Diffida per chiedere il rimborso delle somme corrisposte dalla societa' in liquidazione coatta amministrativa prima della sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza

Vito Amendolagine

Inquadramento

Accertato giudizialmente lo stato d'insolvenza a norma degli artt. 195 e 202 l.fall., sono applicabili con effetto dalla data del provvedimento che ordina la liquidazione coatta amministrativa le disposizioni del titolo II, capo III, sezione III, anche nei riguardi dei soci a responsabilità illimitata.

L'esercizio delle azioni di revoca degli atti compiuti in frode dei creditori compete al commissario liquidatore, il quale presenta al procuratore della Repubblica una relazione in conformità di quanto è disposto dall'art. 33, primo comma, l. fall.

Formula

RACCOMANDATA A.R./PEC

Oggetto: Liquidazione coatta amministrativa dell'impresa .... disposta con d.m. .... pubblicato in G.U. n. ....del.... Richiesta di rimborso della somma di Euro .... relativa a pagamenti effettuati nei sei mesi anteriori alla sentenza di accertamento dello stato d'insolvenza della società in liquidazione coatta amministrativa....

Egregio Sig./Spett.le Società....

....

Via.... n. ....

c.a.p. .... città ....

Allo scrivente risulta che codesta Ditta/Società abbia ricevuto dall'impresa in liquidazione coatta amministrativa.... il versamento delle seguenti somme: Euro .... per il pagamento di...., effettuato rispettivamente in data ...., entro i sei mesi anteriori alla sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza della predetta società, come risulta da ....(indicare documenti/fonti di prova).

Trattandosi di atti revocabili in quanto pregiudizievoli per i creditori, La invito a farmi avere la predetta somma entro e non oltre quindici giorni da oggi, con l'avvertimento che, in mancanza, provvederò a richiedere al Ministero delle Attività Produttive l'autorizzazione per promuovere contro di Lei le azioni legali più opportune.

Distinti saluti.

Luogo e data....

Il Commissario Liquidatore....

Commento

In base al testo dell'art. 67 l.fall., sono revocati, salvo che l'altra parte provi che non conosceva lo stato d'insolvenza del debitore:

1) gli atti a titolo oneroso compiuti nell'anno anteriore alla dichiarazione di fallimento, in cui le prestazioni eseguite o le obbligazioni assunte dal fallito sorpassano di oltre un quarto ciò che a lui è stato dato o promesso;

2) gli atti estintivi di debiti pecuniari scaduti ed esigibili non effettuati con danaro o con altri mezzi normali di pagamento, se compiuti nell'anno anteriore alla dichiarazione di fallimento;

3) i pegni, le anticresi e le ipoteche volontarie costituiti nell'anno anteriore alla dichiarazione di fallimento per debiti preesistenti non scaduti;

4) i pegni, le anticresi e le ipoteche giudiziali o volontarie costituiti entro sei mesi anteriori alla dichiarazione di fallimento per debiti scaduti.

Sono altresì revocati, se il curatore prova che l'altra parte conosceva lo stato d'insolvenza del debitore, i pagamenti di debiti liquidi ed esigibili, gli atti a titolo oneroso e quelli costitutivi di un diritto di prelazione per debiti, anche di terzi, contestualmente creati, se compiuti entro sei mesi anteriori alla dichiarazione di fallimento.

Non sono soggetti all'azione revocatoria: i pagamenti di beni e servizi effettuati nell'esercizio dell'attività d'impresa nei termini d'uso; le rimesse effettuate su un conto corrente bancario, purché non abbiano ridotto in maniera consistente e durevole l'esposizione debitoria del fallito nei confronti della banca; le vendite ed i preliminari di vendita trascritti ai sensi dell'art. 2645 bis c.c., i cui effetti non siano cessati ai sensi del comma terzo della suddetta disposizione, conclusi a giusto prezzo ed aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo, destinati a costituire l'abitazione principale dell'acquirente o di suoi parenti e affini entro il terzo grado, ovvero immobili ad uso non abitativo destinati a costituire la sede principale dell'attività d'impresa dell'acquirente, purchè alla data di dichiarazione di fallimento tale attività sia effettivamente esercitata ovvero siano stati compiuti investimenti per darvi inizio; gli atti, i pagamenti e le garanzie concesse su beni del debitore purchè posti in essere in esecuzione di un piano che appaia idoneo a consentire il risanamento della esposizione debitoria dell'impresa e ad assicurare il riequilibrio della sua situazione finanziaria; un professionista indipendente designato dal debitore, iscritto nel registro dei revisori legali ed in possesso dei requisiti previsti dall'art. 28, lett. a) e b) deve attestare la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano; il professionista è indipendente quando non è legato all'impresa e a coloro che hanno interesse all'operazione di risanamento da rapporti di natura personale o professionale tali da comprometterne l'indipendenza di giudizio; in ogni caso, il professionista deve essere in possesso dei requisiti previsti dall'art. 2399 c.c. e non deve, neanche per il tramite di soggetti con i quali è unito in associazione professionale, avere prestato negli ultimi cinque anni attività di lavoro subordinato o autonomo in favore del debitore ovvero partecipato agli organi di amministrazione o di controllo; il piano può essere pubblicato nel registro delle imprese su richiesta del debitore; gli atti, i pagamenti e le garanzie posti in essere in esecuzione del concordato preventivo, dell'amministrazione controllata, nonché dell'accordo omologato ai sensi dell'art. 182 bis l.fall., nonchè gli atti, i pagamenti e le garanzie legalmente posti in essere dopo il deposito del ricorso di cui all'art. 161 l.fall.; i pagamenti dei corrispettivi per prestazioni di lavoro effettuate da dipendenti ed altri collaboratori, anche non subordinati, del fallito; i pagamenti di debiti liquidi ed esigibili eseguiti alla scadenza per ottenere la prestazione di servizi strumentali all'accesso alle procedure concorsuali di amministrazione controllata e di concordato preventivo.

Le disposizioni dell'art. 67 l.fall. non si applicano all'istituto di emissione, alle operazioni di credito su pegno e di credito fondiario; sono salve le disposizioni delle leggi speciali.

Nell'azione revocatoria fallimentare disciplinata dall'art. 67, comma 2, l. fall., la prova della conoscenza dello stato di insolvenza in capo al revocando può essere offerta dal commissario liquidatore non solo attraverso prove dirette, ma anche attraverso presunzioni, purché queste, per i loro requisiti di gravità, precisione e concordanza, siano tali da far ritenere dimostrato, ai sensi dell'art. 2729 c.c., che il creditore fosse effettivamente - e non solo potenzialmente - a conoscenza dello stato di dissesto economico e di crisi irreversibile in cui versava il debitore al momento del pagamento o del compimento dell'atto di cui si invoca la ripetizione o la declaratoria di inefficacia (Cass. n. 8827/2011; Cass., n. 1834/2011; Cass. n. 15939/2007).

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