Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 184 - Effetti del concordato per i creditori.Effetti del concordato per i creditori.
Il concordato omologato è obbligatorio per tutti i creditori anteriori alla pubblicazione nel registro delle imprese del ricorso di cui all'articolo 161. Tuttavia essi conservano impregiudicati i diritti contro i coobbligati, i fideiussori del debitore e gli obbligati in via di regresso1. Salvo patto contrario, il concordato della società ha efficacia nei confronti dei soci illimitatamente responsabili. [1] Comma modificato dall'articolo 33, comma 1, lettera g), del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, con la decorrenza indicata dal comma 3 del medesimo articolo 33 del suddetto D.L. n. 83 del 2012. InquadramentoLa norma vincola i creditori anteriori alla pubblicazione nel registro delle imprese della domanda dì concordato preventivo al rispetto degli effetti (generalmente esdebitatori) derivanti dal decreto di omologazione. Il testo attuale della disposizione è frutto della novella di cui all'art. 33 d.l. n. 83/2012, conv. in l. n. 134/2012. L'art. 184 l.fall., a seguito del decreto «sviluppo», prevede che «il concordato omologato è obbligatorio per tutti i creditori anteriori alla pubblicazione nel registro imprese del ricorso di cui all'articolo 161. Tuttavia, essi conservano impregiudicati i diritti contro i coobbligati, i fideiussori del debitore e gli obbligati in via di regresso». Sebbene la norma non si soffermi sull'insieme degli effetti derivanti dall'omologazione del concordato preventivo, giurisprudenza e dottrina hanno nel tempo elaborato orientamenti che definiscono più compiutamente tali effetti. A seguito dell'omologazione, si determina una modificazione dei rapporti giuridici esistenti tra debitore e creditori, che, data l'atipicità delle soluzioni concordatarie concretamente praticabili, può assumere la forme più svariate, anche se, nella prassi, prevalgono sicuramente le ipotesi di effetti remissori dei debiti e dilatori nell'adempimento. Si tratta, comunque, di effetti costitutivi, e, a tal proposito, possono sorgere dei dubbi in ordine al momento in cui detti effetti si producono. Nel caso di assenza di opposizioni all'omologazione, stante la natura non reclamabile del decreto di omologa gli effetti si produrranno con il deposito del provvedimento in cancelleria. Nell'ipotesi, invece, di omologazione in presenza di opposizioni, il decreto del tribunale è comunque provvisoriamente esecutivo (art. 180, comma 5, l.fall.), e quindi anche in tale ipotesi gli effetti dovrebbero prodursi immediatamente. Tuttavia, trattandosi di effetti sostanzialmente costitutivi, potrebbe sostenersi la tesi secondo la quale tali effetti possano prodursi soltanto a seguito della sopravvenuta definitività del decreto (Filocamo 2014, 2655). In ogni caso, l'omologazione del concordato non determina la liberazione del debitore, che discende invece dalla completa esecuzione del concordato stesso, che sarà configurabile — ad eccezione delle ipotesi di concordato con cessione c.d. traslativa e del concordato con l'intervento dell'assuntore – soltanto con l'intervenuto adempimento delle obbligazioni contenute nella proposta o, se si preferisce, nel momento in cui il piano concordatario è integralmente attuato (Ambrosini, Demarchi, Vitiello 2009, 219). Gli effetti per i creditoriL'art. 184, al primo comma, nel testo modificato nel 2012, stabilisce che il concordato è obbligatorio per tutti i creditori anteriori alla pubblicazione nel registro delle imprese del ricorso di cui all'art. 161, che sono i medesimi a cui, dal momento della presentazione della domanda da parte del debitore, sono interdette le azioni esecutive individuali e le iniziative dirette ad ottenere provvedimenti cautelari sul patrimonio dell'imprenditore in crisi. Il concordato è obbligatorio per tutti i creditori il cui titolo è anteriore al termine sopra indicato, a prescindere dal fatto che abbiano o meno partecipato al voto ed indipendentemente dal se abbiano votato o meno favorevolmente. I creditori anteriori, poiché l'omologazione non ha efficacia di giudicato in ordine all'esistenza del credito, possono sempre fare valere i loro diritti attraverso un ordinario giudizio di cognizione, ma sono vincolati all'osservanza del concordato