Registrazione dei matrimoni gay, illegittimo l’annullamento operato dai Prefetti

Attilio Ievolella
05 Dicembre 2016

Respinte tutte le obiezioni mosse dal Ministero dell'Interno. Priva di fondamento la circolare con cui era stato chiesto l'azzeramento del riconoscimento operato dai sindaci di Udine e di Milano.

Validi, almeno per ora, i matrimoni gay riconosciuti formalmente tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre del 2014 dai sindaci di Udine e di Milano. Questa la conseguenza principale della decisione con cui il Consiglio di Stato ha sancito l'illegittimità dell'«annullamento d'ufficio» operato all'epoca dai Prefetti delle due città, su esplicito input fornito dal Ministero dell'Interno – guidato anche all'epoca da Angelino Alfano – con una nota ufficiale datata 7 ottobre 2014 (Cons. Stato, sez. III, 1 dicembre 2016, sent. n. 5047 e 5048).

Forzatura. Respinte dal Consiglio di Stato tutte le obiezioni proposte dal Ministero dell'Interno. Evidente, in sostanza, l'illegittimità – già sancita dai Tar del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia – dell'azione compiuta dai Prefetti che ad Udine e a Milano hanno annullato la «iscrizione all'Ufficio di stato civile», effettuata dai primi cittadini, di diversi «matrimoni contratti all'estero da persone dello stesso sesso».
Per i giudici la «nota» del Ministero è da considerare come una vera e propria forzatura che non aveva e non ha appigli nella legge. E, ovviamente, identico discorso si può fare per gli interventi dei Prefetti che hanno illegittimamente scavalcato i sindaci. Conseguenza logica è la duplice decisione con cui viene sancito «l'annullamento della circolare del Ministero dell'Interno e dell'atto compiuto dai Prefetti». Anche perché dalla lettura della normativa emerge chiaramente che «è attribuito al Governo della Repubblica nella sua collegialità, e non al Ministero dell'Interno o al Prefetto, il potere di disporre l'annullamento straordinario, a tutela dell'unità dell'ordinamento, degli atti amministrativi illegittimi».
Capitolo a parte è quello relativo alla correttezza della «registrazione» dei matrimoni omosessuali compiuti dai primi cittadini delle due città. Su questo fronte, però, i giudici del Consiglio di Stato ritengono corretto non pronunciarsi. Anche se, va aggiunto, la recente legge sulle unioni civili ha colmato in parte la lacuna normativa.

*Fonte www.dirittoegiustizia.it

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