Le Sezioni Unite sulla notifica all'avvocato cancellatosi volontariamente dall'albo: nullità sanabile

Redazione scientifica
22 Febbraio 2017

La notifica dell'atto di appello eseguita al difensore dell'appellato che, nelle more del decorso del termine per impugnare, si sia volontariamente cancellato dall'albo professionale, non è inesistente, ma nulla per violazione dell'art. 330 comma 1, c.p.c., in quanto indirizzata ad un soggetto non più abilitato a riceverla, atteso che la volontaria cancellazione dall'albo degli avvocati importa per il professionista la simultanea perdita dello ius postulandi tanto nel lato attivo quanto in quello passivo. Tale nullità risulta sanabile, mediante sua rinnovazione o grazie alla volontaria costituzione dell'appellato.

La questione. Qual è la sorte della notifica dell'atto d'appello eseguita nei confronti del procuratore dell'appellato che, al momento della notifica stessa, risulti cancellato dall'albo: inesistente, nulla o valida e idonea ad impedire il passaggio in giudicato della sentenza impugnata?

La tesi dell'inesistenza. La recente sentenza della Sez. Un. n. 14916/2016 ha ridimensionati i confini della notifica inesistente: «essa è tale o perché priva degli essenziali elementi costitutivi idonei a rendere un atto riconoscibile come notificazione o perché meramente tentata e, quindi, omessa».

I predetti elementi costitutivi sussistono nella fattispecie dal momento che la notifica era stata eseguita mediante consegna a mani della collega del procuratore costituito, poi cancellatosi dall'albo. Le Sezioni Unite pertanto scartano questa tesi.

La tesi della validità. La notifica andrebbe considerata valida, non vertendo il caso nell'ipotesi prevista dal comma 1 dell'art. 301 c.p.c.. Infatti, con la cancellazione dall'albo si verifica una perdita volontaria dello ius postulandi, come accade nel caso di rinuncia al mandato.

Ma anche questa tesi non convince le Sezioni Unite, essendo la stessa fondata sull'art. 85 c.p.c. per cui la rinuncia al mandata non ha effetto sino alla sostituzione del difensore. Inaccettabile l'estensione del predetto articolo ad ogni ipotesi di rinuncia compresa anche la cancellazione volontaria dall'albo, trattandosi di una fictio iuris, che spetta porre al Legislatore e non al giudice.

La tesi della nullità. La notificazione eseguita nei confronti del procuratore cancellato dall'albo sarebbe viziata da nullità, essendo la stessa indirizzata ad un soggetto non più abilitato a riceverle.

A tale tesi aderiscono le Sezioni Unite, aggiungendo che la nullità della notifica «è sanabile».

Tale interpretazione oltre a tutelare la parte appellata, è coerente con il disposto dell'art. 330, comma 1, c.p.c. «poiché indubbiamente la notifica viene ricevuta da soggetto non più abilitato a riceverla, senza dover ipotizzare (…) una riconduzione all'art. 85 c.p.c. dell'ipotesi della cancellazione volontaria (…)».

Specificano i Supremi Giudici che la nullità è sanabile ex tunc «grazie alla spontanea costituzione, nel giudizio di appello, dell'altra parte, o sanabile mediante rinnovazione della notifica ex art. 291 c.p.c., ma non anche suscettibile di applicazione dell'art. 157 u.c., c.p.c., secondo il quale la nullità non può essere opposta dalla parte che vi ha dato causa».

Interruzione del termine breve per impugnare. Le Sezioni Unite dichiarano quindi la nullità della notifica dell'appello, «nullità cui avrebbe dovuto seguire la concessione da parte della Corte territoriale di un nuovo termine per la notificazione ex art. 291, comma 1, c.p.c.».

A seguito della dichiarazione della nullità discende quella del procedimento e della sentenza d'appello, ma non anche il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado; invero, la «morte, la sospensione o la radiazione dall'albo dell'avvocato implicano ai sensi del combinato disposto degli artt. 301 comma 1 c.p.c. e 328 c.p.c. (quest'ultimo risultante dalla sentenza additiva n. 41/1986 della Corte costituzionale), l'interruzione del termine breve per l'impugnazione (…), lo stesso deve avvenire in ipotesi di cancellazione volontaria dall'albo».

Termine che – chiariscono i Supremi Giudici – non riprende a decorrere se non al venir meno della causa di interruzione o fino alla sostituzione del procuratore cancellatosi.

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