Relazione particolareggiata ex art. 33, comma 1, l.fall.InquadramentoL'art. 33 della legge fallimentare stabilisce che entro sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento il curatore deve predisporre un documento denominato “relazione particolareggiata” e presentarlo al giudice delegato ed alla procura della repubblica, quali interlocutori del curatore medesimo sin dalle prime fasi della procedura. Scopo di tale relazione è quello di informare i predetti pubblici poteri sulle generalità dell'impresa e sulle cause che ne hanno determinato la crisi sino al fallimento, avendo cura di esporre in ordine alla diligenza spesa dal fallito nello svolgimento dell'attività di impresa, all'eventuale responsabilità del fallito o di terzi rispetto ai fatti ed agli atti di gestione nonché in merito a quanto possa avere e rilievo nell'ambito delle indagini preliminari in corso di svolgimento. Il curatore è tenuto, dunque, ad operare una ricognizione e ricostruzione, quanto più analitica ed esauriente, degli eventi che hanno caratterizzato l'esercizio dell'impresa, con particolare riferimento alle funzioni svolte dagli organi di gestione e controllo, alle determinazioni assunte ed ai relativi riflessi rispetto allo stato di insolvenza conclamato con la dichiarazione di fallimento. FormulaTRIBUNALE DI ... SEZ. FALL. Fallimento n. .../ ... RELAZIONE EX ART. 33, COMMA 1, L.FALL. * * * 1. PREMESSA La presente relazione è resa ai sensi dell'art. 33 l.fall. precisando di aver depositato nel termine di legge informativa agli organi della procedura sul deposito della citata relazione. In particolare, il sottoscritto curatore ha provveduto in data ...al deposito di una prima nota informativa ai sensi dell'art. 33 l.fall.; successivamente ha predisposto ulteriori informative sull'avanzamento delle attività di ricostruzione delle vicende societarie e di verifica delle responsabilità connessi ai fatti di insolvenza (tutte agli atti del fallimento). Sulla base della complessa attività accertativa condotta nel corso di questi mesi è stato possibile procedere alla ricostruzione dei singoli fatti e della complessiva situazione in cui costitutivamente si inseriscono, relativi all'insorgere della crisi di impresa, e al suo trasmodare in irreversibile insolvenza. 2. I PRIMI ADEMPIMENTI DEL CURATORE 2.1. La sentenza dichiarativa di fallimento Con sentenza depositata in data ..., il Tribunale di ..., su ricorso presentato da alcuni creditori, ha dichiarato il fallimento della Società ... A seguito della comunicazione della nomina, il sottoscritto ha provveduto in data ...all'accettazione formale dell'incarico di curatore presso la cancelleria fallimentare del Tribunale. 2.2. L'audizione del legale rappresentante A seguito di regolare convocazione effettuata in data ..., si è presentato in data ..., presso lo studio del curatore, il legale rappresentante in carica alla data di dichiarazione di fallimento, Sig. ... nato a ... il ..., accompagnato dall'Avv. ... Nel corso dell'audizione, il legale rappresentante ha consegnato la seguente documentazione sociale e contabile [Indicare documenti]. 2.3. Le operazioni di inventario e la trascrizione della sentenza dichiarativa di fallimento sui beni della società fallita Le operazioni di inventario sono state avviate in data ... presso i locali adibiti a sede legale; in tale occasione sono stati inventariati i beni mobili (descrivere i beni sinteticamente) meglio descritti nel verbale predisposto dal cancelliere nominato in sentenza. Inoltre, sulla base della documentazione acquisita agli atti della procedura ed all'esito di accertamenti effettuati presso l'Agenzia del Territorio è emerso che all'attivo del fallimento sono compresi i seguenti immobili [descrivere i beni]. 2.4. Nomina del Comitato dei creditori In ottemperanza alla previsione dell'art. 40, comma 1, l.fall., e sulla base dell'elenco dei creditori fornito dall'amministratore unico della Società, è stata tempestivamente presentata istanza al Giudice delegato per la nominadel Comitato dei creditori. In considerazione dell'esigenza di garantire la massima rappresentatività dell'organo e quindi la varietà giuridico- formale dei crediti, avendo riguardo altresì alla entità del credito, nella istanza è stata proposta la nomina dei seguenti soggetti: .... Il Giudice delegato, con decreto del ...,... ha nominato membri del comitato dei creditori i creditori sopra indicati. Il Comitato dei Creditori si è quindi formalmente costituito in data ... 