Omesso deposito delle attestazioni di conformità di titolo, precetto e pignoramento ed inefficacia del pignoramento

Giuseppe Fiengo
01 Dicembre 2016

Il mancato deposito delle attestazioni di conformità del titolo esecutivo, del precetto e del pignoramento nel termine di 15 giorni comporta l'inefficacia del pignoramento.
Massima

Il mancato deposito delle attestazioni di conformità del titolo esecutivo, del precetto e del pignoramento nel termine di 15 giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento, comporta l'inefficacia del pignoramento ai sensi dell'art. 557, comma 3, c.p.c..

Il caso

Il creditore procedente, richiesta la notifica del pignoramento agli esecutati ed ottenuta – il 25 marzo 2015 - la restituzione dell'atto dall'ufficiale giudiziario, iscrive a ruolo la procedura esecutiva il 1 aprile 2015 depositando telematicamente copia del titolo, del precetto e del pignoramento e provvedendo, solo il 27 luglio 2015, a depositare l'attestazione di conformità di tali atti.

Rilevato il difetto di tempestivo deposito delle copie conformi degli atti prodromici all'esecuzione e del pignoramento, il giudice dell'esecuzione, previa fissazione dell'udienza ai sensi dell'art. 172 disp. att. c.p.c., dichiara inefficace il pignoramento ai sensi dell'art. 557, comma 3, c.p.c.. Il provvedimento del giudice dell'esecuzione è impugnato mediante reclamo ex art. 630, comma 3, c.p.c. dal procedente il quale deduce che il mancato deposito delle copie conformi nel termine di 15 giorni dalla consegna del pignoramento integra una mera irregolarità comunque sanata per raggiungimento dello scopo avuto riguardo al successivo deposito del 27 luglio 2015.

La questione

Il mancato deposito delle attestazioni di conformità del titolo esecutivo, del precetto e dell'atto di pignoramento nel termine di quindici giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento (art. 557, comma 1, c.p.c.) è rilevabile d'ufficio? Quali sono le conseguenze del mancato rispetto di tale termine?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Milano osserva preliminarmente che la questione del non tempestivo deposito delle dichiarazioni di conformità previste all'art. 557 c.p.c. è rilevabile d'ufficio. Il comma 3 della norma da ultimo citata opera infatti –secondo la decisione che si commenta- in termini analoghi agli artt. 497 c.p.c. e 156 disp. att. c.p.c. i quali regolano una vicenda assimilabile all'estinzione del processo per inattività delle parti (tra le altre, Cass., sez. III, 16 giugno 2003, n. 9624, Cass., sez. III, 3 settembre 2007, n. 18536); atteso che, ai sensi dell'art. 630, comma 2, c.p.c. (come modificato dalla l. n. 69/2009) i fatti estintivi del processo esecutivo sono rilevabili d'ufficio, ne consegue la rilevabilità d'ufficio anche della violazione del termine previsto all'art. 557 c.p.c.. Ancora, prosegue il giudice ambrosiano, disciplinando l'art. 557, comma 3, c.p.c. un'ipotesi di inattività delle parti, il provvedimento che dichiara l'inefficacia del pignoramento va impugnato mediante il reclamo ex art. 630, comma 3, c.p.c..

Tanto premesso, la decisione in esame ritiene che il mancato deposito nel termine di 15 giorni delle dichiarazioni di conformità comporta l'inefficacia del pignoramento. Non può, secondo il tribunale milanese argomentarsi in senso contrario dal fatto che, a differenza del comma 1, il comma 3 dell'art. 557 c.p.c. sanziona con l'inefficacia del pignoramento il mancato, tempestivo deposito della nota di iscrizione a ruolo e delle copie del titolo, del precetto e del pignoramento, non richiamando invece le dichiarazioni di conformità. L'art. 557, comma 3, c.p.c. deve infatti essere letto alla luce tanto dell'art. 16-bis, comma 2, d. l. n. 179/2012 (convertito nella l. n. 221/2012) il quale, nel testo vigente, prevede il deposito telematico delle copie conformi degli atti indicati agli artt. 518, comma 6, 543, comma 4 e 557, comma 2, c.p.c., quanto dell'art. 159-ter disp. att. c.p.c. il quale, per il caso di iscrizione a ruolo su istanza del debitore, prescrive al creditore il deposito di copie conformi degli atti di cui agli artt. 518, 521-bis, 543 e 557 c.p.c. (sì che sarebbe irragionevole ritenere esistente, a carico del creditore, un onere di deposito “rafforzato” a fronte dell'iscrizione ad iniziativa del debitore).