e, quindi, alla riduzione quantitativa dei crediti (Cass. n. 13897/2010). Tra i crediti anteriori al concordato sono compresi anche i crediti sottoposti a termine non scaduto o a condizione non avverata al momento della pubblicazione del ricorso; i crediti accertati in sede giudiziale in via definitiva in un momento successivo rispetto all'avvio della procedura concordataria. Quindi, nei confronti di tali creditori si producono gli effetti dell'esdebitazione del debitore, con la conseguenza che non avranno più il diritto di pretendere il pagamento della parte del loro credito assoggettata a falcidia concordataria. L'efficacia esdebitatoria riguarda anche i creditori che sono stati esclusi dal voto e quelli non inclusi negli elenchi ex artt. 161 e 171, l.fall., che quindi non hanno partecipato al procedimento. La giurisprudenza, al riguardo, ha precisato che il decreto di omologazione non produce alcun effetto di accertamento sostanziale nei confronti dei creditori ammessi e, a fortiori, non comporta la formazione di un giudicato in ordine all'esistenza e all'ammontare dei crediti, ovvero riguardo alla loro natura chirografaria o privilegiata. Ciò significa che è sempre possibile instaurare un apposito giudizio ordinario per accertamento di eventuali crediti contestati e dei relativi privilegi anche in un momento successivo all'omologazione. Qualora in esito a siffatto autonomo giudizio sia accertato che un credito inizialmente non ammesso si fonda su titolo antecedente rispetto alla presentazione della domanda, il decreto di omologazione estenderà i suoi effetti anche nei confronti di quest'ultimo (Cass. n. 17637/2007; Cass. n. 5772/1990). Ed ancora, la giurisprudenza ha ritenuto che, nei confronti di un soggetto ammesso alla procedura di concordato preventivo è possibile proporre in giudizio azioni di condanna e, una volta che il concordato sia stato omologato, i titoli esecutivi ottenuti dai creditori conservano la loro efficacia, con la conseguenza che sulla base di detti titoli è possibile dar corso ad azioni esecutive nei confronti del debitore a condizione che vengano esercitate nei limiti indicati dalle previsioni del concordato omologato, il quale, a norma dell'art. 184, r.d. n. 267/1942 (legge fallimentare), è obbligatorio per tutti i creditori (Trib. Milano 17 dicembre 2012) La norma di cui all'art. 184, comma 1, l.fall. non si applica invece ai titolari di crediti sorti successivamente alla pubblicazione nel registro delle imprese del ricorso per l'ammissione al concordato e, in generale, ai titolari di crediti che si fondano su titoli opponibili alla procedura. Ciò significa, quindi, che questi creditori non sono destinati a subire la falcidia prevista dall'accordo omologato, conservando il diritto alla integrale soddisfazione del proprio credito. La soddisfazione potrà avvenire nel corso della procedura se sorti da atti regolarmente autorizzati o, in alternativa, successivamente alla chiusura della procedura (Cass. n. 578/2007). Per quanto riguarda gli interessi, si ritiene che il carattere obbligatorio e vincolante del concordato preventivo omologato valga non solo per i crediti in linea capitale, ma anche per gli interessi, atteso che l'art. 169 l.fall. rende applicabile nell'ambito del concordato preventivo il blocco del corso degli interessi medesimi durante la procedura, ai sensi dell'art. 55 l.fall. Infine, non v'è dubbio che nel novero dei creditori interessati agli effetti del concordato vada compresa l'Amministrazione finanziaria, qualora il presupposto impositivo sia anteriore alla presentazione della domanda, e ciò anche se l'accertamento o l'iscrizione a ruolo siano posteriori alla stessa (App. Roma 17 settembre 1980). Gli effetti ai coobbligati, fideiussori e obbligati in via di regressoI creditori conservano impregiudicati i diritti contro i coobbligati, i fideiussori del debitore e gli obbligati in via di regresso, i quali saranno quindi tenuti ad adempiere integralmente la propria obbligazione, nonostante l'esdebitazione del debitore principale. Per meglio dire, per espressa disposizione dell'art. 184, i creditori mantengono inalterati i loro diritti nei confronti dei coobbligati, dei fideiussori del debitore e degli obbligati in via di regresso. Questi ultimi possono, quindi, essere chiamati ad adempiere secondo