2.5. I rapporti con gli Istituti di credito Alla data di dichiarazione di fallimento, la Società ...era titolare di un conto corrente acceso presso ..._ Il conto corrente è stato sciolto con comunicazione del ... ex art. 78 l.fall. Nella stessa lettera è stato richiesto alla banca di provvedere al bonifico, sul conto della procedura, della somma in giacenza sul conto corrente della fallita, nonché a trasmettere copia di tutti gli estratti conto dall'origine del rapporto. 2.6. La nomina del consulente contabile [o coadiutore]. L'estrema delicatezza della ricostruzione nella quale devono essere delucidate condotte dell'imprenditore e fatti di impresa, ha indotto il sottoscritto a richiedere la nomina di un consulente che procedesse alla (i) compiuta ricostruzione del patrimonio della società fallita al momento della dichiarazione di fallimento; (ii) ricostruzione dei complessi rapporti obbligatori intercorrenti con altre società; (iii) individuazione di diversi profili di responsabilità civile di terzi, anche in concorso e/o in solido con gli amministratori, soci o chiunque abbia comunque tratto vantaggio a scapito della società fallita e/o della massa dei creditori. Allo stesso perito è stato chiesto di verificare, nell'ambito dei rapporti intercorsi con le banche e/o con terzi, se siano state effettuate operazioni revocabili che abbiano ridotto il patrimonio della Società oppure la sua esposizione debitoria, nei confronti delle banche, in maniera consistente e durevole. Peraltro, proprio in ragione della complessità della procedura, è stata da subito depositata - come già scritto - al giudice delegato informativa in cui si rappresentava la necessità di disporre di un termine maggiore per il deposito della relazione 33 l.fall. ove sviluppare tematicamente alcuni essenziali profili tipici sui quali è obbligo del curatore riferire puntualmente come le cause del fallimento, la responsabilità di amministratori e sindaci ed aspetti specifici della presente procedura, quale la gestione del recupero crediti. 2.7. La prosecuzione dei rapporti pendenti alla data di dichiarazione di fallimento [Paragrafo eventuale] Successivamente all'accettazione dell'incarico è stata avviata altresì attività volta a verificare la pendenza di rapporti contrattuali, riscontrando la esistenza di: (i) contratti di lavoro dipendente con n. ... lavoratori; (ii) contratto di locazione del locale sito ...condotto dalla società [indicare la esistenza di eventuali ulteriori contratti]. Con riguardo ai contratti di lavoro, in considerazione della materiale impossibilità di proseguire l'attività lavorativa, stante la mancata previsione in sentenza dell'esercizio provvisorio dell'impresa e la insussistenza dei presupposti per richiederne l'apertura, con lettera del ...è stato comunicato ai lavoratori il licenziamento per giustificato motivo oggettivo dal rapporto di lavoro, da intendersi cessato con effetto immediato. Parimenti, con riguardo al contratto di locazione pendente tra la Società fallita, nella qualità di conduttore e la Società ...quale locatore, è stato comunicato, ai sensi dell'art. 80, comma 3 l.fall., lo scioglimento dal contratto di locazione commerciale, provvedendo altresì alla formale riconsegna del locale e trasferendo i beni mobili e la documentazione ivi presente in ... 2.8. Il passivo accertato In data ...è stato dichiarato esecutivo lo stato passivo delle domande tempestive, dal quale risulta un passivo accertato pari a Euro ...come d'appresso esposto con la graduazione di legge. 2.9. L'attivo della procedura Individuati i beni nella titolarità della società fallita, a seguito di incarico di valutazione conferito dal Giudice delegato, il professionista incaricato della valutazione ha consegnato perizia relativa alla valutazione dei beni di proprietà della fallita. 3. BREVE STORIA DELLA SOCIETÀ 3.1 Costituzione della Società e composizione degli organi di gestione e controllo La Società ...è stata costituita in data ..., iscritta al Registro Società il ..., n. iscrizione e C.F. ... al fine di [indicare l'oggetto sociale]. La Società è stata dichiarata fallita dal Tribunale di ...con sentenza depositata il ... A detta data risultano soci: [Descrivere i soci con relativa partecipazione sociale] Nelle pagine a seguire viene riepilogata, in forma tabellare, l'evoluzione della composizione dell'organo amministrativo, dalla costituzione e sino alla data di dichiarazione di fallimento, così come risultante dagli archivi informatici della C.C.I.A.A. [Schema tabellare] * * * Identica prospettazione si offre con riguardo all'organo di controllo. [Schema tabellare] * * * Nel presente paragrafo si passano ad esaminare le principali vicende societarie degli ultimi dieci anni per come risultanti dalla documentazione acquisita. 4. SULLA ATTENDIBILITÀ E VERIDICITÀ DELLE SCRITTURE CONTABILI. RINVIO Sono stati consegnati dal legale rappresentante, in sede di audizione, i seguenti documenti, su supporto informatico: [Descrivere la documentazione sociale e contabile, precisando se la stessa appare regolare sul piano formale]. In considerazione della complessità della analisi, su tale paragrafo si rinvia a successiva integrazione. 5. CAUSE E CIRCOSTANZE DEL FALLIMENTO. SULLA DILIGENZA DELL'ORGANO AMMINISTRATIVO DELLA SOCIETÀ FALLITA E SULLE RESPONSABILITÀ DELLO STESSO NONCHÈ DELL'ORGANO DI CONTROLLO Nel contenuto di questo paragrafo si sostanzierebbe la specifica matrice della procedura. [Esporre in questo paragrafo le risultanze emerse dalla analisi della documentazione e delle informazioni acquisite] 6. LE RESPONSABILITÀ DELL'ORGANO AMMINISTRATIVO E DI TERZI NEL DISSESTO DELLA SOCIETÀ I fatti sopra esposti evidenziano gravi responsabilità civili e penali ascrivibili agli amministratori succedutisi negli anni ..., nonché a soggetti terzi ..._ In particolare ...[Esporre la sussistenza di fatti di mala gestio e i danni cagionati alla società]. Sulla base di tali risultanze, la curatela sta provvedendo ad indicare nel Programma di liquidazione le specifiche azioni risarcitorie da avviare nei confronti di ... 7. LE AZIONI GIUDIZIARIE AVVIATE E QUELLE DA AVVIARE Dalla analisi della documentazione sono emersi i seguenti atti posti in essere dalla Società: ... [indicare eventuali atti di cessione] rispetto ai quali il sottoscritto ritiene sussistano i presupposti di fattispecie per l'azione revocatoria [qui vanno indicati i presupposti dell'azione ex art. 67 l.fall. o 66 l.fall./2901 c.c.]. Ne discende che, anche in questo caso, si anticipa che nel Programma di liquidazione saranno proposte le seguenti azioni giudiziarie:... ... Con osservanza Luogo e data ... Il Curatore... Allegare i documenti richiamati nella relazione CommentoLa relazione ex art. 33 l.fall. costituisce atto fondamentale della procedura fallimentare. Spetta al curatore redigerla nei termini stabiliti dalla legge, secondo il contenuto specificamente stabilito nel menzionato articolo. Essa viene indirizzata al giudice delegato e alla Procura della Repubblica quali primari interlocutori dell'organo gestorio sin dalle prime fasi di avvio della procedura. Scopo della relazione è, infatti, quello di informare i menzionati pubblici poteri sulle generalità dell'impresa e sulle cause essenziali che ne hanno determinato la crisi sino al fallimento. Pertanto, avendo consapevolezza di tale obiettivo, il curatore dovrà procedere alla redazione della relazione preoccupandosi di riferire tutto quanto concerne i citati aspetti. Le informazioni che il curatore dovrà rendere dovranno essere frutto di una precisa attività di acquisizione e di una successiva attività di elaborazione delle stesse in termini ricostruttivi; e ciò affinché siano idonee a rispettare l'ordine razionale imposto dall'art. 33 l.fall. E, infatti, circa le fonti di informazione occorre operare alcune essenziali distinzioni tipologiche. L'informazione più elementare ed accessibile sarà data dalla documentazione camerale e dall'esame degli atti costitutivi del soggetto imprenditore (come gli atti costitutivi e gli statuti delle società commerciali); accanto a tali documenti vi è poi la complessa documentazione contabile dell'impresa, sia nell'espressione sintetica del bilancio che nella composizione analitica di tutti gli atti sulla base