Istanza di liquidazione del compenso del curatoreInquadramentoLe funzioni del curatore, quale organo a cui la legge riserva la gestione della procedura di fallimento, possono così riassumersi: inventariazione dell'attivo, accertamento del passivo, liquidazione dell'attivo, rendicontazione dell'attività di gestione svolta ed infine ripartizione dell'attivo. La liquidazione del compenso del curatore si colloca, cronologicamente, dopo l'approvazione del rendiconto di gestione, ai sensi dell'art. 116 l.fall., e prima della ripartizione dell'attivo in favore dei creditori concorsuali. Con il deposito del rendiconto il curatore ha già anticipato il contenuto della istanza di liquidazione del compenso, che appunto dovrà ripercorrere tutte le attività che hanno caratterizzato la gestione della procedura, dando pure atto dei risultati raggiunti. Con la riforma realizzata dal d.lgs. n.5/2006, è stata espressamente sancita la liquidazione del compenso secondo criteri di proporzionalità nel caso in cui, durante la procedura, si siano avvicendati più curatori. Il compenso del curatore è posto a carico dell'erario nel caso di procedura di fallimento priva di fondi o con liquidità non sufficiente al pagamento del complessivo importo liquidato dal Tribunale; in tale ultimo caso il compenso è posto a carico dell'erario per l'importo rispetto al quale non vi è capienza. FormulaTRIBUNALE DI ... Fallimento di ... (n. ...\ ...) Giudice delegato: Dott. ... Curatore: ... ISTANZA PER LA LIQUIDAZIONE DI COMPENSO IN FAVORE DEL CURATORE * * * PREMESSA Con sentenza del ... codesto Ecc.mo Tribunale ha dichiarato il fallimento della ... nominando Giudice delegato il Dott. ...e curatore il sottoscritto. In data ...è stato approvato il rendiconto di gestione, che si allega. Dovendo avviare le attività propedeutiche alla chiusura del fallimento, si rivolge rispettosa istanza al Tribunale affinché liquidi il compenso per l'attività svolta, precisando di non aver ad oggi mai percepito alcun acconto neppure a titolo di rimborso spese. Al fine di consentire al Collegio il miglior orientamento con riguardo ai valori di tariffa, onde poter determinare tra il minimo ed il massimo la giusta somma da liquidare a titolo compenso del curatore, ritengo opportuno esporre in ordine alla gestione della procedura con particolare riguardo a fatti ed atti che l'hanno caratterizzata. I. LA GESTIONE DELLA PROCEDURA FALLIMENTARE E L'ATTIVITÀ DI LIQUIDAZIONE DELL'ATTIVO La gestione del fallimento ha comportato un impegno importante sia nella fase iniziale relativa alle operazioni di inventario dell'attivo sia nella esecuzione delle attività tipiche del curatore e quindi: (i) analisi del passivo fallimentare; (ii) ricostruzione dell'attivo patrimoniale con specifica valutazione delle poste creditorie, risultata particolarmente complessa in ragione della carenza documentale e del mancato deposito di bilanci aggiornati presso la Camera di Commercio, (iii) indagine circa eventuali profili di responsabilità civile di terzi. Sulla base della citata attività, è stato quindi redatto il programma di liquidazione approvato dal Giudice delegato, previo parere del comitato dei creditori, in esecuzione al quale sono state avviate l'attività di recupero dei crediti e le azioni di natura risarcitoria. In particolare ... [descrivere le attività avviate]. L'attività svolta, tutta documentata nel fascicolo del fallimento, ha consentito un realizzo di attivo pari ad Euro ... I creditori ammessi al passivo sono stati puntualmente informati in ordine alla esecuzione del programma di liquidazione attraverso il tempestivo invio dei rapporti riepilogativi semestrali depositati in cancelleria. Non sussistendo alcuna ulteriore attività liquidatoria e recuperatoria da svolgere ed essendo state definite tutte le iniziative pianificate nel programma di liquidazione, il sottoscritto si occuperà nei prossimi mesi della ripartizione dell'attivo realizzato, precisando sin d'ora che da un primo esame tale ripartizione potrà eseguirsi solo con riguardo alla prededuzione maturata nel corso della procedura medesima. II. LE RAGIONI DELLA DURATA DELLA PROCEDURA FALLIMENTARE [paragrafo eventuale in relazione ai tempi della procedura] Come evidenziato nelle informative rese agli organi di procedura, e da ultimo nella relazione di gestione ex art. 116 l.fall., il fallimento è durato circa .... Poiché il fallimento si è protratto nel tempo ritengo opportuno anche in tale sede rappresentare al Collegio le ragioni di tale durata. [esporre in ordine alle ragioni di durata della procedura] Del resto, circa la durata ragionevole della procedura fallimentare, appare opportuno rilevare che la stessa Cassazione - chiamata a giudicare nell'ambito di un giudizio risarcitorio avviato sulla c.d. legge Pinto - ha precisato che tale durata non è suscettibile di essere predeterminata ricorrendo allo stesso standard previsto per il processo ordinario, in quanto ciò è impedito dalla constatazione che il fallimento "è, esso stesso, un contenitore di processi", con la conseguenza che la durata ragionevole stimata in tre anni può essere tenuta ferma solo nel caso di fallimento con unico creditore, o comunque con ceto creditorio limitato, senza profili contenziosi traducentisi in processi autonomi. La stessa Corte ha identificato, in linea tendenziale, in anni sette il termine di ragionevole durata, entro il quale essa dovrebbe essere