Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 14 - Obbligo dell'imprenditore che chiede il proprio fallimento 1.

Roberto Amatore

Obbligo dell'imprenditore che chiede il proprio fallimento 1.

 

L'imprenditore che chiede il proprio fallimento deve depositare presso la cancelleria del tribunale le scritture contabili e fiscali obbligatorie concernenti i tre esercizi precedenti ovvero l'intera esistenza dell'impresa, se questa ha avuto una minore durata. Deve inoltre depositare uno stato particolareggiato ed estimativo delle sue attività, l'elenco nominativo dei creditori e l'indicazione dei rispettivi crediti, l'indicazione dei ricavi lordi per ciascuno degli ultimi tre esercizi, l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali e personali su cose in suo possesso e l'indicazione delle cose stesse e del titolo da cui sorge il diritto 2.

[1] Articolo sostituito dall'articolo 12 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5.

Inquadramento

Il ricorso del debitore deve essere accompagnato dal deposito presso la cancelleria del tribunale delle scritture contabili e fiscali obbligatorie inerenti i tre esercizi precedenti, oppure il periodo precedente, se più breve. Deve altresì essere depositato uno stato particolareggiato ed estimativo delle attività, l'elenco nominativo dei creditori e l'indicazione dei rispettivi crediti, l'indicazione dei ricavi lordi per ciascuno degli ultimi tre esercizi, l'elenco nominativo di coloro che vantano diritti reali e personali su cose in suo possesso con l'indicazione delle cose stesse e del titolo da cui sorge il diritto.

Lo scopo è quello di acconsentire al tribunale la verifica puntuale della sussistenza dei presupposti del fallimento

L'iniziativa del debitore è di regola una facoltà dello stesso, diventa invece un obbligo penalmente sanzionato quando l'inerzia provoca un aggravamento dell'insolvenza. Per l'art. 217 n. 4 l.fall. risponde infatti di bancarotta semplice l'imprenditore che «ha aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del proprio fallimento o con altra colpo grave».

Perché si configuri il reato occorre quindi un rapporto di causa ad effetto, vale a dire l'omissione da parte del debitore deve aver causato l'aggravamento del dissesto.

Generalità

Il ricorso per la dichiarazione di fallimento del debitore, nel caso in cui si tratti di una società, deve essere presentato dall'amministratore, dotato del potere di rappresentanza legale, senza necessità della preventiva autorizzazione dell'assemblea o dei soci, non trattandosi di un atto negoziale né di un atto di straordinaria amministrazione, ma di una dichiarazione di scienza, peraltro doverosa, in quanto l'omissione risulta penalmente sanzionata; tale principio trova applicazione anche nel caso in cui l'amministratore sia stato nominato dal custode giudiziario della quota pari all'intero capitale sociale di cui il giudice per le indagini preliminari abbia disposto il sequestro (Cass. I, n. 19983/2009) Il custode giudiziario delle quote sociali, designato in sede di sequestro preventivo penale, può assumere, in qualità di rappresentante della proprietà del capitale ed in mancanza di una norma di legge che lo vieti, la funzione di amministratore della società, dovendosi escludere il conflitto d'interessi. Ne consegue che il custode, assumendo la qualità di amministratore, è legittimato a proporre l'istanza per la dichiarazione di fallimento in proprio (Cass. VI, n. 12072/2014).

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