Decreto legislativo - 8/07/1999 - n. 270 art. 76 - Decreto di chiusura.

Rosaria Giordano

Decreto di chiusura.

1. La chiusura della procedura di amministrazione straordinaria è dichiarata con decreto motivato dal tribunale, su istanza del commissario straordinario o dell'imprenditore dichiarato insolvente, ovvero d'ufficio.

2. Si applicano le disposizioni dell'articolo 71, commi 3, 4 e 5.

Inquadramento

Il procedimento di chiusura viene disciplinato per relationem a quello previsto dall'art. 71 per l'ipotesi di conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento.

Pertanto, il procedimento segue, sebbene il legislatore resti silente sulla questione, la forma camerale di cui agli artt. 737 e ss. c.p.c. e culmina in un decreto motivato, reclamabile secondo lo schema dell'art. 33 del decreto in esame.

Con la chiusura della procedura, l'imprenditore rientra nella disponibilità dei propri diritti e gli stessi creditori riacquistano la possibilità di incardinare nei confronti dello stesso azioni esecutive (e cautelari) individuali.

La pronuncia decreto di chiusura: procedimento ed impugnazioni

La relativa disciplina è, secondo quanto espressamente previsto dalla norma in esame, mutuata su quella prevista per il provvedimento di conversione dall'art. 71.

Pertanto, la chiusura è disposta dal tribunale con decreto motivato, sentiti il Ministro dell'industria (ossia dello sviluppo economico), il commissario straordinario e l'imprenditore dichiarato insolvente. La previsione resta silente in ordine alle norme applicabili al procedimento, che peraltro, dovrebbero essere quelle stabilite per il rito in camera di consiglio regolato dagli artt. 737 ss. c.p.c., analogamente al procedimento per la dichiarazione di insolvenza disciplinato dall'art. 7 (cfr. Sandulli, 50; addiviene alla stessa conclusione dando tuttavia rilievo alle indicazioni contenute nella Relazione governativa Martino, 265).

Ai fini della decisione, il Tribunale terrà conto principalmente degli elementi di valutazione offerti dalle relazioni del commissario straordinario. Nel silenzio della disposizione in esame sul punto occorre interrogarsi tuttavia circa la possibilità per il Tribunale, similmente a quanto avviene in sede di apertura della procedura secondo quanto espressamente previsto dall'art. 30, di disporre ulteriori accertamenti istruttori (Sandulli, 50). La risposta affermativa a tale questione interpretativa può essere argomentata: a) mediante applicazione analogica dell'art. 30; b) tenendo conto del rilievo secondo cui, in mancanza, l'intervento del tribunale sarebbe meramente formale, in contrasto con la ratio legis volta a riservare all'intervento giurisdizionale la trattazione di tutte le questioni che involgano la tutela di diritti soggettivi; c) in considerazione del disposto dell'art. 738, comma 2, c.p.c. che in tema di procedimenti in camera di consiglio attribuisce al giudice il potere di disporre informazioni (cfr. Martino, 266). Tra gli accertamenti che potranno essere disposti dal tribunale peculiare rilevanza dovrebbe essere attribuita ad uno strumento istruttorio, pur di lunga indagine, come la consulenza tecnica volta ad una verifica della correttezza delle indicazioni provenienti dalla relazione del commissario straordinario (Martino, 267).

Prima di provvedere sulla chiusura, il Tribunale dovrà «sentire» il Ministro dell'Industria (ovvero dello Sviluppo economico), il commissario straordinario e l'imprenditore dichiarato insolvente. A riguardo, si è osservato che, sebbene l'art. 7 del medesimo decreto in esame (v. relativo comm.) utilizzi il differente termine «convoca» ai fini dell'accertamento dello stato di insolvenza si applica la medesima procedura prevista dal tale norma (Sandulli, 51, secondo il quale, tuttavia, l'audizione dell'imprenditore insolvente non è funzionale, come già nella procedura di amministrazione controllata, alla formulazione di una richiesta di ammissione al concordato preventivo che dovrebbe essere necessariamente effettuata nella fase istruttoria antecedente all'accertamento dello stato di insolvenza). Ne deriva che il Ministro potrà designare un delegato per la comparizione o far pervenire un parere scritto e che il Tribunale potrà delegare l'audizione ad uno dei suoi componenti, fermo che l'audizione non potrà avvenire se non previa convocazione con comunicazione dell'avviso in modo che tra la data della convocazione e quella della comparizione intercorra un termine non inferiore a quindici giorni liberi, salve particolari ragioni di urgenza.

La chiusura dell'amministrazione straordinaria va disposta con decreto, pur dettagliatamente motivato, e non con sentenza, come avveniva nella precedente disciplina.