quanto si erano obbligati ed in sede di rivalsa subiscono gli effetti del concordato, al pari di qualunque altro creditore dell'imprenditore ammesso alla procedura. La giurisprudenza di legittimità ha precisato che costituisce effetto naturale dell'esistenza di una garanzia personale il fatto che il fideiussore sia tenuto al pagamento dell'intero debito garantito, anche quando dal debitore principale, sottoposto a concordato preventivo (o a concordato fallimentare), il creditore possa pretendere soltanto una percentuale inferiore, senza che ciò possa fondare dubbi di legittimità costituzionale, in riferimento agli artt. 3 e 42 Cost., dell'art. 184, poiché il fideiussore, da un lato, paga quanto si era assunto l'obbligo di pagare e, dall'altro, subisce, in sede di rivalsa, gli effetti del concordato come qualunque altro creditore (Cass. n. 11200/2003). Di conseguenza, la salvezza dei diritti dei creditori verso i coobbligati, i fideiussori e gli obbligati di regresso del debitore concordatario costituisce una deroga al principio della comunicabilità degli effetti favorevoli tra i condebitori previsto dall'art. 1301 c.c. per la remissione volontaria e dall'art. 1941 c.c. per la fideiussione, tradizionalmente giustificata sulla base del carattere pubblicistico del concordato preventivo (Cass. n. 23275/2006; Cass. n. 28774/2005; App. Torino 30 maggio 2002). Inoltre, in riferimento al caso del fideiussore che, dopo avere prestato garanzia, sia socio illimitatamente responsabile di una società personale in seguito ammessa al concordato preventivo, la giurisprudenza di legittimità ha affermato che in questo caso il fideiussore può avvalersi invece del secondo comma dell'art. 184 (in virtù del quale il concordato ha efficacia nei confronti dei soci illimitatamente responsabili relativamente ai debiti sociali), poiché ha riferito il primo comma ai soli terzi diversi dai soci, in quanto la responsabilità di questi ultimi trova titolo nella loro qualità di soci, in via assorbente rispetto ad eventuali e diverse fonti di responsabilità per i medesimi debiti sociali (Cass. n. 1688/1999; Trib. La Spezia 7 luglio 2014), avendo la giurisprudenza di merito precisato che l'effetto esdebitatorio si produce qualora il socio sia tale al momento dell'omologazione, essendo irrilevante che non lo fosse allorché ha prestato la garanzia (Trib. Torino 8 aprile 2014). In conclusione, la perdurante validità di detto principio è, peraltro, interessata dalla possibilità che il piano assuma contenuti non tipicamente riconducibili in una delle due forme tradizionali della garanzia o della cessio bonorum. Nei casi in cui la proposta preveda, a titolo di esempio, il conferimento ai creditori, o ad una classe di creditori, di titoli azionari od obbligazionari, potrà essere difficile la delimitazione della responsabilità del coobbligato, che potrebbe essere chiamato a pagare l'intero, con la conseguente possibilità, da parte sua, di chiedere al debitore in concordato il pagamento della percentuale concordataria, o il residuo rispetto a quanto previsto per il creditore nella proposta. Per tale ragione dovrebbe risultare rafforzata la tesi favorevole a ritenere necessario che la proposta, comunque sia formulata, contenga la specificazione dei valori quantitativi promessi ai creditori, o a ciascuna delle classi dei creditori stessi (PACCHI, Sub art. 184, in Jorio-Fabiani (diretto da e coordinato da), Il nuovo diritto fallimentare, Bologna, 2006-2007, 2592). Terzo datore di pegno/ipoteca e terzo acquirente di un immobile ipotecato a a garanzia di un credito concorsualeSi discute se tra i coobbligati presi in considerazione dall'art. 184 l.fall. rientrino anche il terzo datore di ipoteca o pegno ed il terzo acquirente di un immobile ipotecato a garanzia di un credito concorsuale. Per quel che riguarda il terzo datore di ipoteca o pegno, si ritiene che rientri nella categoria dei coobbligati, non diversamente da un fideiussore (Bosticco 1996, 237). Al contrario, nel caso del terzo acquirente di bene ipotecato, questi deve subire l'esecuzione nella misura in cui il creditore non abbia ricevuto soddisfazione, non avendo assunto alcun obbligo nei confronti di quel creditore, e pertanto, dopo avere stipulato l'accordo concordatario, tale creditore non potrà pretendere dal terzo più di quanto