Irrilevanza della distinzione fra garanzia propria ed impropria in tema di applicazione dell'art. 331 c.p.c.

Sergio Matteini Chiari
24 Luglio 2017

Premesso breve cenno sulla chiamata in garanzia, viene rammentato che sino a tempi recenti la giurisprudenza di legittimità ha sempre distinto tra garanzia c.d. «propria» e garanzia c.d. «impropria» per vari effetti sul piano processuale.A seguire, viene evidenziato che, in forza di recente intervento delle Sezioni Unite, la suddetta distinzione è stata «definitivamente» accantonata quanto ai suddetti effetti, in particolare sul piano dell'applicazione della disciplina dell'art. 331 c.p.c..
Inquadramento

La chiamata ad opera delle parti (art. 106 c.p.c.) ha quali presupposti la comunanza di causa oppure un rapporto di garanzia.

Mediante la chiamata in garanzia, viene evocato in causa un terzo affinché risponda in luogo del chiamante oppure affinché sia condannato a rispondere di quanto il chiamante sarà eventualmente tenuto a prestare all'altra parte, oppure affinché su di lui vengano prodursi le eventuali conseguenze negative a carico del chiamante in una causa promossa per l'accertamento della proprietà di un bene o per ottenere l'esazione di un credito.

A seconda del fatto giuridico assunto a fondare il rapporto di garanzia, si è sempre distinto, almeno sino a tempi recenti, tra garanzia c.d. «propria» e garanzia c.d. «impropria.

La garanzia del primo tipo ricorreallorché domanda principale e domanda di garanzia abbiano lo stesso titolo oppure sussista una connessione oggettiva tra i titoli delle stesse oppure quando sia unico il fatto generatore della responsabilità prospettata con l'azione principale e con quella di regresso (ex multis: Cass., sez. lav, 16 aprile 2014, n. 8898; Cass., sez. II, 29 luglio 2009, n. 17688; Cass., Sez. Un., 15 marzo 2007, n. 5978).

La garanzia del secondo tipo ricorre nelle ipotesi in cui il chiamante (di norma, il convenuto) tenda a riversare su di un terzo le conseguenze del proprio inadempimento o comunque della lite in cui è coinvolto, in base ad un titolo diverso ed autonomo rispetto a quello assunto a fondare la domanda principale, oppure in base ad un titolo connesso al rapporto principale solo in via occasionale o di fatto (ex multis: Cass., sez.L, 16 aprile 2014, n. 8898).

È il caso, ad esempio, in cui venga proposta domanda di risarcimento del danno nell'ambito di un rapporto contrattuale (es.: vendita al dettaglio di prodotto rivelatosi difettoso) o a seguito di fatto illecito e il convenuto chiami in giudizio, per esserne manlevato, rispettivamente il proprio fornitore o il proprio assicuratore.

Sul piano processuale, sono state offerte, sino a tempi recenti, soluzioni differenti, a seconda del ricorrere dell'una o dell'altra delle due suddette ipotesi di garanzia, in tema di applicazione del disposto dell'art. 32 c.p.c., di determinazione dell'ampiezza dei poteri conferiti al difensore con la procura alle liti e di qualificazione del litisconsorzio processuale nelle fasi di impugnazione, se necessario (art. 331 c.p.c.) o facoltativo (art. 332 c.p.c.).

Quota significativa dei contrasti deve ritenersi risolta in forza delle indicazioni offerte dalle Sezioni Unite in sede di nomofilachia.

A ciascuno dei ricordati temi viene dedicato un focus.

In questa sede ci si occupa della rilevanza della distinzione tra le due suddette specie di garanzia in tema di applicazione dell'art. 331 c.p.c. (disciplina del litisconsorzio nelle fasi di gravame).

Le questioni giuridiche

1) Il tema della rilevanza e degli effetti della distinzione tra garanzia «propria» e garanzia «impropria» nelle fasi di impugnazione, anche ai fini dell'art. 331 c.p.c., è stato oggetto di ampio dibattito in dottrina e di contrasti in giurisprudenza.

