Decreto legislativo - 8/07/1999 - n. 270 art. 68 - Acconti ai creditori.

Alessandro Nastri

Acconti ai creditori.

1. In qualunque momento nel corso della procedura, tenuto conto delle esigenze connesse all'esercizio dell'impresa, il commissario straordinario, sentito il parere del comitato di sorveglianza e con l'autorizzazione del giudice delegato, può distribuire acconti parziali ai creditori, o ad alcune categorie di essi, sulle somme che saranno prevedibilmente attribuite in via definitiva nel rispetto delle cause legittime di prelazione.

2. Nella distribuzione degli acconti è data preferenza ai crediti dei lavoratori subordinati e ai crediti degli imprenditori per le vendite e somministrazioni di beni e per le prestazioni di servizi effettuate a favore dell'impresa insolvente nei sei mesi precedenti la dichiarazione dello stato di insolvenza.

3. Le disposizioni del presente articolo si applicano indipendentemente dal tipo di programma adottato fra quelli alternativamente previsti dall'articolo 27, comma 2.

Inquadramento

Mutuando la disciplina dell'art. 212 l.fall. sulla ripartizione dell'attivo nella liquidazione coatta amministrativa, l'art. 68 d.lgs. n. 270/1999 prevede la possibilità di distribuire acconti parziali a tutti i creditori o ad alcune categorie di essi in qualunque momento della procedura (e dunque anche prima del deposito del decreto che dichiara esecutivo lo stato passivo), previa acquisizione del parere del comitato di sorveglianza e con l'autorizzazione del giudice delegato.

Pur costituendo una forma di soddisfacimento parziale e anticipato dei crediti, al pari delle ripartizioni parziali dell'attivo, gli acconti si differenziano da questi ultimi per molteplici aspetti. In primo luogo, mentre i riparti parziali possono effettuarsi solo nelle procedure di amministrazione straordinaria con indirizzo di cessione (v. il commento all'art. 67), la disciplina degli acconti si applica, ai sensi del comma 3, «indipendentemente dal tipo di programma adottato fra quelli alternativamente previsti dall'art. 27, comma 2», e quindi anche nell'amministrazione straordinaria con indirizzo di ristrutturazione, alle cui finalità, invero, lo strumento pare maggiormente conformarsi (Formica, 1844; ma v. Apice, Mancinelli, 577, nt. 29, secondo i quali in ipotesi di ristrutturazione la concessione di acconti appare poco opportuna, essendo incerto il futuro della gestione). Del resto, diversamente dalla nozione di ripartizione (che evoca una pregressa attività di liquidazione), il concetto di acconto è spurio e quindi idoneo a ricomprendere ogni forma di pagamento anticipato (Formica, 1841). Gli acconti, poi, sono provvisori e non assumono la connotazione della definitività e irripetibilità che caratterizza le ripartizioni parziali ai sensi dell'art. 114 l.fall. (Dello Strologo, 405; Stasi, 1680; Marinucci, 307; Apice, Mancinelli, 577; Falini, 33, nt. 19). Ciò spiega un'altra differenza tra le due forme di distribuzione dell'attivo: se le ripartizioni parziali presuppongono necessariamente l'esecutività dello stato passivo, gli acconti possono essere distribuiti anche in precedenza, fermo restando l'onere per i destinatari di ottenere l'ammissione al passivo (Stasi, 1680), pena la restituzione degli acconti ricevuti (Marinucci, 306). Inoltre, mentre le ripartizioni parziali costituiscono un obbligo per il commissario straordinario (Marinucci, 308, ad avviso del quale la locuzione «presenta» va intesa come «deve presentare»), la distribuzione degli acconti, anche in base al tenore letterale dell'art. 68 (secondo cui il commissario «può distribuire» acconti), è meramente facoltativa (Gualandi, 612; Stasi, 1680; Formica, 1841; contra Francario, 294). Si è in proposito affermato che nella procedura con indirizzo di cessione gli acconti, costituendo un'anticipazione dei riparti, non possano essere più distribuiti a partire dal momento in cui si realizzano i presupposti per effettuare le ripartizioni parziali, ponendosi la disciplina degli acconti in rapporto di sussidiarietà rispetto a quella dei riparti parziali (Alessi, 225-226; Formica, 1842; Falini, 33, nt. 19; si veda anche Marraffa, 98, ad avviso del quale gli acconti possono trovare concreta giustificazione solo quando la lunghezza e la complessità della fase dell'accertamento del passivo non consentano la presdisposizione dei riparti). Di certo, la norma presuppone implicitamente che non sia ancora intervenuta la dichiarazione di cessazione dell'esercizio dell'impresa ai sensi dell'art. 73 d.lgs. n. 270/99 (Francario, 293).

