Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 57 - Crediti infruttiferi.

Angelo Napolitano

Crediti infruttiferi.

 

I crediti infruttiferi non ancora scaduti alla data della dichiarazione di fallimento sono ammessi al passivo per l'intiera somma. Tuttavia ad ogni singola ripartizione saranno detratti gli interessi composti, in ragione del cinque per cento all'anno, per il tempo che resta a decorrere dalla data del mandato di pagamento sino al giorno della scadenza del credito.

Inquadramento

Il primo periodo dell'unico comma della disposizione in commento rappresenta un'applicazione dell'art. 55, secondo comma, l.fall., a norma del quale «i debiti pecuniari del fallito si considerano scaduti, agli effetti del concorso, alla data di dichiarazione di fallimento».

Orbene, anche i crediti infruttiferi, cioè quelli che non producono interessi, non scaduti alla data di apertura del fallimento, si considerano scaduti alla data di fallimento.

Se tali crediti, pagati nei vari riparti fallimentari prima del termine di scadenza effettivo, fossero soddisfatti in base al loro ammontare nominale, vi sarebbe una sperequazione rispetto ai crediti fruttiferi, sui quali, per la loro anticipata scadenza, non maturerebbero ulteriori interessi dopo la dichiarazione di fallimento.

Sicché tale sperequazione viene compensata dalla detrazione dell'interusurium a carico del credito infruttifero: ad ogni riparto di somme ricavate dalle liquidazioni fallimentari, al credito infruttifero viene detratto il 5% all'anno a decorrere dal mandato di pagamento fino alla data in cui il credito sarebbe scaduto (Del Vecchio, 276).

La tecnica di detrazione degli interessi sul capitale prevista dalla norma in commento consiste nel detrarre dal capitale la somma degli interessi che maturerebbero dalla data del pagamento anticipato fino alla scadenza naturale del credito.

Gli interessi sono quelli «composti», computati nella misura del cinque per cento in ragione di anno, nel senso che dal mandato di pagamento fino alla scadenza naturale vanno computati gli interessi del 5% all'anno sul capitale non soddisfatto, interessi annualmente capitalizzati secondo lo schema dell'anatocismo (Bonsignori, 304).

Ci si chiede, inoltre, se la disposizione in commento, che prevede la decurtazione del tasso fisso del cinque per cento all'anno, debba essere coordinata con le modifiche apportate all'art. 1284 c.c., che oggi prevede che il tasso legale sia determinato ogni anno con decreto del Ministero del Tesoro. Alcuni autori danno al quesito una risposta positiva, sostenendo che in luogo del 5% debba essere applicato il tasso legale fissato con decreto ministeriale (Bozza, Schiavon, 291).

L'art. 156 del d.lgs. n. 14/2019 (in vigore dal 15 agosto 2020) rappresenta la trasposizione dell'articolo in commento, con un'unica novità: il tasso di interesse che sarà applicato in decurtazione ad ogni ripartizione di somme anticipata rispetto alla scadenza naturale del credito è quello legale di cui all'art. 1284 c.c., in sostituzione di quello fisso del cinque per cento all'anno, computato per il tempo che va dalla data del mandato di pagamento fino al giorno della scadenza del credito.

I crediti infruttiferi garantiti da pegno, privilegio o ipoteca

Altra questione, inoltre, riguarda il trattamento dei crediti infruttiferi garantiti da pegno, privilegio o ipoteca.

In applicazione del principio di cui agli artt. 54, ultimo comma, e 55, primo comma, l.fall. in base al quale per i crediti garantiti gli interessi legali continuano a decorrere anche dopo la dichiarazione di fallimento, il capitale dei crediti infruttiferi non è soggetto alla decurtazione prevista dall'art. 57 l.fall. nel caso in cui i riparti avvengano quando il bene su cui insiste la garanzia non è stato ancora liquidato.

Dopo che il bene sia stato liquidato, la detrazione dell'interesse composto dal capitale dovrà essere operata per il periodo tra la vendita del bene e il mandato di pagamento, sempre che nel frattempo il credito non sia già scaduto, perché altrimenti è fino alla scadenza del credito che si computerà la detrazione (Inzitari, 222-223).

Se il credito non sia ancora scaduto al momento dell'emissione del mandato di pagamento dopo la vendita del bene vincolato a garanzia del creditore, dovrà essere detratto dal capitale l'interesse composto anche per il periodo intercorrente tra il mandato di pagamento e la scadenza naturale del credito.

Se il credito infruttifero sia già scaduto alla data di dichiarazione di fallimento, nessuna detrazione sarà applicata sul capitale all'atto delle singole ripartizioni fallimentari.

Bibliografia

Bonsignori, Il fallimento, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, Padova, 1986; Bozza-Schiavon, L'accertamento dei crediti nel fallimento e le cause di prelazione, Milano, 1992; Del Vecchio, Le spese e gli interessi nl fallimento, Milano 1969; Inzitari, Effetti del fallimento, in Comm. S.B., Bologna-Roma, 1988.

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