Decreto legislativo - 8/07/1999 - n. 270 art. 23 - Dichiarazione dello stato di insolvenza di società con soci illimitatamente responsabili.Dichiarazione dello stato di insolvenza di società con soci illimitatamente responsabili. 1. Gli effetti della dichiarazione dello stato di insolvenza di una società con soci illimitatamente responsabili previsti dagli articoli 18 e 19, comma 3, si estendono ai soci illimitatamente responsabili. 2. Nei confronti del socio receduto o escluso e del socio defunto l'estensione ha luogo se la dichiarazione dello stato di insolvenza è pronunciata entro l'anno successivo, rispettivamente, alla data in cui il recesso o l'esclusione sono divenuti opponibili ai terzi e a quella della morte, sempre che l'insolvenza della società attenga, in tutto o in parte, a debiti contratti anteriormente a tale data. 3. Il tribunale, prima di provvedere, sente i soci illimitatamente responsabili nelle forme previste dall'articolo 7, commi 1 e 2. 4. Contro la sentenza il socio può proporre opposizione a norma dell'articolo 9 nel termine di trenta giorni dalla comunicazione. InquadramentoGià sotto la vigenza della l. n. 95 del 1979 si era posto il problema se l'amministrazione straordinaria potesse estendersi ai soci illimitatamente responsabili. Sul punto si erano formati due orientamenti interpretativi contrastanti. Secondo la tesi favorevole non sussisteva alcun ostacolo normativo per negare l'applicabilità dell'art. 147 l. fall. all'amministrazione straordinaria (in giurisprudenza Trib. Rieti, 9 luglio 1982; in dottrina Di Lauro, 296; Prati, 793). Di contrario avviso, altri autori evidenziavano che il richiamo della legge sull'amministrazione straordinaria a quella dettata per la liquidazione coatta amministrativa comportava che i soci illimitatamente responsabili dovessero essere esenti da quest'ultima procedura e quindi anche dalla prima; i soci illimitatamente responsabili non rivestivano la qualità di imprenditore commerciale, sicché non erano assoggettabili alla procedura conservativa (in giurisprudenza Trib. Napoli, 18 giugno 1991; in dottrina Alesi, 89; Di Fusco, 1169). Una parte della dottrina aveva, inoltre, sostenuto che la finalità recuperatoria dell'amministrazione straordinaria non era sufficiente per dimostrare la non assoggettabilità dei soci illimitatamente responsabili, avendo la detta procedura anche uno scopo liquidatorio – satisfattivo che doveva realizzarsi al suo interno e che non poteva essere demandato al fallimento (Lanfranchi, 770). La normativa attuale è nel senso che gli effetti della sentenza che dichiara lo stato di insolvenza si estendono anche ai soci illimitatamente responsabili. Si sono estesi, quindi, gli effetti della sentenza e non anche la procedura d'insolvenza Il coinvolgimento del socio illimitatamente responsabile, anche se defunto, receduto o escluso (purché entro l'anno dalla cessazione del rapporto sociale) discende dal principio che egli ha accettato di essere socio di una società dichiarata fallita che gli ha attribuito una responsabilità illimitata. L'estensione degli effetti al socio illimitatamente responsabile si determina in modo automatico, essendo sufficiente l'accertamento dell'insolvenza della società indipendentemente dallo stato di solvibilità del socio. Pertanto, per dichiarare lo stato di insolvenza dei soci a responsabilità illimitata, non è necessario l'accertamento di una loro personale insolvenza. Una parte della dottrina richiama, al riguardo, il testo della Relazione al d.lgs. n. 270 del 1999 a tenore del quale «si è ritenuto preferibile parlare di estensione degli effetti, piuttosto che di estensione della dichiarazione dell'insolvenza, in quanto l'automatismo dell'estensione, che ripete quello dell'art. 147 l.fall., esclude la necessità dell'accertamento di un autonomo stato di decozione del socio» (Arato, 972). Altro riscontro è, poi, il tenore letterale dell'art. 25 del d.lgs. n. 270 del 1999, in applicazione del quale i provvedimenti di apertura dell'amministrazione straordinaria, di dichiarazione di fallimento e di conversione delle procedure si estendono ai soci illimitatamente responsabili cui sono estesi gli effetti della dichiarazione dello stato di insolvenza o che, nel caso di conversione del fallimento in amministrazione straordinaria, sono dichiarati falliti. Rientra in detta ipotesi anche il fallimento della società in nome collettivo irregolare esistente tra il socio occulto e il titolare dell'impresa individuale dichiarato fallito. In realtà la norma non ha avuto un'applicazione di rilievo essendo state ricondotte nell'alveo della holding e della direzione unitaria le figure più significative quali quelle del socio tiranno e del socio sovrano. Stato di insolvenza e soci illimitatamente responsabiliGli effetti previsti dagli articoli 45, 52, 167, 168 e 169 della l.fall. si estendono anche ai soci illimitatamente responsabili, così come si applica nei medesimi limiti che nel fallimento la disposizione dell'articolo 54, comma 3, l.fall. Si estendono, altresì, ai soci illimitatamente responsabili, nell'ipotesi di gestione affidata al commissario giudiziale anche gli effetti stabiliti dagli articoli 42, 43, 44, 46 e 47 l.fall., sostituito al curatore il commissario giudiziale. Come per il fallimento, anche lo stato di insolvenza dei soci illimitatamente responsabili in caso di scioglimento del rapporto sociale è sottoposto a tre condizioni: 1) non deve essere trascorso