Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 226 - Denuncia di crediti inesistenti.Denuncia di crediti inesistenti.
Si applicano le pene stabilite nell'art. 220 agli amministratori, ai direttori generali e ai liquidatori di società dichiarate fallite, che hanno commesso i fatti in esso indicati. InquadramentoCome già commentato in relazione all'art. 226, con riferimento all'incriminazione contenuta nell'ultima parte dell'ultimo comma dell'articolo 220 inerente agli obblighi del fallito imposti dall'art. 49, la Corte cost. è intervenuta con due significative sentenze: 16 marzo 1962, n. 20 e 20 febbraio 1969, n. 24. Nella prima decisione ha dichiarato non fondata in riferimento agli artt. 13 e 16 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 49 e dunque dell'art. 220 per quanto concerne l'obbligo del fallito di non allontanarsi dalla sua residenza; nella seconda ha sottolineato la legittimità della norma in rapporto all'obbligo del fallito di presentarsi personalmente, qualora ne sia richiesto dal curatore, dal giudice delegato e dal comitato dei creditori. Sul punto, si rimanda al commento del novellato art. 49 l.fall., ricordando che App. Reggio Calabria 3 marzo 2006/2050, in Fall., 2006, 1443 ha assolto, perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, in seguito alla modifica della regola civilistica sottesa alla norma incriminatrice, l'imprenditore che aveva trasferito la propria residenza senza la preventiva autorizzazione giudiziale, avendo la recente novella dell'art. 49 introdotto la libertà del fallito di trasferire residenza e domicilio, salvo l'obbligo di comunicazione al curatore. I soggetti attiviVa in primo luogo sottolineata l'esclusione dei sindaci fra i soggetti attivi del reato, così come avviene nella norma di cui al precedente art. 225, giustificata dalla mancanza, in capo a tali soggetti, di poteri decisionali ed operativi. Quanto invece ai soggetti indicati dalla norma, il generico rinvio all'art. 220 pone seri problemi di coordinamento fra le due disposizioni, in quanto non tutti tali soggetti possono commettere i reati previsti dalla norma richiamata. Più in particolare, quanto alla ipotesi di denuncia di creditori inesistenti, va esclusa la responsabilità dei direttori generali, a meno che gli stessi, pur non essendo tenuti, abbiano fornito al curatore un elenco comprendente creditori inesistenti (Conti, 364). Quanto, poi, all'ipotesi di omessa dichiarazione dell'esistenza di altri beni da comprendere nell'inventario, soggetti attivi del reato sono senz'altro gli amministratori, poiché l'art. 87 ne fa esplicito riferimento, e dunque i liquidatori, in quanto agli amministratori equiparati; possono anche esserlo, secondo la dottrina dominante, i direttori generali, dal momento che non vi è alcuna ragione per ritenere che il disposto dell'art. 17 precluda ogni ulteriore indagine che il curatore deve compiere (Conti, 367). Quanto all'inosservanza dell'obbligo di cui all'art. 16, n. 3, soggetti attivi del reato possono essere solo gli amministratori ed i liquidatori, incombendo solo ad essi, invero, il dovere di tenuta dei libri contabili ed il deposito degli stessi e del bilancio (Conti, 368). Quanto alla violazione dell'obbligo di cui all'art. 49, va osservato che l'art. 146, riferendosi esclusivamente agli amministratori e liquidatori, esclude implicitamente i direttori generali, i quali pertanto non potranno essere destinatari della norma in questione e non potranno conseguentemente essere soggetti attivi del reato in esame (Conti, 360). BibliografiaConti, Diritto penale commerciale. I reati fallimentari, Torino, 1991. |