Legge - 27/01/2012 - n. 3 art. 8 - Contenuto dell'accordo o del piano del consumatore 1

Salvo Leuzzi
aggiornato da Francesco Maria Bartolini

Contenuto dell'accordo o del piano del consumatore1

 

1. La proposta di accordo o di piano del consumatore prevede la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma, anche mediante cessione dei crediti futuri2.

1-bis. La proposta di piano del consumatore può prevedere anche la falcidia e la ristrutturazione dei debiti derivanti da contratti di finanziamento con cessione del quinto dello stipendio, del trattamento di fine rapporto o della pensione e dalle operazioni di prestito su pegno, salvo quanto previsto dall'articolo 7, comma 1, secondo periodo3.

1-ter. La proposta di piano del consumatore e la proposta di accordo formulata dal consumatore possono prevedere  anche  il rimborso, alla scadenza convenuta, delle rate a scadere del contratto di mutuo garantito da ipoteca iscritta sull'abitazione principale del debitore se lo stesso, alla data del deposito della proposta, ha adempiuto le proprie obbligazioni o se il giudice lo autorizza al pagamento del debito per capitale ed interessi scaduto a tale data4.

1-quater. Quando l'accordo è proposto da un soggetto che non è consumatore e contempla la continuazione dell'attività aziendale, è possibile prevedere il rimborso, alla scadenza convenuta, delle rate a scadere del contratto di mutuo con garanzia reale gravante su beni strumentali all'esercizio dell'impresa se il debitore, alla data della presentazione della proposta di accordo, ha adempiuto le proprie obbligazioni o se il giudice lo autorizza al pagamento del debito per capitale ed interessi scaduto a tale data. L'organismo di composizione della crisi attesta che il credito garantito potrebbe essere soddisfatto integralmente con il ricavato della liquidazione del bene effettuata a valore di mercato e che il rimborso delle rate a scadere non lede i diritti degli altri creditori5.

1-quinquies. L'organismo di composizione della crisi, entro sette giorni dall'avvenuto conferimento dell'incarico da parte del debitore, ne dà notizia all'agente della riscossione e agli uffici fiscali, anche degli enti locali, competenti sulla base dell'ultimo domicilio fiscale dell'istante, i quali entro trenta giorni debbono comunicare il debito  tributario  accertato  e  gli  eventuali accertamenti pendenti6.

2. Nei casi in cui i beni e i redditi del debitore non siano sufficienti a garantire la fattibilità dell'accordo o del piano del consumatore, la proposta deve essere sottoscritta da uno o più terzi che consentono il conferimento, anche in garanzia, di redditi o beni sufficienti per assicurarne l'attuabilità7.

3. Nella proposta di accordo sono indicate eventuali limitazioni all'accesso al mercato del credito al consumo, all'utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico a credito e alla sottoscrizione di strumenti creditizi e finanziari.

3-bis. Con riferimento alla proposta di accordo o di piano del consumatore presentata da parte di chi svolge attività d'impresa, possono prestare le garanzie di cui al comma 2 i consorzi fidi autorizzati dalla Banca d'Italia ai sensi dell'articolo 107 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 , e successive modificazioni, nonché gli intermediari finanziari iscritti all'albo previsto dall'articolo 106 del medesimo testo unico di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993, e successive modificazioni, assoggettati al controllo della Banca d'Italia. Le associazioni antiracket e antiusura iscritte nell'albo tenuto presso il Ministero dell'interno possono destinare contributi per la chiusura di precedenti esposizioni debitorie nel percorso di recupero da sovraindebitamento così come definito e disciplinato dalla presente legge. Il rimborso di tali contributi è regolato all'interno della proposta di accordo o di piano del consumatore8.

4. La proposta di accordo con continuazione dell'attività d'impresa e il piano del consumatore possono prevedere una moratoria fino ad un anno dall'omologazione per il pagamento dei creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, salvo che sia prevista la liquidazione dei beni o diritti sui quali sussiste la causa di prelazione9.

[8] Comma inserito dall'articolo 21-septies, comma 1, del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132.

Inquadramento

L'art. 8 è correlato all'art. 7, comma 1, ultima parte, occupandosi di descrivere il contenuto della proposta di accordo o di piano, lasciando ampi margini all'autonomia negoziale, all'insegna dell'atipicità delle modalità di affronto della situazione di sovraindebitamento. La norma disciplina anche il necessario ricorso all'intervento di sostegno «in garanzia» di uno o più terzi in funzione dell'attuabilità dell'ipotesi concorsuale, nel caso di insufficienza delle risorse del debitore. È, inoltre, prevista la possibilità di stabilire limitazioni all'accesso al mercato del credito al consumo, all'utilizzo delle carte di credito e alla sottoscrizione di strumenti creditizi e finanziari. Infine, viene stabilita la possibilità di una moratoria fino ad un anno dall'omologazione per il pagamento dei creditori prelatizi, salvo che sia prevista la liquidazione dei beni o diritti sui quali sussiste la causa di prelazione.