Presupposti e modalità di distribuzione degli acconti

Il comma 1 dell'art. 68 ricollega la distribuzione degli acconti alle «esigenze connesse all'esercizio dell'impresa», da ciò desumendosi che la principale finalità perseguita con lo strumento non è (come nella liquidazione coatta amministrativa) quella di soddisfare in via anticipata determinati creditori appartenenti alle categorie più deboli, ma quella di agevolare l'impresa in amministrazione straordinaria salvaguardando i rapporti strategici per l'esercizio dell'attività (Marinucci, 306; Ferraro, 389). Ciò è confermato, del resto, dalla previsione del comma 2 in base alla quale nella distribuzione degli acconti è data preferenza ai lavoratori subordinati e ai crediti per vendite e somministrazioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei sei mesi precedenti la dichiarazione dello stato di insolvenza, essendo tale previsione funzionale alla salvaguardia dei rapporti di lavoro subordinato e delle forniture di beni o servizi che si presumono ancora in corso (Formica, 1844; v. altresì Sciuto, 245, secondo cui tale preferenza è coerente con gli interessi in funzione dei quali si giustifica la specialità della procedura di amministrazione straordinaria). La necessità di tener conto delle esigenze connesse all'esercizio dell'impresa si estrinseca anche nella verifica della fattibilità della distribuzione degli acconti, con particolare riguardo all'esigenza di non sottrarre risorse indispensabili alla gestione aziendale (Stasi, 1682). Gli acconti devono avere ad oggetto somme che saranno prevedibilmente attribuite in via definitiva, con ciò richiedendosi al commissario straordinario di effettuare un giudizio prognostico in ordine alla fondatezza delle pretese creditorie e alle relative probabilità di soddisfacimento al termine della procedura (Lo Cascio, 373; Stasi, 1680 e 1682; si veda la considerazione di Censoni, 549, secondo cui «resta da chiedersi come potrà essere rispettata in concreto detta condizione in una fase in cui, come quella di osservazione, la formazione dello stato passivo è appena agli inizi»), al fine di evitare di dover poi richiedere ai destinatari la restituzione delle somme, con tutti i rischi che ne conseguono (Formica, 1844; Apice, Mancinelli, 577). La distribuzione degli acconti va effettuata nel rispetto delle cause legittime di prelazione, senza cioè alterare la par condicio creditorum (Formica, 1844), con la conseguente necessità, secondo alcuni, che il commissario straordinario alleghi all'istanza di autorizzazione un piano di riparto virtuale (Alessi, 221; Dello Strologo, 405). Sull'istanza del commissario deve essere sentito il comitato di sorveglianza, chiamato ad esprimere un parere obbligatorio ma non vincolante (Alessi, 221; Cimetti, 1015). L'autorizzazione del giudice delegato, la cui previsione riduce notevolmente la discrezionalità del commissario (Dello Strologo, 404), concerne non solo la legittimità della distribuzione degli acconti, in specie sotto il profilo del rispetto della par condicio creditorum, ma anche aspetti di merito, con particolare riferimento alla prognosi di soddisfazione dei destinatari al termine della procedura e, soprattutto, alla sussistenza delle esigenze connesse all'esercizio dell'impresa (Formica, 1844). La norma nulla dice in merito all'entità degli acconti, ma vi è chi ritiene che essi, in base ad un'applicazione analogica dell'art. 113 l.fall., non possano superare l'ottanta per cento delle somme disponibili (Bonsignori, 105, sotto il vigore della vecchia legge sull'amministrazione straordinaria e con riferimento alla soglia del novanta per cento fissata dall'art. 113 l.fall. prima della riforma del 2006). Vi è altresì chi afferma che, stante il riferimento della norma ad «acconti parziali», l'importo erogato in favore di ciascun destinatario debba essere necessariamente inferiore al relativo credito (Alessi, 221; v. altresì Formica, 1845, secondo cui, poiché il concetto stesso di acconto evoca una ripartizione non integrale, l'aggettivo «parziali» sarebbe addirittura pleonastico; contra Marinucci, 309, il quale ritiene che l'entità dell'acconto possa corrispondere anche alla totalità del credito, purché ciò non comporti la lesione dei diritti dei creditori pretermessi).

