Regio decreto - 16/03/1942 - n. 267 art. 230 - Omessa consegna o deposito di cose del fallimento.Omessa consegna o deposito di cose del fallimento.
Il curatore che non ottempera all'ordine del giudice di consegnare o depositare somme o altra cosa del fallimento, ch'egli detiene a causa del suo ufficio, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a euro 1.0321. Se il fatto avviene per colpa, si applica la reclusione fino a sei mesi o la multa fino a euro 3092. [1] L'importo di cui al presente comma è stato elevato dall'articolo 3 della legge 12 luglio 1961, n. 603 e successivamente dall'articolo 113, comma 1 della legge 24 novembre 1981, n. 689. [2] L'importo di cui al presente comma è stato elevato dall'articolo 3 della legge 12 luglio 1961, n. 603 e successivamente dall'articolo 113, comma 1 della legge 24 novembre 1981, n. 689. InquadramentoIntegra il delitto di peculato e non quello di omessa consegna o deposito di cose del fallimento la condotta del curatore che, prima di consegnarle a seguito di pressanti e formali richieste del nuovo curatore fallimentare e negando in precedenza di averle ricevute, abbia trattenuto per lungo tempo dopo la loro acquisizione somme di pertinenza del fallimento. (Fattispecie relativa a canoni di locazione di pertinenza della procedura fallimentare riscossi dal curatore e mai versati sul libretto bancario intestato alla procedura medesima) (Cass. pen. VI n. 41094/2013, Cass. pen. VI, n. 670/2010). La differenza tra la ipotesi di peculato, di cui all'art. 314 c.p., che è una particolare appropriazione indebita di somme o cose possedute dal pubblico ufficiale (nella specie, da curatore fallimentare) e quella di omessa consegna o deposito di cose del fallimento, di cui all'art. 230 l.fall., sta nel fatto che nel secondo caso elemento costitutivo del reato è il ritardo nel versare le somme o altra cosa del fallimento a seguito dell'ordine del giudice, senza che le somme o le cose siano entrate a fare parte del patrimonio del curatore; nel primo caso, invece, le somme o le cose sono entrate a fare parte del patrimonio di tale soggetto (Cass. pen. VI, n. 4472/2000). Integra il reato di cui all'art. 230 l.fall. la condotta del curatore che non ottemperi, nei termini prescritti, all'ordine del giudice delegato di depositare nella cancelleria del tribunale fallimentare il registro previsto dall'art. 38 l.fall. ed i libri IVA afferenti la procedura fallimentare (Cass. pen. V, n. 37459/2005). Presupposti applicativiLe problematiche applicative sorte in proposito nascono dalla mancata previsione esplicita nella norma di un termine per l'ottemperanza all'ordine, previsione che è auspicata de iure condendo. Nella prassi la questione si può risolvere facendo coincidere il momento consumativo con la scadenza del termine imposto dall'autorità, qualora questo venga dalla stessa prescritto; in caso contrario, con l'accertamento non equivoco della persistenza del comportamento omissivo, posto che la mancata prescrizione di un termine importa il vincolo ad un adempimento immediato (Conti, 384). Il delitto è indifferentemente punibile a titolo di dolo, che si verifica allorché il soggetto abbia consapevolmente voluto il fatto vietato dalla legge, e, a titolo di colpa, che si verifica quando l'omissione è dovuta è semplice negligenza o dimenticanza (Antolisei, 196). BibliografiaAntolisei, Manuale di diritto penale, Milano, 1987, 196; Conti, Diritto penale commerciale, I reati fallimentari, Torino, 1991, 384. |