Richiesta per la dichiarazione di fallimento proposta dal P.M.InquadramentoAi sensi dell'art. 6, primo comma, l.fall., il fallimento può essere dichiarato anche su istanza del p.m. Secondo quanto dispone il successivo art. 7, il p.m. può presentare la richiesta per la dichiarazione di fallimento nelle ipotesi ivi previste e che consistono, precisamente, in: 1) quando l'insolvenza risulta nel corso di un procedimento penale, ovvero dalla fuga, dalla irreperibilità o dalla latitanza dell'imprenditore, dalla chiusura dei locali dell'impresa, dal trafugamento, dalla sostituzione o dalla diminuzione fraudolenta dell'attivo da parte dell'imprenditore; 2) quando l'insolvenza risulta dalla segnalazione proveniente dal giudice che l'abbia rilevata nel corso di un procedimento civile. Il p.m. propone la richiesta con la presentazione di un ricorso ma, come ha evidenziato una recente giurisprudenza di merito, la stessa distinzione effettuata dall'art. 6 l.fall. tra il ricorso per la dichiarazione di fallimento del debitore o dei creditori e la richiesta del p.m., sembra svincolare l'iniziativa del pubblico ministero da esigenze particolari di forma (così Corte App. Roma 5 marzo 2013). Il p.m. dovrà dimostrare, secondo quanto prescritto dalla legge fallimentare, i presupposti soggettivi e oggettivi per procedere alla dichiarazione di fallimento proposta. E' peraltro ammissibile il reclamo proposto dal p.m. contro il decreto di rigetto dell'istanza di fallimento da esso presentata nei casi previsti dall'art. 7 l.fall., in relazione all'interesse pubblico posto a tutela della sua iniziativa (Cass. I, n. 5220/2007). Per quanto concerne la competenza, in base alle regole generali, il ricorso sarà presentato presso il Tribunale cui il p.m. appartiene laddove lo stesso sia competente per la dichiarazione di fallimento ai sensi dell'art. 9 l.fall.; diversamente il p.m. dovrà, secondo l'interpretazione preferibile, trasmettere gli atti relativi alla possibile dichiarazione di fallimento al p.m. presso il Tribunale competente e l'iniziativa, laddove lo stesso la ritenga opportuna, sarà presa da quest'ultimo. Ci si è posti, sia in dottrina che in giurisprudenza, il quesito relativo al se l'iniziativa del p.m. sia limitata alle ipotesi previste dall'art. 7 l.fall., da ritenersi, pertanto, tassative, o se si estenda anche a casi differenti, che esulano dalla norma in questione. Secondo una parte della giurisprudenza di merito le ipotesi dovrebbero essere considerate tassative (si veda ad es. Corte App. Genova I, 22 gennaio 2015, n. 6; Corte App. Milano 2 dicembre 2010; Corte App. Roma 5 marzo 2013, cit.). In senso diverso si è pronunciata una parte della dottrina che fa sostanzialmente leva sulla tutela degli interessi pubblici sottesi alla iniziativa del p.m. FormulaPROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI .... SEZ. FALL. Ricorso per la dichiarazione di fallimento All'Ill.mo Presidente del Tribunale, Il sottoscritto P.M. presso il Tribunale adito, in persona del Dott. .... PREMESSO - che è in corso di svolgimento il procedimento penale a carico del Sig...., amministratore e legale rappresentante della Soc...., per il seguente reato.... - che dall'esame del bilancio dell'anno .... è emerso lo stato di insolvenza della società dallo stesso rappresentata, ai sensi dell'art. 7 l.fall.; - che sussistendo tale stato di insolvenza, sono integrati i presupposti di legge per la dichiarazione di fallimento. Tutto ciò premesso Il sottoscritto chiede All'Ill.mo Tribunale adito, ai sensi degli artt. 6 e 7 r.d. 16 marzo 1942, n. 267 di dichiarare il fallimento della Società .... con sede in ...., alla via ...., n. (e dei soci illimitatamente responsabili Sigg. e ). Allegati.... Luogo e data.... Il Pubblico Ministero.... CommentoDi recente la Cassazione ha precisato che Il pubblico ministero può esercitare l'iniziativa per la dichiarazione di fallimento anche quando la notitia decoctionis gli sia segnalata dal tribunale fallimentare, che abbia rilevato l'insolvenza nel corso del procedimento ex art. 15 l. fall., poi definito per desistenza del creditore istante, in quanto anche a questo giudice e a questo procedimento civile si riferisce l'articolo 7, n. 2, l. fall., modificato dal d.lgs. n. 5 del 2006, quando dispone che l'insolvenza deve essere segnalata al p.m. "dal giudice che l'abbia rilevata nel corso di un procedimento civile". Tale interpretazione, conforme ai lavori preparatori della riforma del 2006, non contrasta con i principi di terzietà e imparzialità del giudice, sanciti dall'articolo 111 della Costituzione, in quanto la segnalazione è un atto neutro, privo di contenuto decisorio e assunto con valutazione prima facie, potendo sempre il tribunale, all'esito dell'istruttoria prefallimentare e a cognizione piena, respingere la richiesta del p.m., originata da detta segnalazione (Cass. I, n. 19597/2016). Ne consegue, in linea con l'orientamento della giurisprudenza di legittimità, che Il pubblico ministero è legittimato a chiedere il fallimento dell'imprenditore anche se la notitia decoctionis sia stata da lui appresa nel corso di indagini svolte nei confronti di soggetti diversi dall'imprenditore medesimo, sia esso individuale o collettivo (Cass. I, n. 2228/2017; Cass. VI, n. 8100/2016). |