dei quali il bilancio è redatto. Qui l'opera del curatore non può essere meramente ricognitiva, dovendo egli attendere ad una precisa verifica della corrispondenza del dato aziendale con la sintesi di bilancio, ma anche e prima ancora del dato aziendale disaggregato della dichiarazione di bilancio con la concreta realtà. Ovviamente, in tale fase, in quanto ricostruttiva, l'opera è ampiamente valutativa, dovendo realizzarsi secondo i criteri della CTU contabile. Infine rilevano gli atti in cui sono coinvolti i soggetti terzi (come i contratti di impresa) e gli atti provenienti da soggetti terzi (tipico è il caso della sanzione amministrativa che disvela al curatore l'esistenza di un bene). Si comprende pertanto come una buona relazione sia frutto di un lavoro fondato su un'elevata e specializzata professionalità, non essendo possibile in alcun modo improvvisare le capacità necessarie per ottenere un buon prodotto da sottoporre al giudice delegato e al pubblico ministero. Particolarmente importante poi è sottolineare l'interdisciplinarietà della relazione, che richiede la messa in campo di competenze legali e aziendali, di modo che sarà spesso necessario al curatore, specie nei casi più complessi, di avvalersi del contributo di altri professionisti, salvo poi presentare il risultato finale del suo lavoro come proprio in totale e personale assunzione di responsabilità. A seguito della modifica del primo comma apportata dalla riforma del 2006, il termine assegnato al curatore per presentare la propria relazione informativa è stato portato da trenta a sessanta giorni dalla dichiarazione di fallimento. Per opinione pacifica il termine ha natura ordinatoria. Nondimeno, poiché la legge lo prevede, esso dovrebbe essere tendenzialmente rispettato. Se la complessità della procedura o altre difficoltà non consentono il deposito di una relazione esaustiva nei termini, si ritiene preferibile la prassi che si concretizza nella presentazione di una prima relazione contenente le notizie già apprese, specialmente quelle relative a fatti di rilevanza penale (così l'inadempimento tempestivo dell'obbligo da parte del fallito di depositare la documentazione contabile), sulle quali effettuerà tempestiva denuncia alla Procura della Repubblica, ai sensi dell'art. 331 c.p.p., piuttosto che la presentazione di istanza di proroga del termine [1] . Peraltro lo stesso legislatore consentendo al giudice delegato di chiedere al curatore una relazione sommaria anche prima di detto termine (art. 33, comma 2, l.fall.), ha inteso svincolare tale facoltà da qualsiasi requisito, consentendo al curatore il deposito di informative ex art. 33 ogni qualvolta sussista una ragione di mera opportunità. Circa le modalità di redazione, la norma dispone che il curatore esponga il contenuto, di seguito indicato in forma schematica, suddividendo l'elaborato in paragrafi, con una apposita conclusione sulle specifiche iniziative che intende assumere nell'interesse del fallimento. (i) Informazioni di carattere generale. Al curatore è raccomandato di specificare: la natura, le dimensioni ed la durata dell'attività dell'imprenditore dichiarato fallito, specificando con riferimento alle dimensioni, l'entità dei capitali investiti nell'impresa, con indicazione dell'ammontare appartenente al fallito e di quello derivante da credito; le generalità, se trattasi di società, dei suoi amministratori, sindaci ed eventuali liquidatori in carica al momento del dissesto e fino alla dichiarazione di fallimento, indicando i periodi di attività di ciascuno. (ii) Cause e circostanze del fallimento. Il curatore dovrà poi esporre le cause e circostanze del fallimento. In particolare, l'analisi comparata dei bilanci dei periodi antecedenti il fallimento consente sicuramente di individuare l'andamento economico dell'impresa che ha portato alla sua insolvenza. L'analisi sulle vicende storiche del dissesto andrà contestualmente integrata con una indagine giuridica sulla violazione dei principi di correttezza e verità nella redazione dei bilanci da parte dell'impresa fallita, nonché la manifestazione di irregolarità preordinate a fatti illeciti costituenti reati. (iii) Sulla diligenza spiegata dal fallito nell'esercizio dell'impresa. L'obbligo di informazione