Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 222 - Fallimento delle società in nome collettivo e in accomandita semplice.Fallimento delle società in nome collettivo e in accomandita semplice.
Nel fallimento delle società in nome collettivo e in accomandita semplice le disposizioni del presente capo si applicano ai fatti commessi dai soci illimitatamente responsabili. InquadramentoAi fini della configurabilità della responsabilità del socio occulto per il reato di bancarotta fraudolenta, ai sensi dell'art. 222 l.fall., è necessario che sia stato dichiarato il fallimento anche della società occulta (nella fattispecie, la S.C. ha annullato con rinvio la sentenza di condanna nei confronti di un soggetto ritenuto socio di una società di fatto, nonostante l'imputazione individuasse lo stesso quale extraneus in concorso con l'imprenditore, mera testa di legno, titolare di impresa individuale, già dichiarata fallita) (Cass. pen. V, n. 23044/2016). In tema di bancarotta, il socio di fatto illimitatamente responsabile acquista la qualità di fallito non già nel momento in cui viene emessa la sentenza dichiarativa del fallimento della società ma allorché viene dichiarato il suo fallimento personale. (Fattispecie in cui si è escluso che l'imputato potesse beneficiare dell'indulto, essendogli stato esteso il fallimento in data successiva a quella limite stabilita per l'operatività del provvedimento di clemenza) (Cass. pen. V, n. 31610/2016). Risponde dei delitti di bancarotta anche l'«amministratore di fatto» che abbia esercitato in concreto poteri di amministratore di una società in nome collettivo o in accomandita semplice e che, pertanto, non rivestendo la qualità di «socio illimitatamente responsabile», può non essere stato dichiarato fallito in proprio (Cass. pen. V, n. 43036/2009). In tema di reati fallimentari, la mancata estensione della dichiarazione di fallimento non preclude, di per sé, la responsabilità del socio accomandante che abbia violato il divieto di immissione nell'attività amministrativa, a titolo di concorso nel delitto di bancarotta fraudolenta ascritto all'accomandatario, essendo sufficiente ai fini della lesione del bene giuridico tutelato dall'art. 216 l.fall. lo svolgimento di attività amministrativa, anche attraverso i contatti con i clienti dell'impresa, che implica inevitabilmente la gestione delle attività aziendali (Cass. pen. V, n. 44103/2011). Oggetto materialeSulla individuazione dell'oggetto materiale dell'art. 222 la dottrina è divisa: alcuni autori ritengono che tale norma punisca solo i fatti di bancarotta commessi dal socio sul proprio patrimonio (Antolisei, II, 143); altri invece che l'articolo in esame incrimini i fatti commessi sul patrimonio personale del socio, quanto quelli sul patrimonio della società (Conti, 49). BibliografiaAntolisei, Manuale di diritto fallimentare. Leggi Complementari, 1998, Milano, 153; Conti, Diritto penale commerciale. I reati fallimentari, in Conti, Il diritto penale dell'impresa, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 2001,337. |