L'assegno di mantenimento per la figlia può essere ridotto se le condizioni di salute del padre peggiorano

Redazione Scientifica
07 Ottobre 2015

La Cassazione riconosce all'ex marito la possibilità di chiedere una riduzione dell'assegno di mantenimento concordato con la moglie se le sue condizioni di salute peggiorano.

Il caso. Il Tribunale di La Spezia aveva statuito la misura dell'assegno mensile che il padre doveva corrispondere alla figlia minore sulla base dell'accordo da costui sottoscritto con l'ex moglie. Avverso tale decreto l'uomo aveva proposto reclamo alla Corte d'Appello di Genova chiedendo la riduzione del contributo mensile in considerazione del grave peggioramento delle sue condizioni di salute direttamente incidenti sul suo reddito da attività professionale. La Corte ha accolto il reclamo all'esito di una CTU che ha attestato un effettivo peggioramento delle condizioni di salute, successivo alla data dell'accordo con l'ex moglie sull'ammontare dell'assegno, e l'incidenza di tale peggioramento sulla capacità lavorativa. La donna ricorreva per cassazione, deducendo l'omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione fra le parti e che consiste nel non avere il giudice di secondo grado tenuto debitamente conto della circostanza per cui i redditi percepiti dall'ex marito erano unicamente redditi da pensione.

L'accordo è stato sottoscritto nella prospettiva della prosecuzione della professione. La Cassazione ritiene il ricorso inammissibile poiché la censura investe in realtà il merito della decisione e non l'omesso esame di un fatto che è in evidente contraddizione con le difese svolte in corso di giudizio dalla ricorrente.

La Corte d'Appello non ha omesso la valutazione del “fatto” ma ha ritenuto che l'accordo sia stato sottoscritto dall'ex marito «nella prospettiva della prosecuzione della sua attività professionale e quindi di una significativa integrazione dei redditi da pensione». Né si può dire che il giudice di secondo grado non lo abbia percepito poiché si tratta di una prospettazione fattuale contestata dal controricorrente sulla quale non ha ritenuto fosse stata raggiunta alcuna prova idonea a escludere le capacità professionali dell'uomo già da prima dell'accertato aggravamento delle sue condizioni di salute.

Per questi motivi la Suprema Corte rigetta il ricorso.

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