possa pretendere dal suo debitore (Bosticco 1996, 237) In giurisprudenza, per l'esclusione del terzo acquirente di bene ipotecato dal novero dei coobbligati, App. Milano 29 novembre 1985, in Banca borsa tit. cred., 1997, II, 3030; contra, tuttavia, Cass. n. 5424/1992; App. Milano 31 gennaio 1983, in Fall.1983, 983. Gli effetti nei confronti dei soci illimitatamente responsabili della società in concordatoGli effetti del concordato omologato della società si estendono, salvo patto contrario, anche ai soci illimitatamente responsabili della società (art. 184, comma 2, l.fall.) (Trib. Milano 23 dicembre 2015). Con tale previsione il legislatore ha esteso l'effetto esdebitatorio del concordato omologato anche ai soci illimitatamente responsabili. Grazie a tale limitazione di responsabilità, il patrimonio personale del socio è messo temporaneamente al riparo da possibili azioni esecutive e cautelari dei creditori sociali, i quali potranno aggredire il patrimonio del socio solo al termine dell'esecuzione del concordato della società e salva l'applicazione del beneficio della preventiva escussione del patrimonio sociale. La disciplina di cui all'art. 184, comma 2, l.fall. è applicabile esclusivamente ai soli creditori sociali (Cass. n. 11343/2001), e non anche ai creditori del socio (Cass. n. 7273/2010, App. Genova 23 dicembre 2011), i quali, quindi, potranno chiedere il pagamento integrale del loro credito. Inoltre, come precisato dalla giurisprudenza, l'omologazione della proposta non estende i suoi effetti remissori, ai sensi dell'art. 184, comma 2, l.fall. anche in favore del socio che, avendo prestato fidejussione per debiti della società ed a favore di un terzo creditore di questa, successivamente non rivesta più la predetta qualità al momento della citata omologa, dovendo allora l'ex socio, cui non si applica l'art. 10 l.fall., essere considerato, ai fini del concorso, alla stregua di un terzo garante; ne conseguono, da un lato, l'irrilevanza dell'accertamento dell'epoca della perdita della qualità di socio illimitatamente responsabile rispetto all'apertura del concordato e, dall'altro, nei confronti del creditore sociale, la responsabilità piena di tale ex socio, in virtù dell'obbligazione fideiussoria assunta, poiché debito proprio, del tutto distinto da quelli sociali (Cass. I, n. 29863/2011; App. Catanzaro, 28 settembre 2005). L'effetto estensivo di cui all'art. 184, comma 2, l.fall. può essere impedito con patto contrario concluso tra i soci illimitatamente responsabili e tutti i creditori, in virtù del principio della par condicio creditorum. Il patto contrario ex art. 184 l.fall. può intervenire in sede processuale, e quindi nella domanda di ammissione al concordato, ovvero in sede extraprocessuale, in forma di accordo concluso parallelamente alla procedura, sempre a condizione che non risulti lesivo della par condicio creditorum. Nel caso del socio unico azionista è emerso il dubbio se allo stesso debba applicarsi la disciplina del comma 2 dell'art. 184. La più recente giurisprudenza ha affermato che l'estensione dell'efficacia del concordato preventivo di una società ai soci illimitatamente responsabili, con beneficio della loro esdebitazione, opera solo nei casi in cui l'illimitata e solidale responsabilità derivi dal tipo legale prescelto all'atto della costituzione della società. Il beneficio non è invece ritenuto applicabile quando l'illimitata responsabilità sia ricollegata dalla legge a situazioni contingenti, quale quella dell'unico socio di società a responsabilità limitata, regolata dall'ordinamento in deroga al principio della esclusiva responsabilità della società di capitali (art. 2497 c.c.), con la conseguenza che l'unico socio è obbligato ad adempiere alle residue obbligazioni sorte nel periodo in cui le quote sono appartenute solo a lui (Cass. n. 2532/2005). Infine, nell'ipotesi in cui il socio sia obbligato anche in forza di autonomo ed ulteriore contratto di garanzia si ritiene che prevalga l'obbligazione derivante dalla qualità di socio rispetto a quella fideiussoria, applicandosi, quindi, l'art. 184, comma 2, l.fall. (Cass. S.U., n. 3022/2015; Cass. n. 3163/2014). Un ulteriore problema che si posto in dottrina ed in giurisprudenza è quello relativo alla disciplina applicabile nei confronti del socio illimitatamente