Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 212 - Ripartizione dell'attivo.

DOMENICA CAPEZZERA

Ripartizione dell'attivo.

 

Le somme ricavate dalla liquidazione dell'attivo sono distribuite secondo l'ordine stabilito nell'art. 111.

Previo il parere del comitato di sorveglianza, e con l'autorizzazione dell'autorità che vigila sulla liquidazione, il commissario può distribuire acconti parziali, sia a tutti i creditori, sia ad alcune categorie di essi, anche prima che siano realizzate tutte le attività e accertate tutte le passività.

Le domande tardive per l'ammissione di crediti o per il riconoscimento dei diritti reali non pregiudicano le ripartizioni già avvenute, e possono essere fatte valere sulle somme non ancora distribuite, osservate le disposizioni dell'art. 112.

Alle ripartizioni parziali si applicano le disposizioni dell'art. 113.

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 212, l.fall. le somme ricavate dalla fase di liquidazione dell'attivo sono distribuite ai creditori secondo l'ordine stabilito dall'art. 111, l.fall.

L'art. 212, comma 2, l.fall. prevede che il commissario liquidatore, previa autorizzazione dell'autorità di vigilanza e ottenuto il parere favorevole del comitato di sorveglianza, possa distribuire a tutti i creditori, o a parte di essi, degli acconti parziali delle somme ad essi riconosciute, anche prima dell'esaurimento delle operazioni di realizzo dell'attivo o di verifica dello stato passivo.

Si tratta di una facoltà del commissario liquidatore che dovrà esercitarla in modo da non ledere il principio della par condicio creditorum (Del Vecchio, 297; Stasi, 1911) eventualmente ristabilendo la condizione di parità nell'ambito di ripartizione finale (Cass. n. 20259/2006).

Parte della dottrina ha inoltre ipotizzato una forma di pubblicità degli acconti mediante pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e in giornali di ampia tiratura nazionale individuati dall'autorità che procede alla vigilanza (Lo Cascio, 1740).

Il provvedimento con il quale il commissario liquidatore si avvale della facoltà di procedere alla distribuzione di acconti parziali è impugnabile:

- secondo alcuni, esclusivamente davanti il giudice amministrativo considerato il fatto che gli acconti parziali sono espressione di un potere discrezionale del commissario che è insindacabile, salvo i vizi rilevabili davanti al giudice amministrativo (Piotta, 2694) (Trib. Roma 22 aprile 1986, in Fall., 1987, 68; Trib. Milano 19 gennaio 1998, ivi, 1998, 535);

- secondo altri, la giurisdizione è attribuita all'autorità giudiziaria ordinaria (Trib. Roma 22 aprile 1986, in Fall., 1987, 68) (Stasi, 1911; Bonfatti, 513; Pacchi, 493).

Diverse dagli acconti parziali sono le ripartizioni parziali delle somme ricavate, eseguibili anche nella liquidazione coatta amministrativa come nel fallimento, in virtù del richiamo all'art. 113, l.fall. di cui all'art. 212, ult. comma, l.fall. (per un'approfondita analisi dell'art. 113, l.fall. Quanto ai mezzi di impugnazione dei riparti parziali è opinione condivisa che sono applicabili le regole dettate per il piano di riparto definitivo ai sensi del successivo art. 213, l.fall. (Stasi, 1912; Spiotta, 2695; Bonfatti, 513; Pacchi, 493).

Gli acconti e i riparti parziali

La differenza tra i due istituti consiste nel fatto che le ripartizioni parziali presuppongono la necessaria definitività dello stato passivo e sono, quindi, distribuzioni definitive e irretrattabili (ancorché «anticipate»); mentre gli acconti appaiono come attribuzioni provvisorie e revocabili.

E, infatti, il principio d'intangibilità delle distribuzioni già avvenute, applicabile in virtù del richiamo all'art. 112, l.fall., vale per le sole ripartizioni parziali (Cass. n. 5085/1984; Cass. n. 2929/1980; in dottrina: Patti, Acconti provvisori e ripartizioni parziali dell'attivo, in Fall. 1997; Pacchi, 493). In tal senso depone, tra l'altro, il dato testuale del comma 3, ove fa riferimento alle sole «ripartizioni» (Stasi, 1911).

