Eccezioni di compensatio lucri cum dannoFonte: Cod. Civ. Articolo 1223
12 Aprile 2017
Inquadramento
L'art. 1223 c.c. indica nella perdita subita dal creditore e nel suo mancato guadagno gli elementi costitutivi del danno patrimoniale da risarcire nel caso di inadempimento di obbligazioni; a questa disposizione rinvia l'art. 2056, stesso codice, a proposito del risarcimento dovuto per la responsabilità extracontrattuale. Ai fini della liquidazione del danno patrimoniale, dunque, gli aspetti da prendere in considerazione sono gli effetti di nocumento (immediato e diretto) che il soggetto leso ha subito nell'integrità del suo patrimonio. Se l'azione altrui non ha cagionato diminuzioni patrimoniali, non vi può essere risarcimento; se queste diminuzioni sono state temperate per l'intervento di circostanze che ne hanno ridimensionato l'entità, il risarcimento deve essere commisurato all'ammontare effettivo del minor pregiudizio subito. L'eccezione di compensatio lucri cum damno si fonda su questo ovvio principio, per il quale l'ammontare del danno è quello che risulta come determinato dalle componenti del nocumento patito e dell'eventuale vantaggio goduto. Con l'eccezione di compensatio lucri cum damno il soggetto nei cui confronti è proposta una domanda di risarcimento danni deduce che dall'ammontare della prestazione dovuta a tal titolo deve essere detratto l'ammontare del vantaggio di ordine economico che il danneggiato ha conseguito dall'evento dannoso. Con tale eccezione il proponente non contesta il titolo della controparte ma oppone che questi ha comunque ricavato un lucro dal fatto causativo del pregiudizio cagionatogli; e chiede che di questo lucro sia tenuto conto nella determinazione dell'ammontare dell'indennizzo che dovrà essere corrisposto. La ragione che giustifica l'eccezione risiede nell'esigenza di evitare che un soggetto ottenga da un evento lesivo un beneficio economico ulteriore rispetto all'indennizzo del danno ed eccessivo in confronto al suo diritto di essere reintegrato nel patrimonio nella sua consistenza antecedente. Quando da un fatto derivano un danno ed un vantaggio, di natura economica, il godimento di quest'ultimo va posto a confronto con la diminuzione patrimoniale affinché l'entità del danno da risarcire ne risulti nei suoi reali limiti di consistenza. Il risarcimento deve essere ridotto di quanto occorra a far conseguire al danneggiato la sola reintegrazione del suo patrimonio, dovendo rimanere il residuo (ipotizzabile) sostanzialmente compensato con il vantaggio ottenuto. L'eccezione è finalizzata a far accertare una situazione di fatto. L'eccipiente non vanta la titolarità di un proprio diritto ma oppone una circostanza fattuale idonea a modificare negli elementi oggettivi la pretesa avversaria. Per la giurisprudenza, l'eccezione non ha natura di eccezione in senso stretto, deducibile soltanto ad istanza di parte; ma costituisce una eccezione in senso lato, vale a dire, una semplice difesa, non soggetta alle preclusioni che condizionano le eccezioni nella sola disponibilità di parte (Cass. 992/2014; Cass. 2112/2000). In quanto eccezione in senso lato, essa è rilevabile anche d'ufficio ed è proponibile per la prima volta in appello (Cass. 991/2014: Cass. 533/2014).
L'eccezione di compensatio lucri cum damno ha, come si desume dalla sua stessa denominazione, la struttura dell'eccezione di compensazione, in genere. Come questa, riguarda crediti pecuniari: e tuttavia se ne differenzia per un aspetto caratterizzante. Il convento che eccepisce l'altrui vantaggio oppone la sussistenza di un fatto oggettivo, riduttivo dell'altrui pretesa. La relativa eccezione non mira a far accertare la coesistenza di contrapposti crediti (come avviene nella compensazione vera e propria) ma solo la compresenza in una medesima fattispecie di elementi di danno e di elementi di vantaggio riferiti al medesimo soggetto: e che, in tutto o in parte, devono essere computati in un risultato finale.
La giurisprudenza è concorde nell'affermare che danno e vantaggio devono, per dare fondamento all'eccezione, derivare dal medesimo fatto generatore. Se le fonti dell'uno e dell'altro sono diverse, non ricorre il presupposto che giustifica l'eccezione (Cass., Sez. Un., 5287/2009; Cass. Sez. Un., 28056/2008; Cass. 12248/2013). Questo presupposto non ricorre, inoltre, quando il vantaggio non è conseguenza immediata e diretta dello stesso fatto causativo del danno ma si verifica per eventi del tutto occasionali (Cass. 5504/2014; Cass, 15822/2005; Cass. 8828/2003; Cass. 1384/1993). In base a questo principio si escluse, ad esempio, che potesse prendersi in considerazione, ai fini di una detrazione dall'entità economica del danno derivante da immissioni industriali, l'asserito maggior valore che l'immobile da queste interessato potesse aver acquistato per essersi venuto a trovare in zona di sviluppo industriale (Cass. 13334/1999; Cass. 5287/1987).
Casistica
L'eccezione di compensatio lucri cum damno ha trovato, in passato, spazio a proposito del risarcimento del danno chiesto dal lavoratore ingiustamente licenziato. A fronte della richiesta di pagamento dei corrispettivi non goduti, il datore di lavoro si è talvolta difeso con l'asserire che nel frattempo il dipendente aveva trovato una nuova occupazione e che i relativi salari dovevano essere scomputati dall'indennizzo dovutogli. Nel senso dell'accoglimento della relativa eccezione si è pronunciata la Corte di cassazione, Sez. Un., 3319/1995 (seguita da Cass. 10531/2004). Nel senso del rigetto dell'eccezione si è pronunciato in relazione alla pensione nel frattempo percepita dal dipendente licenziato ingiustamente, e da riammettere, in quanto si è negato che risarcimento e diritto a pensione derivassero dal medesimo fatto: il diritto a pensione discende dal verificarsi di requisiti di età e di contribuzione stabiliti dalla legge (Cass. 16143/2014; Cass. 11373/2008; Cass. 23565/2007). In questo senso si è pronunciato anche con riguardo alla pensione riscossa dal lavoratore licenziato, costretto al pensionamento anticipato dall'invalidità provocata dall'altrui illecito extracontrattuale: il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno conseguente alla perdita dei proventi della sua attività lavorativa fino al compimento dell'età pensionabile, escludendosi la compensatio (Cass. 15822/2005). Più in generale, con riferimento al risarcimento del danno da responsabilità extracontrattuale, si è affermato che non sussiste identità del fatto generatore quando al danneggiato sono corrisposti emolumenti a titolo di pensione di inabilità ovvero a titolo di assegni, di equo indennizzo o di qualsiasi altra speciale erogazione connessa alla morte o all'invalidità, trattandosi di attribuzioni che si fondano su un titolo diverso dall'atto illecito e non aventi finalità risarcitorie (Cass. 20548/2014). Per contro, il risarcimento del danno dovuto alla vittima di lesioni personali, per Cass. 13233/2014, deve essere diminuito dell'importo percepito a titolo di indennizzo da parte del proprio assicuratore privato contro gli infortuni: l'assicurazione contro gli infortuni non mortali è soggetta al principio indennitario, per il quale l'indennizzo non può mai eccedere il danno effettivamente patito. A diversa conclusione si è pervenuti a proposito della pensione di reversibilità corrisposta ai familiari della vittima: la compensatio lucri cum damno non si configura giacché quella erogazione si fonda su un titolo diverso rispetto all'atto illecito (Cass. 13537/2014; Cass. 5504/2014; Cass. 3357/2009; Cass. 8828/2003; Cass. 4205/2002). Con riferimento al risarcimento dovuto per morte cagionata da colpa dell'autore del fatto, l'applicabilità della compensatio non è stata esclusa per il solo fatto che il coniuge del deceduto, tornato libero, aveva contratto nuove nozze: dovendosi verificare anche in tale caso in quali effettivi limiti il pregiudizio derivato dal fatto illecito sia stato eliminato. (Cass. 1384/1993). Con riferimento al danno a cose, si è affermato che nel relativo risarcimento deve tenersi conto del vantaggio conseguito con la riparazione della cosa danneggiata, la quale abbia acquistato maggior valore o, trattandosi di cosa produttiva, di essa siano diminuite le spese di gestione (Cass. 13401/2005). In plurime occasioni l'eccezione è stata proposta nei giudizi di risarcimento del danno da emotrasfusioni risultate lesive per il paziente. Dall'ammontare liquidato è stato detratto quanto già riscosso dal danneggiato a titolo di indennizzo dovuto in forza della legge 25 febbraio 1992, n. 210 (Cass. 20111/2014). Riferimenti
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