un anno dallo scioglimento del rapporto sociale (cfr. Corte Cost. n. 319/2000); 2) devono essere state osservate le formalità previste dalla legge per rendere noti ai terzi i fatti indicati; 3) l'insolvenza della società attiene, in tutto o in parte, a debiti contratti anteriormente alla data in cui il recesso o l'esclusione siano divenuto opponibili ai terzi e a quella della morte. Trovano, inoltre, applicazione le statuizioni della Corte Costituzionale che, in ordine al termine di un anno, ha evidenziato che l'affermata assoggettabilità al fallimento dei soci cessati o defunti deve soddisfare le medesime esigenze di tutela cui fanno riferimento le disposizioni di cui agli artt. 10 e 11 della l.fall. riguardo all'imprenditore individuale e, pertanto, l'ammissibilità del fallimento dell'ex socio deve essere circoscritta entro un rigoroso limite temporale al fine di non pregiudicare l'interesse generale alla certezza delle situazioni giuridiche; tale limite, non risultando espressamente stabilito dall'art. 147 l.fall., deve essere rinvenuto all'interno del sistema della stessa l.fall. e precisamente nella norma dettata dai suddetti articoli che, in considerazione della sua ratio, assume una portata generale e, per tali ragioni, deve ritenersi applicabile anche al fallimento degli ex soci (Corte cost. n. 66/1999). Ai soci illimitatamente responsabili sono riconosciute le stesse facoltà attribuite al fallito in merito al diritto al contraddittorio. Questi, infatti, debbono essere sentiti e tra la data della comunicazione dell'avviso di convocazione e quella dell'udienza deve intercorrere un termine non inferiore a quindici giorni liberi, tranne per particolari ragioni d'urgenza nel qual caso il termine potrà essere inferiore. La comunicazione dell'udienza al socio è rituale anche se il socio risulta essere stato convocato come imprenditore individuale (Cass. n. 10889/1996) e la convocazione del socio, quale legale rappresentante della società, assolve ugualmente alla tutela del diritto di difesa personale (Cass. n. 8924/1992). Anche il socio illimitatamente responsabile ha il diritto di proporre opposizione davanti al Tribunale che l'ha pronunciata alla sentenza che ha dichiarato lo stato di insolvenza entro trenta giorni dalla comunicazione. Il termine di trenta giorni decorre per i soci illimitatamente responsabili dalla data della comunicazione del provvedimento e per gli altri soggetti dalla data dell'affissione della sentenza. Legittimati passivi sono il commissario giudiziale e coloro che hanno richiesto la dichiarazione dello stato di insolvenza. L'opposizione può riguardare la negazione della qualità di socio illimitatamente responsabile e la sussistenza dei presupposti per la dichiarazione dello stato di insolvenza. Si è discussa la ratio dell'estensione e mentre alcuni autori la fanno risalire all'esigenza di garantire la par condicio creditorum, altri la considerano espressione della garanzia patrimoniale generica. Parte della dottrina ha ritenuto anomalo l'estensione della dichiarazione dello stato di insolvenza al socio illimitatamente responsabile in una procedura che ha finalità risanatorie, con conseguente limitazione dei diritti dei creditori personali del socio illimitatamente responsabile in favore di quelli dei creditori sociali. Specificamente si afferma che questa incongruenza è attribuibile alla sotterranea convinzione che imprese con una esposizione debitoria quale quella prevista dall'art. 2, lett. b), non potranno mai essere ristrutturate e saranno inevitabilmente destinate alla liquidazione (Proto, 2645 e ss.). BibliografiaAlessi, L'amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolventi, Milano, 2000, 89 e ss.; Alesi, L'amministrazione straordinaria ed i soci illimitatamente responsabili, in Giur. comm. 1983, II, 89; Arato, L'estensione dell'amministrazione straordinaria ai soci illimitatamente responsabili, in Fall., 2000, 972; Giust. civ. 1999, I, 1561; Di Fusco, Sull'applicabilità dell'art. 147 legge fallim. ai soci illimitatamente responsabili con riferimento alla procedura di amministrazione straordinaria, in Dir. fall. 1983, II, 1169; Di Lauro, Inapplicabilità dell'art. 44 l.fall. agli atti compiuti dai soci illimitatamente responsabili di una società di persone assoggettate ad amministrazione straordinaria, in Dir. fall. 1992, II, 296; Fucile, Il fallimento in estensione del socio occulto, in Dir. fall. 2009; Iannello, Il nuovo diritto fallimentare, Milano, 2006, 328; Lanfranchi, La tutela dei creditori anteriori nell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, in Giur. comm. 1983, I 770; Massarelli, Decorrenza del limite temporale per il fallimento in estensione del socio occulto, in Fall. 2003, 6, 73; Prati, La conversione del fallimento in amministrazione straordinaria, in Dir. fall. 1983, II, 793; Proto, Impresa societaria insolvente e soci illimitatamente responsabili, in Fall. 2000, 2645 e ss.; Provinciali, Trattato di diritto fallimentare, Milano, 1974, 2091; Santoni, L'amministrazione straordinaria della società e dei gruppi, in AA. VV., La riforma dell'amministrazione straordinaria, Roma, 2000, 95 e ss.; Schiano di Pepe, Amministrazione straordinaria e società cooperativa, Seminario Nazionale di Studi, in Fall. 2000, 9, 961; Verrucoli, Crisi economica dell'impresa e organizzazioni cooperative, in Problemi attuali dell'impresa in crisi. Studi in onore di Giuseppe Ferri, Padova, 1983, 705 e 717. |