Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 112 - Partecipazione dei creditori ammessi tardivamente1.

Valentino Lenoci

Partecipazione dei creditori ammessi tardivamente1.

 

I creditori ammessi a norma dell'articolo 101 concorrono soltanto alle ripartizioni posteriori alla loro ammissione in proporzione del rispettivo credito, salvo il diritto di prelevare le quote che sarebbero loro spettate nelle precedenti ripartizioni se assistiti da cause di prelazione o se il ritardo è dipeso da cause ad essi non imputabili.

[1] Articolo sostituito dall'articolo 101 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5.

Inquadramento

Il decreto correttivo di cui al d.lgs. n. 169/2007 non ha in alcun modo modificato il testo dell'articolo in commento, che pertanto ha mantenuto la formulazione già introdotta dall'art. 101 del d.lgs. n. 5/2006. Difatti, rispetto alla precedente formulazione della norma, il legislatore della Riforma ha voluto provvedere ad una precisazione normativa, escludendo dal testo ogni riferimento alla sentenza del tribunale di accertamento della non imputabilità al creditore del ritardo dell'insinuazione. Secondo la sistematica dell'articolo in commento, che va letto in connessione con l'art. 101, ed in particolare con il quarto comma di tale disposizione, il creditore tardivamente ammesso partecipa solo ai riparti successivi alla sua insinuazione al passivo, potendo concorrere per l'intero credito ma solo sull'attivo residuo al momento del riparto stesso, senza che esista la possibilità di ottenere, dai creditori partecipi dei precedenti riparti, la restituzione degli importi per la reintegrazione della capienza a favore del tardivamente ammesso, in ossequio al principio della non ripetibilità degli importi percepiti, salvo il caso di revocazione ex art. 98 e come sancito dall'art. 114.

La norma, in sostanza, stabilisce il principio di intangibilità delle ripartizioni dell'attivo nel corso della procedura, in quanto il creditore viene ammesso a partecipare solo ai riparti successivi alla sua insinuazione (Cass. n. 20748/2012), per l'intero credito ma solo sull'attivo residuo al momento del riparto stesso.

Tale regola conosce però due eccezioni, riguardanti: a) i creditori assistiti da cause di prelazione; b) i creditori tardivi per causa non imputabile. In questi casi i creditori, sono ammessi a prelevare dall'attivo in precedenza non ripartito, anche le quote che sarebbero loro spettate nelle precedente ripartizioni, nei limiti delle disponibilità esistenti (Trinchi, 1269). In proposito, è stato escluso un contrasto dell'articolo in commento con l'art. 24 Cost. — sotto il profilo della mancanza di tutela dei crediti tardivi — poiché la regolamentazione prevista si pone come una forma di contemperamento tra la tutela del singolo (che per la tardività della proposizione del ricorso rispetto ai termini ordinari della procedura ha bisogno di tempo per l'accertamento del suo credito) e quella della massa dei creditori concorrenti, che si esprime nella rapidità della liquidazione e delle procedure satisfattive concorsuali: nell'alternativa il legislatore, con scelta logica e razionale, ha reso prioritaria la tutela della massa dei concorrenti, limitando quella dei tardivi ai residui disponibili (Cass. n. 2186/1991).

A livello di interpretazioni, secondo alcuni autori, la norma avrebbe la funzione di sanzionare ogni colpevole ritardo nella ammissione al passivo, con lo scopo di dare agli atti della procedura una eccezionale «sollecitudine processuale», ossia la norma costituirebbe per il ritardatario colpevole una sanzione, che andrebbe ad incidere sul suo diritto sostanziale, sia pure solo di fatto (Pajardi-Paluchowski, 642).

Quanto al momento in cui può ritenersi avvenuta l'ammissione al passivo, con conseguente diritto di partecipare utilmente alle future ripartizioni, secondo l'articolo in commento, gli effetti dell'ammissione si verificano nel momento in cui il giudice delegato rende esecutivo lo stato passivo tardivo ovvero, nel caso di opposizione allo stato passivo, nel momento in cui diviene irrevocabile il decreto emesso a conclusione del procedimento d'impugnazione di cui all'art. 99 l.fall., com'è anche confermato dal novellato art. 113 l.fall., che, prevedendo l'accantonamento a favore dei creditori opponenti la cui domanda sia stata accolta con sentenza non ancora passata in giudicato, dimostra che, ai fini dell'effettività del concorso, occorre attendere che il provvedimento di ammissione non sia più soggetto a gravame (Miele, 2008, 112).

Modalità di partecipazione

I creditori ammessi al passivo in via tardiva perdono il diritto di partecipare al riparto delle somme in precedenza distribuite ai creditori di pari grado. Sul punto, i giudici di legittimità hanno evidenziato che tali creditori si gioveranno dei riparti resi esecutivi dopo la loro definitiva ammissione nei limiti della disponibilità residua esistente e per la percentuale che i creditori di pari grado percepiscono nei riparti medesimi (Cass. n. 2186/1991). Difatti, la regola di cui all'art. 112 l.fall., che esclude il creditore tardivo dai riparti anteriori non solo alla sua domanda di insinuazione ma anche all'ammissione al passivo del suo credito, comporta che il detto creditore assume su di sé il doppio rischio della tardività della domanda e della durata del processo tardivamente iniziato dal creditore, che non blocca i riparti parziali o finali verificatisi nel corso della sua pendenza (Cass. n. 1391/1999).

