Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 154 - Concordato particolare del socio.

Alessandro Nastri

Concordato particolare del socio.

 

Nel fallimento di una società con soci a responsabilità illimitata, ciascuno dei soci dichiarato fallito può proporre un concordato ai creditori sociali e particolari concorrenti nel proprio fallimento.

Inquadramento

In base alla norma in esame, non modificata dalla riforma di cui al d.lgs. 9 gennaio 2006, n. 5, il socio illimitatamente responsabile dichiarato fallito in conseguenza del fallimento della società può proporre un concordato fallimentare ai suoi creditori particolari e ai creditori sociali.

La disposizione ha carattere eccezionale e non è pertanto applicabile al concordato preventivo (Cass. civ. I, n. 16941/2016; Trib. Genova, 3 febbraio 2000, in Gius., 2000, 15, 1871). È dunque inammissibile il concordato preventivo proposto ai propri creditori personali da un socio illimitatamente responsabile di una società di persone (anche se unitamente e contestualmente al concordato preventivo della società), atteso che l'efficacia del concordato della società nei confronti dei soci illimitatamente responsabili ai sensi dell'art. 184 comma 2 l.fall. non coinvolge anche i creditori personali di tali soci, e che questi ultimi, non avendo la qualità di imprenditori, non sono legittimati alla proposizione del concordato preventivo (Cass. I, n. 8097/1992).

In coerenza con l'autonomia del fallimento del socio rispetto al fallimento sociale, sancita dall'art. 148 l.fall. (Caridi, 951; Minutoli, 1957-1958; De Cicco, 301; Guglielmucci, 12, 310), la proposta di concordato può essere presentata dal socio fallito in qualsiasi momento, indipendentemente dalla proposizione di un concordato fallimentare in seno al fallimento della società (Nigro, 489; Bertacchini, 1041-1042; Blandino, Tomasso, 1808; Bonsignori, 327; contra De Semo, 524, secondo cui il concordato particolare sarebbe ammissibile solo nel caso in cui il concordato della società non sia stato proposto, stante il conflitto che verrebbe a crearsi in caso di contemporaneità delle proposte), fino a quando non sia divenuta definitiva l'omologazione del concordato fallimentare della società, che ai sensi dell'art. 153 l.fall. (salvo patto contrario) determina la chiusura anche del fallimento del socio (Blandino, Tomasso, 1808; Del Bene, Bonfante, 390). Si ritiene, invero, che operi anche per il socio che intenda proporre il concordato particolare ai sensi dell'art. 154 l.fall. il limite temporale dettato dall'art. 124 comma 1 l.fall. in base al quale la proposta non può essere presentata dal fallito se non dopo il decorso di un anno dalla dichiarazione di fallimento e purché non siano decorsi due anni dal decreto che rende esecutivo lo stato passivo (Irrera, 2227; Pacchi, 1521, nt. 4; Guerrera, 2006-2007; Minutoli, 1958; Di Lauro, 96; contra Caridi, 951, e Nardecchia, 166, secondo i quali la mancanza di un'espressa previsione in tal senso con specifico riferimento al concordato particolare del socio impedirebbe l'applicazione analogica dell'art. 124 comma 1 l.fall.; per un'analisi della problematica in base alla ratio del limite temporale dettato dall'art. 124 l.fall. e al carattere non eccezionale di tale norma, si veda De Cicco, 302-304). Si è affermato che, ad onta del tenore letterale della disposizione, la proposta di concordato circoscritta alla posizione del socio possa provenire anche da uno o più creditori o da un terzo, e che in tal caso gli impegni concordatari possano essere limitati, ai sensi dell'art. 124 comma 4 l.fall. ai soli creditori ammessi (anche provvisoriamente) al passivo e a quelli che al tempo della proposta abbiano presentato opposizione allo stato passivo o domanda tardiva di ammissione, con la conseguenza che verso gli altri creditori continuerebbe a rispondere il socio fallito, salvo che quest'ultimo sia una persona fisica e acceda al beneficio dell'esdebitazione ai sensi degli artt. 142 ss. l.fall. (Blandino, Tomasso, 1808-1809)

Il concordato particolare del socio, evidentemente, può riguardare solo il suo patrimonio e non anche quello della società (Trib. Torino, 10 giugno 1991, in Fall., 1991, 1097; App. Firenze, 14 dicembre 1973, Dir. fall., 1974, II, 714). Alla proposizione di tale concordato non osta l'impugnazione della sentenza di fallimento della società da parte del socio proponente (App. Firenze, 25 marzo 1954, in Giur. it., 1954, 291).