Nell'attuale disciplina, sia nell'ipotesi di rigetto, sia di accoglimento dell'istanza di chiusura, è ammesso il reclamo alla corte di appello nel termine di quindici giorni, decorrente per il commissario straordinario e l'imprenditore insolvente dalla sua comunicazione, e, per ogni altro interessato, dalla data di affissione del provvedimento. Tale strumento impugnatorio appare analogo a quello disciplinato dall'art. 33 (v., tra gli altri, Fabiani, 1077), al cui commento si rinvia per più ampi riferimenti, sicché, ad esempio, come è stato sancito per il decreto di apertura dell'amministrazione straordinaria, riteniamo che l'impugnazione non possa essere proposta per un motivo che avrebbe dovuto essere fatto valere in sede di opposizione a stato d'insolvenza.

Legittimati alla proposizione del reclamo, sulla base della stessa formula adoperata per l'opposizione alla sentenza dichiarativa di fallimento (e d'insolvenza), sono tutti i soggetti interessati. Si è osservato che sotto tale profilo la disciplina sembra dettata sul presupposto che il provvedimento di conversione non abbia natura contenziosa e sia di tipo ordinatorio, giustificandosi soltanto in tal senso l'attribuzione della legittimazione ad impugnare in capo a soggetti privi del potere di iniziativa in ordine all'attivazione del procedimento (così, in una prospettiva critica, Martino, 265).

In sede di riesame del provvedimento di conversione, alla stessa stregua del reclamo previsto avverso il decreto di apertura dell'amministrazione straordinaria, deve essere assicurato il pieno contraddittorio tra i soggetti interessati. Pertanto, la Corte di Appello deve provvedere in camera di consiglio, sentiti il commissario straordinario, l'imprenditore ed il reclamante.

Peraltro, mentre il reclamo proposto ai sensi dell'art. 33 non sospende l'esecuzione del decreto oggetto di gravame emesso ex art. 30, tale indicazione non compare anche nella norma in esame. A riguardo, si è evidenziato che nell'alternativa tra il ricorso all'interpretazione analogica o a quella letterale, dovrebbe essere privilegiata quest'ultima poiché, intervenendo a procedura in corso, è verosimile che non vi siano ragioni d'urgenza che impongano l'immediata modificazione della procedura, i.e. che possa essere tollerato il differimento dell'effetto della conversione al momento della decisione da parte della Corte d'Appello (Fabiani, 1078).

Il provvedimento è soggetto alle medesime forme di pubblicità che abbiamo prima ricordato in merito al decreto di conversione reso dal tribunale.

La disposizione in esame non prevede che il decreto della Corte di appello possa essere assoggettato al ricorso straordinario per cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost. (in generale sui presupposti per la proposizione dello stesso v. Tiscini, 1 ss.). Secondo alcuni il provvedimento avrebbe contenuto ordinatorio e dovrebbe ritenersi insuscettibile di ricorso ex art. 111 Cost. (cfr. Sandulli, 52). Riteniamo, tuttavia, più corretta l'opposta impostazione interpretativa secondo la quale deve invece ritenersi ammissibile il ricorso straordinario per cassazione avverso il decreto emanato in sede di reclamo dalla Corte d'Appello ai sensi della norma in esame, essendo il provvedimento di conversione decisorio su diritti soggettivi sia dell'imprenditore insolvente che del ceto creditorio (Martino, 267).

Effetti del provvedimento

Il provvedimento di chiusura comporta per l'imprenditore la cessazione degli effetti di ordine patrimoniale ed il riacquisto della disponibilità dei suoi diritti, della capacità processuale e della possibilità d'intraprendere una nuova attività (con riferimento al fallimento v. Cass. I, n. 2514/1998).

I creditori che non abbiano trovato soddisfacimento delle loro pretese creditorie possono iniziare o proseguire le azioni esecutive per ottenere il pagamento di quanto loro dovuto e possono intentare nuove azioni di cognizione. Riprende per loro la maturazione degli interessi e della rivalutazione monetaria, nonché il decorso della prescrizione. Acquistano efficacia le formalità compiute dopo l'inizio dell'amministrazione straordinaria per rendere opponibili gli atti ai terzi. Le azioni aventi per oggetto l'impugnazione degli atti pregiudizievoli ai creditori non possono essere proseguite, salvo per il regolamento delle spese. Ove sia residuato qualcosa di ciò che è stato oggetto di revocatoria, deve essere restituito all'accipiens. I creditori riacquistano la legittimazione attiva ad esperire le azioni revocatorie ordinarie.

I contratti stipulati dal commissario straordinario nel corso della procedura, o nei quali sia subentrato, continuano a produrre effetti in capo all'imprenditore. I contratti stipulati prima della procedura e che si sono sciolti non hanno più alcuna validità od efficacia; quelli ancora ineseguiti all'atto della chiusura e per i quali il commissario straordinario non ha esercitato alcuna facoltà di scioglimento riprendono vigore.

La chiusura dell'amministrazione straordinaria determina la decadenza del commissario straordinario che, quindi, perde anche la legittimazione processuale. Ove l'evento sia stato dichiarato nel giudizio o portato a conoscenza dell'altra parte si verifica l'interruzione del processo. Il debitore in bonis può procedere alla sua riassunzione nel termine di legge. Tra i giudizi che possono essere ulteriormente attivati rientrano quelli di opposizione a stato passivo pendenti all'atto della chiusura.

Bibliografia

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