Ricorso per la dichiarazione di fallimento dell'impresa che ha cessato l'esercizio

Cristina Asprella

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 10 l.fall. l'imprenditore individuale o collettivo può essere oggetto di dichiarazione di fallimento entro un anno dalla cancellazione dal registro dell'impresa, laddove l'insolvenza della stessa si sia manifestata prima della cancellazione o entro l'anno successivo alla stessa. In caso di impresa individuale o di cancellazione d'ufficio degli imprenditori collettivi, è fatta salva la facoltà, per il creditore o il p.m., di dimostrare il momento dell'effettiva cessazione dell'attività da cui decorre il termine di un anno previsto dal primo comma della disposizione.

La norma, nella sua formulazione previgente, era stata dichiarata incostituzionale (Corte cost. n. 319/2000) nella parte in cui non prevedeva che il termine di un anno dalla cancellazione si applicasse anche all'imprenditore collettivo e che il termine decorresse dalla cancellazione della società dal registro delle imprese. L'adeguamento alla citata pronuncia della Corte costituzionale si è avuto con la riformulazione dell'art. 10 l.fall. nel senso sopra riportato ma anche con la modifica della norma relativa alla cancellazione delle società dal registro delle imprese, precisamente l'art. 2495, secondo comma, c.c. [1] ai sensi del quale, ora, ferma restando l'estinzione della società, dopo la cancellazione, i creditori sociali non soddisfatti possono far valere i loro crediti nei confronti dei soci, fino alla concorrenza delle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione, e nei confronti dei liquidatori, se il mancato pagamento è dipeso da colpa di questi. La domanda, se proposta entro un anno dalla cancellazione, può essere notificata presso l'ultima sede della società.

La logica alla base della disposizione dell'art. 10 l.fall. è senz'altro quella di impedire che l'imprenditore in stato di insolvenza eviti la dichiarazione di fallimento e pregiudichi la soddisfazione dei propri creditori con la cessazione dell'attività di impresa. La ratio alla base del termine annuale previsto dalla norma è stata di recente chiarita dalla giurisprudenza di legittimità che ha affermato che il termine annuale previsto dall'art. 10 l.fall. costituisce un limite oggettivo per la dichiarazione di fallimento e svolge non tanto la funzione di tutelare i creditori rispetto all'inatteso venir meno della qualifica di imprenditore commerciale nel loro debitore, quanto la funzione di garantire la certezza delle situazioni giuridiche e l'affidamento dei terzi (altrimenti esposti illimitatamente al pericolo di revocatorie), ponendo un preciso limite temporale alla possibilità di dichiarare il fallimento di chi non è più imprenditore. Il fallimento dell'ex imprenditore non si configura, infatti, come una forma di eccezionale tutela dei creditori, poiché risponde alla logica della necessità di una procedura concorsuale in presenza della molteplicità e complessità degli interessi normalmente coinvolti nel dissesto di un imprenditore commerciale, anche se cessato, a fronte della normale semplicità degli interessi coinvolti nel dissesto del debitore civile (si veda in argomento Cass. I, n. 10113/2014). Peraltro con tale pronuncia la Corte di cassazione ha preso posizione anche sul profilo della natura del termine annuale per la dichiarazione di fallimento, affermando che Il termine in questione decorre dal momento in cui la cessazione dell'attività di impresa viene formalmente portata a conoscenza dei terzi e non dalla richiesta di cancellazione che, per ritardi dell'Amministrazione, non sia poi stata effettuata. Ciò è giustificato dalla funzione assolta, sul piano della certezza dei rapporti giuridici, dalla pubblicità della cessazione dell'attività d'impresa quale momento in cui la cessazione viene formalmente portata a conoscenza dei terzi. In dottrina questo inquadramento è stato criticato nella misura in cui potenzialmente danneggia i creditori che a cagione del tempo occorrente per l'istruttoria prefallimentare possono non ottenere la pronuncia di fallimento nei termini.

