Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 94 - Effetti della domanda1.

Giuseppe Dongiacomo

Effetti della domanda1.

 

La domanda di cui all'articolo 93 produce gli effetti della domanda giudiziale per tutto il corso del fallimento.

[1] Articolo sostituito dall'articolo 79 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5.

Inquadramento

La proposizione della domanda, tanto nel caso in cui abbia per oggetto l'accertamento di un credito, quanto nel caso in cui riguardi l'accertamento di diritti reali o personali verso il fallito, produce gli effetti processuali e sostanziali propri della domanda giudiziale.

Gli effetti della domanda

Gli effetti processuali e sostanziali della domanda presuppongono che la stessa sia completa dei suoi requisiti essenziali, così come prescritti dall'art. 93, comma 3, n. 1, 2 e 3, l.fall. (Sdino, 650), ed, ovviamente, non sia rinunciata.

In quest'ultimo caso, gli effetti si producono fino alla rinuncia, mentre, nel primo, gli effetti non si producono affatto.

Va, per converso, segnalato che, secondo Cass. n. 8686/2013, la domanda di pagamento di un credito concorsuale, proposta nei confronti del curatore fallimentare secondo il rito ordinario, anziché nei modi previsti dalla speciale procedura della insinuazione al passivo, pur essendo certamente inammissibile, non impedisce l'effetto interruttivo e sospensivo delle prescrizione ai sensi degli artt. 2943, commi 1 e 2, e 2945, comma 2, c.c.

Gli effetti sostanziali

Per quanto riguarda gli effetti di natura sostanziale, viene in rilievo l'interruzione della prescrizione.

Non è, tuttavia, chiaro se il medesimo effetto possa essere conseguito con gli altri atti previsti dall'art. 2943 c.c.

Secondo la giurisprudenza, in caso di dichiarazione di fallimento del debitore, la prescrizione dei crediti vantati nei suoi confronti può essere interrotta solo con la presentazione della domanda di ammissione allo stato passivo, se del caso in via tardiva, non essendo utilizzabili gli altri atti previsti dall'art. 2943 c.c., almeno agli effetti della procedura concorsuale (in tal senso, Nardone, 1216; Cass. n. 1586/2002, per cui, per i crediti vantati nei confronti del debitore fallito, l'interruzione della prescrizione può conseguire soltanto alla presentazione della domanda di ammissione al passivo, essendo inidonei l'atto di costituzione in mora stragiudiziale sia che venga rivolto verso il fallito, che verso il curatore; in senso parzialmente contrario, ma con riguardo alla liquidazione coatta amministrativa, Cass. n. 17955/2003, secondo cui l'apertura della procedura concorsuale non determina alcun effetto di interruzione o sospensione del decorso della prescrizione, sicché il creditore può interrompere la prescrizione solo con la domanda di insinuazione al passivo, con la domanda tardiva o con altro atto di costituzione in mora; in dottrina, per l'efficacia interruttiva dell'intimazione stragiudiziale rivolta al curatore, Fabiani, 339; così anche Zanichelli, 219; Zoppellari, 682, ammette che il riconoscimento del debito da parte del curatore nella relazione ex art. 33 l.fall. possa avere, a norma dell'art. 2944 c.c., effetto interruttivo della relativa prescrizione).

La proposizione della domanda, oltre all'effetto interruttivo della prescrizione, determina anche un effetto sospensivo del suo decorso.

La norma, infatti, aderendo alle conclusioni cui era pervenuta la giurisprudenza prima della riforma (Cass. n. 8990/1997), ha precisato che la domanda di ammissione, al pari della domanda di rivendicazione/restituzione, determina gli effetti della domanda giudiziale «per tutto il corso del fallimento», vale a dire non solo (come avrebbe imposto l'art. 2945, comma 2, c.c.) per la durata del giudizio di verificazione (Nardone, 1216, nt. 6; Sdino, 650; Fabiani, 338), ma anche oltre, fino alla definitività del decreto di chiusura della procedura (quando il creditore, a norma dell'art. 120 l.fall., recupera la piena legittimazione a far valere i propri diritti nei confronti del fallito, sia sul piano dell'accertamento, che sul piano esecutivo: Spiotta, 2001) ovvero fino al passaggio in giudicato della sentenza che revoca il fallimento (Cass. n. 19125/2006), quando, in conseguenza, il termine di prescrizione ricomincia a decorrere.

