Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 166 - Pubblicità del decreto1

Salvo Leuzzi

Pubblicità del decreto1

 

Il decreto e' pubblicato, a cura del cancelliere, a norma dell'articolo 17. Il tribunale può, inoltre, disporne la pubblicazione in uno o più giornali, da esso indicati2.

Se il debitore possiede beni immobili o altri beni soggetti a pubblica registrazione, si applica la disposizione dell'articolo 88, secondo comma.

[1] Articolo sostituito dall'articolo 142 del D.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5.

Inquadramento

La pubblicità del decreto che dichiara aperta la procedura di concordato preventivo non ha efficacia costitutiva e non condiziona gli effetti preliminari della procedura che, per il testuale tenore dell'art. 168 l.fall. (v. commento), si ricollegano alla pubblicazione del ricorso del debitore nel registro delle imprese. Le forme delineate nell'art. 166 rispondono, pertanto, ad una, pur rilevantissima funzione, di pubblicità-notizia.

La norma in commento è stata novellata dalla legge di riforma n. 80/2005. Ne è derivato un «ammodernamento» delle modalità pubblicitarie del decreto di ammissione. Il legislatore ha scelto, segnatamente, la via della omogeneità tra le forme pubblicitarie del concordato e quelle del fallimento, del quale viene non a caso richiamata la norma-cardine dell'art. 17 (v. commento), con un solo rilevante distinguo afferente l'opportunità discrezionale rimessa al tribunale di disporre la pubblicazione del provvedimento di apertura su uno o più giornali, da esso stesso indicati (secondo periodo comma 1).

Forme necessarie e forme facoltative di pubblicità

Del decreto di ammissione del procedimento concordatario non va più curata l'affissione, da parte del cancelliere, alla porta esterna del tribunale, palesandosi sufficiente che esso venga affisso nel relativo albo. Sembra bastevole, peraltro, che l'affissione concerna, non il testo integrale del provvedimento, ma un suo mero estratto. Detta considerazione è decisamente corroborata dal richiamo, nel secondo comma dell'art. 166, dell'art. 88, comma 2, nel quale è giustappunto prevista la pubblicazione per estratto.

Il secondo periodo del comma 1 dell'art. 166 consente poi al tribunale di disporre, ove lo ritenga, la pubblicazione (integrale o sempre per estratto) del decreto di apertura in uno o più giornali specificamente selezionati.

È poi prevista la comunicazione in via telematica del decreto di apertura, sempre a cura del cancelliere, all'ufficio del registro delle imprese, ai fini dell'iscrizione nel registro medesimo. L'ufficio destinatario coinciderà con quello in cui l'impresa ha la propria sede legale; in ipotesi in cui quest'ultima differisca da quella effettiva, il decreto andrà indirizzato all'ufficio del luogo in cui la procedura è stata aperta.

Non è più contemplata la pubblicazione nel Foglio degli annunzi legali della provincia (già peraltro eliminata abrogata dall'art. 31 della l. n. 340/2000).

La notificazione del decreto, nel suo testo integrale, va, di contro eseguita, a beneficio del debitore, presso la sede dell'impresa a norma degli artt. 137 ss. c.p.c. In ipotesi in cui l'accesso al concordato sia avviato in pendenza di una procedura prefallimentare, la notifica può essere svolta presso il domicilio eletto dal debitore nell'ambito di quest'ultima, atteso che ambedue i procedimenti affluiscono in un processo unitario. Si registra in dottrina, nondimeno, un'autorevole voce contraria che esclude la possibilità di notificare il decreto presso il domicilio della prefallimentare, segnalando l'autonomia di quest'ultima rispetto al procedimento di concordato (Maffei Alberti, 1111).

Trascrizione nei pubblici registri

Come accennato supra (v. 1.), il secondo comma dell'art. 166 richiama l'art. 88, norma anch'essa novellata dal decreto correttivo n. 169/2007. Il rinvio comporta che, laddove il debitore sia titolare di beni immobili o di mobili iscritti in pubblici registri, sotto le sue cure ovvero per iniziativa del commissario giudiziale, nondimeno si dia corso all'ulteriore modalità pubblicitaria della notifica del decreto d'apertura al conservatore dei menzionati pubblici registri, ai fini della trascrizione in essi del provvedimento.

Un'esigenza pubblicitaria peculiare può porsi in relazione ai casi in cui l'impresa ammessa al concordato sia titolare di beni ubicati all'estero. Soccorre al riguardo proprio il rimando, nella norma in commento, all'art. 88: in relazione ai predetti cespiti può, invero, ritenersi che il commissario giudiziale, sulla base dell'art. 22 del Reg. CE 29 maggio 2000 n. 1346, sia legittimato a chiedere l'annotazione del decreto di ammissione al concordato nei pubblici registri degli Stati membri dell'Unione europea nei quali i beni immobili o gli altri beni soggetti a pubblica registrazione siano situati.

