Comunicazione del curatore relativa al recesso dal contratto di affitto di azienda

Cristina Asprella
Giuseppina Ivone

Inquadramento

Il legislatore fallimentare predilige la vendita competitiva dell'azienda o dei suoi singoli rami al fine di liquidare l'attivo fallimentare; tuttavia, nelle more, in un'ottica conservativa, ha previsto alcuni strumenti come l'esercizio provvisorio disciplinato dall'art. 104 l.fall. e l'affitto dell'azienda o dei suoi singoli rami, disciplinato dall'art. 104-bis l.fall. I due istituti non sono per forza tra loro alternativi, perché possono essere utilizzati anche nella stessa procedura fallimentare o in via sequenziale, ovvero nello stesso momento ma prevedendosi l'esercizio provvisorio di un ramo dell'azienda e l'affitto di un diverso ramo. In particolare, l'art. 104-bis l.fall. prevede che anche prima della presentazione del programma di liquidazione, su proposta del curatore, il giudice delegato, previo parere favorevole del comitato dei creditori, possa autorizzare l'affitto dell'azienda del fallito a terzi anche limitatamente a specifici rami quando appaia utile al fine della più proficua vendita dell'azienda o di parti della stessa. Bisogna ricordare come per ramo dell'azienda si intende una porzione del complesso dell'azienda che sia indipendente e produttivamente autonoma, tanto da poter essere considerato come una azienda autonoma (Trib. Brescia 14 giugno 1996). Il parere del Comitato dei creditori non può essere disatteso, come si evince dalla stessa formulazione del dato normativo che subordina l'autorizzazione all'affitto dell'azienda al parere favorevole dello stesso Comitato, pur se al giudice delegato viene attribuito un vero e proprio potere autorizzativo dell'affitto stesso, sia dell'intera azienda che di singoli rami della stessa.

La scelta dell'affittuario è effettuata dal curatore a norma dell'articolo 107 l.fall. [1], sulla base di stima, assicurando, con adeguate forme di pubblicità, la massima informazione e partecipazione degli interessati. La scelta dell'affittuario deve tenere conto, oltre che dell'ammontare del canone offerto, delle garanzie prestate e della attendibilità del piano di prosecuzione delle attività imprenditoriali, avuto riguardo alla conservazione dei livelli occupazionali.

Il contratto di affitto stipulato dal curatore nelle forme previste dall'art. 2556 c.c. deve prevedere il diritto del curatore di procedere alla ispezione della azienda, la prestazione di idonee garanzie per tutte le obbligazioni dell'affittuario derivanti dal contratto e dalla legge, il diritto di recesso del curatore dal contratto che può essere esercitato, sentito il comitato dei creditori, con la corresponsione all'affittuario di un giusto indennizzo (ex art. 111, primo comma, n. 1, l.fall.). Per quanto riguarda le garanzie che il contraente deve offrire, esse devono essere onnicomprensive, ossia idonee a garantire qualsiasi obbligazione nascente dal contratto d'affitto, nel momento della stipula dello stesso. Nella prassi si formulano specifiche clausole che consentono al curatore di ispezionare l'azienda, sia al fine di controllare l'effettiva ed idonea conservazione del patrimonio aziendale, sia l'uso dei beni che lo compongono; ovvero si inseriscono clausole disciplinanti il diritto di recesso del curatore medesimo o un diritto di prelazione all'affittuario.

La durata dell'affitto deve essere compatibile con le esigenze della liquidazione dei beni.

Il diritto di prelazione a favore dell'affittuario può essere concesso convenzionalmente, previa espressa autorizzazione del giudice delegato e previo parere favorevole del comitato dei creditori. In tale caso, esaurito il procedimento di determinazione del prezzo di vendita dell'azienda o del singolo ramo, il curatore, entro dieci giorni, lo comunica all'affittuario, il quale può esercitare il diritto di prelazione entro cinque giorni dal ricevimento della comunicazione. Secondo la Relazione alla legge la prelazione è stata prevista quale strumento per indurre l'affittuario ad investire nell'azienda, attività cui, diversamente, egli potrebbe non avere concreto interesse.