Ancora, prosegue la decisione qui esaminata, l'attestazione di conformità (la quale presuppone che il difensore del procedente abbia innanzi a sé l'originale del titolo da collazionare con la copia) è, nel processo esecutivo telematico, l'unico strumento in base al quale il giudice può verificare che il procedente ha effettivamente il possesso del titolo esecutivo e può, quindi, chiedere il compimento di atti dell'esecuzione.

Né, come invece sostenuto dal reclamante, è possibile applicare alla questione esaminata il principio del raggiungimento dello scopo; ciò non solo perché tale principio opera con riferimento alla nullità e non alla (distinta) categoria dell'inefficacia dell'atto esecutivo, ma, anche, perché il raggiungimento dello scopo non è invocabile nel caso in cui sia previsto un termine di decadenza (a fronte del quale è possibile solo chiedere la restituzione nel termine – art. 153, comma 2, c.p.c.).

Da ultimo, il giudice ambrosiano osserva come, essendo l'attestazione di conformità lo strumento mediante il quale è possibile verificare il possesso del titolo, il mancato deposito di tale dichiarazione imporrebbe al giudice dell'esecuzione di chiederne la produzione, con quiescenza, eventualmente anche prolungata, della procedura; ciò in contrasto con le varie riforme succedutesi a partire dal 2005 tese ad evitare che l'espropriazione subisca ritardi ingiustificati. In questa prospettiva l'art. 557, comma 3, c.p.c. opera quindi come sanzione per il creditore che, negligentemente, pregiudica la tempestiva definizione dell'esecuzione.

Osservazioni

La decisione che si commenta affronta in modo analitico, rigoroso e condivisibile la questione, poco approfondita in dottrina e giurisprudenza, delle conseguenze del mancato deposito -nel termine di 15 giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento- delle attestazioni di conformità del titolo esecutivo, del precetto e del pignoramento.

Nel prospettare la tesi dell'inefficacia del pignoramento la sentenza che si commenta adotta una soluzione ad oggi minoritaria in giurisprudenza. Con la sola eccezione di Trib. Pesaro, ord., 10 giugno 2015, i pochi precedenti di merito editi che hanno affrontato la questione (tutti, tra l'altro, relativi all'art. 543 c.p.c. che, al pari dell'art. 518 c.p.c., pone comunque una regola speculare a quella dettata, per l'espropriazione immobiliare, all'art. 557 c.p.c.) hanno infatti ritenuto che il mancato deposito dell'attestazione di conformità integri una mera irregolarità (così Trib. Caltanissetta, ord., 1 giugno 2016, Trib. Bari, ord., 4 maggio 2016, Trib. Bologna, ord., 22 ottobre 2015). Tutti i provvedimenti da ultimo citati hanno argomentato la decisione alla luce della lettera della norma che riconduce espressamente l'inefficacia del pignoramento al mancato deposito nel termine del titolo, del precetto e del pignoramento, non, anche della dichiarazione di conformità. Il Tribunale di Bologna ha anche ritenuto applicabile il principio del raggiungimento dello scopo, mentre il giudice siciliano ha ulteriormente fondato la decisione sull'art. 22, comma 3, del codice dell'amministrazione digitale (ai sensi del quale «Le copie per immagine su supporto informatico di documenti originali formati in origine su supporto analogico nel rispetto delle regole tecniche di cui all'articolo 71 hanno la stessa efficacia probatoria degli originali da cui sono tratte se la loro conformità all'originale non è espressamente disconosciuta») e su esigenze di economia processuale e di realizzazione degli interessi sostanziali sottesi al processo esecutivo.

Se, senza dubbio, il contrasto giurisprudenziale sino ad oggi emerso è conseguenza di una non puntuale formulazione letterale delle norme che prevedono (nell'espropriazione mobiliare, in quella presso terzi ed in quella immobiliare) il deposito del titolo, del precetto e del pignoramento, non può non rilevarsi come gli argomenti addotti a sostegno della tesi della mera irregolarità risultano convincentemente superati dalla decisione milanese. Difficilmente superabili appaiono, in particolare, il riferimento alla necessità dell'attestazione di conformità per la valutazione dell'effettivo possesso del titolo (circostanza che, peraltro, induce a ritenere ormai tacitamente abrogato l'art. 488, co. 2, c.p.c. nella parte in cui richiede l'autorizzazione giudiziale per il ritiro dell'originale del titolo) e la mancata operatività del principio del raggiungimento dello scopo nel caso in cui sia ormai maturato un termine di decadenza.