Secondo l'orientamento prevalente in quest'ultima sede, nelle fasi di impugnazione, l'ipotesi di inscindibilità delle cause e quindi di litisconsorzio necessario processuale doveva (si usa l'imperfetto, dovendo tale orientamento ritenersi superato in forza dell'intervento delle Sezioni Unite di cui sub iii) ritenersi configurabile unicamente nei casi di chiamata in garanzia «propria» (ex multis, Cass., sez. II, 5 ottobre 2009, n. 21240).

Viceversa, nel casodi chiamata in causa in garanzia «impropria», l'azione principale e quella di garanzia, essendo fondate su due titoli diversi, venivano ritenute distinte e scindibili (Cass., sez. III, 25 luglio 2013, n. 18044; Cass., sez. III, 4 febbraio 2010, n. 2557; Cass., sez. III, 4 giugno 2007, n. 12942; Cass., sez. III, 29 gennaio 2007, n. 1825).

Tuttavia, a tale regola venivano riconosciute eccezioni in considerazione delle posizioni assunte dalle parti nel giudizio a quo e/o degli esiti dello stesso.

Nel caso specifico della chiamata in causa dell'assicuratore da parte dell'assicurato, convenuto in giudizio in via principale, veniva ritenuta l'inscindibilità della causa principale e di quella di garanzia in fase di gravame (con i conseguenti obblighi di integrazione del contraddittorio) limitatamente all'ipotesi in cui il chiamato in garanzia avesse contestato (anche) la responsabilità civile del garantito, cioè il titolo dell'obbligazione principale, mentre le due cause venivano ritenute scindibili nell'ipotesi in cui il chiamato si fosse limitato a contestare l'obbligazione di garanzia (v. Cass., sez. III, 30 settembre 2014, n. 20552; Cass., sez. II, 24 ottobre 2013, n. 24132; Cass., sez. III, 16 maggio 2013, n. 11968; Cass., sez. III, 13 maggio 2009, n. 11055; Cass., sez. I,13 giugno 2006, n. 13684).

2) Deve annotarsi che, ancor prima dell'intervento sub 3), la Suprema Corte, in contrasto con l'orientamento tradizionale, ritenne del tutto ininfluente la distinzione tra le due specie di garanzia di cui sopra, siapure a fini diversi da quelli in esame: per l'esattezza, al fine di affermare o negare la giurisdizione del giudice nazionale, ai sensi dell'art. 6, n. 2 della Convenzione di Bruxelles del 1968 in caso di chiamata in giudizio, da parte del convenuto nella causa principale, di un soggetto di diritto straniero, dal quale egli pretenda di essere manlevato (v., in ordine cronologico ascendente, Cass., Sez. Un., Ord. 12 marzo 2009, n. 5965; Cass., Sez. Un., 18 dicembre 2009, n. 26643; Cass., Sez. Un., 28 maggio 2012, n. 8404).

3) Sullo specifico tema della rilevanza e degli effetti della distinzione fra le due specie di garanzia più volte ricordate, sono recentemente intervenute le Sezioni Unite della Suprema Corte di cassazione.

