Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 207 - Comunicazione ai creditori e ai terzi.Comunicazione ai creditori e ai terzi.
Entro un mese dalla nomina il commissario comunica a ciascun creditore, a mezzo posta elettronica certificata, se il relativo indirizzo del destinatario risulta dal registro delle imprese ovvero dall'Indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata delle imprese e dei professionisti e, in ogni altro caso, a mezzo lettera raccomandata o telefax presso la sede dell'impresa o la residenza del creditore, il suo indirizzo di posta elettronica certificata e le somme risultanti a credito di ciascuno secondo le scritture contabili e i documenti dell'impresa. Contestualmente il commissario invita i creditori ad indicare, entro il termine di cui al terzo comma, il loro indirizzo di posta elettronica certificata, con l'avvertimento sulle conseguenze di cui al quarto comma e relativo all'onere del creditore di comunicarne ogni variazione. La comunicazione s'intende fatta con riserva delle eventuali contestazioni1. Analoga comunicazione è fatta a coloro che possono far valere domande di rivendicazione, restituzione e separazione su cose mobili possedute dall'impresa. Entro quindici giorni dal ricevimento della comunicazione i creditori e le altre persone indicate dal comma precedente possono far pervenire al commissario mediante posta elettronica certificata le loro osservazioni o istanze2. Tutte le successive comunicazioni sono effettuate dal commissario all'indirizzo di posta elettronica certificata indicato ai sensi del primo comma. In caso di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata o di mancata comunicazione della variazione, ovvero nei casi di mancata consegna per cause imputabili al destinatario, esse si eseguono mediante deposito in cancelleria. Si applica l'articolo 31-bis, terzo comma, sostituendo al curatore il commissario liquidatore3. [1] Comma sostituito dall' articolo 17, comma 1, lettera v), numero 1), del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179. Per l'applicazione del presente comma vedi quanto disposto dai commi 4 e 5 del medesimo articolo 17. [2] Comma sostituito dall'articolo 17, comma 1, lettera v), numero 2), del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179. Per l'applicazione del presente comma vedi quanto disposto dai commi 4 e 5 del medesimo articolo 17. [3] Comma aggiunto dall' articolo 17, comma 1, lettera v), numero 3), del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179. Per l'applicazione del presente comma vedi quanto disposto dai commi 4 e 5 del medesimo articolo 17. InquadramentoIl procedimento di l.c.a. può dirsi "digitalizzato" per effetto delle novità introdotte dal "Decreto Sviluppo bis". Come premessa a quanto illustrato di seguito si deve evidenziare che, trovando applicazione l'art. 31-bis l.fall. (come modificato dal Decreto Sviluppo bis), il commissario liquidatore è tenuto a conservare i messaggi pec inviati e ricevuti, nonché, onde poter giustificare le comunicazioni effettuate presso la cancelleria, i report informatici degli invii eventualmente non andati a buon fine. Per quanto riguarda l'indirizzo pec che, a norma del Decreto Sviluppo bis, deve essere comunicato dal commissario liquidatore, si ritiene opportuno che detto indirizzo sia specificamente dedicato alla procedura Fase «amministrativa»: le comunicazioniIl legislatore, riservando in questa fase un ruolo centrale al commissario liquidatore, prevede che quest'ultimo, entro un mese dalla nomina (termine palesemente ordinatorio), comunichi a ciascun creditore l'importo del singolo credito risultante dalle scritture contabili e dalla documentazione dell'impresa. Detta comunicazione, in base al d.l. n. 179/2012 (il c.d. «Decreto Sviluppo bis»), convertito in legge n. 221/2012, sarà effettuata a mezzo posta elettronica certificata, se il relativo indirizzo del destinatario risulta dal registro delle imprese ovvero dall'Indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata delle imprese e dei professionisti e, in ogni altro caso, a mezzo lettera raccomandata o telefax presso la sede dell'impresa o la residenza del creditore, il suo indirizzo di posta elettronica certificata e le somme risultanti a credito di ciascuno secondo le scritture contabili e i documenti dell'impresa. Contestualmente il commissario invita i creditori ad indicare, entro quindici giorni, il loro indirizzo di posta elettronica certificata, con l'avvertimento che in caso di mancata indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata o di mancata comunicazione della variazione, ovvero nei casi di mancata consegna per cause imputabili al destinatario, esse si eseguono mediante deposito in cancelleria. La comunicazione s'intende fatta con riserva delle eventuali contestazioni (art. 207, commi 1 e 4, l.fall.). Come accade al curatore nel fallimento, in pendenza della procedura e per il periodo di due anni dalla chiusura della stessa, anche il commissario liquidatore è tenuto a conservare