Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 178 - Adesioni alla proposta di concordato.Adesioni alla proposta di concordato.
Nel processo verbale dell'adunanza dei creditori sono inseriti i voti favorevoli e contrari dei creditori con l'indicazione nominativa dei votanti e dell'ammontare dei rispettivi crediti. E' altresi' inserita l'indicazione nominativa dei creditori che non hanno esercitato il voto e dell'ammontare dei loro crediti1. Il processo verbale è sottoscritto dal giudice delegato, dal commissario e dal cancelliere. Se nel giorno stabilito non è possibile compiere tutte le operazioni, la loro continuazione viene rimessa dal giudice ad un'udienza prossima, non oltre otto giorni, dandone comunicazione agli assenti2. I creditori che non hanno esercitato il voto possono far pervenire lo stesso per telegramma o per lettera o per telefax o per posta elettronica nei venti giorni successivi alla chiusura del verbale. Le manifestazioni di voto sono annotate dal cancelliere in calce al verbale3. [1] Comma modificato dall'articolo 33, comma 1, lettera d-bis), numero 1), del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, con la decorrenza indicata dal comma 3 del medesimo articolo 33 del suddetto D.L. n. 83 del 2012. [2] Comma modificato dall'articolo 33, comma 1, lettera d-bis), numero 2), del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, con la decorrenza indicata dal comma 3 del medesimo articolo 33 del suddetto D.L. n. 83 del 2012. [3] Comma sostituito dall'articolo 15, comma 3, del D.Lgs. 12 settembre 2007 n.169, con la decorrenza indicata nell'articolo 22 del medesimo D.Lgs. 169/2007 e successivamente dall'articolo 33, comma 1, lettera d-bis), numero 3), del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, con la decorrenza indicata dal comma 3 del medesimo articolo 33 del suddetto D.L. n. 83 del 2012. Da ultimo, comma sostituito dall'articolo 4, comma 1, lettera f), del D.L. 27 giugno 2015 n. 83, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2015, n. 132 ; per l'applicazione vedi l'articolo 23, comma 1, del medesimo decreto. InquadramentoL'art. 178 reca alcune disposizioni di carattere strettamente processuale. Esso disciplina, innanzitutto, la redazione del processo verbale dell'adunanza dei creditori, nel quale è prescritto l'inserimento dei voti favorevoli e contrari, con l'indicazione nominativa sia dei votanti, con l'ammontare dei rispettivi crediti, che degli «astenuti», quindi degli interventi. Nel terzo comma la norma regola l'eventuale rinvio delle operazioni di adunanza, che non sia stato possibile compiere tutte insieme, prevedendo il differimento ad un'udienza calendarizzata non oltre otto giorni dopo e l'invio di idonea comunicazione agli assenti. Nel quarto ed ultimo comma, l'art. 178 contempla le modalità di espressione del voto da parte dei creditori che abbiano omesso di esercitarlo nel corso e nel contesto dell'adunanza. Il comma in questione è stato incisivamente novellato in sede di conversione (con legge n. 132/2015) del d.l. n. 83/2015. La modifica ha eliminato il pregresso sistema del silenzio assenso, in virtù del quale i creditori rimasti inerti in adunanza andavano ritenuti tacitamente consenzienti e computati come tali, qualora avessero mancato di comunicare il proprio dissenso nei venti giorni successivi alla chiusura del verbale di adunanza. Attualmente, per contro, all'inerzia non si collega più conseguenza alcuna. Nei venti giorni anzidetti il creditore non soggiace più ad un onere, disponendo, piuttosto, di una facoltà: di quel segmento temporale egli potrà far uso, infatti, per manifestare in extremis il proprio voto; qualora rinunci a farlo il suo silenzio non verrà qualificato come voto favorevole. Verbalizzazione delle operazioniIl processo verbale dell'adunanza deve riportare integralmente lo svolgimento di tutte le operazioni che la scandiscono. In primo luogo dovrà darsi conto dell'esposizione della relazione da parte del commissario (art. 175); in secondo luogo dovranno compendiarsi i contenuti della discussione, con le eventuali contestazioni anche «incrociate» dei creditori e del debitore, le doglianze dei primi in ordine alle proposte loro rappresentate, le repliche del secondo in relazione alla propria, le osservazioni più salienti degli uni e dell'altro, sia in punto di sussistenza, ammontare e rango dei crediti, che in punto di ammissibilità e fattibilità dell'ipotesi concordataria pianificata. Il processo verbale conterrà, altresì, l'essenziale indicazione dei provvedimenti del g.d. in ordine ai crediti contestati (art. 176). È significativamente previsto, al primo comma dell'art. 178, l'inserimento nel verbale dell'indicazione nominativa dei votanti, sia favorevoli che contrari, ma anche dei creditori che non hanno esercitato il voto. In entrambi i casi è prescritta la specificazione dell'ammontare dei loro crediti. Dette puntualizzazioni sono funzionali a garantire il perfetto funzionamento del congegno maggioritario, anche mediante l'identificazione dei soggetti che, nel termine di venti giorni successivi alla chiusura dell'adunanza, potranno esercitare la facoltà di manifestare il proprio voto. Nel contempo, dette informazioni valgono a consentire un riscontro scrupoloso dei voti, tale da escludere che un soggetto voti due volte oppure illegittimamente sovverta e capovolga in un voto contrario un'originaria manifestazione di consenso, senza che il commissario e il magistrato se ne avvedano. Proprio al fine di consentire un controllo rigoroso dei voti e, segnatamente, della coincidenza identitaria fra i votanti «ritardatari» – che abbiano atteso il «tempo supplementare» dei venti giorni per esprimersi – e gli «astenuti della prima ora» (rimasti inerti in adunanza), il comma 4 della norma in commento, facendo da pendant al comma 1, impone l'annotazione delle manifestazioni di voto differite in calce al verbale. La sottoscrizione del verbale è triplice, essendo previste le firme del g.d., del commissario e del cancelliere. Peraltro, se la mancanza della firma del magistrato è idonea a ridondare nel senso della nullità del processo verbale, non altrettanto sembra potersi ritenere con riferimento alle omesse sottoscrizioni del commissario e del cancelliere, che paiono risolversi in mere irregolarità (Trib. Catania, 23 agosto 1971, in Dir. fall., 1972, II, 174). Rinvio dell'adunanzaL'adunanza è rinviabile ogni qualvolta non sia possibile concludere in un'unica udienza le operazioni. Il termine di rinvio dell'adunanza, che il terzo comma circoscrive nel tempo massimo di otto giorni, ha una valenza essenzialmente ordinatoria. Nulla esclude, pertanto, che il differimento sia più cospicuo, pur dovendosi tenere conto che in forza dell'art. 181 l'omologazione deve intervenire entro sei mesi dal deposito del ricorso, con proroga possibile di soli sessanta giorni. Il giudice delegato, pertanto, provvederà a dilazionare l'adunanza ogni qualvolta la complessità o la peculiarità delle operazioni lo suggeriscano come opportuno e «doserà» il rinvio secondo le esigenze suggerite dal caso concreto. La «larghezza» della formula – che evoca l'impossibilità di «compiere le operazioni» – si presta a giustificare differimenti in circostanze eterogenee, che vanno dal prolungarsi della discussione tra creditori e debitore, al materiale mancato completamento di operazioni di voto oltremodo complesse, al legittimo impedimento del commissario giudiziale, alla necessità, espressa da quest'ultimo, di compiere ulteriori verifiche su circostanze salienti e di travasarle in un relazione integrativa. La giurisprudenza di legittimità ha, peraltro, chiarito che il tribunale non è in alcun modo tenuto a concedere un rinvio dell'adunanza dei creditori già convocata nel rispetto del termine fissato dalla legge, sicché l'eventuale mancato utilizzo di un potere chiaramente discrezionale non censurabile in sede di legittimità (v. Cass. n. 6901/2010 relativa ad una fattispecie in cui il differimento era stato richiesto dall'agenzia delle entrate in funzione della produzione della documentazione relativa al consolidamento del debito). La comunicazione non avviene a cura del commissario, ma della cancelleria. Ai creditori che ne abbiano comunicato il relativo indirizzo, si potrà senz'altro provvedere ad inviare una pec, salvaguardando detta modalità la più opportuna conoscenza. Adesioni tempestive e adesioni «ritardate»Le adesioni devono avvenire in forma scritta e, qualora non siano depositate in cancelleria, possono alternativamente essere inoltrate per lettera, per telegramma, per telefax o per posta elettronica certificata, anche in ipotesi in cui il relativo invio avvenga nei venti giorni dalla chiusura delle operazioni di adunanza (comma 4). Non sembrano ammissibili le adesioni condizionate, che veicolerebbero un fattore di incertezza avulso dala sistema e tenderebbero a svolgere un'ingerenza sulla proposta di concordato, per definizione «non negoziabile». Nulla osta a ritenere ammissibili i voti per corrispondenza, quand'anche pervenuti prima della celebrazione dell'adunanza (in senso favorevole v. Trib. Lodi, 13 febbraio 1984, in Dir. fall, 1984, II, 501; App. Roma, 7 gennaio 1986, in Dir. Fall., 1986, II, 329). Dette adesioni d'altronde sono pienamente idonee a raggiungere lo scopo e non proiettano aspetti di inquinamento delle operazioni. La «finestra» dei venti giorni successivi alla chiusura delle operazioni di adunanza, nei quali può esser spesa la facoltà di «ritardata» espressione del voto, risponde ad un'evidente finalità di favor verso le soluzioni concordatarie. Benché il legislatore del 2015 abbia soppresso il meccanismo del silenzio-assenso ha inteso, nondimeno, creare una «finestra di recupero» di consensi. Posto che chi non ha votato prima, può senz'altro farlo dopo l'adunanza, la questione più rilevante attiene, per il vero, all'ammissibilità nel termine dei venti giorni delle «rimeditazioni», trattandosi di appurare, segnatamente, se il voto contrario ab origine espresso sia revocabile a vantaggio di un consenso da esprimersi nei venti giorni. In linea di principio non sussistono elementi ostativi alla revocabilità del voto. Anzi, in difetto di un divieto esplicito, l'opportunità di esercitare uno ius poenitendi si mostra in linea con il richiamato favor per la soluzione concordataria, impresso al sistema concorsuale dal legislatore delle «tante» riforme. Per quanto, tuttavia, riguarda il periodo successivo alla chiusura delle operazioni viene in rilievo il risalente avviso della giurisprudenza di legittimità che detta revocabilità ha escluso, ritenendo che il voto già espresso si palesa «determinante agli effetti della maggioranza di numero, che rappresenta un essenziale momento giuridico preliminare, vincolante per lo svolgimento ulteriore della procedura concordataria» (v. Cass. n. 9651/1990) Non mancano, peraltro, nella giurisprudenza di merito posizioni favorevoli alla revoca del voto contrario nei venti giorni successivi alla chiusura delle operazioni di adunanza, mediante l'espressione di un antitetico voto favorevole (v. App. Lecce, 8 giugno 2009 in Fall., 2010, 1158, con nota di Abete). Del resto, in linea di principio, tenuto conto dell'impianto contrattuale del concordato, il diniego verso una proposta non esclude, qualora la stessa non sia stata ritirata, una successiva accettazione. La struttura negoziale concordataria porta, viceversa, ad escludere che il consenso espresso in adunanza – equivalente mutatis mutandis all'accettazione di una proposta contrattuale – possa tradursi, nei venti giorni ad essa successivi, in un voto contrario (v. Trib. Monza 29 gennaio 2009, in Fall., 2009, 1158, con nota di Abete). Dall'ultimo comma dell'art. 178 è dato icasticamente evincere che il voto espresso successivamente all'adunanza ha valore e portata identici rispetto a quello manifestato in contraddittorio nel corso di essa. L'opportunità dell'adesione «ritardata» è racchiusa nel termine perentorio di venti giorni successivi alla chiusura delle operazioni di adunanza, «certificata» dal relativo processo verbale, redatto secondo le prescrizioni dei primi due commi della norma in commento. La perentorietà è resa evidente dalla circostanza che l'art. 179 prevede che, qualora nei termini stabiliti le maggioranze non si raggiungano, il g.d. ne riferisce immediatamente al tribunale. La possibilità dei creditori di fruire di questo spatium deliberandi, con conseguente decorso del termine, viene in rilievo quand'anche sia già stata conseguita una maggioranza sufficiente ai fini dell'approvazione del piano (v. Trib. Monza, 29 gennaio 2010, in Fall., 2010, 446). La scadenza del termine coincide con la mezzanotte del ventesimo giorno successivo alla chisura dell'adunanza (Trib. Mantova, 17 novembre 2011, in Fall., 2012, 625). Le adesioni devono avvenire in forma scritta e, qualora non siano depositate in cancelleria, possono alternativamente essere inoltrate per lettera, per telegramma, per telefax o per posta elettronica certificata. In un'ottica di favor verso il concordato devonsi ritenere valide le comunicazioni di voto indirizzate al commissario giudiziale, benché quest'ultimo non sia «designato» dalla legge fallimentare quale destinatario dei consensi e dei dissensi. In tal senso, come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità è da ritenere bastevole per l'efficacia delle dichiarazioni di voto che entro il termine di venti giorni dall'adunanza esse pervengano all'organo commissariale (Cass. n. 2326/2014) BibliografiaAmbrosini-Demarchi, Il nuovo concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione dei debiti, Milano 2005; Bonsignori, Concordato preventivo, Comm. S.B., Bologna-Roma 1979; Bozza, La proposta di concordato preventivo, la formazione delle classi e le maggioranze richieste nella nuova disciplina, in Fall. 2005; Censoni, Il concordato preventivo: organi, effetti, procedimento, in Jorio-Fabiani (diretto da), Il nuovo diritto fallimentare. 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Commentario teorico-pratico, Padova 2014; Filocamo, L'adunanza dei creditori, in Ghia-Piccininni-Severini (diretto da), Trattato delle procedure concorsuali, IV, Torino 2010; Finardi Le modifiche al regime di voto nel concordato preventivo: riflessioni sul d.l. 83/2012 convertito con modifiche nella L. 134/2012 (questioni nella pratica), in Fall. 2013; Frascaroli Santi, Il diritto fallimentare e delle procedure concorsuali, Padova 2012; Lo Cascio, Il concordato preventivo, Milano 2011; Maffei Alberti, Comm. breve alla legge fallimentare, Padova 2013; Nardecchia, Esercizio del diritto di voto, poteri del g.d. e criteri di formazione delle maggioranze nel concordato preventivo, in Fall., 2008; Pacchi, Il nuovo concordato preventivo, Milano, 2005; Racugno, Il concordato preventivo. 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