Sequestro di proveFonte: Cod. Proc. Civ. Articolo 670
04 Maggio 2016
Inquadramento
Il sequestro giudiziario di prove è funzionalmente preordinato alla custodia di cose certe e determinate, che saranno utilizzate come mezzi di prova nel giudizio di merito. Tre sono i presupposti che l'art. 670 n. 2 c.p.c. richiede per la concessione della misura cautelare: a) l'idoneità del documento o di altro bene a fornire elementi di prova; b) l'opportunità della custodia temporanea; c) la sussistenza di una controversia sul diritto all'esibizione o alla comunicazione.
Il primo dei requisiti richiesti non comporta notevoli problemi interpretativi, in quanto si ritiene che il giudice debba solo accertare sommariamente che la prova che si intende assumere sia rilevante ai fini del giudizio di merito (Trib. Milano, 21 agosto 2004), con la precisazione che può essere sequestrato qualsivoglia bene idoneo a porsi come strumento di informazione per le parti e per il giudice. In particolare, la giurisprudenza ha ammesso la misura in esame anche con riferimento alle scritture contabili, alle fatture, ai referti clinici ed ai beni utilizzati dal lavoratore nel corso del rapporto di lavoro (Cass. civ., sez. I, 22 dicembre 1993, n. 12705). Attraverso il sequestro di prove si mira ad evitare la dispersione, il deterioramento o la distruzione del mezzo di prova. Il giudice, nel disporre la custodia, deve impartire istruzioni volte ad evitare la «divulgazione di segreti» oltre alla tutela della privacy. A differenza del sequestro conservativo, in caso di controversia sulla proprietà o sul possesso di un bene, il legislatore ha previsto esclusivamente la possibilità di procedere al sequestro dei mezzi di prova solo quando ricorra l'opportunità della custodia e non anche della gestione. Risulta controversa l'interpretazione della portata del riferimento alla sussistenza di una controversia sul diritto all'esibizione o alla comunicazione del documento in quanto la stessa attiene direttamente ai rapporti tra il sequestro giudiziario di beni ed il diritto alla esibizione dei documenti ex art. 210 c.p.c. In particolare risulta discusso se mediante il sequestro probatorio possa ottenersi il risultato dell'esibizione del documento anche in assenza di una condotta collaborativa della controparte o del terzo, così superando i limiti angusti dettati dall'art. 210 c.p.c. alla coercibilità dell'ordine di esibizione. Secondo una tesi dottrinale rimasta minoritaria, il sequestro giudiziario di prove costituirebbe l'espressione cautelare del diritto processuale all'esibizione sancito dallo stesso art. 210 c.p.c. e, conseguentemente, dovrebbe darsi risposta positiva al quesito ora prospettato. Invece, secondo l'impostazione maggioritaria anche in giurisprudenza, se il sequestro consente di porre il bene al riparo da pericoli di deterioramento e distruzione mediante l'affidamento al custode, quest'ultimo non diventerà comunque titolare del diritto all'esibizione del documento, con la conseguenza che, se il giudice nel corso del processo di cognizione emanerà l'ordine di esibizione, il sequestrato potrà anche evitare di adempiere allo stesso con le limitate conseguenze previste dall'art. 118 c.p.c. (Trib. Salerno, 27 settembre 1993, in Giur. Merito, 1995, 73, con nota di CARRATO). È stato, invero, osservato che l'art. 670 n. 2 c.p.c. individua il presupposto del provvedimento di sequestro nella sussistenza di una controversia sul "diritto all'esibizione" del documento e non richiede che l'istante prospetti un diritto sostanziale (di "proprietà" o "possesso", come invece richiesto dal n. 1 dell'art. 670 c.p.c.) sul documento stesso. Inoltre, il collegamento del sequestro giudiziario di documenti ad una controversia avente ad oggetto l'accertamento della pretesa di diritto sostanziale sui documenti stessi equivale ad affermare la sostanziale inutilità della disposizione in esame, in quanto la possibilità di ottenere il sequestro dei documenti (che rientrano nel più ampio genus dei beni mobili) per far valere un diritto sostanziale sugli stessi sarebbe già garantita dalla disposizione contenuta nell'art. 670 n. 1 c.p.c. (Trib. Verona, 5 giugno 2006, in Corr. Giur., 2007, 551, con note di ARIETA e GASPERINI). Anche la S.C. ha ritenuto che il sequestro giudiziario di documenti non è condizionato all'esistenza di una controversia sul diritto alla esibizione, ma è consentito ogni qual volta la cosa serva come prova e se ne riveli indispensabile l'acquisizione ai fini dell'accertamento dei fatti (Cass. civ., sez. I, 22 dicembre 1993, n. 12705). In definitiva, la misura cautelare in esame deve ritenersi ammissibile in funzione strumentale dell'ordine ex art. 210 c.p.c. la cui richiesta nella fase istruttoria del giudizio di merito è stata preannunciata con il ricorso cautelare. Casistica
|