L’esclusività del deposito telematico degli atti endoprocedimentali e le conseguenze della sua violazione
22 Dicembre 2015
Massime
Il ricorso proposto ai sensi dell'art. 669-duodecies c.p.c. volto all'attuazione di un provvedimento cautelare (o possessorio) ha, senza dubbio, natura endoprocessuale e, come tale, opera l'obbligo di deposito con modalità telematica. Con riferimento agli atti endoprocessuali l'art. 16-bis d.l. n. 179/2012 utilizzando l'avverbio “esclusivamente” con modalità telematiche indica chiaramente che l'opzione del legislatore è quella di escludere qualsiasi forma di deposito equipollente senza che possa essere invocato il principio della libertà delle forme di cui all'art. 122 c.p.c., trattandosi di una forma determinata, imposta dal legislatore, con conseguente dichiarazione di inammissibilità del deposito avvenuto in via cartacea e senza la possibilità di applicare la sanatoria per raggiungimento dello scopo. Il caso
La decisione del Tribunale di Trani prende le mosse da un procedimento possessorio concluso con l'accoglimento della domanda di reintegra nel possesso con conseguenziale ordine di reintegra nel possesso del bene nonché con la condanna alla restituzione delle chiavi di un cancello. A seguito dell'interdetto possessorio, però, la parte tenuta alla reintegra non eseguiva spontaneamente il provvedimento giurisdizionale con la conseguenza che la parte vittoriosa, dopo aver notificato il provvedimento e il precetto, proponeva un ricorso ex art. 669-duodeciesc.p.c. al fine di far stabilire al giudice le modalità di attuazione del provvedimento ineseguito. Quel ricorso veniva depositato in forma cartacea, successivamente veniva poi notificato unitamente al decreto con il quale il giudice aveva fissato l'udienza e, infine, la costituzione della controparte avveniva sempre in modalità cartacea. Il ricorso, però, veniva dichiarato inammissibile sul presupposto che il ricorso ex art. 669-duodeciesc.p.c. doveva essere inquadrato nell'ambito degli atti endoprocessuali e, quindi, avrebbe dovuto avere la forma «esclusivamente» telematica. Avverso l'ordinanza con la quale era stata dichiarata l'inammissibilità, la parte soccombente aveva proposto reclamo sostenendo che il ricorso ex art. 669-duodeciesc.p.c. non poteva essere considerato un atto endoprocessuale, ma un atto che dava avvio ad un giudizio cautelare del tutto autonomo rispetto al precedente giudizio e meramente eventuale. Peraltro, la parte reclamante argomentava la propria tesi richiamando il Protocollo sul processo civile telematico approvato dai Magistrati ed Avvocati del Tribunale di Trani che non menzionava tra gli atti endoprocessuali i ricorsi ex art. 669-duodeciesc.p.c. tant'è vero che la cancelleria aveva «accettato» l'atto depositato in forma cartacea. Infine, sosteneva che, pure a voler ammettere la necessità di depositare quell'atto con modalità telematiche, non era comunque possibile dichiarare la nullità dell'atto sia perché quella nullità non è prevista dalla legge sia perché l'atto aveva, comunque, raggiunto il suo scopo con conseguente sanatoria dell'eventuale vizio. La questione
La questione che, quindi, ha dovuto affrontare il Tribunale di Trani, in sede di reclamo, è stata quella di sapere «se il ricorso ex art. 669-duodecies c.p.c. dovesse essere depositato con modalità telematiche ovvero in forma cartacea, nonché le conseguenze, nel caso di deposito con modalità telematica, dell'errato deposito in via cartacea del ricorso, con la verifica della possibile sanatoria della nullità per il principio del c.d. raggiungimento dello scopo». La soluzione giuridica
La prima questione che il Tribunale di Trani ha dovuto affrontare, in ordine logico, quindi, è stata quella di stabilire se il ricorso ex art. 669-duodecies c.p.c., ovvero il ricorso per l'attuazione del provvedimento cautelare (che nel caso di specie era un provvedimento possessorio al quale, ex art. 702 c.p.c. si applicano le norme sul procedimento cautelare) fosse, o no, un atto endoprocessuale. E ciò perché, come noto, l'art. 16-bis, comma 1 d.l. n. 179/2012 convertito in l. n. 221/2012 ha previsto che a partire dal 30 giugno 2014 «nei procedimenti civili, contenziosi o di volontaria giurisdizione, innanzi al Tribunale, il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte dei difensori delle parti precedentemente costituite (c.d. “atti endoprocessuali”) ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Allo stesso modo si procede per il deposito degli atti e dei documenti da parte dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria». Per il Tribunale di Trani - che sul punto ha confermato quanto affermato dal giudice di prime cure - il ricorso ex art. 669-duodecies c.p.c. deve essere inquadrato tra gli atti endoprocessuali ai fini dell'art. 16-bis d.l. n. 179/2012 poiché a seguito di quel ricorso si apre una fase eventuale ma di un giudizio cautelare già intrapreso con la prosecuzione dello stesso giudizio tra le stesse parti e dinnanzi al medesimo Giudice. Il Tribunale ha preso le mosse dall'orientamento della Suprema Corte secondo cui l'esecuzione del provvedimento d'urgenza in materia possessoria «non dà luogo ad un processo di esecuzione forzata, bensì ad una ulteriore fase del procedimento possessorio, che è di competenza