definita. Ciò tenuto conto della ragionevole durata per tre gradi di giudizio (sei anni) dei procedimenti incidentali nascenti dal fallimento nonchè dell'ulteriore termine necessario per il riparto dell'attivo (un anno) ( c.f.r. Cass. n. 24360/2009; più di recente Cass. n. 10233/2015). III. CONCLUSIONI Tutto ciò premesso, tenuto conto che l'attivo realizzato dal curatore ammonta a Euro ... mentre il passivo accertato a Euro ...; che in base al d.m....., n ..., certamente applicabile alla fattispecie, l'importo minimo sull'attivo è pari ad Euro ... e l'importo massimo sull'attivo è pari ad Euro ..., mentre sul passivo l'importo minimo è pari ad Euro ...e l'importo massimo pari ad Euro ...: il tutto per un compenso variabile da un minimo di ... ad un massimo di Euro ..., SI CHIEDE all'Ill.mo Tribunale di liquidare il compenso [1] nella misura che il Collegio riterrà opportuna sulla base del prospetto di calcolo che si allega. Si richiamano le relazioni e le informative agli atti del fascicolo fallimentare. Si allega la seguente documentazione: 1) foglio di calcolo del compenso; 2) relazione di gestione approvata in data ... Luogo e data ... Il Curatore ... Il decreto del tribunale che ha ad oggetto la liquidazione del compenso del curatore, ricorribile per Cassazione a norma dell'art. 111 Cost., è soggetto alla sospensione feriale di cui all'art. 3 l. n. 742 del 1969 (Cass. I, n. 24044/2015). CommentoIl compenso del curatore costituisce un costo della procedura. Si tratta, in particolare, di un credito avente natura prededucibile, la cui misura è determinata dal tribunale - che lo liquida con apposito decreto - sulla base della tariffa (compresa tra un valore minimo e massimo) applicabile ratione temporis e, comunque, in considerazione dell'operato dell'organo gestorio e dei risultati conseguiti nell'interesse dei creditori. Stabilisce l'art. 1 del d.m. n. 130/2012, attualmente applicabile, che il compenso del curatore “è liquidato dal tribunale a norma dell'art. 39 l.fall., tenendo conto dell'opera prestata, dei risultati ottenuti, dell'importanza del fallimento, nonchè della sollecitudine con cui sono state condotte le relative operazioni”. Nella istanza di liquidazione del compenso il curatore deve, dunque, riassumere e fornire al tribunale tutti gli elementi ed i dati utili, alla luce dei citati criteri, per consentire un giudizio compiuto sul suo operato. È opportuno che il curatore svolga, nella istanza, argomentazioni volte ad illustrare l'importanza del fallimento e la complessità dell'attività professionale svolta; ciò anche allo scopo di giustificare la durata complessiva della procedura e chiarire - soprattutto ove di considerevole entità- che essa è dipesa da una attività oggettivamente complessa, così da escludersi eventuali imputazioni alla inerzia del curatore medesimo. Il compenso è liquidato in percentuale sull'attivo realizzato e sul passivo accertato, tra una soglia minima ed una massima stabilita dal decreto ministeriale applicabile al momento della presentazione della istanza di liquidazione; attivo e passivo costituiscono, quindi, i parametri di riferimento in base ai quali si determina il valore che potrà essere liquidato e che oscillerà, come detto, tra un importo minimo e massimo. L'attivo realizzato è rappresentato dalla liquidità acquisita attraverso l'esitazione dei beni mobili ed immobili, nonché oggetto di specifica attività recuperatoria giudiziale e stragiudiziale. La misura dell'attivo non è correlata né dipendente dall'importanza dell'attività gestoria svolta dal curatore: si potrà, infatti, avere un attivo rilevante all'esito di una gestione scevra da criticità (come nel caso in cui l'attivo sia costituito da un immobile di significativo valore,appetibile sul mercato e quindi facilmente esitabile); ed un attivo, invece, modesto all'esito di una gestione oltremodo impegnativa (ad esempio nel caso in cui l'attivo è prevalentemente costituito da crediti verso terzi, di difficile recuperabilità, o da azioni giudiziarie, che possono comportare rilevante impiego di tempo). L'esposizione analitica che il curatore, nell'istanza di liquidazione, offre del suo operato assume, pertanto, importanza decisiva ai fini della decisione da parte del Tribunale; il quale dovrà tenere conto dell'opera prestata (ovvero dell'impegno profuso nello svolgimento dell'incarico da parte del curatore), dei risultati conseguiti (ovvero degli esiti dell'attività liquidatoria anche in relazione alle criticità che l'hanno caratterizzata), dell'importanza del fallimento (la quale potrà evincersi dalla numerosità degli adempimenti e dalla tipologia delle decisioni che il curatore è stato chiamato ad assumere), della sollecitudine e prontezza con cui il curatore ha eseguito tutte le attività inerenti l'incarico. Circa la natura del diritto giova precisare che secondo la giurisprudenza “il diritto del curatore ad essere compensato per l'attività svolta ha contenuto patrimoniale e natura non personale non rientrando fra le posizioni soggettive esercitabili soltanto dal titolare” (Cass. n. 1650/1990); ne discende che il creditore del curatore ha facoltà di surrogarsi ex art. 2900 c.c. e chiedere al tribunale la liquidazione del compenso dovuto al suo debitore; le questioni inerenti la spettanza e l'ammontare del compenso sono rimesse alla valutazione e decisione del tribunale (cfr. sul punto la giurisprudenza citata). |