[1] Che di recente è stato oggetto di una declaratoria di manifesta inammissibilità. Corte cost. n. 53/2016 ha infatti precisato che è manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 2495, comma 2, c.c., censurato, per violazione degli artt. 3, 24 e 117, comma 1, Cost., nella parte in cui prevede, a seguito della cancellazione dal registro delle imprese, l'estinzione della società. Infatti, l'intervento richiesto risulta sostanzialmente finalizzato a sterilizzare gli effetti immediatamente estintivi della cancellazione della società ai sensi del nuovo testo dell'art. 2495 c.c., al dichiarato fine di ripristinare il sistema anteriore alla riforma del 2003, per il quale, secondo l'interpretazione giurisprudenziale dell'omologo previgente art. 2456 c.c., la cancellazione dal registro delle imprese della iscrizione di una società commerciale, di persone o di capitali, non produceva l'estinzione della società stessa, in difetto dell'esaurimento di tutti i rapporti giuridici pendenti facenti capo ad essa.

Formula

TRIBUNALE DI ....

SEZ. FALL.

RICORSO PER DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO EX ARTT. 6 E 10 L.FALL.

* * *

della Società.... in persona del legale rappresentante Sig...., con sede in.... alla via...., n...., P.I.... C.F....

***

nell'interesse del Sig...., nato a...., il...., residente a...., alla via...., C.F...., rappresentato e difeso dall'Avv...., C.F...., P.E.C...., FAX...., presso il cui studio, sito in.... alla via.... è elettivamente domiciliato giusta procura a margine/in calce del presente atto (oppure nell'interesse della Soc...., con sede in...., alla via...., P.I...., in persona del legale rappresentante pro-tempore Sig...., C.F....).

PREMESSO CHE

- ad oggi l'istante è creditore per Euro...., oltre interessi e spese, nei confronti della società ...., cancellata dal Registro delle Imprese il.... (all. ....);

- il credito risulta dalle seguenti fatture....n.... del.... (all....);

- tali fatture non sono state pagate dalla Società.... nonostante formale intimazione in data.... (all....) e successivo decreto ingiuntivo n...., emesso dal Tribunale di.... ed atto di precetto notificato il.... (all....);

- l'atto di pignoramento effettuato in data.... è risultato negativo (all....);

- dall'esame degli ultimi tre bilanci sociali (relativi agli anni....), sono evidenziate rilevanti perdite di esercizio pari ad euro.... per l'anno, euro per l'anno.... (all. ....);

- è integrato peraltro il presupposto di cui all'art. 10 l.fall. atteso che l'insolvenza si è manifestata già nell'anno...., ossia quello precedente alla cancellazione della società dal registro delle imprese, come si può provare tramite....(indicare mezzi di prova);

- è tuttora pendente il termine di un anno dalla cancellazione di cui all'art. 10, primo comma, l.fall.;

Tutto ciò premesso, il Sig.... ut supra rappresentato e difeso

CHIEDE

all'Ill.mo Tribunale adito, accertati i presupposti soggettivi e oggettivi per il relativo provvedimento, di dichiarare il fallimento della Società.... (P.I....) con sede in....alla via....n. ....

Ai fini del contributo unificato si dichiara che il valore del presente procedimento è indeterminabile e che, vertendosi in tema di procedura prefallimentare, lo stesso è dovuto nella misura fissa di Euro....

Data e luogo....

Firma Avv. ....

Commento

Quanto alla prova della effettiva cessazione dall'impresa, la giurisprudenza di legittimità afferma che, fermo il principio che il termine annuale dalla cessazione dell'attività decorre tanto per gli imprenditori individuali quanto per quelli collettivi dalla cancellazione dal registro delle imprese perché solo da tale momento la cessazione dell'attività viene formalmente portata a conoscenza dei terzi, è fatta salva la dimostrazione di una continuazione di fatto dell'impresa anche successivamente (Cass. I, n. 23668/2012; Cass. n. 1350/2013). Ai fini di tale prova è, ovviamente, fondamentale la determinazione dell'effettivo momento della cessazione dell'impresa specialmente nell'ipotesi di liquidazione della stessa. A tal fine, secondo la giurisprudenza di legittimità, pagare debiti scaduti non è svolgimento di alcuna attività d'impresa in sé considerata - e cioè, se contemporaneamente il pagamento non sia finalizzato a gestire sul fronte finanziario un'attività economica corrente - quanto piuttosto a evitare azioni esecutive in danno (Cass. VI, n. 16107/2014).

