiormente incise dai principi direttivi europei. Tutela delle operazioni connesse alla ristrutturazione
In merito al testo della Proposta: La tutela prevista si giustifica in quanto finalizzata alla promozione della cultura del ricorso precoce alla ristrutturazione preventiva (considerando n. 33). Con specifico riguardo alle operazioni effettuate per agevolare le trattative si rileva che: - nella versione italiana, in base al tenore letterale dell'art. 17, § 1, al fine di beneficiare dell'esenzione da revocatoria, dette operazioni devono essere “effettuate […] dall'autorità giudiziaria o amministrativa”; - è evidente come la suddetta espressione sia priva di significato, dovendo invece essere riformulata nel senso che le operazioni in questione, possono beneficiare dell'esenzione da revocatoria ove effettuate per agevolare le trattative sul piano di ristrutturazione “omologato dall'autorità giudiziaria o amministrativa” (come del resto si evince dalla versione inglese del testo: “transactions carried out to further the negotiation of a restructuring plan confirmed by a judicial or administrative authority”); - quindi, anche le operazioni in commento, come quelle effettuate per agevolare l'attuazione del piano di ristrutturazione e i nuovi finanziamenti in particolare, per beneficiare dell'esenzione da revocatoria, sono subordinate all'omologazione; - è pertanto in tale sede, ancorché non espressamente previsto dalla relativa disciplina, che interviene la verifica dell'autorità giudiziaria o amministrativa, unicamente limitata a riconoscere il fine dell'operazione sottoposta ad esame, da individuarsi specificatamente nell'agevolazione delle trattative, così da far scattare l'esenzione da revocatoria; - un eventuale intervento in via anticipata, o anche successivo, rispetto al compimento dell'operazione potrebbe comunque essere previsto dal diritto nazionale, ma solo con riguardo a quelle operazioni effettuate al di fuori dell'attività ordinaria (ove già non sussista l'approvazione da parte del professionista, v. art. 17, § 3). Sempre a riguardo delle operazioni in commento, il considerando n. 33 esemplifica: - quale operazione effettuata in previsione delle trattative sul piano di ristrutturazione o in sua stretta connessione: la vendita di una controllata per ottenere la liquidità necessaria all'impresa in difficoltà finanziarie al fine di continuare a operare durante le trattative; - quali operazioni a sostegno del piano di ristrutturazione o ad esso strettamente connesse quelle in cui il debitore:
La distinzione inoltre tra “nuovi finanziamenti” e “finanziamenti temporanei” sembra corrispondere a quella propria del diritto nazionale tra finanziamenti erogati “in esecuzione” (del piano o dell'accordo) e finanziamenti erogati “in funzione” della presentazione di una domanda di ammissione a procedura o di omologazione.
In relazione alla disciplina nazionale vigente: L'esenzione da revocatoria è prevista: a) per il concordato preventivo, con riguardo:
b) per gli accordi di ristrutturazione dei debiti, con riguardo:
c) per i piani di risanamento, con riguardo:
d) per l'accordo di composizione della crisi, con riguardo:
La prededucibilità a favore dei soggetti finanziatori è prevista: a) per il concordato preventivo, con riguardo:
i) sia specificata la destinazione dei finanziamenti; ii) il debitore non sia in grado di reperire altrimenti tali finanziamenti; iii) in assenza di tali finanziamenti, possa derivare un pregiudizio imminente e irreparabile all'azienda; b) per gli accordi di ristrutturazione dei debiti, con riguardo:
i) sia specificata la destinazione dei finanziamenti; ii) il debitore non sia in grado di reperire altrimenti tali finanziamenti; iii) in assenza di tali finanziamenti, possa derivare un pregiudizio imminente e irreparabile all'azienda; c) per l'accordo di composizione della crisi, con riguardo:
In relazione al d.d.l. per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: Con riguardo alla procedura di concordato preventivo, è previsto soltanto il riordino e la semplificazione delle varie tipologie di finanziamento alle imprese in crisi, riconoscendo stabilità alla prededuzione dei finanziamenti autorizzati dal giudice nel caso di successiva liquidazione giudiziale o amministrazione straordinaria, salvo il caso di atti in frode ai creditori (art. 6, co. 1, lett. p). Stante il limitato intervento previsto, pare necessario integrare la disciplina vigente con quanto previsto dalla direttiva relativamente alla tutela delle operazioni connesse alla ristrutturazione, anche ampliando le ipotesi di esenzione da revocatoria e considerando espressamente l'esonero da responsabilità riconosciuto ai soggetti finanziatori. La tutela dei lavoratori
In merito al testo della Proposta: L'assenza di una norma ad hoc sulla tutela dei lavoratori in un quadro di ristrutturazione preventiva è compensata dalla previsione di diverse disposizioni esplicitanti talune garanzie specifiche. In particolare, dalla lettura dei considerando nn. 34 e 35 si evince quanto segue. - Durante le procedure di ristrutturazione preventiva i lavoratori dovrebbero godere di tutte le tutele previste dal diritto del lavoro (nazionale ed europeo). - La (presente) direttiva non pregiudica i diritti dei lavoratori garantiti dalla:
- In particolare, al fine di garantire un livello adeguato di tutela dei lavoratori, tra i criteri di indirizzo, si contempla la previsione:
In relazione al d.d.l. per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: Si richiede di armonizzare le procedure di gestione della crisi e dell'insolvenza del datore di lavoro con le forme di tutela dell'occupazione e del reddito dei lavoratori che trovano fondamento nella Carta sociale europea e nelle Direttive 2008/94/CE e 2001/23/CE, secondo l'interpretazione data dalla Corte di giustizia UE (art. 2, lett. p).
Solo con riguardo alla procedura di liquidazione giudiziale si prevede espressamente la necessità di coordinare la disciplina degli effetti della stessa sui rapporti di lavoro subordinato con la legislazione vigente in materia di diritto del lavoro, per quanto concerne il licenziamento, le forme assicurative e di integrazione salariale, il trattamento di fine rapporto e le modalità di insinuazione al passivo (art. 7, co. 7). Obblighi dei dirigenti
In merito al testo della Proposta: La previsione in commento è dettata per promuovere la ristrutturazione preventiva, garantendo che, in relazione alle trattative condotte sul piano, i soggetti competenti, quali possono essere gli amministratori di società, non siano dissuasi dal prendere decisioni ragionevoli, così migliorando la probabilità di successo della ristrutturazione di un'impresa potenzialmente economicamente sostenibile. La portata estremamente ampia della disposizione sembra richiedere necessariamente previsioni di maggiore dettaglio a livello nazionale. Tra le misure opportune che i dirigenti dovrebbero adottare qualora l'impresa versi in difficoltà finanziarie, il considerando n. 36 esplicita le seguenti attività: - richiedere consulenza professionale, anche sulla ristrutturazione e sull'insolvenza, ad esempio facendo ricorso a strumenti di allerta; - proteggere gli attivi della società in modo da massimizzarne il valore ed evitare perdite di attivi fondamentali; - esaminare la struttura e le funzioni dell'impresa per valutarne la sostenibilità economica e ridurre le spese; - non impegnare l'impresa in tipi di operazioni che potrebbero essere oggetto di azioni revocatorie, a meno che sussista un'adeguata giustificazione; - in particolare, evitare condotte che, deliberatamente o per grave negligenza, determinano l'arricchimento personale a spese delle parti interessate, ad esempio accettando operazioni sotto valore o intraprendendo azioni ingiustamente preferenziali nei confronti di una o più parti interessate a danno di altre; - proseguire gli scambi commerciali, quando opportuno, per massimizzare il valore della continuità aziendale; - avviare trattative con i creditori e procedure di ristrutturazione preventiva.