i messaggi di posta elettronica certificata inviati e ricevuti (art. 207, comma 4, che richiama il nuovo art. 31-bis, l.fall.). Tale avviso, secondo la Suprema Corte, costituisce un atto dovuto a carico del commissario, destinato ad una mera provocatio ad agendum verso coloro che risultino creditori in base alle scritture contabili del debitore, così che essi siano informati della pendenza della procedura e possano fare valere i propri diritti in concorso. Inoltre, in tale avviso, il commissario non esprime alcun giudizio preventivo sull'eventuale futura ammissione al passivo (cfr. Cass. I, n. 24316/2011). Analoga comunicazione, deve essere eseguita a coloro che possono far valere, sui beni mobili posseduti dall'impresa, domande di rivendicazione, restituzione e separazione (art. 207, comma 2, l.fall.). Entro quindici giorni dal ricevimento della comunicazione, i creditori hanno la possibilità di far pervenire al commissario le proprie osservazioni ed istanze, sempre a mezzo di posta elettronica certificata (art. 207, comma 3, l.fall.). Anche questo termine è considerato dalla dottrina ordinatorio, con la conseguenza che, secondo parte della dottrina, le contestazioni possono essere avanzate fino al deposito in cancelleria dell'elenco previsto dall'art. 209 l.fall. (Bavetta, 138; Bonsignori (2), 214). Peraltro, a conferma della non perentorietà di tale termine, si noti che neppure il commissario liquidatore, trascorsi i predetti quindici giorni, deve depositare l'elenco definitivo dei creditori ammessi e delle rivendiche e restituzioni o separazioni, perché, come si dirà più innanzi, deve assolvere a tale dovere nel termine più ampio di 90 giorni, decorrente dalla data del provvedimento di liquidazione (art. 209, comma 1, l.fall.). Tutte le successive comunicazioni sono effettuate dal commissario all'indirizzo di posta elettronica certificata indicato. Secondo la giurisprudenza ormai consolidata, nella liquidazione coatta amministrativa la verificazione dei crediti consiste in un procedimento amministrativo, mentre il deposito dello stato passivo costituisce il presupposto per le contestazioni da parte dei creditori innanzi al giudice ordinario; da ciò consegue che, come anche risulta sulla base della interpretazione letterale dell'art. 207, l.fall., la presentazione delle osservazioni e delle istanze da parte dei creditori, dopo avere ricevuto la comunicazione da parte del commissario, costituisce una mera facoltà di intervento nel procedimento amministrativo, ma non già un onere o un obbligo, a pena di inammissibilità dell'opposizione prevista dal successivo art. 209, l.fall., a seguito del deposito dello stato passivo, che segna il passaggio dalla fase amministrativa della formazione dello stato passivo a quella giurisdizionale (cfr. Cass. I, n. 23385/2013; Cass. IV, n. 26359/2011; in precedenza Cass. sez. lav., n. 3380/2008 e Cass. S.U., n. 11216/1997). L'irregolarità del mancato invio della comunicazione nonché l'esclusione del credito dall'elenco di cui all'art. 209, l.fall., devono essere fatte valere mediante l'opposizione allo stato passivo, ai sensi degli artt. 98 e 99, l.fall. (Trib. Milano I, 26 giugno 2008; Cass. n. 2476/2003). Prima della conclusione della fase amministrativa sono improcedibili, nei confronti dell'impresa sottoposta a liquidazione coatta, le azioni di riconoscimento di crediti, di rivendicazione, di restituzione e separazione di cose mobili possedute dall'impresa di cui all'art. 207 l.fall. (Trib. Milano 13 dicembre 2005; Cass. n. 2541/2000). La regola della improcedibilità temporanea delle azioni giudiziarie intraprese nei confronti della impresa poi sottoposta a liquidazione coatta amministrativa — per differimento dell'esercizio del potere giudiziale sino alla conclusione della fase amministrativa di accertamento dello stato passivo innanzi ai competenti organi della procedura concorsuale di cui si tratta — non si applica a tutte le azioni proposte nei confronti della impresa in bonis, ma solo a quelle espressamente indicate dall'art. 207, l.fall., in quanto rilevanti ai fini della formazione dello stato passivo. Restano invece escluse dalla vis actractiva della liquidazione coatta amministrativa le azioni di nullità dei contratti stipulati dall'imprenditore in bonis, e ciò sia in quanto esse non sono ricomprese nell'elenco di cui al predetto art. 207, l.fall., sia in quanto la domanda di declaratoria di nullità del contratto, e di conseguente restituzione delle cose in base allo stesso consegnate ed apparentemente acquisite all'impresa, in realtà non ha nessuna incidenza sulla formazione dello stato passivo, avuto riguardo al carattere retroattivo della declaratoria medesima, in virtù della quale i beni in questione vengono considerati come mai entrati effettivamente a far parte del patrimonio dell'impresa sottoposta a liquidazione (Cass. n. 2541/2000). BibliografiaBavetta, La liquidazione coatta amministrativa, Milano, 1974; Bonsignori, Legge fallimentare. Liquidazione coatta amministrativa, Bologna, 1974. |