Inammissibilità del ricorso per Cassazione avverso il provvedimento di nomina del curatore speciale ex art. 78 c.p.c.

Sergio Matteini Chiari
15 Luglio 2016

È inammissibile il ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. contro il decreto di nomina di curatore speciale ex art. 78 c.p.c.
Massima

È inammissibile il ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. contro il decreto di nomina di curatore speciale ex art. 78 c.p.c., perché tale provvedimento non attribuisce o nega un bene della vita, ma assicura la rappresentanza processuale all'incapace che ne sia privo o al rappresentato che sia in conflitto d'interessi con il rappresentante, ha una funzione strumentale al singolo processo, destinata ad esaurirsi nell'ambito del processo medesimo, ed è sempre revocabile o modificabile ad opera del giudice che l'ha pronunciato, anche d'ufficio in primo grado e, successivamente, su gravame di parte, ad opera dei giudici di merito e di legittimità. (Nella specie, era stato nominato un curatore speciale alla società costituita in giudizio in persona del suo amministratore unico, a sua volta convenuto da un socio per danni procurati anche alla medesima società).

Il caso

A., nella veste di socio della s.r.l. XXX, conveniva in giudizio la s.r.l. medesima per ottenerne condanna sia al risarcimento dei danni a lui direttamente causati sia al risarcimento dei danni patiti dalla società.

La società si costituiva in giudizio in persona dell'amministratore unico B. (fratello di A.), che tale carica aveva rivestito anche nel periodo di asserita mala gestio del soggetto societario.

Il Tribunale adito respingeva la domanda.

A. proponeva appello deducendo come primo motivo di gravame la nullità del giudizio di primo grado per la mancata nomina di un curatore speciale alla società, giusta situazione di conflitto di interessi con il legale rappresentante costituito.

La Corte di merito, rilevato che il dedotto possibile conflitto di interessi tra la s.r.l. XXX e il suo legale rappresentante avrebbe potuto vanificare l'effettività del contraddittorio, nominava un curatore speciale alla società, a norma dell'art. 78, comma 2, c.p.c.

La s.r.l. XXX proponeva ricorso per cassazione avverso il relativo provvedimento chiedendone l'annullamento.

La questione

La questione giuridica sottoposta alla Corte Suprema di Cassazione e che interessa in questa sede è stata quella di stabilire se il provvedimento di nomina di curatore speciale ex art. 78, comma 2, c.p.c., fosse o meno impugnabile e, di conseguenza, se il relativo ricorso per cassazione fosse o meno ammissibile.

Le soluzioni giuridiche

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso ai sensi dell'art. 111 Cost. giacché proposto contro decisione inoppugnabile.

La S.C. ha ribadito, a supporto di tale soluzione, il principio secondo cui il provvedimento di nomina del curatore speciale di cui all'art. 78 c.p.c. è provvedimento diretto non già ad attribuire o negare un bene della vita, ma ad assicurare la rappresentanza processuale dell'incapace che ne sia privo ed al rappresentato che si trovi in conflitto di interessi col rappresentante, con funzione meramente strumentale ai fini del singolo processo, nell'ambito del quale esaurisce la sua funzione, sempre revocabile e modificabile ad opera del giudice che lo ha pronunciato e sottoposto alla verifica di legittimità, anche di ufficio, in primo grado ed in seguito su gravame di parte, ad opera dei giudici di merito e di legittimità (in tal senso, Cass. civ., sez. II, 21 novembre 1983, n. 6943; Cass. civ., sez. un., 24 marzo 1971, n. 828).

La S.C. ha, inoltre, dichiarato infondato l'assunto del ricorrente secondo cui il provvedimento di nomina del curatore speciale avrebbe dovuto assumere la forma di sentenza, attesane la natura decisoria rispetto al motivo d'appello con cui era stata eccepita da A. la nullità del giudizio di primo grado per la mancata nomina.

La S.C. ha, in proposito, affermato che l'esistenza di un conflitto d'interessi fra rappresentante e rappresentato può legittimare la controparte che vi abbia interesse a chiedere la nomina di un curatore speciale al rappresentato, ai sensi dell'art. 79 c.p.c., mentre non abilita la stessa a sollevare questione di invalidità della costituzione in giudizio del rappresentante, in quanto l'interesse tutelato dall'art. 78, comma 2, c.p.c. è esclusivamente quello della parte rappresentata; sicché «la nomina del curatore speciale previsto dall'art. 78 c.p.c. ha efficacia ex tunc, atteso che, diversamente, si produrrebbero in capo al rappresentato conseguenze distorsive, quali decadenze e preclusioni processuali, antitetiche con la cura degli interessi di quest'ultimo, alla cui tutela la norma è preposta (Cass. civ., sez. III, 11 settembre 2014, n. 19149)».

