Ricorso per la dichiarazione di fallimento di una società di persone proposto dai soci

Cristina Asprella

Inquadramento

Gli artt. 147 e 148 l.fall. regolano il fallimento del socio illimitatamente responsabile, a causa del fallimento della società. Prevedono, in particolare, in linea con l'orientamento dominante espresso dalla giurisprudenza, che il fallimento possa riguardare anche i soci delle società in nome collettivo, in accomandita semplice e per azioni, e non soltanto la persona fisica. Infatti il richiamo alla sola “società con soci a responsabilità illimitata”, prima contenuto nell'art. 147, primo comma, l.fall., è stato sostituito con il riferimento alle società regolate dai capi III, IV e VI del titolo V, libro V del codice civile. Si tratta dell'ipotesi del fallimento c.d. “in estensione” che non riguarda, invece, il socio a responsabilità limitata al quale si applica il regime previsto dagli artt. 150 e 151 l.fall. A tale riguardo va segnalato che il fallimento in estensione è da associare, nell'ottica dell'art. 147 l.fall., alla responsabilità gestoria del socio illimitatamente responsabile, derivata dalla struttura di governo della società. In tale specifico senso la norma impone la fallibilità anche del socio che si sia ingerito nella gestione. Nella società in accomandita semplice il socio accomandante incorre nella decadenza dalla limitazione di responsabilità, la quale è volta a impedire che sia perduto il connotato essenziale di tale società, costituito dalla spettanza della sua amministrazione, ai sensi dell'art. 2318 c.c., al solo socio accomandatario (da ultimo in tal senso Cass. n. 5069/2017).

Devono ricorrere alcune condizioni previste dalla norma e, in particolare: non deve essere decorso un anno dallo scioglimento della società o dalla cessazione della responsabilità illimitata, anche nell'ipotesi in cui siano occorse vicende anomale quali la trasformazione, la scissione o la fusione della società stessa; deve essere stato osservato il regime pubblicitario per l'opponibilità ai terzi dei fatti ora richiamati; l'insolvenza della società fallenda deve riguardare debiti esistenti al momento della cessazione della responsabilità illimitata dei soci.

Viene infine normativizzata la disciplina, prima emersa in sede giurisprudenziale, del fallimento del socio e della società occulta. Infatti il quarto comma dell'art. 147 l.fall. prevede che, se dopo la dichiarazione di fallimento della società risulta l'esistenza di altri soci illimitatamente responsabili, il tribunale, su istanza del curatore, di un creditore, di un socio fallito, dichiara il fallimento dei medesimi. Peraltro, a norma del quinto comma dell'art. 147, il fallimento successivo può essere dichiarato anche nel caso di imprenditore individuale allorché emerga che l'impresa si riferisce ad una società di cui il soggetto fallito è illimitatamente responsabile. Per la determinazione della natura di “socio occulto” bisogna rifarsi a tal fine agli indici evidenziati dalla giurisprudenza (il riferimento ad esempio può essere a Cass. n. 3271/2007 o Cass. n. 6299/2007). Peraltro, come la giurisprudenza ha evidenziato, il socio occulto di una società, privo di ogni riconoscimento nell'ambito del registro delle imprese, non può fornire alcuna prova in ordine alla cessazione della propria qualità di socio illimitatamente responsabile (Cass. n. 15488/2013). Peraltro la dichiarazione di fallimento in estensione del socio occulto illimitatamente responsabile di una società in accomandita semplice ha effetto ex nunc, in ragione del carattere autonomo che ad essa va riconosciuto, e non è preclusa dal giudicato endofallimentare formatosi sul decreto che, in epoca anteriore alla scoperta di tale sua qualità, ha ammesso al passivo sociale il credito da lui vantato nei confronti della medesima società (Cass. n. 26944/2016).

La società di fatto "holding" esiste come impresa commerciale per il solo fatto di essere stata costituita tra i soci per l'effettivo esercizio dell'attività di direzione e coordinamento di altre società ed è, pertanto, autonomamente fallibile, a prescindere dalla sua esteriorizzazione mediante la spendita del nome, ove sia insolvente per i debiti assunti, ivi comprese le obbligazioni risarcitorie derivanti dall'abuso sanzionato dall'art. 2497 c.c., nonché al danno così arrecato all'integrità patrimoniale delle società eterodirette e, di riflesso, ai loro creditori (Cass. n. 15346/2016).