La retrocessione al fallimento di aziende, o rami di aziende, non comporta la responsabilità della procedura per i debiti maturati sino alla retrocessione, in deroga a quanto previsto dagli articoli 2112 e 2560 del codice civile. Ai rapporti pendenti al momento della retrocessione si applicano le disposizioni di cui alla sezione IV del Capo III del titolo II.

Per quanto concerne, in particolare, i rapporti di lavoro, vale il disposto dell'art. 2112 c.c. a norma del quale in caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano. Il cedente ed il cessionario sono obbligati, in solido, per tutti i crediti che il lavoratore aveva al tempo del trasferimento. Con le procedure di cui agli articoli 410 e 411 del codice di procedura civile il lavoratore può consentire la liberazione del cedente dalle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro.

[1] In particolare la disposizione prevede che le vendite e gli altri atti di liquidazione posti in essere in esecuzione del programma di liquidazione sono effettuati dal curatore tramite procedure competitive anche avvalendosi di soggetti specializzati, sulla base di stime effettuate, salvo il caso di beni di modesto valore, da parte di operatori esperti, assicurando, con adeguate forme di pubblicità, la massima informazione e partecipazione degli interessati. Le vendite e gli atti di liquidazione possono prevedere che il versamento del prezzo abbia luogo ratealmente; si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui agli artt. 569, terzo comma, terzo periodo, 574, primo comma, secondo periodo e 587, primo comma, secondo periodo, c.p.c. In ogni caso, al fine di assicurare la massima informazione e partecipazione degli interessati, il curatore effettua la pubblicità prevista dall'art. 490, primo comma, c.p.c., almeno trenta giorni prima dell'inizio della procedura competitiva

Formula

Spett. le Società

Via .... n. ....

cap .... città ....

(tramite PEC)

Oggetto: Comunicazione di recesso dal contratto di affitto di azienda

Il sottoscritto Curatore (indicare Avv. o dott.) del Fallimento n. ..../...., della Società ...., previo parere favorevole del Comitato dei creditori, comunica di recedere dal contratto di affitto di azienda del...., in applicazione dell'art. 104-bis, comma terzo, l.fall.; il recesso sarà operativo a partire dal giorno....

E' fatto obbligo alla Società destinataria della presente comunicazione di restituire l'azienda con le modalità di seguito indicate e nei tempi sotto previsti:

(indicare modalità di riconsegna e tempistica)

Per lo scioglimento del contratto de quo sarà corrisposto alla società l'indennizzo determinato in base alle previsioni del medesimo, alla clausola n.... pag....

Luogo e data ....

Il Curatore ....

Commento

Nella pratica si è posto il problema concreto se sia possibile reclamare ex art. 36 l.fall. la scelta del contraente; ma alla stregua della regola generale essa sarebbe contestabile con tale mezzo unicamente qualora si sostanzi in una violazione di legge (Trib. Roma 22 gennaio 2008). In ogni caso, pur se contenuto nel provvedimento autorizzatorio del giudice delegato, il contraente non prescelto può dolersi della scelta unicamente impugnando l'atto del curatore e non già il provvedimento finale del giudice delegato (secondo Trib. Milano, 1° dicembre 2011).

La giurisprudenza ha precisato che qualora il curatore abbia intimato il recesso dal contratto d'affitto d'azienda stipulato in data antecedente al fallimento e abbia, contestualmente o successivamente, esercitato la facoltà di scioglimento dei contratti di lavoro ai sensi dell'art. 72 l. fall., non è ammissibile al passivo il credito per TFR maturato in pendenza dell'affitto e sino alla retrocessione dell'azienda (Trib. Milano II, 5 maggio 2012, n. 5571).

Nella fase di liquidazione dell'attivo fallimentare, al curatore è riconosciuta la possibilità di incamerare la cauzione prestata da colui che, scelto tramite procedura competitiva, non addivenga, poi, alla stipula del contratto di affitto di azienda cui quest'ultima era propedeutica, così venendo meno al rispetto della suddetta proposta, a condizione che non venga fornita la prova che l'inadempimento sia giustificato da ragioni idonee a compromettere gli interessi dell'aggiudicatario (Cass., I, n. 11957/2018).

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