Sui limiti di ammissibilità del giuramento decisorio in appello

09 Giugno 2016

È inammissibile il giuramento decisorio deferito in sede di gravame allorché verta su una circostanza non dedotta in primo grado.
Massima

È inammissibile il giuramento decisorio deferito in sede di gravame allorché verta su una circostanza non dedotta in primo grado, in quanto l'introduzione di un quid novum nella fase di appello verrebbe a modificare il principio devolutivo e quello della disponibilità delle prove nei limiti delle regole processuali.

Il caso

La corte d'appello confermava la decisione impugnata dinanzi a sé, rigettando la domanda proposta dalle attrici per intervenuta prescrizione e dichiarando, sotto il profilo istruttorio, inammissibile il deferimento del giuramento suppletorio in quanto ritenuto «non conforme ai requisiti procedurali».

La Corte di Cassazione, alla quale veniva proposto ricorso per contestare la pronuncia gravata poiché non aveva ritenuto ammissibile il giuramento decisorio, sebbene tale mezzo non sia assoggettato alle preclusioni istruttorie proprie degli altri strumenti probatori, ha dichiarato inammissibile il ricorso – a quanto sembra potersi evincere dalla lettura della decisione – ai sensi dell'art. 360-bis, lett. a), c.p.c., per essersi il giudice d'appello conformato alla giurisprudenza consolidata di legittimità sulla questione.

La questione

La questione affrontata dalla sentenza in esame è la seguente: entro quali termini il giuramento decisorio è deferibile nel giudizio d'appello secondo quanto espressamente consentito, peraltro, dall'art. 345 c.p.c.?

Le soluzioni giuridiche

Mediante la pronuncia in commento la S.C. esclude che il giuramento decisorio sia ammissibile ove dedotto per la prima volta in appello.

A riguardo, la Corte di legittimità richiama, in primo luogo, le argomentazioni rese dalla corte d'appello:

-in sede di gravame sono inammissibili nuovi mezzi di prova ai sensi dell'art. 345, comma 3, c.p.c. qualora non indispensabili per la decisione, salvo che la parte dimostri di non averli potuti dedurre nel giudizio di primo grado per causa a sé non imputabile;

-inoltre il giuramento non può essere deferito in sede di gravame su una circostanza non dedotta in primo grado.

La Corte di cassazione evidenzia che, a fronte delle motivazioni poste a fondamento della sentenza impugnata, l'opposta tesi propugnata dal ricorrente non può essere accolta in quanto si pone in contrasto con il consolidato orientamento della S.C. per il quale non è possibile dedurre un giuramento decisorio che introduce un quid novum nella fase di riesame del merito in quanto viene a modificare il principio devolutivo e della disponibilità delle prove nei limiti delle regole processuali.

Osservazioni

La soluzione della Corte non può essere del tutto condivisa, anche in ragione della scarna motivazione che potrebbe indurre ad errori in ordine all'individuazione dell'esatta portata di tale precedente giurisprudenziale alla luce di una giurisprudenza di legittimità conforme all'orientamento affermato che in motivazione viene definita «costante».

In primo luogo, a differenza di quanto omette di evidenziare la pronuncia in esame, la sentenza d'appello era incorsa nell'evidente errore di diritto di ritenere il giuramento decisorio assoggettato al generale regime delle nuove prove in appello ai sensi del terzo comma dell'art. 345 c.p.c.: invero, è proprio tale previsione normativa a derogare, anche dopo le innovazioni restrittive introdotte dalla legge 7 agosto 2012 n. 134, a detto regime per il giuramento decisorio per il quale si precisa che «è sempre ammesso».

Ciò si giustifica in ragione della peculiare natura di tale strumento istruttorio che costituisce, piuttosto, un mezzo di definizione della causa in quanto è ammesso esclusivamente ove la formula sia costruita in modo tale da determinare detta decisione in relazione a tutti i fatti ancora controversi. In sostanza, il soggetto al quale è deferito il giuramento, se giura, vince la causa, altrimenti la perde. Per tale ragione, evidenti motivi di economia processuale sono a fondamento della regola normativa che ne consente il deferimento anche direttamente in sede di impugnazione.

In realtà, il giuramento doveva ritenersi inammissibile nella fattispecie concreta per la sola della seconda delle argomentazioni sottesa alla decisione impugnata, meramente accennata nella stessa e, quindi, nella decisione in esame.

Invero, costituisce jus receptum il condivisibile assunto per il quale i principi che regolano l'ammissione e la deduzione delle prove in appello sono applicabili anche alle prove legali, sicché il giuramento decisorio, pur potendo essere normalmente deferito per la prima volta in appello, non può essere ammesso in tale fase del giudizio quando verta su fatti la deduzione dei quali in secondo grado risulti preclusa (Cass. civ., sez. I, 1 luglio 1982, n. 3946).

Il problema, pertanto, non è certo quello dell'inammissibilità del giuramento decisorio in appello, che non potrebbe senz'altro essere predicata in virtù del chiaro disposto in tal senso dell'art. 345, comma 3, c.p.c., ma quello di evitare che, mediante tale strumento istruttorio, vengano veicolati dalla parte istante fatti nuovi, idonei ad integrare eccezioni o domande, non proposti nel corso del giudizio di primo grado.

Tale posizione è stata ben esplicitata in un precedente di legittimità nel quale si è osservato - sulla premessa che il giuramento decisorio può essere deferito in qualsiasi momento, e che è ammissibile anche se abbia per oggetto circostanze accertate o escluse dalle risultanze processuali già acquisite ovvero le stesse circostanze che la parte deferente intendeva dimostrare con un diverso mezzo di prova, documentale o testimoniale, dal quale la parte stessa sia decaduta - che lo stesso può essere deferito per la prima volta in grado d'appello, ma non può essere ammesso quando verta su fatti la cui deduzione in secondo grado risulti preclusa in relazione al divieto di nuove domande in grado d'appello (Cass. civ., sez. lav., 27 febbraio 1995, n. 2250).

Guida all'approfondimento

ALLORIO, Il giuramento della parte, Milano 1937;

BALENA, Giuramento, in Digesto, disc. priv., sez. civ., IX, Torino, 1993, 116;

COMOGLIO, Giuramento (dir. proc. civ.), in Enc. giur. Treccani, Roma, 1989, 7;

FERRONI, Giuramento suppletorio, condizioni di ammissibilità, appello, in Giust. Civ., 1983, 3142;

SCALAMOGNA, Sui limiti temporali della deferibilità del giuramento decisorio, in Giust. Civ., 2003, I, 124.

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