Le previsioni dell'art. 147 l.fall. costituiscono, in punto di iniziativa per la dichiarazione di fallimento, una sostanziale deroga alla previsione che la dichiarazione in parola può essere pronunciata dal Tribunale unicamente sulla base della domanda proposta dal soggetto legittimato ai sensi dell'art. 6 l.fall. che, nell'odierna versione, stabilisce che il fallimento è dichiarato su ricorso del debitore, di uno o più creditori ovvero su richiesta del pubblico ministero. Come visto, infatti, l'art 147, primo comma, l.fall. stabilisce che la sentenza dichiarativa del fallimento di una società in nome collettivo, in accomandita semplice o per azioni produce di conseguenza anche il fallimento dei soci illimitatamente responsabili, siano o meno persone fisiche, pur entro il limite temporale dell'anno dal momento in cui sia venuta meno la loro responsabilità illimitata. Si tratta sostanzialmente di una residua ipotesi di dichiarazione di fallimento ex officio cui però si deroga ulteriormente sulla base delle previsioni dell'art. 147, quarto e quinto comma, i quali, come visto supra, stabiliscono che la dichiarazione officiosa nelle ipotesi ivi previste viene meno ed essa è pronunciabile unicamente su istanza del curatore, di un creditore o di un socio fallito.

Formula

TRIBUNALE DI ....

SEZ. FALL.

RICORSO PER LA DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO

DI UNA SOCIETA' DI PERSONE

nell'interesse dei Sigg.ri

Il Sig...., nato a .... il.... residente in.... alla via...., C.F....

Il Sig ...., nato a...., il.... residente in.... alla via...., C.F....

Il Sig ...., nato a...., il.... residente in.... alla via...., C.F....

tutti elettivamente domiciliati in ...., alla via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F...., P.I...., PEC...., fax.... che li rappresenta e difende giusta procura a margine/in calce del presente atto

PREMESSO

- che i ricorrenti sono soci della società.... (deve trattarsi di una delle ipotesi regolate dall'art. 147 l.fall.), P.I. ...., con sede legale in ...., alla via ...., n. ....;

- che tale società si trova in stato di insolvenza e che pertanto non può adempiere alle obbligazioni assunte;

- che, a cagione di tali presupposti, gli stessi vogliono con il presente ricorso chiedere il proprio fallimento e quello della società.

Tutto ciò premesso

I sottoscritti chiedono

all'Ill.mo Tribunale di ...., pronunciati i provvedimenti di rito e accertati i presupposti della fallibilità, dichiarare il loro fallimento e quello della società meglio descritta sopra.

Depositano a tal fine i documenti relativi alla società:

(ai sensi dell'art. 14 l.fall. dovranno essere allegate alla richiesta le scritture contabili e fiscali obbligatorie relative ai tre esercizi precedenti alla dichiarazione o all'intera esistenza dell'impresa laddove essa sia durata meno. Alla richiesta va altresì allegato uno stato particolareggiato ed estimativo delle sue attività, oltreché l'elenco dei creditori con indicazione dei rispettivi crediti. Va, inoltre allegata l'indicazione dei ricavi lordi per ognuno degli ultimi tre esercizi, l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali e personali sulle cose in suo possesso oltreché l'indicazione delle cose e il titolo da cui il diritto deriva).

Luogo e data....

Firma Avv. ....

Commento

In dottrina non vi sono posizioni univoche sulla richiesta di dichiarazione di fallimento nel caso di società di persone. Sostanzialmente le opinioni divergono sulla legittimazione alla richiesta. Secondo una prima tesi tale legittimazione spetterebbe a tutti i soci o, comunque, se non a tutti, almeno alla maggioranza assoluta degli stessi. Secondo altri, invece, tale iniziativa spetterebbe al socio illimitatamente responsabile o, comunque, agli amministratori o liquidatori della società anche nell'ipotesi di volontà contraria dei soci. Il riferimento normativo alla prima tesi potrebbe rinvenirsi nelle corrispondenti norme civilistiche che regolano lo scioglimento della società ovvero nella norma dell'art. 152 l.fall. che prevede, al secondo comma, che nelle società di persone la proposta di concordato per la società fallita è approvata dai soci che rappresentano la maggioranza assoluta del capitale. Invece, quanto alle tesi differenti, la legittimazione del singolo socio illimitatamente responsabile potrebbe rinvenirsi nelle previsioni della legge fallimentare che prevedono reati a suo carico, quali ad es., la bancarotta semplice o la denuncia di creditori inesistenti. Nell'ultima tesi l'appiglio normativo potrebbe ravvisarsi sempre nelle norme che ne disciplinano la responsabilità.

Anche rispetto alla domanda di estensione del fallimento in dottrina non vi è uniformità di vedute, andandosi da chi ritiene che la legittimazione vada attribuita soltanto al curatore, a uno o più creditori e al socio già dichiarato fallito, ai sensi della previsione dell'art. 147, quinto comma, l.fall., a chi, invece, ritiene che debba essere riconosciuta tale legittimazione anche alla società fallita, ai soci illimitatamente responsabili per i quali non sia ancora intervenuta la dichiarazione di fallimento o, ancora, al p.m. Dubbia è peraltro anche la legittimazione eventualmente spettante ai creditori dei soci non ancora dichiarati falliti.

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