Diritto del genitore sociale a frequentare i figli dell'ex partner: si applica l'art. 333 c.c.

Redazione Scientifica
02 Maggio 2017

Alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 225/2016, il Giudice deve verificare se l'interruzione dei rapporti tra il genitore c.d. sociale e i figli dell'ex partner costituisca una condotta pregiudizievole per l'interesse dei minori ex art. 333 c.c..

La Corte d'appello di Palermo si è pronunciata in merito al reclamo presentato dalla madre biologica di due minori avverso il decreto con cui il Tribunale aveva definito il regime di frequentazione tra i bambini e la sua ex compagna. In precedenza, la stessa Corte aveva sollevato, in relazione alla medesima fattispecie, questione di legittimità costituzionale dell'art. 337-ter c.c. (v. A. Fasano, I genitori sociali sono parenti?, in ilFamiliarista.it).

La Corte d'appello rileva che, a seguito della sent. n. 225/2016 con la quale la Corte costituzionale ha escluso che l'ex partner del genitore biologico possa considerarsi “genitore” o “parente” ai fini della legittimazione ad agire ex art. 337-ter c.c. (che stabilisce una tendenziale parità di rapporti tra i genitori nelle loro relazioni con i figli) , la vicenda deve essere inquadrata nell'ambito di applicazione dell'art. 333 c.c. «ovvero in una fase essenzialmente patologica, che vede l'intervento del Giudice unicamente in funzione dell'interesse del minore».

Pertanto, in virtù degli accertamenti compiuti in corso di CTU secondo la quale l'interruzione dei rapporti tra i minori e l'ex compagna della reclamante costituisce “senza dubbio” condotta del genitore pregiudizievole ai figli ai sensi dell'art. 333 c.c., la Corte d'appello rimodula il regime di visite precedentemente stabilito, riformando parzialmente il decreto impugnato.

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