sul punto dovrà essere incentrato, in particolare, sulle condotte penalmente rilevanti del fallito o di altri soggetti, specificando: a) se l'eventuale mancato reperimento nel patrimonio aziendale di attivo risulti giustificato con la destinazione propria richiesta dal funzionamento dell'impresa; b) se siano stati tenuti i libri e le scritture contabili conformemente alle prescrizioni di legge; c) se il bilancio sia stato depositato, in caso sia obbligatorio tale adempimento, e risponda alla reale situazione di gestione dell'impresa; d) se le riscontrate operazioni di vendita e di acquisto dopo la dichiarazione di fallimento siano state effettuate fittiziamente o allo scopo di favorire taluno dei creditori; e) se risultino fatti di violazione tributaria penalmente sanzionati. Nel caso di fallimento di società di capitali, la relazione dovrà indicare anche se: — gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti abbiano redatto i documenti contabili societari con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico e al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci o al pubblico, esponendo fatti materiali non rispondenti al vero ancorché oggetto di valutazioni, ovvero omettendo informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale essa appartiene, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, abbiano cagionato un danno patrimoniale alla società, ai soci o ai creditori, (art. 2622 c.c.); — gli amministratori abbiano ripartito utili o acconti sugli utili non effettivamente conseguiti o destinati per legge a riserva, o abbiano distribuito riserve, ai fini dell'accertamento del reato di illegale ripartizione degli utili e delle riserve (art. 2627 c.c.); — gli amministratori, in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei creditori, abbiano effettuato riduzioni del capitale sociale o fusioni con altra società o scissioni, cagionando danno ai creditori (art. 2629 c.c.); — gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori, che, avendo un interesse in conflitto con quello della società, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o altro vantaggio, abbiano compiuto o concorso a deliberare atti di disposizione dei beni sociali, cagionando intenzionalmente alla società un danno patrimoniale (art. 2634 c.c.). (iv) Il curatore preciserà poi gli elementi di responsabilità a carico del fallito o di altri; gli atti del fallito già impugnati dai creditori; gli atti che il curatore intende impugnare. Infine, la relazione dovrà essere conclusa con un paragrafo riassuntivo in cui si dichiareranno le attività fino a quel momento espletate in esecuzione della direttiva sui primi adempimenti. La nuova formulazione del comma 4 dell'art. 33 l.fall. - che sembra vincolare il giudice a disporre la segregazione delle parti della relazione relative alla responsabilità penale del fallito - risulta necessitata per esigenze di coordinamento con il comma 1 dell'art. 329 c.p.c. (secondo il quale gli atti di indagine compiuti dal p.m. o dalla polizia giudiziaria sono coperti da segreto fino a quando l'imputato non ne possa avere conoscenza). Vanno altresì segretate le parti relative alle azioni che il curatore intende proporre qualora possano comportare l'adozione di provvedimenti cautelari; nonché le parti relative alle circostanze estranee agli interessi della procedura e che investano la sfera personale del fallito. Il potere che viene conferito al giudice è diretto a consentire a quest'ultimo di valutare quali fatti e attività devono essere tenuti riservati sia nell'ottica di una salvaguardia dell'istruttoria penale, sia in quella della tutela delle ragioni della procedura fallimentare, sia ancora in relazione alla tutela della privacy di terzi estranei alla procedura che, per qualsiasi motivo, siano citati nella relazione del curatore. Sulla prorogabilità del termine si registrano in dottrina due orientamenti diversi: l'uno (Pajardi) diretto a consentirla, previa autorizzazione del giudice delegato, ritenendo non perentorio il termine; l'altro (Grossi), pur non negando la prorogabilità del termine prevede comunque il deposito di una prima relazione sommaria volta a fornire le prime indicazioni, salvo successive integrazioni (Maffei Alberti). |