Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 204 - Commissario liquidatore.Commissario liquidatore.
Il commissario liquidatore procede a tutte le operazioni della liquidazione secondo le direttive dell'autorità che vigila sulla liquidazione, e sotto il controllo del comitato di sorveglianza. Egli prende in consegna i beni compresi nella liquidazione, le scritture contabili e gli altri documenti dell'impresa, richiedendo, ove occorra, l'assistenza di un notaio. Il commissario liquidatore forma quindi l'inventario, nominando se necessario, uno o più stimatori per la valutazione dei beni. InquadramentoNomina del commissario liquidatore. La nomina del commissario liquidatore, principale organo operativo della procedura, è formalizzata con il provvedimento dell'autorità amministrativa che dispone la liquidazione (e con cui si apre la procedura), ovvero con un provvedimento distinto e successivo. Ai sensi dall'art. 198 l.fall., l'autorità, qualora lo ritenga opportuno in ragione della rilevanza e della complessità della procedura connesse alla natura e alle dimensioni dell'impresa, può nominare, in luogo di un solo commissario, anche tre commissari liquidatori, i quali delibereranno a maggioranza. Il T.U.B., il T.U.F. e il Cod. ass. rimettono alla discrezionalità dell'autorità di vigilanza la scelta del numero dei commissari. Inoltre, «nel caso di composizione collegiale, l'autorità amministrativa può discrezionalmente trasformare, in corso di procedura, l'organo commissariale da collegiale ad uninominale e viceversa, senza che nel primo caso sia necessario adottare un atto di revoca» (Panzani-Fauceglia, 1892). Quando sono previsti tre commissari liquidatori, la rappresentanza sarà esercitata congiuntamente da due di essi. Il provvedimento di nomina deve essere pubblicato presso il registro delle imprese. Non si ritiene applicabile l'art. 28, comma 1, l.fall. e pertanto la scelta del commissario liquidatore può ricadere anche su soggetti non necessariamente rientranti nelle categorie professionali ivi indicate (avvocati, dottori commercialisti, ragionieri, ecc.). Le incompatibilità previste dall'art. 28, comma 2, l.fall. sono, invece, ritenute di portata generale e quindi applicabili anche alla liquidazione coatta (Panzani — Fauceglia, 1892); non possono pertanto essere nominati commissari: - il coniuge, i parenti o gli affini sino al quarto grado del titolare dell'impresa; - i creditori; - nonché chiunque abbia contributo al dissesto dell'impresa nei due anni (si precisa che l'art. 5, comma 1, lett. a), d.l. n. 83/2015, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 132/2015, ha soppresso le parole «durante i due anni anteriori alla dichiarazione di fallimento); - chiunque si trovi in conflitto di interessi con la procedura. Senza che il vizio si trasmetta sul provvedimento di messa in liquidazione, la nomina di un commissario ineleggibile può essere sempre impugnata innanzi al giudice amministrativo. La riforma della crisi d'impresa e dell'insolvenza (d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14)Per il commento v. sub art. 194. Poteri del commissario liquidatoreAl commissario liquidatore è affidata l'amministrazione dell'impresa, nonché la rappresentanza legale e processuale della stessa e la disponibilità del relativo patrimonio. Il commissario, per quanto attiene all'esercizio delle funzioni affidategli, è, come il curatore fallimentare, pubblico ufficiale, sottoposto gerarchicamente all'autorità amministrativa che ha aperto la liquidazione coatta e che vigila sulla procedura. Per quanto riguarda il ruolo e le funzioni del commissario liquidatore (inclusa la natura della diligenza richiesta per lo svolgimento dell'incarico), l'art. 199 l.fall. richiama espressamente la disciplina prevista per il curatore nella procedura fallimentare dagli artt. 32, 37 e 38 l.fall. Anche per quanto attiene specificamente ai poteri, è espressamente richiamata dall'art. 201 l.fall. la figura del curatore fallimentare. È, quindi, prevista una sostanziale identità di ruoli fra questi due organi, «intendendosi sostituiti nei poteri del tribunale e del giudice delegato quelli dell'autorità che vigila sulla liquidazione» (fermo restando che il ruolo di controllo e di indirizzo dell'autorità amministrativa è più penetrante rispetto a quello del giudice delegato). Oltre a svolgere i compiti analoghi a quelli del curatore fallimentare (ad es., custodia, amministrazione e cessione dei beni ai fini liquidatori, redazione dell'inventario, esercizio delle azioni di responsabilità e delle azioni revocatorie), il commissario liquidatore procede anche alla formazione dello stato passivo (art. 209 l.fall., come da ultimo modificato dall'art. 17, comma 1, lett. aa, d.l. n. 179/2012, conv., con modif., dalla l. n. 221/2012, con riferimento alle modalità di comunicazione per via telematica dell'elenco dei crediti ammessi e respinti). Per quanto riguarda, nello specifico, l'attività di liquidazione dell'attivo, l'art. 210 l.fall. assegna espressamente tutti i necessari poteri al commissario liquidatore che, peraltro, devono essere esercitati nell'ambito delle limitazioni eventualmente stabilite dall'autorità amministrativa che vigila sulla procedura e secondo le direttive eventualmente impartite dalla stessa. Fermi restando i poteri di indirizzo dell'autorità, il commissario liquidatore, a differenza del curatore fallimentare, può procedere alla liquidazione dei beni senza l'osservanza di particolari formalità. Gli atti del commissario liquidatore possono essere impugnati avanti al giudice ordinario, laddove di natura privatistica, ovvero avanti al giudice amministrativo se configurabili come atti amministrativi (in tal senso, Cass. S.U., n. 372/1991). Qualora il commissario incorra in responsabilità civile o penale (che si conforma alla sua qualità di pubblico ufficiale e determina la natura di atti pubblici dei documenti da lui provenienti, sì che potrà rispondere, quanto al versante gestorio, di peculato e relativamente a quello certificativo, di falsità ex artt. 476 o 479 c.p.), ovvero si verifichino (o vengano accertate) situazioni originarie o sopravvenute di incompatibilità o incapacità a ricoprire l'ufficio, l'autorità di vigilanza ne dispone la revoca. A pena di illegittimità, la revoca deve essere preceduta da una fase istruttoria, nell'ambito della quale il commissario liquidatore deve essere sentito. InventarioIl primo atto del liquidatore, propedeutico alla predisposizione dell'inventario, è la presa in consegna (art. 204 l.fall.) dei beni, delle scritture contabili e degli altri documenti dell'impresa, con l'ausilio di un notaio, ove occorra. Si ritiene (e ciò è espressamente previsto per banche e assicurazioni, rispettivamente dagli artt. 85, comma 2, e 73, comma 2, T.U.B. e dagli artt. 235, comma 2, e 251, comma 2, cod. ass.) che l'assistenza del notaio sia necessaria laddove l'imprenditore e/o gli amministratori dell'impresa non partecipino o non possano partecipare alle relative attività, ovvero quando vi siano contestazioni e/o si manifestino divergenze in merito alla consistenza dei beni dell'attivo ed alla documentazione contabile. Una volta presi in consegna i beni dell'impresa, il commissario deve redigerne l'inventario, rappresentando fedelmente l'attivo e il passivo dello stato patrimoniale dell'impresa stessa. A tale scopo, il commissario può farsi assistere da uno o più esperti stimatori per la valutazione dei beni. Prima della chiusura del verbale d'inventario, il commissario liquidatore è tenuto all'interpello del debitore o degli amministratori dell'impresa ammessa alla liquidazione coatta amministrativa in merito all'esistenza di altri beni o attività non inventariate. BibliografiaPanzani-Fauceglia, Fallimento e altre procedure concorsuali, Torino, 2008. |