Chiamate a stabilire se la sentenza, ottenuta in appello dal terzo chiamato in garanzia (un assicuratore di responsabilità civile ex art. 1917, quarto comma, c.c.), la quale aveva escluso la sussistenza del rapporto principale (il danno da risarcire all'attore), si potesse estendere anche al garantito non appellante (nella specie limitatosi a proporre appello incidentale, dolendosi per il mancato accoglimento di una sua domanda riconvenzionale, senza dissociarsi dal gravame proposto dall'assicuratore), con sentenza 4 dicembre 2015, n. 24707, le Sezioni Unite della Suprema Corte hanno affermato che «in caso di chiamata in causa in garanzia dell'assicuratore della responsabilità civile, l'impugnazione - esperita esclusivamente dal terzo chiamato avverso la sentenza che abbia accolto sia la domanda principale, di affermazione della responsabilità del convenuto e di condanna dello stesso al risarcimento del danno, sia quella di garanzia da costui proposta - giova anche al soggetto assicurato, senza necessità di una sua impugnazione incidentale, indipendentemente dalla qualificazione della garanzia come propria o impropria, che ha valore puramente descrittivo ed è priva di effetti ai fini dell'applicazione degli artt. 32, 108 e 331 c.p.c., dovendosi comunque ravvisare un'ipotesi di litisconsorzio necessario processuale non solo se il convenuto abbia scelto soltanto di estendere l'efficacia soggettiva, nei confronti del terzo chiamato, dell'accertamento relativo al rapporto principale, ma anche quando abbia, invece, allargato l'oggetto del giudizio, evenienza, quest'ultima, ipotizzabile allorché egli, oltre ad effettuare la chiamata, chieda l'accertamento dell'esistenza del rapporto di garanzia ed, eventualmente, l'attribuzione della relativa prestazione».

In sintesi, i principali «arresti» della Suprema Corte sono stati i seguenti:

  • la distinzione tra garanzia «propria» ed «impropria», non essendo assistita da alcunché sul piano normativo, conserva un valore meramente descrittivo ed è priva di conseguenze giuridiche;
  • la chiamata in garanzia – ininfluente restando la suddetta distinzione - dà luogo, in sede di gravame, ad un litisconsorzio processuale necessario, stante il nesso di pregiudizialità-dipendenza esistente tra domanda principale e domanda di garanzia;
  • gli effetti dell'impugnazione del solo garante (terzo assicuratore chiamato in causa), relativa all'accertamento dell'obbligo risarcitorio, si producono, in ragione dell'inscindibilità del rapporto, anche nei confronti del garantito (convenuto assicurato) non appellante sul medesimo capo della sentenza.
Conclusioni

1) Seguendo l'opinione espressa dalle Sezioni Unite e riportata nel precedente paragrafo, la distinzione fra garanzia «propria» e garanzia «impropria» deve ritenersi irrilevante sul piano processuale, in particolare negli ambiti fatti oggetto di trattazione in questa sede.

Effetti estensivi dell'impugnazione del garante e della conseguente pronuncia in sede giudiziale debbono riconoscersi sussistenti in qualsiasi ipotesi di chiamata in garanzia.

2) Attesa la riconosciuta inscindibilità tra la causa principale e la causa di garanzia, nelle fasi di impugnazione deve essere applicata la disciplina (integrazione del contraddittorio) prescritta dall'art. 331 c.p.c.: il giudizio di impugnazione deve svolgersi nei confronti di tutte le parti che hanno partecipato alla precedente fase; ciò al fine di garantire l'unitarietà della decisione ed onde evitare giudicati contrastanti nella stessa materia e tra soggetti già parti del giudizio.

Laddove nella precedente fase del giudizio siano state accolte sia la domanda principale che quella di garanzia, la decisione in sede di gravame promosso dal garantito o dal terzo garante, la quale – contra l'assunto della pronuncia impugnata - affermi l'inesistenza in fatto o in diritto del fatto lesivo in ordine a cui era stato richiesto l'intervento del garante in manleva, non può non estendersi anche al garante o al garantito che pur non abbiano impugnato la decisione di loro condanna, pena, in caso contrario, il verificarsi di assurde contraddizioni interne al giudizio: in caso di vittoria del garantito nel rapporto principale, il garante non impugnante resterebbe obbligato nei confronti del garantito; in caso di vittoria del garante nei confronti dell'attore principale, verrebbe mantenuta la condanna del garantito nel rapporto con quest'ultimo.