Una parte della dottrina sostiene che i creditori sociali e particolari debbano essere obbligatoriamente suddivisi in due classi separate (Guerrera, 2004; Fabiani, 09, 441), ma si è replicato che tale affermazione è in contrasto con il chiaro dettato dell'art. 124 comma 2 l.fall., non specificamente derogato dall'art. 154 l.fall., a tenore del quale la proposta «può» (e non «deve», quantomeno in presenza di creditori di pari rango cui venga offerta la medesima percentuale di soddisfazione) prevedere la suddivisione dei creditori in classi, e che la tutela dei creditori particolari, d'altra parte, può essere efficacemente attuata dal comitato dei creditori mediante il potere di veto sulla proposta attribuitogli dall'art. 125 comma 2 l.fall. (Blandino, Tomasso, 1807-1809, secondo i quali, in caso di mancata costituzione di differenti comitati dei creditori per il fallimento sociale e per quello del socio proponente, il parere favorevole eventualmente espresso da un comitato composto in maggioranza da creditori sociali ad una proposta lesiva degli interessi dei creditori particolari può essere «paralizzato» dal giudice delegato, il quale, in surroga al comitato dei creditori non costituito per il fallimento del socio proponente, ha il potere-dovere di esprimere parere negativo, e che comunque i creditori particolari possono far valere le loro legittime doglianze con l'opposizione all'omologazione del concordato).

Gli effetti della proposta di concordato del socio illimitatamente responsabile

Lo strumento predisposto dalla norma è appetibile dal socio che voglia conseguire il beneficio dell'esdebitazione e che non trovi collaborazione negli altri soci nella predisposizione di una domanda di concordato fallimentare per la società (Fabiani, 11, 543; Del Bene, Bonfante, 389). Con il concordato proposto ai creditori particolari e sociali, infatti, il socio può sganciarsi dalla sorte degli altri condebitori (Minutoli, 1958), ottenendo la propria liberazione nei confronti di entrambe le categorie di creditori (Guglielmucci, 82, 205; v. Satta, 473, Provinciali, 1987, e Del Bene, Bonfante, 389, i quali includono tra i creditori particolari la stessa società fallita per i versamenti che non siano ancora stati effettuati dal socio). Il concordato del socio non spiega effetti nei confronti della società e degli altri soci non concordatari (Panzani, 222-223; Minutoli, 1958; De Cicco, 297-298), sicché, venendo a determinarsi una vera e propria scissione tra le sorti del fallimento della società e quelle del fallimento del socio (Fabiani, 11, 543), i creditori sociali conservano il diritto di concorrere negli altri fallimenti (quello della società e quelli degli altri soci illimitatamente responsabili, che proseguono il loro corso) per la parte del proprio credito non soddisfatta (Nigro, 491; Bertacchini, 1042; Satta, 473; Guglielmucci, 82, 205; Minutoli, 1958; Jorio, 741; Del Bene, Bonfante, 389; v. altresì Blandino, Tomasso, 1808 e 1810, i quali richiamano la regola di cui all'art. 135, comma 2 l.fall., derogata dall'art. 153 l.fall. ma non dall'art. 154 l.fall., e Guerrera, 2004, che invece richiama l'attenzione sull'inapplicabilità dell'art. 1301 c.c.). Il difetto di simmetria con l'art. 153 l.fall. dipende dal fatto che il legislatore, conservando nella sfera dei creditori sociali il diritto di portare avanti le proprie pretese nei confronti della società e degli altri soci illimitatamente responsabili per la parte di credito non soddisfatta nel concordato particolare del socio, ha inteso evitare che gli altri soci potessero ingiustamente lucrare sull'iniziativa e sul sacrificio del socio proponente (Provinciali, 1987 ss.). Il socio il cui fallimento si sia chiuso per omologazione del concordato particolare rimane pur sempre socio della società fallita, conservando quindi il diritto di ottenere la liquidazione della propria quota al termine della procedura fallimentare della società qualora quest'ultima si chiuda con l'integrale soddisfazione di tutti i creditori sociali, sempre che i soci non decidano di riprendere l'attività di impresa (Blandino, Tomasso, 1810).