Le somme distribuite a titolo di acconti, invece, possono essere in qualunque tempo oggetto di richiesta di restituzione nel caso in cui venga accertato che l'acconto è stato pagato a chi, in relazione alla complessiva situazione della procedura, non ne aveva diritto (Lo Cascio, 1741).

Altre differenze sono (Bonfatti, 513; Pacchi, 493):

- gli acconti possono essere disposti anche prima del completamento delle attività di formazione dello stato passivo e della sua definitività;

- gli acconti non sono soggetti alle disposizioni sugli accantonamenti previsti dall'art. 113, l.fall.;

- gli acconti possono prescindere dalla graduazione ex art. 111, l.fall.;

- gli acconti illegittimamente erogati sono soggetti a ripetizione mentre non lo sono le somme attribuite a seguito di ripartizioni parziali — salvo l'esito delle eventuali impugnazioni dei piani di riparto parziale;

- gli acconti sono soggetti a contestazione nelle forme dell'atto di citazione (giudizio di cognizione ordinario), mentre i riparti parziali sono soggetti all'impugnazione disciplinata (per il riparto finale) dall'art. 213, l.fall.

Le domande tardive

Anche nelle procedure di liquidazione coatta amministrativa, analogamente che per il fallimento, vige dunque il principio della stabilità delle ripartizioni già avvenute. In tal senso, il creditore che si sia insinuato tardivamente non concorre, salvi i diritti di prelazione, sulle somme distribuite in precedenza, ma esclusivamente sulle somme ancora da distribuire.

Secondo la giurisprudenza, conformemente all'art. 112 l.fall., se il ritardo è dipeso da causa non imputabile al creditore tardivo, egli sarà comunque ammesso a prelevare le quote che sarebbero state di sua spettanza nelle precedenti ripartizioni. La valutazione sulla non imputabilità della causa del ritardo spetta, in primis, al commissario liquidatore e, nel caso in cui la richiesta non venga accolta, il creditore potrà proporre ricorso in sede di deposito del piano finale di ripartizione ex art. 213 l.fall. (Cass. n. 5769/2001).

Il creditore che sia stato ammesso tardivamente potrà inoltre proporre istanza di revocazione dei crediti ammessi (Pacchi, 493).

Il riparto finale: rinvio

All'eventuale previa distribuzione di somme in acconto e, a seguito deposito dello stato passivo, dei riparti parziali conformemente alle disposizioni di cui all'art. 212, il commissario liquidatore procederà alla ripartizione finale dell'attivo, così come disciplinata dal successivo art. 213 l.fall.

I crediti prededucibili

Ai sensi dell'art. 212, «le somme ricavate dalla liquidazione dell'attivo sono distribuite secondo l'ordine stabilito nell'art. 111. Previo il parere del comitato di sorveglianza, e con l'autorizzazione dell'autorità che vigila sulla liquidazione, il commissario può distribuire acconti parziali, sia a tutti i creditori, sia ad alcune categorie di essi, anche prima che siano realizzate tutte le attività e accertate tutte le passività. Le domande tardive per l'ammissione di crediti o per il riconoscimento dei diritti reali non pregiudicano le ripartizioni già avvenute, e possono essere fatte valere sulle somme non ancora distribuite, osservate le disposizioni dell'art. 112. Alle ripartizioni parziali si applicano le disposizioni dell'art. 113».

La disciplina della liquidazione coatta amministrativa rinvia alla normativa del fallimento con riferimento alla ripartizione dell'attivo ricavato a seguito della procedura e, segnatamente:

‒ all'art. 111 l.fall., sulle modalità di distribuzione dell'attivo;

‒ all'art. 112 l.fall., in tema di disciplina delle domande tardive;

‒all'art. 113 l.fall., relativamente alle ripartizioni parziali come modificati quindi a seguito della riforma con d.lgs. n. 5/2006.