Va precisato che l'impugnazione del garante in relazione alla statuizione sul rapporto principale, non ipotizzabile secondo l'orientamento tradizionale se non nei limiti in cui essa avesse incidenza sul diverso rapporto intercorrente tra garante e garantito (ex multis, Cass., sez. III, 3 dicembre 2015, n. 24640; Cass., sez. III, 7 febbraio 2012, n. 1680), è stata ritenuta pienamente ammissibile da Cass., sez. un., 4 dicembre 2015, n. 27407.

3) Restano, comunque, sussistenti fattispecie in cui in sede di gravame non si concretizza l'ipotesi del litisconsorzio processuale necessario.

Ed invero, non in tutti i casi di chiamata in garanzia, «propria» od «impropria», può ritenersi che si verta in una fattispecie riconducibile automaticamente all'art. 331 c.p.c.

Dovrà compiersi ogni volta indagine tesa ad accertare l'effettiva sussistenza di un nesso di pregiudizialità-dipendenza tra la domanda principale e la domanda di garanzia.

Le ipotesi che si possono fare sono molteplici. Ci si limita ad esporre le seguenti, entrambe relative al caso di accoglimento della domanda principale, con rigetto della domanda di garanzia:

  • Laddove il convenuto soccombente proponga impugnazione solo nei confronti della statuizione sulla domanda principale, facendo acquiescenza alla pronuncia di rigetto della domanda di garanzia, cesserà il litisconsorzio in sede di gravame.
  • Laddove il convenuto proponga impugnazione solo nei confronti della statuizione sulla domanda di garanzia, il giudizio nella fase di gravame ben potrà svolgersi unicamente tra garantito e garante, ricadendo la fattispecie nell'ambito delle cause scindibili; salva, peraltro, l'ipotesi in cui il garante proponga appello incidentale in ordine al rapporto principale per contestare in via subordinata quello dipendente di garanzia.

4) Dai casi di chiamata in garanzia sin qui considerati devono essere tenuti distinti i casi di chiamata in giudizio effettuati al fine di ottenere l'affermazione della responsabilità diretta ed esclusiva del terzo verso l'attore sulla base del rapporto dedotto dal medesimo.

In tali ipotesi, nel giudizio di appello non è necessaria l'integrazione del contraddittorio al terzo, ex art. 331 c.p.c., ove non sia oggetto di censura il capo della sentenza che abbia escluso la sua responsabilità, perché in questa situazione si forma il giudicato sul punto e il terzo non ha alcun interesse da tutelare in giudizio né ricorre l'esigenza di evitare possibili contrasti di giudicato (Cass., sez. III, 21 gennaio 2016, n. 1049 e Cass., sez. III, 3 settembre 2009, n. 20965; v., altresì, Cass,, sez. I, 29 novembre 2016, n. 24294; Cass., sez. III, 29 settembre 2015, n. 19223; Cass., sez. III, 7 ottobre 2011, n. 20610; Cass., sez. III, 21 ottobre 2008, n. 25559).

Guida all'approfondimento
  • BARTOLINI, Cause di garanzia, Processocivile. it. 2016;
  • CARRATTA, Requiem per la distinzione fra garanzia propria e impropria in sede processuale, Giur. It. 2016, 586;
  • CONSOLO –BACCAGLINI – GODIO, Le Sez. un. e il venir meno della distinzione tra "garanzia propria" e "garanzia impropria": cosa muta (e cosa no) nella dinamica processuale, Giur. It. 2016, 593;
  • COSTANTINO, Garanzia (chiamata in), in Dig. disc. priv., sez. civ., VIII, Torino, 1992, 590 ss.;
  • GAMBINERI, Una sentenza storica in tema di chiamata in garanzia, Foro it. 2016, I, 2195;
  • PROTO PISANI, Appunti sui profili processuali della garanzia, Foro it. 2016, I, 2201;
  • PASSANANTE, Litisconsorzio processuale nel giudizio di gravame e chiamata in garanzia, Nuova giur. Civ. comm. 2016, I, 548

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