L'effetto interruttivo della prescrizione opera, a norma degli artt. 1310, comma 1, e 1957, comma 4, c.c., anche nei confronti di eventuali coobbligati (Cass. n. 16408/2014), come nel caso del Fondo di garanzia previsto dalla l. n. 297/1982 (Cass. n. 5606/1994).

L'effetto sospensivo della prescrizione, invece, non opera, come dispone l'art. 1310, comma 2, c.c., nei confronti dei coobbligati solidali del fallito (Bonfatti, 37, 38; in senso contrario, Cass. n. 4304/1992, sul rilievo che si tratta, in realtà, dell'effetto interruttivo regolato dall'art. 1310, comma 1, c.c., sia pur con effetti permanenti a norma dell'art. 2945, comma 2, c.c.; Zanichelli, 219).

L'art. 94, nella versione in vigore, non ripete la previsione, contenuta nella sua formulazione originaria, per cui la domanda «impedisce la decadenza dei termini per gli atti che non possono compiersi durante il fallimento».

La relazione ministeriale ha, sul punto, evidenziato l'intendimento del legislatore di eliminare tale previsione «...non essendo ben chiaro quali effetti ulteriori, oltre l'interruzione della prescrizione, potesse conseguire dalla presentazione della domanda...».

La dottrina ha chiarito che il vecchio testo della disposizione poteva far riferimento ad una decadenza di atti che avrebbero potuto essere compiuti in quei procedimenti esecutivi resi improcedibili dall'art. 51 l.fall. oppure in quelli pendenti nei quali era stata introdotta un'azione da proseguire nei confronti della massa.

In entrambi i casi, però, si è osservato che l'eventualità rappresentata non avrebbe potuto assumere alcuna efficacia perché, nel primo, l'improcedibilità era sancita dalla legge e non in dipendenza dalla domanda di ammissione e, nell'altro, perché l'azione avrebbe potuto essere recuperata solo proponendo l'insinuazione (Zanichelli, 217).

Viceversa, come nella precedente disciplina, la domanda di ammissione di un credito sembra impedire la decadenza del curatore dall'azione contro il fideiussore ai sensi dell'art. 1957 c.c. (Zanichelli, 217; Dimundo-Quatraro, 1007; Cass. n. 2532/2005).

La norma speciale stabilita dall'art. 55 l.fall. induce, infine, a ritenere che la domanda di ammissione non produca gli effetti sostanziali previsti dall'art. 1283 c.c.

Gli effetti processuali

Relativamente agli effetti processuali, la proposizione della domanda di ammissione e della domanda di rivendicazione/restituzione produce l'effetto della litispendenza (art. 39, comma 1, c.p.c.), con la relativa preclusione, per cui non è proponibile una diversa domanda, anche se in via tardiva, che abbia ad oggetto l'accertamento dello stesso diritto (Spiotta, 2001; Zoppellari 682; Fabiani, 339; in senso contrario, Bonfatti, 37), ed, attraverso la (doverosa) deduzione dei fatti giustificativi del diritto azionato (causa petendi), della somma vantata (petitum) e delle eventuali ragioni di prelazione, fissa i limiti oggettivi del relativo accertamento (art. 112 c.p.c.) (Nardone, 1215; Zanichelli, 219).

Trova, infine, applicazione l'art. 111 c.p.c. (Bonfatti, 37; Nardone, 1217; Spiotta, 2001), quanto meno fino al decreto di esecutività: per il periodo successivo e fino al progetto di riparto in cui è iscritto il credito ceduto, infatti, opera l'art. 115, comma 2, l.fall.

Bibliografia

Bonfatti, Le procedure concorsuali. Il fallimento, in Trattato, diretto da Ragusa Maggiore e Costa, Torino, 1997; Dimundo-Quatraro, Accertamento del passivo, in Fallimento e altre procedure concorsuali, diretto da Fauceglia e Panzani, 2, Torino, 2009; Fabiani, in Comm. Jorio-Fabiani, Bologna, 2010; Nardone, La legge fallimentare dopo la riforma, a cura di Nigro, Sandulli e Santoro, Torino, 2010; Sdino, Fallimento e concordati, a cura di Celentano e Forgillo, Torino, 2008; Spiotta, L'accertamento del passivo, in Fallimento e concordato fallimentare, a cura di Jorio, Torino, 2016; Zanichelli, La nuova disciplina del fallimento e delle altre procedure concorsuali, Torino, 2008; Zoppellari, La legge fallimentare. Commentario teorico-pratico, a cura di Ferro, Padova, 2007.

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