Le somme ricavate dalla liquidazione dell'attivo dovranno pertanto essere erogate per il pagamento dei creditori nel seguente ordine:

1. crediti prededucibili, per tali intendendosi quelli così qualificati da una specifica disposizione di legge e quelli sorti in occasione o in funzione delle procedure concorsuali di cui alla legge fallimentare;

2. crediti ammessi con prelazione sulle cose vendute secondo l'ordine assegnato dalla legge;

3. creditori chirografari, in proporzione dell'ammontare del credito per cui ciascuno di essi fu ammesso, compresi i creditori indicati al n. 2, qualora non sia stata ancora realizzata la garanzia, ovvero per la parte per cui sono rimasti non soddisfatti da questa.

In tema di liquidazione coatta amministrativa, la deliberazione sui crediti corrisponde ad una attività di accertamento del passivo culminante in atto amministrativo, il cui contenuto lato sensu decisorio resta distinto dalla comunicazione di esso, che assume mera portata informativa, delegabile da parte dell'organo commissariale (Cass. I, n. 11838/2012).

I crediti prededucibili — da soddisfare prima di ogni altro credito privilegiato o chirografario — devono essere accertati secondo le norme della verifica dei crediti (di cui al Capo V, Titolo II, l.fall.) e, per i crediti sorti dopo la dichiarazione di esecutività dello stato passivo, ex art. 101 l.fall. (insinuazioni tardive). Da ultimo, in tema, la S.C. ha ribadito che, nella liquidazione coatta amministrativa, tutti i crediti, ivi compresi quelli prededucibili, devono essere fatti valere esclusivamente nelle forme previste dagli artt. 201, 207 e 209 l.fall., con la conseguente preclusione di forme di tutela differenti dall'accertamento endoconcorsuale, con la concentrazione presso un unico organo delle azioni dirette all'accertamento del passivo e con l'inderogabile osservanza di un rito funzionale alla realizzazione del concorso di tutti i creditori (Cass. n. 16844/2015).

Fanno eccezione al procedimento di accertamento i crediti non contestati per ammontare e collocazione ovvero i crediti per prestazioni autorizzate ex art. 25 l.fall.

I crediti prededucibili vanno soddisfatti — per il capitale, le spese e gli interessi — mediante il piano di riparto, salvo che siano sorti nel corso della procedura, nel qual caso, qualora siano liquidi, esigibili e non contestati per collocazione e per ammontare, possono essere soddisfatti al di fuori del procedimento di riparto se l'attivo è presumibilmente sufficiente a soddisfare tutti i titolari di tali crediti.

In caso d'insufficienza dell'attivo, la distribuzione deve in ogni caso avvenire secondo i criteri della graduazione e della proporzionalità, conformemente all'ordine assegnato dalla legge.

Principio della stabilità delle ripartizioni. Il caso.

La disciplina prevista per il fallimento relativamente ai conti speciali ex art. 111ter l.fall. e ai crediti assistiti da prelazione ex art. 111-quater l.fall. si applica anche alla procedura di liquidazione coatta amministrativa.

Come per il fallimento, anche nella liquidazione coatta amministrativa vige il principio della stabilità delle ripartizioni già effettuate e le ripartizioni non sono ripetibili. Ne consegue che i creditori ammessi successivamente non concorrono sulle somme già distribuite (fatti salvi eventuali diritti di prelazione o il caso in cui il ritardo della loro ammissione sia derivante da cause agli stessi non imputabili), ma soltanto alle ripartizioni posteriori alla loro ammissione, in proporzione al rispettivo credito.

Infatti, secondo quanto disposto dall'art. 212, comma 3 l.fall., le domande tardive per l'ammissione di crediti o per il riconoscimento di diritti reali non pregiudicano le ripartizioni già avvenute, e possono essere fatte valere sulle somme non ancora distribuite, osservate le disposizioni dell'art. 112.

