Decreto legislativo - 8/07/1999 - n. 270 art. 4 - Dichiarazione dello stato di insolvenza di una impresa individuale.Dichiarazione dello stato di insolvenza di una impresa individuale. 1. La dichiarazione dello stato di insolvenza di una impresa individuale è soggetta alle disposizioni degli articoli 10 e 11 della legge fallimentare. 2. Se l'imprenditore muore dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza si applicano le disposizioni dell'articolo 12 della legge fallimentare. InquadramentoL'articolo in commento contiene alcune precisazioni che si sono rese necessarie dopo i problemi interpretativi che erano sorti sotto la vigenza della legge «Prodi», anche se l'accesso all'amministrazione straordinaria per un'impresa individuale cessata appare davvero residuale, esigendo da un lato che l'impresa abbia mantenuto 200 lavoratori subordinati (anche in cassa integrazione) e dall'altro che sussistano concrete possibilità di un riequilibrio economico. In ogni caso, va apprezzato lo sforzo del legislatore che ha inteso superare i dubbi interpretativi che erano sorti sotto il vigore della disciplina previgente: all'impresa individuale si applica l'art. 10 l.fall. (che prevede che l'imprenditore individuale può essere dichiarato fallito entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese se l'insolvenza si è manifestata anteriormente o entro l'anno successivo e fa salva la facoltà per il creditore o per il pubblico ministero di dimostrare il momento dell'effettiva cessazione dell'attività da cui decorre il suddetto termine); all'imprenditore defunto si applica l'art. 11 l.fall. (che prevede che lo stesso può essere dichiarato fallito quando ricorrono le condizioni stabilite nell'articolo 10, e quindi lo stato di insolvenza deve essersi manifestato in un momento precedente alla sua morte o entro l'anno successivo alla cessazione dell'impresa); se l'imprenditore muore dopo la dichiarazione di fallimento, sulla base di quanto previsto dall'art. 12 l.fall., la procedura prosegue nei confronti degli eredi, anche se hanno accettato con beneficio d'inventario. Cessazione dell'impresaLa dichiarazione dello stato di insolvenza è soggetta alle disposizioni degli articoli 10 e 11 della l.fall. L'art. 10 l.fall. prevede che gli imprenditori individuali e collettivi possono essere dichiarati falliti entro un anno dalla cancellazione dal registro delle imprese se l'insolvenza si è manifestata anteriormente alla medesima o entro l'anno successivo. Dopo la modifica apportata col d.lgs. n. 169 del 2007, in caso di impresa individuale o di cancellazione di ufficio degli imprenditori collettivi, è fatta salva la facoltà per il creditore o per il pubblico ministero di dimostrare il momento dell'effettiva cessazione dell'attività da cui decorre il termine del primo comma. Per il soggetto debitore, invece, fa sempre fede ciò che risulta dal registro delle imprese. Va ricordato che la Corte costituzionale, con sentenza 21 luglio 2000 n. 319 aveva dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'art. 10 del Regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, nella parte in cui non prevede che il termine di un anno dalla cessazione dell'esercizio dell'impresa collettiva per la dichiarazione di fallimento della società decorra dalla cancellazione della società stessa dal registro delle imprese». Il legislatore ha, quindi, adeguato la norma. La norma è dettata al fine di contemperare l'esigenza di tutelare l'imprenditore da fallimenti che vengano dichiarati in un momento temporale assai lontano rispetto alla chiusura dell'attività commerciale e l'esigenza di tutelare il creditore che ha un periodo temporale delimitato successivo alla cessazione dell'impresa per ottenere la dichiarazione di fallimento. La previsione normativa della idoneità della cessazione dell'impresa, oltre il termine di un anno, a precludere la dichiarazione dello stato di insolvenza, induce a ritenere applicabili all'amministrazione straordinaria i principi interpretativi che si sono consolidati in tema di fallimento. Così, se per un verso può ritenersi cessata l'attività imprenditoriale laddove l'imprenditore non svolga più alcuna attività commerciale, per altro verso non può considerarsi cessata laddove l'impresa si trovi in fase di liquidazione e l'imprenditore svolga operazioni commerciali. Sul punto, la Corte di Cassazione, nella sentenza n. 8781/1998, ha evidenziato che «...Ai fini della decorrenza del termine annuale entro il quale può essere dichiarato il fallimento dell'imprenditore (art. 10 l.fall.), la «cessazione dell'attività d'impresa» presuppone che, in tale periodo, non siano compiute operazioni intrinsecamente identiche a quelle poste normalmente in essere nell'esercizio dell'impresa, ed il relativo apprezzamento compiuto dal giudice di merito, se sorretto da sufficiente e congrua motivazione, si sottrae al sindacato di legittimità della S.C. (Nella specie, il giudice di merito, dopo avere individuato quale ultima operazione imprenditoriale quella registrata sotto una certa data, aveva, poi, negato rilevanza alla circostanza per cui l'imprenditore aveva richiesto solo in data successiva la cancellazione della partita IVA. Nel confermare la sentenza impugnata, la S.C. ha espresso il principio di diritto di cui in massima)...»). Morte dell'imprenditoreIn relazione all'imprenditore defunto può essere dichiarato lo stato di insolvenza quando ricorrono le condizioni stabilite nell'art. 10 l.fall., ovvero quando lo stato di insolvenza si è manifestato in un momento precedente alla morte dell'imprenditore (se ancora era tale quando è deceduto) o entro l'anno successivo alla cessazione dell'impresa. Nel primo caso il termine annuale decorre dal decesso, nel secondo dalla chiusura dell'impresa. L'erede può chiedere la dichiarazione dello stato di insolvenza del defunto, purché l'eredità non sia già confusa con il suo patrimonio. L'erede, quindi, deve avere accettato l'eredità con beneficio di inventario in modo tale da mantenere separati il suo patrimonio con quello del de cuius. Infine, per fare rispettare la par condicio creditorum, che sarebbe lesa se il creditore separatista potesse far valere un titolo di prelazione nei confronti del solo erede, con la dichiarazione dello stato di insolvenza cessano di diritto gli effetti della separazione dei beni ottenuta dai creditori del defunto a norma del codice civile (artt. 512 – 518 c.c.). È chiaramente una norma dettata nell'interesse dei creditori del soggetto insolvente e che consente che sia dichiarato lo stato di insolvenza in relazione ad un soggetto non più esistente. Se l'imprenditore muore dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza si applicano le disposizioni dell'articolo 12 l.fall. La procedura prosegue nei confronti degli eredi, anche se hanno accettato con beneficio d'inventario, ma in questo caso sino alla scadenza del termine per la redazione dell'inventario e per deliberare sull'accettazione dell'eredità. Se ci sono più eredi, la procedura prosegue nei confronti di quello che è designato come rappresentante. In mancanza di accordo nella designazione del rappresentante entro quindici giorni dalla morte del fallito, la designazione è fatta dal Giudice delegato. Nel caso previsto dall'art. 528 c.c., la procedura prosegue nei confronti del curatore dell'eredità giacente e nel caso previsto dall'art. 641 c.c. nei confronti dell'amministratore nominato a norma dell'art. 642 dello stesso codice. BibliografiaVedi sub art. 1. |