responsabile che abbia anche fideiussione o altra garanzia per i debiti sociali. Secondo una prima opinione, in tali casi trovava applicazione il primo comma dell'art. 184 l.fall., e quindi ai soci garanti non si estendeva l'effetto modificativo-esdebitatorio, stante l'autonomia dell'obbligazione fideiussoria assunta (Cass. n. 5642/1984, in Giur. comm, 1985, II, 770; App. Bari 30 aprile 1988, in Fall., 1989, 1989, 298; App. Milano 28 ottobre 1986, in Banca borsa tit. cred., 1988, II, 223). Altra opinione riteneva invece che la qualifica di socio illimitatamente responsabile fosse assorbente rispetto ad ogni altra fonte obbligatoria, con conseguente prevalenza dell'effetto esdebitatorio di cui al comma 2 dell'art. 184 l.fall. (Cass. n. 6810/1988, in Fall., 1989, 380). Sul punto, sono intervenute le Sezioni Unite, le quali hanno affermato che «ai sensi del comma 2 dell'art. 184 del r.d. 16 marzo 1942 n. 267, il concordato preventivo della società di persone — salvo patto contrario che va inserito, a pena di nullità, nella proposta — ha efficacia nei confronti dei soci illimitatamente responsabili, ancorché questi abbiano prestato fideiussione a favore di taluni dei creditori per le obbligazioni sociali, in quanto il comma 1 dell'articolo citato, nello stabilire che i creditori anteriori al decreto di apertura del concordato conservano impregiudicati i diritti contro i coobbligati, i fideiussori dei debitori e gli obbligati in via di regresso, si riferisce ai terzi garanti o coobbligati che non siano soci» (Cass. S.U., n. 3749/1989). Tale ultimo orientamento è quello che si è successivamente affermato in giurisprudenza (Cass. n. 1688/1999, in Dir. fall., 2000, II, 56; Trib. Cremona 16 febbraio 1994, in Fall., 1994, 648; Trib. Isernia 2 maggio 1990, in Giur. comm., 1991, I, 761; Trib. Milano 22 febbraio 1990, in Banca borsa tit. cred., 1991, II, 565). Più di recente, le sezioni unite della Corte di cassazione hanno confermato l'orientamento già espresso, rilevando che «l'art. 184, comma 2, l.fall., ai sensi del quale il concordato di società, salvo patto contrario, ha efficacia esdebitatoria nei confronti dei soci illimitatamente responsabili, relativamente ai debiti sociali, opera anche quando, per tali debiti, i soci abbiano prestato fideiussione, in ragione del fatto che il comma 1 di detto articolo, nello stabilire che i creditori, soggetti alla obbligatorietà del concordato, conservano impregiudicati i diritti contro i fideiussori (nonché i coobbligati e gli obbligati in via di regresso) si riferisce ai terzi diversi dai soci, trovando titolo la responsabilità di questi ultimi (nel concordato come nel fallimento) proprio nella loro qualità di soci, in via assorbente rispetto ad eventuali diverse fonti di responsabilità per i medesimi debiti sociali» (Cass. S.U., n. 3022/2015). Tale pronuncia, tuttavia, è giunta ad una soluzione diametralmente opposta con riferimento al socio che abbia prestato garanzia ipotecaria nell'interesse della società e a favore di un creditore di quest'ultima, affermando che «l'art. 184, comma 1, ultima parte, l.fall., per il quale i creditori anteriori al decreto di apertura della procedura di concordato preventivo (o alla pubblicazione nel registro delle imprese del ricorso di cui all'art. 161 l.fall., secondo il testo modificato dall'art. 33 del d.l. 22 giugno 2012, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134) conservano impregiudicati i diritti contro i coobbligati, i fideiussori del debitore e gli obbligati in via di regresso, trova la sua ragione giustificativa nella considerazione che i rapporti contrattuali, a carattere personale o reale, stipulati dai creditori della società con soggetti terzi estranei alla stessa e comportanti obbligazioni a carico di questi ultimi restano al di fuori del concordato e dei suoi effetti. Pertanto, poiché l'esclusione dell'effetto esdebitatorio opera in modo identico sia per i rapporti di coobbligazione e le garanzie personali sia per le garanzie reali, rientra nell'ambito applicativo della menzionata disposizione il terzo datore di ipoteca, ma non anche il socio illimitatamente responsabile di una società di persone che ha prestato ipoteca per un debito sociale, non potendo questi considerarsi terzo rispetto alla medesima società». BibliografiaV. sub art. 179. |