dello stesso giudice che ha emesso il provvedimento», e ha affermato la natura di atto endoprocessuale. E poiché se il ricorso per l'attuazione costituisce una fase ulteriore e meramente eventuale del medesimo giudizio non vi può essere dubbio che il ricorso è un atto endoprocessuale poiché siamo in presenza di un mera prosecuzione di un giudizio ove, peraltro, le parti «erano “già costituite”». La seconda questione è stata quella relativa a individuare quale sia la conseguenza derivante dalla violazione dell'obbligo del deposito telematico dell'atto processuale e della possibilità di sanare l'eventuale nullità dell'atto per il raggiungimento del suo scopo. A tal proposito l'ordinanza in primo ricorda come la giurisprudenza maggioritaria ritiene che il deposito di un atto telematico in luogo del deposito cartaceo con riferimento agli atti introduttivi nelle ipotesi in cui non ne era prevista né la facoltà né l'obbligo fosse comunque ammissibile. In secondo luogo, poi, specifica che la questione si pone in modo assolutamente diverso nel caso (come quello deciso) degli atti endoprocessuali poiché nell'art. 16-bis d.l. n. 179/2012 appare chiaro che «con l'uso dell'avverbio “esclusivamente” con modalità telematiche, l'opzione del legislatore sia, senza dubbio, quella di escludere qualsiasi forma di deposito equipollente, né appare invocabile il principio della libertà delle forme di cui all'art. 122 c.p.c., trattandosi di una forma determinata, imposta dal legislatore». Dall'esclusività del deposito telematico il Tribunale di Trani trae la conseguenza che il deposito cartaceo è inammissibile senza che possa essere invocato il principio della sanatoria dell'atto processuale nullo per aver raggiunto, comunque, il suo scopo. Ed infatti, per il Tribunale, sebbene non sia prevista espressamente, la sanzione dell'inammissibilità deriva dai principi generali dell'ordinamento: il legislatore ha previsto un determinato quomodo per il deposito dell'atto endo procedimentale. Quella particolare modalità di trasmissione dell'atto è finalizzata «a favorire la progressiva dematerializzazione del fascicolo cartaceo, per le ragioni di economia processuale e di ragionevole durata del processo cui è ispirato il processo telematico» anche al fine di garantire il principio di affidamento della controparte che si attende il deposito telematico dell'atto rispetto al quale valutare se replicare, o no. Osservazioni
L'ordinanza in esame contribuisce a consolidare quell'orientamento giurisprudenziale secondo il quale, in assenza di una specifica sanzione, non può essere invocato il principio della libertà di forma di cui all'art. 121 c.p.c. laddove si debba valutare l'ammissibilità, o no, del deposito cartaceo di un atto che, in base alla legge, avrebbe dovuto essere depositato in via telematica. Peraltro, le conseguenze della valorizzazione del momento di trasmissione dell'atto determinano anche l'impossibilità di ritenere sanato per raggiungimento dello scopo l'atto depositato in via cartacea anziché in via telematica sul presupposto che, in ogni caso, si sarebbe comunque realizzato il contatto tra parte ed ufficio cui il deposito è finalizzato. A tal proposito merita di essere condiviso il passaggio secondo cui laddove il legislatore ha previsto che la trasmissione della documentazione debba avvenire esclusivamente in via telematica, ciò è stato voluto per poter realizzare il processo civile telematico come strumento per migliorare l'efficienza dell'organizzazione della macchina giudiziaria. Per realizzare questo scopo allora appare condivisibile che la sanzione dell'inammissibilità sia imposta dall'ordinamento in quanto, diversamente, non soltanto si aggraverebbe (ancora di più) il compito delle Cancellerie, ma si renderebbe più incerto anche – come correttamente sottolineato dal Tribunale – il lavoro dell'avvocato che non potrebbe confidare legittimamente nelle risultanze della Cancelleria telematica o che sarebbe costretto ad accedere fisicamente alla Cancelleria per ottenere la copia cartacea dell'atto che, viceversa, avrebbe potuto, con grande comodità, estrarre dalla Cancelleria telematica. Sebbene, quindi, la sanzione dell'inammissibilità appaia (come in effetti è) assai grave per la parte che ha errato nella scelta della modalità del deposito, quella sanzione è, ciò non di meno, necessaria per poter realizzare il processo civile telematico. Certamente occorre ancora molta strada anche in considerazione della mancanza di chiarezza del legislatore su cosa debba intendersi per atto endoprocessuale e in considerazione, poi, anche della non uniformità delle giurisprudenza sempre sulla nozione di atto endo-processuale. È necessario, quindi, che il legislatore, quantomeno per le finalità qui richiamate,: (a) chiarisca in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (e, quindi, contribuendo a superare la logica dei c.d. Protocolli locali) che cosa si debba intendere per atto endoprocessuale; (b) dia seguito a quanto sottolineato dal Consiglio Superiore della Magistratura nel parere sullo stato del Processo civile telematico superando la necessità che gli atti inviati in via telematica debbano essere «accettati» dalla Cancelleria anziché essere «caricati» direttamente dalle parti sulla Cancelleria telematica. |