I rapporti interni tra i soci

L'omologazione del concordato particolare lascia impregiudicati i rapporti interni tra i soci (Del Bene, Bonfante, 390). Pertanto il socio che nel proprio concordato personale abbia pagato debiti sociali in misura superiore a quella che (nei rapporti interni con gli altri soci) era a suo carico in base alla quota di partecipazione alla società può agire in via di regresso ai sensi dell'art. 148 comma 3 l.fall. insinuando al passivo dei fallimenti della società e degli altri soci il credito scaturito dall'eccedenza pagata (Guglielmucci, 12, 310, nt. 20; Bertacchini, 1042; Minutoli, 1958-1959; Del Bene, Bonfante, 390; Blandino, Tomasso, 1810). Poiché il credito di regresso sorge solo con l'effettivo pagamento dei creditori sociali in esecuzione del concordato particolare, la relativa azione può essere esercitata solo a seguito di tale pagamento (Minutoli, 1958-1959; Del Bene, Bonfante, 390). Secondo una parte della dottrina, il credito così insinuato nei fallimenti della società e degli altri soci è postergato rispetto a quelli vantati dai creditori sociali va dunque ammesso al passivo in via condizionale, potendo provvedersi al relativo pagamento solo all'esito dell'integrale soddisfazione dei creditori sociali (Blandino, Tomasso, 1810; contra Guerrera, 2004, secondo cui il credito di regresso del socio concordatario concorre con quelli degli altri creditori). Qualora, al contrario, il socio concordatario abbia pagato ai creditori sociali una percentuale inferiore a quella dovuta in ragione della propria quota di partecipazione, sono gli altri soci (ovvero il curatore dei rispettivi fallimenti, a meno che questi ultimi non si siano nel frattempo chiusi autonomamente: Blandino, Tomasso, 1810) ad avere titolo per agire nei suoi confronti in via di regresso (Nigro, 491; Bertacchini, 1042; Minutoli, 1959; Del Bene, Bonfante, 390). Tale azione, parimenti esperibile solo a seguito dell'adempimento delle obbligazioni nascenti dal concordato, dovrà essere proposta per le vie giurisdizionali ordinarie, essendo cessato il fallimento del socio concordatario (Minutoli, 1959; Del Bene, Bonfante, 390; Blandino, Tomasso, 1810). Si è peraltro precisato che nell'ipotesi in cui il concordato particolare sia stato proposto da uno o più creditori o da un terzo (sempre che ciò si ritenga possibile: v. supra) l'azione di regresso, in caso di pagamento in misura inferiore alla quota di partecipazione del socio concordatario, deve essere esperita nei confronti del proponente, salvo che quest'ultimo abbia limitato i propri impegni mediante la clausola di cui all'art. 124 comma 4 l.fall., nel qual caso gli altri soci possono e devono agire solo contro il socio che ha beneficiato del concordato (Blandino, Tomasso, 1810).

Bibliografia

Bertacchini, sub art. 154, in Maffei Alberti, Commentario breve alla legge fallimentare, Padova, 2013, 1041-1042; Blandino, Tomasso, sub art. 154, in Lo Cascio (diretto da), Il fallimento e le altre procedure concorsuali, Milano, 2015, 1807 ss.; Bonsignori, Diritto fallimentare, Torino, 1992; Caridi, sub artt. 146-154, in Nigro, Sandulli (a cura di), La riforma della legge fallimentare, II, Torino, 2006; De Cicco, sub art. 154, in Cavallini (diretto da), Commentario alla legge fallimentare, III, Milano, 2010, 301 ss.; Del Bene, Bonfante, in Panzani (diretto da), Il fallimento e le altre procedure concorsuali, IV, Milano, 2014, 329 ss.; De Semo, Diritto fallimentare, Padova, 1990; Di Lauro, Il nuovo concordato fallimentare, Padova, 2011; Fabiani, Brevi riflessioni su omogeneità degli interessi ed obbligatorietà delle classi nei concordati, in Fall. 2009, 437 ss.; Fabiani, Diritto fallimentare, Bologna, 2011; Guerrera, sub artt. 153-154, in Nigro, Sandulli, Santoro (a cura di), La legge fallimentare dopo la riforma, II, Torino, 2010, 1995 ss.; Guglielmucci, Le maggioranze nel concordato proposto dalla società e dai soci illimitatamente responsabili, in Dir. fall. 1982, I, 205 ss.; Guglielmucci, Diritto fallimentare, Torino, 2012; Irrera, in Comm. Jorio-Fabiani, Bologna, 2007; Jorio, in Iudica, Zatti (a cura di), Trattato di diritto privato, Milano, 2000; Minutoli, sub art. 154, in Ferro (a cura di), La legge fallimentare, Padova, 2014, 1957-1959; Nardecchia, Crisi d'impresa, autonomia privata e controllo giurisdizionale, Milano, 2007; Nigro, Il fallimento del socio illimitatamente responsabile, Milano, 1974; Pacchi, in Fauceglia, Panzani (diretto da), Fallimento e altre procedure concorsuali, II, Torino, 2009; Panzani, Il concordato fallimentare delle società e dei soci illimitatamente responsabili, in Fall. 1989, 222 ss.; Provinciali, Manuale di diritto fallimentare, III, Milano, 1970; Satta, Diritto fallimentare, Padova, 1996.

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