Atipicità della proposta e del piano

La proposta di accordo — ai sensi dell'art. 8, comma 1 — contempla la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma.

Il contenuto del piano può essere il più vario, essendo riconosciuta la massima autonomia alle parti, sia in riferimento alle modalità del soddisfacimento dei singoli creditori, sia per in punto di scelta del mezzo di pagamento. La soddisfazione può assumere qualunque fisionomia, non solo quella pecuniaria: l'accordo può essere, infatti, dilatorio o remissorio o misto, può prevedere un assuntore o contemplare la gestione da parte del medesimo proponente, può implicare la prestazione di garanzie di terzi e comprendere finanche la cessione di redditi o crediti futuri

Sottoscrizione del terzo

A norma del comma 2 dell'art. 8, nei casi in cui i beni o i redditi del debitore non siano sufficienti a garantire la fattibilità del piano, la proposta deve essere sottoscritta da uno o più terzi (solitamente familiari) che consentano il conferimento, anche in garanzia, di redditi o beni sufficienti per l'attuabilità dell'accordo. L'uso del termine «conferimento» è improprio e atecnico, identificandosi con un trasferimento di un bene o di un diritto da un patrimonio a un altro. Esso è idoneo a consentire la realizzabilità dell'accordo o del piano mediante in quanto incentrato sull'obbligo assunto dal terzo di rendere disponibili taluni beni o redditi in funzione della prospettiva di affronto del sovraindebitamento. L'intervento del terzo va considerato solutorio o di garanzia. Una volta che sia stato assunto l'obbligo, il terzo diventa parte dell'accordo o del piano a ogni effetto.

Vi è un riferimento generico alle garanzie. Non se ne annoverano di determinate e, in tal senso, deve ritenersi ammissibile qualunque garanzia, purché tale da far ritenere attuabile l'accordo di ristrutturazione del quale si tratta. Possono prestarsi non soltanto garanzie tipiche (ad esempio, pegno od ipoteca), ma anche atipiche.

Moratoria annuale

Il comma 4 dell'art. 8 rende possibile prevedere una moratoria fino ad un anno dall'omologazione per il pagamento dei creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca, salvo che sia prevista la liquidazione dei beni o diritti sui quali insiste la causa di prelazione. Si tratta di un limite alla possibilità di «spalmare» nel tempo i debiti prelatizi, che viene coniato sulla falsa riga della previsione di cui all'art. 186-bis legge fall. La moratoria attiene al soggetto, imprenditore o professionista, che intenda programmare la gestione del sovraindebitamento con la prosecuzione diretta e a tempo indeterminato della propria attività, sul presupposto del mantenimento della titolarità dei beni a tal fine funzionali, beni che, dunque, rimangono necessariamente sottratti alla cessione finalizzata al soddisfacimento dei creditori. La mancata liquidazione di tali beni esclude quindi che possa valere il principio generale per il quale nelle procedure concorsuali il soddisfacimento del credito privilegiato, nei limiti della capienza, è agganciato alla vendita del bene o dei beni sui quali il privilegio insiste. Detto principio generale, esplicitato nella parte della norma che esclude l'operatività della moratoria quando «sia prevista la liquidazione dei beni o diritti sui quali sussiste la causa di prelazione» va applicato anche nel caso in cui sia pianificata la liquidazione dei beni non funzionali alla continuità aziendale o alla prosecuzione dell'esercizio della professione. L'applicazione della moratoria è, pertanto, circoscritta alla sola ipotesi di prosecuzione dell'impresa o della professione, essendo limitata a quei privilegi che, in quando riferiti a beni non oggetto di cessione nell'interesse dei creditori, non sono suscettibili d'esser soddisfatti nei tempi coincidenti con quelli della vendita.

 Gli accordi di ristrutturazione dei debiti come pure i piani del consumatore possono prevedere una dilazione del pagamento dei crediti prelatizi, oltre il termine annuale di cui all'art. 8, comma 4, l. n.3/2012, purchè ai titolari di tali crediti sia attribuito il diritto di voto, tenuto conto che detta dilazione, anche se di lunga durata, non pone un problema di fattibilità giuridica ma influisce soltanto sulla valutazione di convenienza per i creditori (Cass. VI, ord. n.17391/2020, fattispecie di dilazione in cinque anni del pagamento di un credito ipotecario).

Bibliografia

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