Benché a carico del commissario sia prevista unicamente la notifica del decreto di apertura del concordato, talché in astratto si imporrebbe l'effettuazione della trascrizione mediante la compilazione d'ufficio delle note a cura della conservatoria, la prassi segnala il sedimentarsi di un percorso diverso: è sovente il commissario che si occupa della presentazione al conservatore del decreto e, altresì, della nota in doppio originale. Ciò in relazione all'opportunità di indicare, da parte sua, dei beni.

Le formalità della trascrizione non possono ovviamente attingere i beni del terzo garante che non siano stati messi immediatamente a disposizione dei creditori, in funzione della proposta concordataria.

La Corte di Cassazione, a suo tempo, evidenziò che l'art. 166 legge fall. non si estende ai beni del terzo garante, a meno che la proposta di concordato non sia stata accompagnata anche dalla cessione dei beni di un terzo, oltre che dei beni del debitore; ne consegue che, quando la proposta di concordato è stata formulata con la prestazione di garanzie reali e personali da parte del debitore e l'obbligazione assunta dal terzo si configura come garanzia personale del debitore, nessun vincolo si instaura sui suoi beni e su essi i creditori personali del terzo possono legittimamente agire in via esecutiva (Cass. n. 1474/1979).

Invero, in taluni casi si impone un'interpretazione estensiva della norma in commento. È esemplificativamente in caso in cui il terzo o i soci della medesima società che invoca l'accesso al concordato mettano a disposizione dei creditori concordatari beni di loro proprietà personale. In detta ipotesi, il decreto andrebbe trascritto sugli immobili in questione e, se del caso, sulle quote di comproprietà che i terzi o i soci vantino in relazione ai singoli beni. In caso contrario, si darebbe adito al conclamato pericolo che il terzo o i soci dispongano dei beni successivamente all'ammissione del debitore al concordato o, comunque, che un «estraneo» iscriva ipoteca. Le trascrizioni e le iscrizioni dei trasferimenti o dei vincoli di garanzia sarebbero opponibili alla massa ove preventivamente non si fosse trascritta la messa a disposizione dei cespiti. Si registrano in tal senso prese di posizione della giurisprudenza di merito secondo cui l'obbligo del commissario giudiziale, di cui al combinato disposto degli articoli 166 e 88, comma 2, l.fall., di provvedere alla notifica al conservatore dell'estratto autentico del decreto di ammissione al concordato preventivo ai fini della trascrizione sui beni immobili del debitore, deve ritenersi operante anche con riferimento agli immobili di terzi ceduti ai creditori del concordato (Trib. Ascoli Piceno, 16 aprile 2014).

Un problema può porsi laddove, a seguito della trascrizione eseguita nei registri immobiliari in esito all'ammissione al concordato, l'omologazione non sia avvenuta e, tuttavia, non sia stato dichiarato il fallimento. In tal caso convincente appare la soluzione che riconosce al tribunale il potere di ordinare, in camera di consiglio, ai sensi degli artt. 2668 c.c. e 739 c.p.c., al conservatore dei registri immobiliari la cancellazione della trascrizione del predetto provvedimento giustappunto qualora il procedimento di omologazione sia stato dichiarato improseguibile a seguito di rinuncia alla domanda e venga sancito il ritorno in bonis della società (così Trib. Santa Maria Capua Vetere, 26 aprile 2006).

Bibliografia

Audino, Sub art. 166 l.fall., in Maffei Alberti, Commentario breve alla legge fallimentare, Padova, 2009; Bonsignori, Concordato preventivo, sub Art. 166 l.fall., in Comm. S.B. Bologna-Roma 1979; Censoni, Commento sub Art. 166 l.fall., in Aa.Vv., Il nuovo diritto fallimentare, (diretto da e coordinato da) Jorio-Fabiani, Bologna 2007; Costabile, La pubblicità del decreto di apertura del con cordato preventivo, in Fauceglia-Panzani (diretto da), Fallimento e altre procedure concorsuali, III, Torino 2009; Gaboardi, Sub art. 166, in Cavallini (diretto da), Commentario alla legge fallimentare, III, Milano 2010; Liccardo, Sub articolo 166, in Nigro-Sandulli-Santoro (a cura di), La legge fallimentare dopo la riforma, III, Torino 2010.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario