Riconosciuta la sentenza straniera di divorzio anche se in Italia pende il procedimento di separazione

09 Dicembre 2016

Separazione e divorzio non hanno lo stesso oggetto. Non può dunque ritenersi che il giudizio di separazione italiano sia assimilabile a quello straniero di divorzio sotto il profilo degli effetti dell'uno e dell'altro giudizio.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24542/2016 depositata il 1 dicembre, alla luce di tale considerazione e dell'applicazione degli artt. 31 e 64, lett. f), l. n. 218/1995 ha cassato la sentenza impugnata con rinvio alla Corte d'appello in diversa composizione.

La vicenda. Il caso in esame riguarda due coniugi, entrambi di nazionalità albanese, che avevano contratto matrimonio in Albania. La moglie chiedeva al Tribunale italiano di pronunciare la separazione personale dal marito il 30 aprile 2010. Quattro mesi dopo, il marito adiva il Tribunale albanese chiedendo, in applicazione della legge albanese, di pronunciare il divorzio dalla moglie. Durante la pendenza del procedimento italiano, interveniva la sentenza di divorzio pronunciata dal giudice albanese che scioglieva il vincolo matrimoniale tra le parti.
Intervenuta la sentenza di divorzio, su istanza del marito, il Tribunale italiano, riconosciuta la pronuncia albanese, dichiarava la cessazione della materia del contendere in merito alla separazione. Al contrario, la Corte d'appello adita dalla moglie, in totale riforma della sentenza di primo grado, ritenendo non sussistenti i presupposti per un riconoscimento nell'ordinamento italiano della sentenza di divorzio straniera, pronunciava la separazione personale dei coniugi.

Il ragionamento della Suprema Corte. La Corte di Cassazione adita dal marito ha ritenuto, invece, con un ragionamento logico lineare che la sentenza di divorzio albanese era dotata di tutti i requisiti richiesti dalla legge di diritto internazionale privato per trovare riconoscimento ed ingresso nell'ordinamento italiano.

Legge applicabile. L'art. 31, comma 1, l. n. 218/1995 prevede che la separazione o il divorzio sono regolati dalla legge nazionale comune dei coniugi al momento della domanda. In mancanza di una nazionalità comune, si applica la legge dello Stato nella quale è localizzata prevalentemente la vita matrimoniale. I due coniugi erano entrambi albanesi e, pertanto, la legge applicabile deve essere quella albanese, non trovando applicazione la seconda parte della norma formulata in via subordinata.
Accertato che la legge applicabile al caso di specie è quella albanese, i giudici di secondo grado procedono alla verifica dell'applicazione del secondo comma dell'art. 31 secondo cui se la legge applicabile straniera non prevede la separazione personale o il divorzio si deve applicare la legge italiana. La clausola di applicazione residuale della legge italiana trova ingresso solo ove non esista alcuna forma di dissoluzione del legame matrimoniale o vi siano istituti contrastanti col principio di uguaglianza tra coniugi. La legge albanese prevede il divorzio.
Precisato quanto sopra, i giudici procedono all'analisi dell'art. 64, lett. f), che contiene una condizione ostativa al riconoscimento delle sentenze straniere: in particolare, ai sensi della norma, se, davanti al giudice italiano pende un processo con il medesimo oggetto e tra le stesse parti che sia stato instaurato prima del processo straniero, non può esser riconosciuta la pronuncia straniera in Italia.

Riconosciuta la sentenza albanese. In virtù di tutte le norme analizzate, in considerazione del fatto che nel caso di specie ricorre la condizione soggettiva (essendo i due procedimenti tra le stesse parti), la condizione temporale (essendo il procedimento italiano stato introdotto precedentemente rispetto a quello albanese) ma non anche quella oggettiva (il procedimento separativo e divorzile, infatti, hanno oggetto differente in quanto il secondo, a differenza del primo, è idoneo a determinare lo scioglimento del vincolo e la perdita dello status coniugale), la Corte di Cassazione riconosce nell'ordinamento italiano la sentenza di divorzio, ritenendo non applicabile l'art. 64, lett. f), l. n. 219/1995.
Conseguentemente, la Corte di legittimità cassa la sentenza impugnata con rinvio alla Corte d'appello per l'esame delle ulteriori condizioni di riconoscimento della sentenza straniera ed in particolare del parametro dell'ordine pubblico.

*Fonte www.dirittoegiustizia.it

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