La sentenza ambrosiana risulta condivisibile anche nella parte in cui, richiamati alcuni precedenti di legittimità e l'attuale formulazione dell'art. 630, comma 2, c.p.c., afferma la rilevabilità d'ufficio del mancato deposito dell'attestazione di conformità.

Conseguenza di tale impostazione è la necessaria reclamabilità, ai sensi dell'art. 630, comma 3, c.p.c. del provvedimento con il quale il giudice dell'esecuzione dichiara l'inefficacia del pignoramento. In proposito si impone peraltro una precisazione: essendo la questione rilevabile d'ufficio, l'esecutato potrà (senza preclusioni temporali, se non quella relativa alla fase, Cass., Sez. Un., 27 ottobre 1995, n. 11178) sollecitare il rilievo officioso mediante una semplice istanza. Nel caso in cui l'attestazione di conformità sia avvenuta secondo modalità non corrette (ad esempio, per violazione delle regole tecniche dettate per il deposito telematico degli atti) pare invece preferibile ritenere che la questione possa esser fatta valere solo mediante un'opposizione ex art. 617 c.p.c..

Pur non essendo stata affrontata dalla sentenza che si commenta, appare opportuno (in quanto pur sempre derivante dall'interpretazione delle norme qui esaminate) soffermarsi su un ulteriore profilo: gli artt. 518, comma 6, 543, comma 4 e 557, comma 3, c.p.c. prevedono l'inefficacia del pignoramento anche nel caso di mancato deposito –sempre nel termine di 15 giorni dalla consegna del pignoramento- della nota di iscrizione a ruolo. La diversa modalità di formazione del fascicolo dell'esecuzione ha indotto il legislatore, con il d.l. n. 132/2014, ad introdurre l'art. 159-bis disp. att. c.p.c. che disciplina il contenuto della nota di iscrizione a ruolo per il processo esecutivo per espropriazione. La sanzione dell'inefficacia del pignoramento per mancato deposito della nota di iscrizione appare tuttavia di dubbia legittimità costituzionale. Con riferimento al processo di cognizione la dottrina e la giurisprudenza maggioritaria hanno tradizionalmente ritenuto che la nota di iscrizione non possa considerarsi quale istanza di parte (come confermato dalla mancata necessità di sottoscrizione da parte del difensore –Cass., sez. III, 11 maggio 2005, n. 9874- e dal fatto che la stessa, iscritto il procedimento, confluisce nel fascicolo d'ufficio e non in quello di parte), ma sia un mero “sussidio” (SALETTI) all'espletamento dei compiti del cancelliere il quale, peraltro, può –in linea di principio- sempre desumere gli elementi che devono risultare dalla nota dagli atti depositati per la costituzione in giudizio. Ne consegue che eventuali irregolarità e la stessa mancanza della nota non incidono sulla legittimità dell'iscrizione a ruolo e della costituzione in giudizio delle parti (Cass., sez. I, 25 giugno 2002, n. 9247). Una simile ricostruzione pare applicabile anche per la nota di iscrizione a ruolo delle procedure espropriative (tanto anche in considerazione del fatto che l'art. 159-bis disp. att. c.p.c. ha contenuto sostanzialmente speculare all'art. 71 disp. att. c.p.c.). Se tale premessa è corretta, la soluzione dell'inefficacia del pignoramento per mancato deposito della nota appare allora in possibile contrasto con l'art. 24Cost. poiché aggrava irragionevolmente (avendo la nota la funzione di mero pro memoria per la cancelleria) la posizione del procedente.

Guida all'approfondimento
  • Capponi, Manuale di diritto dell'esecuzione civile, Torino, 2015;
  • Carrato, Funzione ed eventuale nullità dell'iscrizione a ruolo della causa, in Corr. giur., 2010, 7, 929 ss.;
  • Saletti, Iscrizione della causa a ruolo, in Enc. giur Treccani, XVII, 1989;
  • Soldi, Manuale dell'esecuzione forzata, Padova, 2015.

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