In relazione alla disciplina nazionale vigente: Nel contesto specifico della ristrutturazione preventiva non si rinvengono, guardando all'attuale legge fallimentare, disposizioni dettanti obblighi di contenimento della crisi a carico dei soggetti che possono essere a ciò deputati. Un incentivo in tal senso, ma solo al fine di prevenire lo stadio più grave dell'insolvenza, sembra provenire unicamente dalle previsioni incriminatrici di fatti penalmente rilevanti e dal divieto di accesso all'esdebitazione. Anche guardando alle previsioni contenute nel codice civile, con riguardo alla disciplina societaria, a parte l'obbligo di conservazione dell'integrità del patrimonio sociale a carico degli amministratori e le tutele previste a presidio del capitale (che però possono ben prescindere da una crisi di tipo finanziario), non si ritrovano disposizioni preordinate a incentivare una ristrutturazione preventiva in caso di difficoltà finanziarie, quando sussiste solo una probabilità di insolvenza. Da qui il rilievo di evidenti lacune in termini di allerta e protezione per i creditori della società in tensione finanziaria.
In relazione al d.d.l. per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: Si richiedono modifiche al codice civile al fine di prevedere: - il dovere dell'imprenditore e degli organi sociali di: a) istituire assetti organizzativi adeguati per la rilevazione tempestiva della crisi e della perdita della continuità aziendale; b) attivarsi per l'adozione tempestiva di uno degli strumenti previsti dall'ordinamento per il superamento della crisi ed il recupero della continuità aziendale (art. 14, lett. b); - l'obbligo a carico degli organi di controllo societari, del revisore contabile e delle società di revisione, ciascuno nell'ambito delle proprie funzioni,di: a) avvisare immediatamente l'organo amministrativo della società dell'esistenza di fondati indizi della crisi; b) informare direttamente il competente organismo di composizione assistita della crisi, in caso di omessa o inadeguata risposta da parte dell'organo amministrativo (art. 4, lett. c, v. anche supra quanto scritto sulle procedure di allerta); - i criteri di responsabilità del collegio sindacale in modo che, in caso di segnalazione all'organo di amministrazione e all'organismo di composizione assistita della crisi, non ricorra la responsabilità solidale dei sindaci con gli amministratori per le conseguenze pregiudizievoli dei fatti o delle omissioni successivi alla predetta segnalazione (art. 4, lett. f); - l'applicabilità alla società a responsabilità limitata dell'art. 2394 c.c.(art. 14, lett. a), il quale prevede che:
- l'abrogazione dell'art. 2394-bis c.c. (art. 14, lett. a), il quale prevede in capo al curatore la legittimazione ad esercitare le azioni di responsabilità nei confronti degli organi sociali; - l'assoggettamento alla procedura di liquidazione giudiziale come causa di scioglimento delle società di capitali ai sensi dell'art. 2484 c.c. (art. 14, lett. c); - in forza delle misure protettive previste nell'ambito delle procedure di allerta e di composizione assistita della crisi, degli accordi di ristrutturazione dei debiti e di regolazione concordata preventiva della crisi (art. 14, lett. d), la possibilità di sospensione dell'operatività: a) della causa di scioglimento delle società di capitali e cooperative per la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale; b) degli obblighi posti a carico degli organi sociali nel caso:
- i criteri di quantificazione del danno risarcibile nell'azione di responsabilità promossa contro l'organo di amministrazione della società fondata sulla violazione di quanto previsto dall'art. 2486 c.c. (art. 14, lett. e), il quale stabilisce che al verificarsi di una causa di scioglimento, gli amministratori conservano il potere di gestire la società ai soli fini della conservazione dell'integrità e del valore del patrimonio sociale e, in caso di inosservanza, sono personalmente e solidalmente responsabili dei danni arrecati alla società, ai soci, ai creditori sociali ed ai terzi, per le omissioni o gli atti compiuti; - l'applicabilità alle società a responsabilità limitata, anche prive di organo di controllo, delle disposizioni dell'art. 2409 c.c. (art. 14, lett. f), il quale prevede che, qualora vi sia fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione che possono arrecare danno alla società o a una o più società controllate, una minoranza qualificata di soci possa denunziare