Ai sensi dell' art. 10 legge fall. ai fini della decorrenza del termine annuale entro il quale può essere dichiarato il fallimento di un'impresa svolta in forma societaria, occorre fare riferimento alla data della sua effettiva cancellazione del registro delle imprese, a nulla rilevando nei confronti dei terzi il diverso momento in cui la relativa domanda sia stata presentata presso il registro delle imprese (Cass., VI, n. 18731/2018). Questo termine annuale entro cui il fallimento può essere esteso al socio illimitatamente responsabile, che sia receduto dalla società dopo la presentazione della proposta di concordato preventivo, dichiarata inammissibile, e prima della conseguente dichiarazione di fallimento, inizia a decorrere dalla data di scioglimento del rapporto sociale, e trova il suo limite finale nella data di estensione della dichiarazione del fallimento nei confronti del socio. L'estensione ai soci del fallimento della società, infatti, è istituto eccezionale, sicché non può operare il cd. principio di consecuzione tra le procedure concorsuali (Cass., VI, n. 14069/2018).

In ogni caso la previsione dell'art. 10 legge fall. in forza della quale gli imprenditori individuali e collettivi possono essere dichiarati falliti entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese, non trova applicazione laddove la cancellazione di una società venga effettuata, non a compimento del procedimento di liquidazione dell'ente o a seguito del verificarsi di altra situazione che implichi la cessazione dell'attività, ma in conseguenza del trasferimento all'estero della sede, e quindi sull'assunto che detta società continui l'esercizio dell'impresa, sia pure in un altro Stato, atteso che un siffatto trasferimento (almeno nelle ipotesi in cui la legge applicabile nella nuova sede concordi, sul punto, con i principi desumibili dalla legge italiana) non determina il venir meno della continuità giuridica della società trasferita, come è agevolmente desumibile dal disposto degli articoli 2437, comma 1, lett. c) e 2473, comma 1, c.c. (Cass., I, n. 10793/2018)

Ai fini della decorrenza del termine annuale dalla cessazione dell'attività, intendendosi quest'ultima come il concreto esercizio dell'attività di impresa, entro il quale, ai sensi dell'art. 10 l.fall., può essere dichiarato il fallimento dell'imprenditore, anche la dismissione di tale qualità deve intendersi correlata al mancato compimento, nel periodo di riferimento, di operazioni intrinsecamente corrispondenti a quelle poste normalmente in essere nell'esercizio dell'impresa, ed il relativo apprezzamento compiuto dal giudice del merito, se sorretto da sufficiente e congrua motivazione, si sottrae al sindacato in sede di legittimità (Cass., VI, n. 10319/2018)

Qualora la cancellazione di una società dal registro delle imprese italiano avvenga non a compimento del procedimento di liquidazione dell'ente o per il verificarsi di altra situazione che implichi la cessazione dell'esercizio dell'impresa e da cui la legge faccia discendere l'effetto necessario della cancellazione, bensì come conseguenza del trasferimento fittizio all'estero della sede della società, non trova applicazione l'art. 10 legge fall., atteso che un siffatto trasferimento non determina il venir meno della continuità giuridica della società trasferita e non ne comporta, quindi, in alcun modo, la cessazione dell'attività imprenditoriale, che continua ad essere svolta nel territorio dello Stato. Inoltre, in applicazione del principio di effettività ed in ragione della fittizietà del trasferimento della sede sociale e della permanenza dell'attività in Italia, il giudice italiano neppure perde la propria giurisdizione ai sensi dell'art. 9 legge fall. (Cass., I, n. 6655/2018).

Resta da dire della disciplina, non prevista dall'art. 10 l.fall., del socio occulto. A tal fine va precisato che l'art. 10, primo comma, l.fall., non è applicabile al socio occulto, che, per sua scelta, non è iscritto nel registro delle imprese e che conseguentemente non può pretendere l'osservanza del limite annuale per la sua dichiarazione di fallimento (in tal senso Cass. I, n. 15488/2013).

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