L'inosservanza dei termini previsti dagli artt. 207 e 208 l.fall. non comporta l'improponibilità delle domande di ammissione al passivo e di rivendicazione, restituzione e separazione dei beni mobili, verificandosi la relativa preclusione esclusivamente a seguito del deposito in Cancelleria dell'elenco dei creditori (App. Roma I, 5 settembre 2011).

La disciplina della liquidazione coatta amministrativa si discosta, invece, da quella prevista per il fallimento con riguardo alle ripartizioni e agli acconti parziali. Invero, ai sensi dell'art. 212, comma 2, l.fall., il commissario, anche prima che siano realizzate tutte le attività e accertate tutte le passività, può erogare acconti parziali in favore di tutti i creditori o di alcune categorie di essi, purché abbia ottenuto il parere del comitato di sorveglianza e l'autorizzazione dall'autorità amministrativa che vigila sulla liquidazione.

In ogni caso, sia la corresponsione di acconti che quella di ripartizioni devono rispettare la par condicio dei creditori, dovendo il commissario liquidatore tener conto anche delle passività virtuali, vale a dire di tutti i crediti potenzialmente ammissibili al passivo.

Disposizioni applicabili

Peraltro, un diverso regime relativo alle ripartizioni parziali ed agli acconti si rileva in fase di contestazione sugli stessi: dette contestazioni, infatti, dovranno essere fatte valere, nel caso della liquidazione coatta amministrativa, mediante opposizione ex art. 213 l.fall. mentre, nell'ipotesi del fallimento, mediante atto di citazione nelle forme ordinarie.

Alle ripartizioni parziali si applicano le disposizioni dell'art. 113 l.fall. Pertanto, nelle ripartizioni parziali — che non possono, in ogni caso, superare l'ottanta per cento (80%) delle somme complessive da ripartire — devono essere trattenute e depositate le quote destinate ed assegnate:

1. ai creditori ammessi con riserva;

2. ai creditori opponenti a favore dei quali sono state disposte misure cautelari;

3. ai creditori opponenti la cui domanda è stata accolta pur non essendo la sentenza ancora passata in giudicato;

4. ai creditori nei cui confronti sono stati proposti i giudizi di impugnazione e di revocazione.

Devono essere trattenute e non possono essere ripartite le somme ritenute necessarie per spese future, per soddisfare il compenso del commissario liquidatore e ogni altro debito prededucibile, così come devono essere trattenute e depositate le somme ricevute dalla procedura per effetto di provvedimenti provvisoriamente esecutivi e non ancora passati in giudicato.

Appartiene alla competenza giurisdizionale dell'Autorità giudiziaria ordinaria la controversia insorta, in tema di liquidazione del compenso del commissario liquidatore di una procedura di liquidazione coatta amministrativa, tra il commissario stesso e l'autorità di vigilanza, incidendo la stessa su posizioni di diritto soggettivo; e non spiega influenza la circostanza che la determinazione del compenso sia compiuta con atto amministrativo avente carattere di provvedimento autoritativo e discrezionale (ex multis, Cass. S.U., n. 2627/2002; Trib. Milano 23 dicembre 2004, in Fall. 2005, 469).

Coerentemente con la finalità liquidativa della procedura in commento, approvato definitivamente il bilancio finale di liquidazione ed il piano di riparto, il commissario liquidatore chiede la cancellazione della società dal registro delle imprese nonché il deposito dei libri sociali presso il registro stesso.

Bibliografia

Bonfatti, La liquidazione coatta amministrativa delle banche, in Fauceglia, Panzani, Il fallimento e le altre procedure concorsuali, Torino, 2000; Lo Cascio, Codice commentato del fallimento, Milano, 2008; Pacchi, La liquidazione coatta amministrativa, in Fauceglia, Panzani, Fallimento e concordato fallimentare, Torino, 2016; Piotta, sub art. 2012, in Comm. Jorio- Fabiani, Bologna, 2007; Stasi, Liquidazione coatta amministrativa, in Fauceglia, Panzani, fallimento e altre procedure concorsuali, Torino, 2009.

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