Codice Penale art. 613 ter - Istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura 1Istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura 1 [I]. Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio il quale, nell'esercizio delle funzioni o del servizio, istiga in modo concretamente idoneo altro pubblico ufficiale o altro incaricato di un pubblico servizio a commettere il delitto di tortura, se l'istigazione non è accolta ovvero se l'istigazione è accolta ma il delitto non è commesso, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d’ufficio [1] Articolo inserito dall'art. 1, comma 1, l. 14 luglio 2017, n. 110. InquadramentoOltre all'espressa incriminazione del delitto di tortura (su cui v. sub art. 613-bis), la l. 14 luglio 2017, n. 110 ha introdotto altresì nel codice penale il nuovo delitto di cui all'art. 613-ter, che punisce il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, nell'esercizio delle funzioni o del servizio, istiga in modo concretamente idoneo altro pubblico ufficiale o altro incaricato di un pubblico servizio a commettere il delitto di tortura, se l'istigazione non è accolta ovvero se l'istigazione è accolta ma il delitto non è commesso. Trattasi di reato proprio, che può essere commesso dal solo pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. MaterialitàTrattasi di una particolare ipotesi di istigazione a delinquere (art. 115, comma 3), che punisce il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nell'esercizio delle sue funzioni, istighi in maniera concretamente idonea un collega a commettere il delitto di tortura (art. 613-bis), se l'istigazione non è accolta o, anche se accolta, il delitto non è commesso Se il delitto è invece commesso, l'istigatore concorre nel reato di tortura, in base agli ordinari parametri in tema di concorso di persone nel reato (v. art. 110). Il legislatore ha dunque disciplinato una deroga alla tradizionale non punibilità della mera istigazione a commettere un delitto, ritenendo invece punibile l'istigatore di tortura, anche se solo nel caso in cui trattasi di pubblici ufficiali. Al fine di rispettare il principio di offensività e di necessaria materialità del fatto di reato, la norma richiede tuttavia una istigazione concretamente idonea a commettere il delitto di tortura, determinando dunque una ipotesi di reato di pericolo concreto, in cui il giudice deve valutare la reale concretezza della condotta istigatoria. |