Osservazioni

i) Secondo la consolidata giurisprudenza della Suprema Corte, il ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. è consentito anche avverso provvedimenti che non abbiano la forma della sentenza, a condizione che rivestano la relativa natura, abbiano cioè portata decisoria in quanto incidano su diritti soggettivi ed abbiano, altresì, piena attitudine a produrre, con efficacia di giudicato, effetti di diritto sostanziale o processuale sul piano contenzioso, sì che la loro eventuale ingiustizia comporterebbe per la parte un pregiudizio definitivo ed irreparabile, se non fosse assicurato quel controllo di legittimità della S.C. sui provvedimenti decisori, che l'art. 111 Cost. ha inteso garantire.

ii) Al provvedimento di nomina di curatore speciale emanato in ragione di conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato, previsto dall'art. 78, comma 2, c.p.c., non vengono riconosciuti i suddetti caratteri, trattandosi di un provvedimento diretto non già ad attribuire o negare un bene della vita (e quindi ad incidere su diritti soggettivi), bensì ad assicurare la rappresentanza processuale al rappresentato, per cui si tratta di un provvedimento di carattere meramente strumentale ai fini del singolo processo, nel cui ambito esaurisce la sua funzione; inoltre, trattasi di provvedimento sempre revocabile e modificabile ad opera del giudice che lo ha pronunciato (v. combinato disposto degli artt. 742 e 742-bis c.p.c.) ed i suoi eventuali vizi restano sindacabili nel procedimento medesimo, in quanto incidenti sulla capacità e legittimazione di un contraddittore necessario (Cass. civ., sez. I, 25 novembre 1998, n. 11947; Cass. civ., sez. I, 29 gennaio 1982, n. 570; Cass. civ., sez. I, 7 giugno 1974, n. 1693; Cass. civ., sez. un., 24 marzo 1971, n. 828). Né ad escludere tale carattere, meramente strumentale e provvisorio, del provvedimento di nomina del curatore speciale può valere la circostanza che, ai fini dell'emissione del provvedimento stesso, il giudice abbia operato una delibazione sommaria del merito della controversia, in quanto tale delibazione non ha alcuna idoneità né ad influire sulla decisione di merito che verrà successivamente emessa, senza alcun vincolo, dallo stesso giudice né, tanto meno, a determinare la formazione del giudicato sul punto oggetto di tale delibazione sommaria.

iii) Ulteriore annotazione di interesse contenuta, sia pure de relato, nella sentenza in commento è quella secondo la quale «la nomina del curatore speciale previsto dall'art. 78 c.p.c. ha efficacia ex tunc, atteso che, diversamente, si produrrebbero in capo al rappresentato conseguenze distorsive, quali decadenze e preclusioni processuali, antitetiche con la cura degli interessi di quest'ultimo, alla cui tutela la norma è preposta (Cass . civ., sez. III, 11 settembre 2014, n. 19149)».

In altri termini, a parere della S.C., la nomina del curatore speciale intervenuta in tempo protratto (in grado di appello) rispetto a quello che si sarebbe dovuto tenere in conto, vale a dire il limen litis, ha efficacia sanante ai fini della rappresentanza processuale del rappresentato in conflitto di interessi con il rappresentante (v., nello stesso senso, Cass. civ., sez. III, 25 settembre 2009, n. 20659, ove effetto sanante è stato riconosciuto alla nomina del curatore speciale in grado di appello con riguardo all'esercizio dei poteri del medesimo in ordine all'impugnazione, «con applicazione sussidiaria» della norma di cui all'art. 78, comma 2, c.p.c.).

Non vi è ragione per non condividere sul piano del risultato e sul piano dell'economia processuale le decisioni appena sopra ricordate, ma, a parere di chi scrive, sarebbe apparsa appare maggiormente corretta diversa soluzione sul piano procedurale.

Rilevato, anche d'ufficio, che nel giudizio di primo grado si sarebbe dovuto integrare il contraddittorio (valida rappresentanza processuale dovendo disconoscersi in capo al rappresentante in conflitto di interessi con il rappresentato), il giudice di appello avrebbe dovuto disporre la rimessione della causa al giudice di primo grado ex art. 354, comma 1, c.p.c. (in tal senso, Cass. civ., sez. I, 10 marzo 1995, n. 2800).

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