Ricorsi amministrativi: è valida la notifica via PEC dell'avvocato

Marilisa Bombi
22 Gennaio 2016

La mancata autorizzazione presidenziale ex art. 52, comma 2, del c.p.a. non può considerarsi ostativa alla validità ed efficacia della notificazione del ricorso a mezzo PEC...
Massima

La mancata autorizzazione presidenziale ex art. 52, comma 2, c.p.a. non può considerarsi ostativa alla validità ed efficacia della notificazione del ricorso a mezzo PEC atteso che nel processo amministrativo trova applicazione immediata la l. n. 53/1994 (e, in particolare, gli artt. 1 e 3-bis della legge stessa), nel testo modificato dall'art. 25 comma, 3, lett. a), l. 12 novembre 2011, n. 183, secondo cui l'avvocato «può eseguire la notificazione di atti in materia civile, amministrativa e stragiudiziale […] a mezzo della posta elettronica certificata».

Il caso

Tifoso focoso inveisce contro i sostenitori della squadra avversa. Gli viene imposto il DASPO per il comportamenti tenuto durante la partita. In primo grado, il TAR Bari, con la sentenza appellata (II, n. 666/2015), aveva dichiarato inammissibile il ricorso avverso il provvedimento questorile, perché notificato a mezzo PEC.

La questione

La questione trattata riguarda la possibilità o meno di condizionare il DASPO al comportamento complessivo tenuto dal tifoso. Nel caso specifico, il Tar non si era espresso nel merito in relazione al fatto che il ricorso era stato era stato notificato via PEC.

Le soluzioni giuridiche

Il Collegio, prima di entrare nel merito della questione non trattata dal giudice di primo grado, ha osservato che, quanto alla validità della notifica del ricorso introduttivo, l'orientamento del TAR è stato sconfessato dalle recenti pronunce del Consiglio di Stato, secondo le quali la mancata autorizzazione presidenziale ex art. 52, comma 2, c.p.a. non può considerarsi ostativa alla validità ed efficacia della notificazione del ricorso a mezzo posta elettronica certificata (PEC), atteso che nel processo amministrativo trova applicazione immediata la l. n. 53/1994 (ed in particolare gli artt. 1 e 3-bis), nel testo modificato dall'art. 25 comma 3, lett. a), l. n. 183/2011, secondo cui l'avvocato «può eseguire la notificazione di atti in materia civile, amministrativa e stragiudiziale… a mezzo della posta elettronica certificata».

Con riferimento al merito il Collegio, richiamando peraltro un proprio precedente, (cfr. Cons. Stato, sez. III, n. 5926/2013) ha precisato che l'art. 6-bis, comma 2, l. n. 401/1989 è applicabile solo nell'ipotesi in cui vi sia scavalcamento o superamento di un ostacolo materiale. Circostanza che, dalla documentazione in atti non sussisteva.

Osservazioni

La III Sezione, con la sentenza n. 91/2016, non si discosta dal proprio precedente (cfr. Cons. Stato, III, n. 4270/2015; nonché V, n. 4863/2015; e VI, n. 2682/2015).

Peraltro, con sentenza Consiglio di Stato, sez. III, 20 gennaio 2016, n. 197, non è stata riconosciuta valida la notifica via PEC, ciò in quanto la stessa è avvenuta presso l'indirizzo di posta elettronica roma@mailcert.avvocaturastato.it, che non è l'indirizzo PEC prescritto per fini processuali, essendo quest'ultimo ags.rm@mailcert.avvocaturastato.it.

Il primo, erroneamente usato dall'appellato per la notifica della sentenza, è l'indirizzo PEC presente sull'indice delle p.a. e destinato alla corrispondenza amministrativa, mentre solo il secondo è valido per le notifiche processuali.

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