Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 208 - Domande dei creditori e dei terzi.Domande dei creditori e dei terzi.
I creditori e le altre persone indicate nell'articolo precedente che non hanno ricevuto la comunicazione prevista dal predetto articolo possono chiedere mediante raccomandata, entro sessanta giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del provvedimento di liquidazione, il riconoscimento dei propri crediti e la restituzione dei loro beni, comunicando l'indirizzo di posta elettronica certificata. Si applica l'articolo 207, quarto comma1. [1] Comma modificato dall' articolo 17, comma 1, lettera z), del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179. Per l'applicazione del presente comma vedi quanto disposto dai commi 4 e 5 del medesimo articolo 17. InquadramentoAlla luce delle novità introdotte dal Decreto Sviluppo bis, le eventuali domande di riconoscimento del credito/restituzione dei beni da parte dei creditori pretermessi e dei terzi possono essere inoltrate al commissario liquidatore non solo mediante lettera raccomandata ma anche a mezzo pec all'indirizzo digitale iscritto al Registro delle Imprese. Nell'inviare la domanda i soggetti anzidetti devono indicare il proprio indirizzo pec ai fini e per gli effetti di cui all'art. 207, comma 4, l.fall. Facoltà del creditore di procedere autonomamente alla dichiarazione del creditoDi particolare interesse è la norma contenuta nell'art. 208, l.fall. che non ha un equivalente specifico nel fallimento. Dalla lettura della citata norma si ricava che i creditori pretermessi e i terzi ex art. 103 l.fall., che non abbiano ricevuto la comunicazione, «possono chiedere, mediante raccomandata, entro sessanta giorni dalla pubblicazione del provvedimento nella Gazzetta Ufficiale (art. 197, l.fall.) del provvedimento che ordina la liquidazione coatta, il riconoscimento del loro credito o la restituzione dei loro beni, comunicando contestualmente l'indirizzo di posta elettronica certificata. Si applica l'art. 207, quarto comma» (la comunicazione dell'indirizzo pec, con il richiamo alle conseguenze, in caso di sua mancanza, è stato aggiunto dal «Decreto Sviluppo bis»). Sulla natura perentoria o meno del termine di sessanta giorni la dottrina è stata divisa. La tesi secondo cui il termine in questione sia di natura ordinatoria è comunque maggioritaria, dovendo riconoscersi la massima tutela possibile al creditore pretermesso (Bonsignori 223); inoltre trattandosi di domande prodromiche rispetto all'elenco definitivo del passivo (da predisporre nel più ampio termine di 90 giorni), appare possibile proporre la domanda fino al deposito in cancelleria dello stato passivo (Bavetta, 143). L'orientamento giurisprudenziale citato (Cass. IV, n. 26359/2011, Cass., sez. lav., n. 3380/2008 e Cass. S.U., n. 11216/1997) conferma tale lettura. Queste istanze, che non possono essere considerate domande tardive in quanto rese necessarie da una «disattenzione» del commissario, essendo dirette ad un organo amministrativo, non hanno natura di domanda giudiziale (Provinciali, 2573). Ne consegue che: - non producono gli effetti di cui all'art. 94, l.fall.; - il loro accoglimento non comporta la formazione di un giudicato (nemmeno implicito, v. Trib. Foggia, 1 febbraio 1994, che ha affermato che «è possibile la reformatio in peius del provvedimento del commissario liquidatore impugnato dinanzi al tribunale fallimentare»); con la conseguenza che nel giudizio di opposizione instaurato ex art. 209, comma 2, l.fall., da un lato «il creditore opponente può far valere in giudizio la sua pretesa creditoria in tutta la sua estensione, anche su fatti aggiuntivi rispetto a quelli presi in considerazione dal commissario» e, dall'altro, «il commissario liquidatore può contrastare la domanda anche per ragioni diverse e nuove rispetto a quelle addotte nella fase amministrativa per non accogliere la domanda» (Cass. S.U., n. 25174/2008; Cass., n. 17048/2007; Cass. n. 1817/2005). Merita un'ultima considerazione il fatto che secondo parte della dottrina (Pellegrino 501) e della giurisprudenza (Cass. n. 4209/2004, Cass. n. 17955/2003) l'apertura della procedura di liquidazione coatta amministrativa, come le altre procedure concorsuali, non determina alcun effetto sospensivo o interruttivo della prescrizione, il cui decorso può essere interrotto dal creditore solo con la proposizione della domanda di cui all'art. 208, l.fall. ovvero con l'effettuazione di atti di messa in mora. BibliografiaBonsignori, Legge fallimentare. Liquidazione coatta amministrativa, Bologna, 1974; Pellegrino, L'accertamento del passivo nelle procedure concorsuali, Milano, 1992. |