i fatti al tribunale; - l'estensione dei casi in cui è obbligatoria la nomina dell'organo di controllo, anche monocratico, o del revisore, da parte della società a responsabilità limitata, in particolare introducendo tale obbligo quando la società, per due esercizi consecutivi, ha superato almeno uno dei limiti espressamente predeterminati (art. 14, lett. g) è mentre, quando per tre esercizi consecutivi non è superato alcuno di detti limiti, cessa per la s.r.l. l'obbligo di nomina dell'organo di controllo o del revisore (art. 14, lett. i); - la nomina sostitutiva da parte del tribunale dell'organo di controllo o del revisore, su richiesta di ogni interessato (anche su segnalazione del conservatore nel registro delle imprese), in tutti i casi in cui la società a responsabilità limitata, essendo obbligata per legge, non provveda entro il termine previsto (art. 14, lett. h). Con specifico riguardo alla procedura di concordato preventivo a carico di società si intendono introdurre: - un'apposita disciplina diretta a esplicitare presupposti, legittimazione ed effetti dell'azione sociale di responsabilità e dell'azione dei creditori sociali, in conformità ai principi dettati dal codice civile (art. 6, co. 2, lett. a); - un dovere gravante sugli organi della società di dare tempestiva attuazione alla proposta omologata, stabilendo che, in caso di comportamenti dilatori od ostruzionistici, l'attuazione possa essere affidata ad un amministratore provvisorio, nominato dal tribunale, dotato dei poteri spettanti all'assemblea ovvero del potere di sostituirsi ai soci nell'esercizio del voto in assemblea, con la garanzia di adeguati strumenti d'informazione e di tutela endoconcorsuale dei soci (art. 6, co. 2, lett. b).
Modifiche alla Direttiva 2012/30/UE
In merito al testo della Proposta: Secondo quanto precisato dal considerando n. 44:
- garantiscano che le prescrizioni di diritto societario non compromettano l'efficacia del processo di ristrutturazione; o - dispongano di altri strumenti ugualmente efficaci per garantire che gli azionisti non ostacolino indebitamente l'adozione o l'attuazione di un piano di ristrutturazione che ripristinerebbe la sostenibilità economica dell'impresa; - l'efficacia delle disposizioni sulla sospensione delle azioni esecutive e sull'omologazione del piano di ristrutturazione non dovrebbe comunque essere pregiudicata dalle convocazioni o dai risultati dell'assemblea degli azionisti.
In relazione alla disciplina nazionale vigente: Qualora lo stato di crisi di s.p.a. e s.r.l. comporti (anche) una perdita di capitale, fino all'omologazione e a partire dalla data del deposito
a) viene meno l'obbligo di riduzione del capitale per perdite è ferma comunque – si ritiene – la possibilità di procedere a una riduzione facoltativa se funzionale al piano o all'accordo; b) non si applicano le previsioni dettate in tema di scioglimento della società per perdita del capitale sociale al di sotto del minimo legale.
In relazione al d.d.l. per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: Si prevede, in forza delle misure protettive previste nell'ambito delle procedure di allerta e di composizione assistita della crisi, degli accordi di ristrutturazione dei debiti e di regolazione concordata preventiva della crisi (art. 14, lett. d), la possibilità di sospensione dell'operatività: a) della causa di scioglimento delle società di capitali e cooperative per la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale; b) degli obblighi posti a carico degli organi sociali nel caso:
Con specifico riguardo alla disciplina del concordato preventivo, nel testo precedentemente adottato dal Consiglio dei Ministri, si prevedeva, tra l'altro, che, in caso di aumento di capitale con esclusione o limitazione del diritto di opzione, nella determinazione del prezzo delle azioni da emettere si tenesse esclusivamente conto della situazione patrimoniale della società al momento dell'apertura della procedura. Disposizione poi soppressa durante l'esame alla Camera. Resta dunque da valutare se quanto previsto possa considerarsi sufficiente, conformemente ai principi direttivi europei, al fine di garantire l'efficacia non solo del processo di adozione, ma anche dell'attuazione del piano di ristrutturazione, in applicazione delle deroghe previste che, come rilevato, possono comunque essere anche di introduzione facoltativa a livello nazionale, ove però siano predisposti strumenti adeguati a garantire la medesima efficacia. |