Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 203 - Effetti dell'accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza.Effetti dell'accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza.
Accertato giudizialmente lo stato d'insolvenza a norma degli articoli 195 e 202, sono applicabili con effetto dalla data del provvedimento che ordina la liquidazione le disposizioni del titolo II, capo III, sezione III, anche nei riguardi dei soci a responsabilità illimitata. [Si applicano inoltre nei confronti di questi ultimi, degli amministratori, dei direttori generali, dei liquidatori e dei componenti degli organi di vigilanza le disposizioni degli articoli 216 a 219 e 223 a 225.]1. L'esercizio delle azioni di revoca degli atti compiuti in frode dei creditori compete al commissario liquidatore. Il commissario liquidatore presenta al procuratore della Repubblica una relazione in conformità di quanto è disposto dall'art. 33, primo comma. [1] Comma così modificato dall'articolo 99 del D.Lgs. 8 luglio 1999, n. 270. InquadramentoL'articolo in commento è uno dei più importanti dell'intero istituto della liquidazione coatta amministrativa. La norma, nel prevedere le conseguenze dell'accertamento giudiziale dello stato d'insolvenza afferma che gli effetti più gravi della liquidazione coatta amministrativa, cioè gli effetti revocatori e penali, dipendono proprio dall'accertamento giudiziale dello stato d'insolvenza e quindi si instaurano solo se e quando venga accertato lo stato d'insolvenza a norma degli artt. 195 o 202. La riforma della crisi d'impresa e dell'insolvenza (d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14)Per il commento v. sub art. 194. Esercizio delle azioni revocatorieL'unico legittimato ad esperire le azioni revocatorie, sia fallimentare che ordinaria, è il commissario liquidatore. Per quanto riguarda la competenza, occorre distinguere tra le revocatorie ordinarie, in relazione alle quali la dottrina ha ritenuto la competenza del tribunale del luogo in cui l'impresa ha la sede principale, in virtù del doppio richiamo fatto all'art. 66 sia dall'art. 201 che dall'art. 203 l.fall. (Pajardi; Bonsignori) e le revocatorie fallimentari, la cui competenza è attribuita non al Tribunale che ha accertato lo stato d'insolvenza, bensì all'organo giudiziario competente per valore secondo le regole ordinarie (Bonsignori). In giurisprudenza si è ritenuta la non applicabilità del principio della vis attractiva di cui all'art. 24 alla liquidazione coatta amministrativa e pertanto competente a conoscere delle azioni revocatorie fallimentari è il giudice competente per valore in base alle regole ordinarie (Cass. n. 1145/1996; Cass. n. 3151/1994; contra Trib. Lucca 9 aprile 1982). Per l'esercizio delle azioni revocatorie da parte del commissario liquidatore non è necessaria la preventiva autorizzazione dell'autorità amministrativa. Ciò si evince dal mancato rinvio all'art. 31, comma 2, che stabilisce tale necessità per il curatore e dall'art. 206 che richiede l'autorizzazione solo per l'azione di responsabilità contro amministratori e liquidatori. Nel giudizio di revocatoria il commissario, al pari del curatore, riveste la qualità di terzo, con conseguente inapplicabilità del principio ex art. 2710 cc nel suddetto procedimento (Trib. Milano 31 maggio 1999). Il termine di prescrizione dell'azione revocatoria decorre dal momento in cui il diritto può essere esercitato e quindi dal provvedimento che ordina la liquidazione se l'accertamento giudiziario dello stato d'insolvenza è anteriore alla liquidazione o dall'accertamento se posteriore (Del Vecchio). Il periodo sospetto ai fini dell'esercizio dell'azione revocatoria fallimentare va computato alla data del decreto di liquidazione e non la dichiarazione dello stato d'insolvenza. Sul punto la giurisprudenza ha precisato che il periodo sospetto decorre dalla data di emanazione dell'atto amministrativo che dispone la liquidazione coatta amministrativa, e non dalla data della sua pubblicazione (Cass. n. 3927/2008; Cass. n. 7275/1999). Più controversa è l'ipotesi in cui la dichiarazione dello stato d'insolvenza preceda il decreto di liquidazione, perché in tal caso il termine decorrerebbe non dal momento dell'emanazione del provvedimento che dispone la liquidazione, bensì dal momento della dichiarazione dello stato d'insolvenza (Cass. n. 5858/1999). Ciò in quanto l'art. 203, laddove sancisce l'applicabilità delle disposizioni in ordine alle revocatorie «alla data del provvedimento che ordina la liquidazione», si riferisce all'esperibilità dell'azione essendo stato nominato il commissario liquidatore in precedenza non esistente e non nel senso che da quel momento si calcola il periodo sospetto. Per quanto riguarda il decorso dei termini per l'esperibilità delle azioni revocatorie nell'ipotesi di declaratoria dello stato d'insolvenza in pendenza di amministrazione controllata o di concordato preventivo, dottrina e giurisprudenza hanno adottato soluzioni differenti. In dottrina, alcuni autori reputano che non vi sia conversione di un procedimento nell'altro, ma semplice sequenza (Bonsignori, 182), mentre per altri, essendo identici i presupposti di amministrazione controllata o di concordato preventivo e liquidazione coatta, anche gli effetti devono riportarsi all'inizio del procedimento concorsuale minore che poi si converte in liquidazione coatta amministrativa (Del Vecchio sub art. 203). Per giurisprudenza costante il termine decorre dalla data di ammissione al primo procedimento concorsuale (Sul punto Cass. n. 17844/2002; Cass. n. 14645/2004; Cass. n. 1624/1966; Cass. n. 2871/1967). Dissesto dei soci illimitatamente responsabiliI soci a responsabilità illimitata di una società sottoposta a liquidazione coatta amministrativa non possono essere sottoposti a liquidazione coatta amministrativa, né al fallimento, come invece accade per i soci illimitatamente responsabili di società fallita, ma per il combinato disposto degli artt. 203, 211 e 237 possono essere assoggettati alle revocatorie ed alle sanzioni penali (Pajardi; Di Marco). In relazione al socio occulto, il commissario liquidatore che eserciti la revocatoria fallimentare, può porre come questione o causa pregiudiziale l'accertamento circa l'appartenenza alla società (Bonsignori, 148). La revocatoria fallimentare sarebbe esperibile anche nei confronti del socio defunto, receduto o escluso, in quanto illimitatamente responsabile, nei limiti temporali in cui detta responsabilità venga acclarata. Le norme penaliL'art. 237 l.fall. equipara l'accertamento giudiziale dello stato d'insolvenza alla dichiarazione di fallimento ai fini dell'applicazione delle disposizioni relative ai reati commessi dal fallito (artt. da 216 a 222 l.fall.) e a quelli commessi da persone diverse dal fallito (artt. da 223 a 235) e pertanto alla liquidazione coatta amministrativa si applica integralmente la disciplina penale prevista per il fallimento (Pajardi-Bocchiola). La relazione del commissario liquidatore, da presentare esclusivamente al P.M. e non al Giudice, è un rapporto analogo alla relazione del curatore fallimentare, ma non è soggetta ad un termine specifico per il deposito. BibliografiaBonsignori, Diritto fallimentare, Torino, 1992; Del Vecchio, La liquidazione coatta amministrativa: in generale delle assicurazioni e delle banche, Milano, 1998; Di Marco, La sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza nella liquidazione coatta amministrativa, in Dir. fall. 1954; Ferro, La legge fallimentare. Commentario teorico-pratico, Milano, 2011; Pajardi, Codice del fallimento, Milano, 2013. |