I destinatari degli acconti

In base al comma 2, nella distribuzione degli acconti devono essere preferiti i lavoratori subordinati e gli imprenditori che abbiano effettuato in favore dell'impresa forniture di beni o prestazioni di servizi nei sei mesi precedenti la dichiarazione dell'insolvenza (sulla ratio di tale preferenza, v. supra). Ciò non impedisce di distribuire acconti anche ad altre categorie di creditori, purché la percentuale assegnata alle categorie «preferite» sia sensibilmente superiore a quella riconosciuta agli altri creditori (Zanichelli, 256). Se l'individuazione della categoria dei lavoratori subordinati ben si coniuga con la necessità del rispetto delle cause legittime di prelazione in forza della previsione del comma 1, non altrettanto può dirsi per i fornitori di beni o servizi, sicché ci si è chiesti quale sia l'effettiva portata della preferenza loro accordata: secondo alcuni autori il conflitto con la previsione del primo comma è solo apparente, perché la preferenza stabilita dal secondo comma opera solo all'interno della categoria (Formica, 1845; Federico, 353; Lo Cascio, 374; Dello Strologo, 405; Cimetti, 1015).

La pubblicazione del progetto di distribuzione degli acconti e i rimedi di carattere impugnatorio

Nel silenzio della norma sul punto, in dottrina si afferma che, nell'ottica di un'interpretazione costituzionalmente orientata, il progetto di distribuzione degli acconti autorizzato dal giudice delegato debba essere comunicato ai creditori nelle medesime forme previste per i riparti parziali (Patti, 253 ss.; Formica, 1844), e dunque con l'invio di copia a mezzo posta elettronica certificata (Stasi, 1683) ovvero, in caso di numero elevato di creditori, mediante forme di diffusione alternativa quali, ad esempio, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale o su quotidiani di tiratura nazionale (Federico, 353). Quanto al mezzo di impugnazione, si è prospettata l'esperibilità del reclamo ex art. 36 l.fall. avverso il progetto di distribuzione del commissario (Formica, 1844), ovvero del reclamo ex art. 26 l.fall. contro il decreto di autorizzazione del giudice delegato, che ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.lgs. n. 270/99 è impugnabile «nei modi consentiti per i decreti del giudice delegato al fallimento» (Alessi, 223; Marinucci, 308; v. altresì Stasi, 1682, secondo il quale i vizi propri dell'atto di erogazione del commissario dovrebbero essere fatti valere con impugnazione dinanzi al giudice amministrativo).

Bibliografia

Alessi, L'amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolventi. Commento sistematico al d.lgs. 8 luglio 1999, n. 270, Milano 2000; Apice, Mancinelli, Il fallimento e gli altri procedimenti di composizione della crisi, Torino, 2012; Bonsignori, L'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, Padova, 1988; Censoni, Gli effetti sostanziali del c.d. periodo di osservazione e della nuova amministrazione straordinaria, in Giur. comm. 2001, 5, 548 ss.; Cimetti, in Pototsching, Marelli, Cimetti, Fallimento e altre procedure concorsuali, Milano, 2010, 922 ss.; Dello Strologo, in Ghia, Piccininni, Severini (diretto da), Trattato delle procedure concorsuali, V, Milano, 2011, 381 ss.; Falini, La straordinaria amministrazione. Elementi di criticità nella comunicazione e nel controllo delle imprese in amministrazione straordinaria, Milano, 2008; Federico, in Cendon (a cura di), Panzani (diretto da), Il fallimento e le altre procedure concorsuali, 6, Torino, 2002, 345 ss.; Ferraro, I debiti di massa (da lavoro dipendente) nell'amministrazione straordinaria: ancora una questione di legittimità costituzionale, in Giur. mer., 2001, 2, 388 ss.; Francario, in Ghia, Piccininni, Severini (diretto da), Trattato delle procedure concorsuali, V, Milano, 2011, 289 ss.; Formica, sub artt. 67-68, in Maffei Alberti, Commentario breve alla legge fallimentare, Padova, 2013, 1840 ss.; Gualandi, in Bertacchini, Gualandi, Pacchi, Pacchi, Scarselli, Manuale di diritto fallimentare, Milano, 2011, 573 ss.; Lo Cascio, Commentario alla legge sull'amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolventi, Milano 2000; Marinucci, sub artt. 67 e 68, in Castagnola, Sacchi (a cura di), La nuova disciplina della amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, Torino, 2000, 302 ss.; Marraffa, Amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi e tutela dei creditori, Torino, 2012; Patti, La tutela dei diritti dei creditori nell'amministrazione straordinaria, in Fall., 2000, 253 ss.; Sciuto, in Cian (a cura di), Manuale di diritto commerciale, Torino, 2016, 240 ss.; Stasi, in Panzani (diretto da), Il fallimento e le altre procedure concorsuali, IV, Milano, 2014, 1679 ss.; Zanichelli, in Stasi, Zanichelli, «Grandi procedure» non solo per le grandi imprese, Milano, 2010.

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