La sentenza che dichiara esecutivo il progetto di divisione è definitiva, anche se non si pronuncia sulle spese

19 Gennaio 2017

È definitiva la sentenza sulla domanda di divisione, che abbia risolto tutte le questioni inerenti la formazione del progetto di divisione e si sia limitata a disporre il prosieguo del procedimento per le operazioni materiali.
Massima

È definitiva la sentenza sulla domanda di divisione, che abbia risolto tutte le questioni inerenti la formazione del progetto di divisione e si sia limitata a disporre il prosieguo del procedimento per le operazioni materiali.

La condanna alla spese è uno degli indici formali del carattere definitivo o meno di una sentenza, tuttavia la sua mancanza non è di per sé sufficiente per classificare una sentenza come non definitiva, soprattutto quando ci sono elementi decisivi di senso contrario, quali un'ordinanza che disponga la continuazione del giudizio, con la chiara volontà di separare l'istruzione probatoria per la decisione di un'altra domanda.

Il caso

In un procedimento volto alla divisione di un'eredità, venivano emesse tre sentenze successive. Con la prima il tribunale, dopo aver constatato l'impossibilità di dare attuazione alle disposizioni della testatrice ex art. 733 c.c., dichiarava esecutivo il progetto di divisione. Contro questa pronuncia veniva formulata una riserva di impugnazione dagli attori. Con la seconda veniva liquidata una somma complessiva a carico della convenuta, a titolo di rimborso per i frutti percepiti in via esclusiva e disposto con separata ordinanza il prosieguo delle operazioni di divisione. Con la terza, infine, il tribunale assegnava le quote secondo le risultanze del sorteggio, disponeva il pagamento dei dovuti conguagli e liquidava le spese di lite.

Gli eredi proponevano appello verso le tre sentenze. A fronte dell'eccezione di inammissibilità dell'appello formulata dall'appellata in relazione al gravame proposto dagli attori nei confronti della prima sentenza del Tribunale, la Corte d'appello dichiarava di condividere il costante orientamento giurisprudenziale che qualifica non definitiva la sentenza che, decidendo, come nella specie, una o più delle domande cumulate, non provveda sulle spese relative, rinviandone la liquidazione all'ulteriore corso (Cass. n. 4618/2007).

Le tre sentenze, in parte riformate, sono successivamente impugnate in Cassazione per vari motivi. In via preliminare, la Corte affronta la questione della natura della sentenza emessa ex art. 789 c.p.c., ritenendola assorbente rispetto ad altre.

La questione

In caso di cumolo di domande, quando può dirsi definitiva una sentenza che si pronuncia solo su una di queste?

Le soluzioni giuridiche

La conclusione alla quale giunge la Corte è che la riserva di gravame relativa alla prima sentenza che dispone la divisione non impedisce il passaggio in giudicato del provvedimento, che ha carattere definitivo e, perciò, è insuscettibile di impugnazione differita.

Con la detta sentenza, infatti, sono risolte tutte le questioni inerenti la formazione del progetto di divisione, mentre ci si limita a disporre con ordinanza il prosieguo del giudizio per l'esame separato delle altre domande poste contestualmente alla prima e per lo svolgimento delle operazioni materiali di sorteggio (V. anche Cass. 29 febbraio 2016 n. 3933).

Per quanto concerne le sentenze pronunciate nel corso del giudizio di divisione, storicamente la giurisprudenza (Cass. 18 giugno 1986 n. 4080, in Giur. it., 1987, I, p. 1678 ss., con nota di Frau; Cass.10 novembre 1989 n. 4777, in Nuova giur. comm., 1990, I, p. 488 ss. con nota di Giussani; Cass. 21 aprile 1994 n. 3788, in Rep. Giur. it. 1994, voce Divisione, n. 18; Cass. 10 novembre 1998, n. 11293, ivi, voce cit., n. 20) ha distinto tra sentenze meramente strumentali, funzionali alla prosecuzione del giudizio e sentenze definitive che esauriscono in sé l'effetto divisorio, decidendo tutte le questioni in ordine al diritto e alle modalità della divisione, anche quando la sentenza non realizzi la concreta attribuzione delle porzioni perché questa attività viene rimessa alla successiva fase del sorteggio. L'art. 791, comma 4, imponendo l'estrazione a sorte dei lotti solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza ex 789, presuppone indubbiamente che questa sia una sentenza definitiva, altrimenti, in caso di riserva di impugnazione, si creerebbe una situazione di impasse irrimediabile.

La sentenza in commento pone anche la questione di quando possa ritenersi definitiva o meno una sentenza su di una delle domande cumulate.

Nel codice di procedura civile del 1940 era previsto che potessero essere pronunciate sentenze parziali nei seguenti casi: ove il collegio ritenesse che per alcune solo delle domande non fosse necessaria ulteriore istruzione della causa o che l'immediata decisione rispondesse ad un interesse apprezzabile per la parte che l'aveva richiesta (277, comma 2); per i casi di condanna generica e di provvisionale (278); per i casi di questioni di competenza o di altre questioni pregiudiziali di rito (279, comma 2). Su queste sentenze era possibile solo formulare riserva di impugnazione. Non era invece prevista la possibilità di pronunciare sentenza parziale su una questione preliminare di merito.

Con la novella del '50 sono state ampliate le ipotesi previste dall'art. 279, comma 2, distinguendo quelle di cui al n. 4 da quelle di cui al n. 5. È stato prevista inoltre la facoltà di scegliere in caso di pronuncia di sentenza parziale tra l'impugnazione immediata e il differimento dell'impugnazione attraverso la riserva. Il combinato disposto dei numeri 3 e 4 dell'art. 279, comma 2 è stato interpretato come riferimento all'art. 277, comma 2 e questo ha portato a chiedersi cosa distingua queste ipotesi da quelle di cui al n. 5, quando cioè una sentenza che decide su una tra le domande cumulate possa dirsi definitiva o meno.

Parte della giurisprudenza della Corte di cassazione basandosi su di un criterio meramente formalistico ha stabilito che nel caso di cumulo di domande fra gli stessi soggetti, la sentenza che decida una o più di dette domande con prosecuzione del procedimento per le altre, ha natura non definitiva, e come tale può essere oggetto di riserva di impugnazione differita (artt. 340 e 361 c.p.c.), qualora non ci un espresso provvedimento di separazione ovvero la pronuncia sulle spese, che chiude la contesa cui si riferisce e quindi necessariamente implica la separazione medesima (Cass. S.U. 1 marzo 1990, n. 1577, in Giust. civ. Mass. 1990, 3; Cass. Sez.Un. 8 ottobre 1999, n. 711, ivi 1999, 2084; Cass. 24 febbraio 1999, n. 1584, in Dir. trasporti 2000, 459; Cass. 27 gennaio 2003, n. 1200, in Giust. civ. Mass. 2003, 188; Cass. 27 febbraio 2007, n. 4618, ivi 2007, 2).

Giurisprudenza di cassazione più risalente ha opinato che si debbano considerare definitive le sentenze che, ancorché limitate ad alcune delle domande o delle questioni che formano oggetto del processo, decidano queste ultime con carattere di autonomia ed esaustività, in modo da non dover essere necessariamente “integrate” da ulteriori decisioni, attribuendo o negando definitivamente (salvi gli effetti in altro grado delle impugnazioni) il bene in contestazione. Cass. 13 gennaio 1983 n. 243, in Giust. civ. Mass., 1983, n. 1; Cass. 21 dicembre 1984 n. 6659, in Giust. civ., 1985, I, p. 710 ss.; Cass. 10 novembre 1989 n. 4777, in Nuova giur. civ. comm., 1990, I, p. 488 ss.).

La sentenza in commento, seppur con riferimento ad un provvedimento specifico adotta un approccio intermedio tra le due posizioni. Da un lato, si è ritenuta definitiva la sentenza sulla divisione che abbia risolto tutte le questioni inerenti alla formazione del progetto di divisione; dall'altro, che pur essendo la presenza della condanna alle spese un indice formale della natura di un provvedimento, la sua assenza non è decisiva per stabilire la non definitività di una sentenza. Ciò, soprattutto, quando ci siano indicatori decisivi in senso opposto, quali un'ordinanza che disponga la prosecuzione del giudizio per l'istruzione di una differente domanda (quella di rendiconto nel caso di specie) e, nel giudizio di divisione, per il compimento delle operazioni materiali di divisione.

Osservazioni

La sentenza in commento fornisce qualche appiglio in più per risolvere l'annosa questione della definitività o meno di sentenze emesse nel corso del giudizio, davanti a più domande cumulate. La classificazione di tali sentenze è rilevante per stabilire la possibilità o meno di formulare la riserva d'appello.

Lo stato attuale della giurisprudenza oscilla tra indici formali e riferimenti contenutistici. Cerchiamo, perciò, di fornire indicazioni che consentano di evitare il passaggio in giudicato di provvedimenti che si vogliano impugnare. In presenza di un provvedimento di separazione, la sentenza è sicuramente definitiva. Un indizio in tal senso può essere fornito dalla condanna alle spese, che, però, non è determinante. In assenza di indici formali l'unico criterio è quello contenutistico: determinante dovrebbe essere l'esaurimento della trattazione di una domanda e la definitiva attribuzione del petitum.

Se dovessero permanere ancora dubbi, davanti ad un provvedimento che ci vede soccombenti meglio sarebbe procedere con un appello immediato, per evitare il compimento del termine per impugnare, che decorre dalla pubblicazione della sentenza o dalla sua notificazione.

Guida all'approfondimento
  • Attardi, In tema di questioni pregiudiziali e di giudicato, in Studi in memoria di Giucciardi, Padova, 1973, 185 ss.;
  • Garbagnati, Questioni pregiudiziali e giudicato, in Riv. dir. proc., 1976, 259 ss.;
  • Id., Questioni pregiudiziali e giudicato, in Enc. dir., Milano, 1987, XXXVI, 69 ss.;
  • Montesano, Cumulo di domande e sentenze non definitive, in Giust. civ., 1985, 3132 ss.;
  • Id., Ancora su cumulo di domande e sentenze non definitive, ivi, 1986, I, 2367 ss.;
  • Fabiani, Sulla distinzione tra sentenze definitive e non definitive, in Foro it., 1997, I, 2147 ss.;
  • Bove, Sentenze non definitive a riserva di impugnazione, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1998, 415 ss.;
  • Dalfino, Questioni di diritto e giudicato, Torino, 2009;
  • Lombardi, Contributo allo studio del giudizio divisorio. Provvedimenti e regime di impugnazione, Napoli 2009;
  • Di Cola, L'oggetto del giudizio di divisione, Milano 2011.

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