Viceversa, i creditori assistiti da cause di prelazione ed i creditori chirografari insinuati tardivamente senza colpa possono ottenere anche le quote che sarebbero loro spettate nei precedenti riparti, sempre che le disponibilità residue diano capienza a dette ragioni estensive: pertanto, in sede di riparto, bisognerà innanzitutto riconoscere a tali due categorie di creditori le somme che gli stessi hanno diritto di recuperare e in un secondo tempo procedere al riparto in favore di tutti i creditori ammessi sino a quel momento, compresi quelli per i quali si è disposto il recupero di quanto fino ad allora non percepito (Ruggiero, 1862).

Il ritardo non imputabile al creditore

La non imputabilità del ritardo permette al creditore chirografario tardivo di percepire le quote che gli sarebbero state attribuite con precedenti riparti sempre che le disponibilità della procedura lo permettano, con reintegrazione della quota di concorso senza che sia possibile incrementare le disponibilità residue all'atto dell'ammissione mediante la riduzione dei riparti ricevuti dagli altri creditori, dovendosi escludere, in presenza dell'espressa regolamentazione contenuta nell'art. 112 l.fall., la possibilità di ricorrere ad una applicazione, in via estensiva, della disciplina contenuta nell'art. 114 l.fall., che prevede la restituzione delle somme già riscosse dai creditori soltanto nel caso di accoglimento di domande di revocazione (Cass. n. 11961/1990).

La precedente formulazione dell'art. in commento disponeva che l'accertamento della assenza di colpa fosse contenuto nella sentenza (Ferrara, Borgioli, 605; Trib. Venezia 13 gennaio 1982).

Vi era, inoltre, chi aveva ritenuto che con il termine «sentenza» il legislatore avesse voluto, in realtà, riferirsi al provvedimento conclusivo del giudizio, che ben poteva essere costituito anche dal decreto con cui il g. d. ammetteva al passivo il credito tardivamente insinuato, e che pertanto tale accertamento spettasse proprio al giudice delegato (Cass. 4988/1991). Con la Riforma si deve ritenere che l'accertamento del carattere non colpevole possa avvenire da parte del giudice delegato in sede di accoglimento delle domande di insinuazione al passivo con decreto ex art. 96; pertanto in caso di pronuncia negativa circa l'assenza di colpa nel ritardo, il creditore dovrà proporre impugnazione ex art. 98. In nessun caso la decisione circa la imputabilità del ritardo è ricorribile in cassazione per vizi della motivazione (Cass. n. 10578/2004).

Deve escludersi, peraltro, che l'accertamento del ritardo incolpevole possa avvenire per la prima volta in sede di riparto (Miele, 2008, 907).

In ordine al concetto di causa non imputabile si ritiene che si possa fare riferimento ai criteri civilistici; la giurisprudenza annovera il caso del creditore non avvisato dell'apertura della procedura per fatto del curatore (Cass. n. 11969/1999). Tuttavia il curatore potrà dimostrare che il creditore era comunque venuto a conoscenza della procedura e che quindi ben avrebbe potuto insinuarsi tempestivamente (Cass. n. 4735/1979). Non si configura una ipotesi di ritardo incolpevole nel caso in cui il creditore, a seguito di azione revocatoria di pagamenti, restituisca le somme percepite e si insinui al passivo per il credito originario ai sensi dell'art. 71, comma 2, l.fall. (Cass. n. 10578/2004). Inoltre, non costituisce causa non imputabile il cambio di indirizzo giurisprudenziale in ordine ad un principio già affermato da precedenti (Cass. n. 13830/2006).

Va osservato, comunque, che per i creditori cc.dd. supertardivi (art. 101, comma 4, l.fall.) l'accertamento della non imputabilità del ritardo è condizione, oltre che per il recupero delle quote, per la stessa ammissione del credito.

I diritti di prelazione

La norma in commento prevede un'ulteriore eccezione al principio che penalizza i creditori insinuati tardivamente; invero, la sussistenza di eventuali diritti di prelazione concede al creditore il diritto a concorrere anche sulle ripartizioni anteriori senza che, in tale caso, occorra accertare la non imputabilità del ritardo (Cass. n. 13895/2003). Ciò significa che i beneficiari di un diritto di prelazione non subiscono la perdita della percentuale già precedentemente distribuita (Cass. n. 2186/1991). Ciò dipende dal diritto di garanzia, che viene meno soltanto per effetto della c.d. purgazione e non può essere posto nel nulla in altro modo.

In dottrina si ritiene che laddove il legislatore usa il termine «prelevare» voglia indicare che l'attribuzione delle somme che sarebbero spettate sin dall'inizio al creditore prelatizio tardivo debba essere eseguita nel nuovo riparto cui egli partecipa, prima di soddisfare gli altri, ed ulteriori, creditori concorrenti; prevalendo, invece, in caso conflitto i creditori della massa, ancorché successivi (Miele, 2008, 906). In conclusione, al creditore tardivo verrà attribuita nella nuova distribuzione delle somme una percentuale del proprio credito pari a quella già ricevuta dai creditori di pari rango; sicché, gli importi dovuti al creditore privilegiato dovranno essere a lui attribuiti nel primo riparto utile non potendo essere rinviati a distribuzioni future o successive.

Bibliografia

V. sub art. 110.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario